The Fifth Season (Marco ”Von Kreutz” Novello)
Abbiamo intervistato Marco “Von Kreutz” Novello, tastierista degli italianissimi Fifth Season, autori dell’ottimo demo Stronger, Perfect. Ecco le sue risposte alle nostre domande.
D: Ciao, ho avuto il piacere di recensire “Stronger, Perfect” e da quel che ho visto il vostro gruppo per quanto giovane ha già sviluppato un sound decisamente personale e definito. Cominciamo dunque dalla vostra storia. Da che cosa nasce questo progetto?
VonKreutz: Nasce dall’incontro di cinque persone, due delle quali avevano già intrapreso un discorso chiamato “The Fifth Season”, amanti della buona musica, che si prefiggono di creare qualcosa che possa coinvolgere ed emozionare l’ascoltatore.
D: A che cosa si riferisce il vostro monicker, The Fifth Season?
VonKreutz: The Fifth Season era il titolo di un concept scritto all’inizio della carriera della band, in cui le stagioni tradizionali rappresentavano le varie fasi della vita umana, e la quinta rappresentava ciò che c’è oltre, quindi un’ipotetica stagione, musicale e non, in cui nulla è definito, ma tutto deve essere scoperto.
D: Mi pare che il numero cinque sia piuttosto ricorrente nel vostro disco: non solo compare nel monicker, ma in anche in copertina compaiono cinque sfere, cinque sono i brani che compongono il concept e cinque i musicisti nella band. E’ un caso o una combinazione voluta?
VonKreutz: Alcune cose sono volute, come le cinque sfere che indubbiamente richiamano il numero di membri della band e il nostro nome; altre sono casuali come il numero di brani: al momento della registrazione del promo quelli erano i pezzi che avevamo pronti, o meglio di cui avevamo completato la stesura, perchè ce n’erano comunque altri in via di lavorazione.
Sicuramente questa presenza forte del numero 5 è qualcosa da non sottovalutare, speriamo solo non voglia dire che ci vogliono 5 anni per avere successo.
D: Come si è sviluppato il vostro sound? Quali sono le sue radici, e quali a vostro giudizio i caratteri focali?
VonKreutz: Le influenze della band sono molteplici, perchè ognuno di noi ha un background musicale (sia nei gusti che nelle esperienze di musicista), che lo differenzia dagli altri. Andiamo dal progressive degli anni ’70 dei Genesis e dei Pink Floyd, fino al metal più moderno e serrato di band come Fear Factory.
Ritengo che il nostro punto di forza sia proprio il riuscire in qualche modo a far confluire queste cinque (di nuovo!!) correnti in un unico torrente musicale in cui si evidenziano allo stesso tempo le diverse radici, ma anche una propria, nuova, individualità.
D: Tra i cinque brani del demo, quello che ho apprezzato maggiormente è forse il primo, The First Sun. Voi quale scegliereste come pezzo più rappresentativo del vostro modo di intendere la musica?
VonKreutz: Se rimaniamo nel contesto del promo sicuramente The First Sun è uno dei pezzi più rappresentativi insieme a The Hatch. Sono i due pezzi in cui abbiamo sfogato maggiormente la nostra creatività.
Un altro brano che riteniamo molto rappresentativo è O Theophagos, settimo brano di Stronger, Perfect, che al momento può essere ascoltato solo nei nostri concerti, ai quali non potete mancare.
D: Personalmente ho apprezzato molto il tocco di personalità aggiunto dai flauti di Francesco “Bodhi” De Raffaele. Questi ultimi erano previsti fin dall’inizio o l’idea di inserirli è venuta solo dopo che il singer è entrato nella band?
VonKreutz: La band ha avuto, come molte altre purtroppo, diversi cambi di line-up. L’entrata di Bodhi è avvenuta quasi contemporaneamente alla mia e a quella di Stefano (Rossi, batterista).
Si può quindi dire che con l’ingresso di voce e flauto si è verificato una sorta di nuovo inizio, e tutta la musica e le linee vocali sono state di conseguenza scritta tenendo conto della presenza del flauto come quinto strumento.
D: I brani del vostro demo sono legati da un unico tema globale. A che cosa si riferisce dunque il concept di Stronger, Perfect?
Bodhi: Mancando della parte conclusiva il promo è un racconto a metà, guardando la storia nel suo complesso troviamo critiche al modello di vita umano, la prevaricazione sul prossimo, la viltà , il fantasma dell’Io per cui si compiono i misfatti più grandi. Tutto questo però viene inserito in un racconto mitologico, che per sua natura è il mezzo per dare una linea guida al lettore, un nuovo Eroe in cui credere, una nuova e ritrovata fiducia nel proprio essere dalla parte del bene, e non sentirsi fuor d’acqua in un mondo che ormai accetta come adeguati comportamenti che visti con “occhi non velati dall’odio” per citare Miyazaki, farebbero rabbrividire. Per quanto riguarda il racconto in sé non esiste svincolato dalla musica, vi consiglio perciò di venire ad un nostro live e sentire l’opera al completo!
D: Da uno sguardo d’insieme al vostro progetto, mi pare di osservare una notevole cura del dettaglio. Domanda un po’ provocatoria: considerato che il mercato punta spesso al consumo facile e immediato, e che spesso il pubblico si concede solo un rapido ascolto senza apprezzare testi ed elementi extra-musicali, non pensate di fare tanta fatica per nulla in questo modo?
VonKreutz: Non riteniamo gli appassionati di rock, metal e progressive persone dedite al rapido ascolto; probabilmente quello è un contesto più adatto alla musica pop che vede nascere di continuo gruppi “meteore” che nel giro di qualche album poi fanno perdere le loro tracce.
Chi ci concede solo un rapido ascolto di sicuro si perde molto di quello che abbiamo da offrire dal punto di vista artistico.
Noi abbiamo deciso di proporre un determinato tipo di prodotto, fatto con cura alle volte maniacale, innanzitutto per una soddisfazione personale, e poi perché vogliamo fornire al nostro pubblico quanto di meglio possiamo fare.
Con le moderne tecnologie ottenere un prodotto qualitativamente elevato è molto più facile rispetto a qualche anno fa. Sarebbe un peccato non sfruttare queste possibilità
D: Idee interessanti e capacità di metterle in atto sono a mio avviso i requisiti essenziali per una band che voglia emergere dall’underground, e mi pare che i Fifth Season possiedano entrambe. Secondo voi invece quali sono gli elementi su cui puntare per distaccarsi dalla massa?
VonKreutz: Sicuramente ricercare l’originalità partendo dalle propria cultura musicale, rielaborandola, sviluppandola, ma senza cadere nella trappola di voler essere estremamente originali a tutti i costi; e senza ricercare soluzioni troppo laboriose appoggiandosi a tecnicismi estremi.
D: A proposito dell’underground, qual è la vostra impressione sull’ambiente italiano, a livello di organizzazione e di supporto alle band emergenti?
VonKreutz: L’underground italiano è un’enorme fucina di giovani talenti. Le band interessanti sono veramente tante. Quello che manca purtroppo, soprattutto per un genere come il metal in tutte le sue sfaccettature, sono le possibilità di far vedere quello che si sa fare.
Certo ci sono diverse iniziative interessanti, ma il numero di locali e manifestazioni è ancora purtroppo insufficiente, soprattutto al centro sud.
D: Ci sono delle band che vi sono pare abbiano qualche carta da giocare in più rispetto alle altre? Potete farci qualche nome?
VonKreutz: Beh, i nomi rischiano di essere tanti.
Così su due piedi mi vengono in mente DGM, Secret Sphere e Arachnes, che sono le band italiane che mi piacciono di più, poi abbiamo suonato con gli Astarte Syriaca che nell’underground sono comunque di spicco.
D: Qual è l’ostacolo più impegnativo che vi siete trovati ad affrontare come band, e quale il momento più gratificante della vostra carriera fino a oggi?
VonKreutz: Un ostacolo praticamente costante è rappresentato, come già detto, dalla carenza di locali in cui proporre la nostra musica.
Una grande gratificazione la stiamo avendo tuttora cone le continue ottime impressioni che sta suscitando il promo.
D: Il metal in Italia, si sa, non è ben visto dal grande pubblico. Come vi rapportate a questa realtà? Pensate che la situazione possa cambiare?
VonKreutz: Purtroppo i pregiudizi sono molto difficili da sradicare.
A livello di immagine noi siamo il paese delle canzonette, di Sanremo e del Festivalbar.
Però il pubblico metal non è da meno, sia a livello quantitativo che qualitativo. Solo che eventi come il Gods, come il Tradate Iron Fest, e altri non hanno lo stesso impatto mediatico, e quindi giornali e tv si limitano, quando ne parlano, a poche righe o pochi minuti.
Noi continuiamo per la nostra strada, nella speranza che il nostro lavoro possa essere apprezzato da quante più persone possibile.
D: Quali progetti avete per il futuro? A quando un full-lenght?
VonKreutz: Attualmente stiamo lavorando a del materiale che andrà a costituire il nostro secondo concept.
Riguardo al full lenght, “Stronger, Perfect” è stato composto nella sua totalità, che vede altri tre brani oltre a quelli presenti nel promo, per un totale di quasi un’ora di musica; ora sta ad un’etichetta discografica credere in noi e darci la possibilità di realizzarlo e magari promuoverlo con esibizioni live.
D: Le mie domande sono finite, vi ringrazio per il tempo che mi avete concesso. Se volete dire qualcosa ai lettori di Truemetal, questo è il vostro momento.
VonKreutz: Innanzitutto ti ringraziamo noi per la bella recensione e per la possibilità di farci conoscere.
Poi vorremmo dire ai lettori di continuare a supportare le band italiane, di partecipare numerosi ai concerti in modo che gli addetti ai lavori capiscano da una parte il bisogno di musica da parte del pubblico e dall’altra la necessità delle band di maggiori spazi per esibirsi.