The Black Crowes: l’ex Steve Gorman, ecco come Napster ha cambiato l’industria musicale
Intervistato su Radio 98.1 The Max, l’ex batterista dei The Black Crowes, Steve Gorman, ha raccontato dal suo punto di vista l’arrivo di Napster sul finire dei Novanta.
Ricordo bene la prima volta che sentii il termine Napster. Stavamo facendo una conference call del gruppo. C’era il nostro manager Pete Angelus che stava riepilogando tutte le cose da fare. Poi aggiunse, “ci sarebbe questa cosa chiamata Napster, ne avete mai sentito parlare?”. Nessuno di noi sapeva niente. “Ok, ci sono dei file online con le canzoni. Le persone possono scaricarli e averle senza pagare”. Non riuscivamo a credere che fosse possibile, che potesse funzionare. Un po’ come andare sulla Luna. Ricordo di essermi chiesto cosa potessimo fare. Lui ci disse che non potevamo farci niente, che dovevamo adattarci e realizzare che stavamo entrando in un nuovo regno. Questa è la fine del mondo come lo conoscevamo, aggiunse. Tutto diventerà accessibile e le persone troveranno sempre un modo. Mi sembrava tutto così pazzesco.
Un giorno andai nel seminterrato di mio nipote Jeff, che aveva una decina di anni ed era a un computer. Gli chiesi se conoscesse Napster. Mi rispose di sì. Per cui gli chiesi di mostrarmelo. Lo aprì e mi mostrò tutte le canzoni che aveva. Centinaia. Gli chiesi se le avesse pagate. “Pagate?!”. Per le persone basta avere una volta un qualcosa gratis per non pagarla più. Guardai lui e guardai il computer. Lui mi disse: “zio, hai mai ascoltato The Allman Brothers?” Certo, sono davvero bravi. Mi soffermai a pensare su due aspetti: sul fatto che tutto ciò fosse un furto, che avrebbero ucciso le band e che probabilmente mio nipote non avrebbe mai conosciuto una band del genere altrimenti. A quel punto, comunque, i cavalli erano già scappati dal recinto. Game over.