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The Flower Kings (Stolt/Froberg)

Di Nicola Furlan - 16 Dicembre 2007 - 12:00
The Flower Kings (Stolt/Froberg)

Analisi a 360° da parte di TrueMetal.it per la nuova release degli svedesi The Flower Kings capitanati da Roine Stolt, eclettico musicista di creature come Kaipa e Fantasia e, non ultimo, membro aggiunto di realtà musicali come i Tangent ed i Transatlantic di Mike Portnoy (Dream Theater) e Neal Morse (Spock’s Beard).
Per l’occasione infatti abbiamo seguito la data live di fine novembre in quel di San Vendemiano (Treviso), li abbiamo intervistati e ci siamo presi carico di postare on-line, congiuntamente al colloquio svoltosi, la review dell’ultimo disco “The Sum of No Evil”. Nel pomeriggio fissato per l’intervista vengo cordialmente avvicinato dal tastierista Tomas Bodin (anche tour manager del combo svedese) che mi accompagna a discorrere con gli axeman e cantanti Roine Stolt e Froberg.

Ciao, sono Nicola Furlan di TrueMetal.it, piacere di conoscervi.

Stolt: Piacere nostro, un saluto di benvenuto anche a chi ci leggerà.

Benvenuto. Come hai trovato l’Italia e quale è l’aspettativa per queste tre date italiane?

Stolt: Mi fa piacere questa domanda perchè non deve mai mancare occasione di ricordare le belle cose. Abbiamo già suonato in Italia tempo fa; ricordo le date di Vigevano, Mantova, Roma, Milano, Torino ed ho delle memorie della vostra cordialità che non riesco a dimenticare. Abbiamo sempre avuto il massimo supporto e queste occasioni italiane sono un’occasione per ripresentarci con degli show da farvi gustare.

Sebbene le vostre produzioni non spicchino per grandi salti evolutivi è altressì vero che ogni disco sposta il suo fascino in una certa e ben definita direzione. Mi sentirei di citare il calore di “The Rainmaker”, la progressività marcata di “Adam & Eve” o le trame ricercate di “Paradox Hotel” giusto per fare qualche nome. Potresti raccontarmi qualcosa circa la tua evoluzione artistica?   

Stolt: Tu hai citato la parte finale della mia evoluzione, ma tale è da ricondurre alle mie origini. Quando cominciai a suonare avevo le stesse idee che mi portano a comporre oggi. Avevo nel sangue lo stimolo a scrivere symphonic progressive rock e dopo molto lavoro, verso fine anni 70, sono giunto alla mia prima band professionistica ovvero i Kaipa con cui potei mettermi alla prova sperimentando il mio background storico e musicale. Successivamente alla dipartita dai Kaipa ebbi i primi confronti con musicisti professionisti. Furono davvero un grandissimo stimolo tutte quelle registrazioni e tutte le collaborazioni con artisti più o meno famosi. Qui il mio percorso artistico prese anche un’altra strada, quella solista e nel 1989 mi ritrovo a produrre il mio primo full-length intitolato “The Lonely Heartbeat” “fatto in casa” ed è per questo che ci sono molto legato. L’autonomia artistica che ho sempre voluto mi ha reso libero di sperimentare nuovamente. Mi ha molto stimolato l’uso di sonorità pop mescolate al rock ad esempio e così via. Poi a metà anni 90 nacquero i The Flower Kings.

Froberg: E questo ritengo sia un nostro punto di forza. Ognuno di noi ha un suo stile preferito, chi ama di più l’heavy, chi il funky chi è molto legato al progressive, ma sopratutto siamo sempre stati liberi artisticamente e questo ci ha permesso di ampliare gli orizzonti, di suonare fin dalle versioni demo con grandi risultati, ma sopratutto di avere grande versatilità in live. Abbiamo maturato con gli anni molte esperienze con molti stili musicali e questo ora torna molto utile, in particolar modo on-stage anche ascoltando le stesse band che condividevano con noi il palco.

Volendo concentrare il discorso evolutivo a livello discografico mi dici qualcosa circa i cambiamenti stilistici che sono avvenuti dalla release nel 1995 di “Back In The World Of Adventures” fino a quest’ultimo “The Sum of no Evil”?

Stolt: Le idee di base e le volontà di scrivere musica sono rimaste sempre le stesse, quello che cambia col tempo è la sola sensazione di comporre qualcosa di più heavy piuttosto che progressive o melodico. Una seconda parte del processo compositivo si basa sulle considerazioni di Froberg o di altri membri della band. Siamo arrivati a “The Sum of no Evil” con metodi di scrittura differenti. Nei primi dischi spesso erano i testi ad adattarsi alla musica, man mano che siamo arrivati fin dove siamo ora è stato il contrario. In quest’ultimo disco è stata la musica ad adattarsi ai testi per esempio e credimi se ti dico che fino all’ultimo momento non sapevo come sarebbe venuto fuori. Non è stato un processo compositivo molto facile.

Froberg: Scusa se ti interrompo…è comunuqe interessante constatare come nessuno di noi consideri un album come il miglior album. Per esempio l’ultimo full-length sta ricevendo delle valutazioni davvero entusiastiche, “Paradox Hotel” ha anche ricevuto buone recensioni, ma non è stato poi così raro leggere che avevamo fatto il passo più lungo della gamba non tanto per le sezioni musicali, quanto per i testi che, a detta di tanti tuoi colleghi, hanno appesantito l’ascolto. Di album in album abbiamo avuto un certo tipo di approccio per cui non parlerei tanto di evoluzione quanto di “momento” ed è per questo che “The Sum of no Evil” è rimasto anche per noi un incognita fino all’ultimo.

Curiosità personale…Vorrei citaste qualche parola riguardo il mio album preferito ovvero “The Rainmaker”… 

Stolt: Sono sincero, è interessante sentirmi dire questo, perchè non sono in molti a pensarlo mentre io credo che “The Rainmaker” sia un bel disco, perlomeno io ci sono molto affezionato. E’ ottimamente prodotto, ha delle melodie particolari ed un tema di fondo. Purtroppo non sono in molti ad apprezzarlo e l’unica risposta che mi sono dato nel tempo è che non è molto “progressive” come molti si aspettavano. D’altronde il dato oggettivo c’è perchè sui blog, sugli Space o in generale in internet si parla sempre di punto basso della nostra carriera.

Froberg: Esiste poi da sempre la sufficienza con cui molti ascoltatori si avvicinano ad un disco. Hai mai notato che dopo un paio di giorni dalla release ci sono già commenti negativi o positivi su un disco? Io mi chiedo sempre come qualcuno possa individuare così velocemente la riuscita o meno di un lavoro musicale. Anche per l’album più facile mi ci vogliono almeno 10 ascolti e pure dopo questi faccio una certa fatica ad esprimere un commento.

Tempo fa intervistai Daniel Gildenlow (mastermind dei conterranei Pain of Salvation n.d.r.) e lo trovai un artista unico soprattutto in merito ai concetti musicali che mi espresse, oltre che come persona. Nel 2004 su “Adam & Eve” hai lavorato con lui; come valuti questa esperienza artistica? Hai qualche curiosità da svelare?

Stolt: Daniel contribuì molto alla riuscita del disco e devo dire che è un artista straordinario. Al tempo avevamo la necessità di rinnovare alcuni aspetti della nostra musica e per questo avemmo contatti con molti artisti, ma mi colpivano i Pain of Salvation ed un giorno mi sono detto: “Perchè non Daniel?”. E così lo contattammo.
Ti devo dire che è una persona dalle mille idee dotato di un bagaglio tecnico davvero notevole. Subito diede input alle melodie ed alle linee vocali del disco come ad esempio nel brano A Vampires View. Proponeva modifiche ed era sempre attivo.
Voi avete sempre visto Daniel come una persona seria. Basta aprire internet per vedere la sua faccia sempre impostata e marcatamente intellettuale. Dietro quelle espressioni c’è un eterno bambino (risate n.d.r.), una persona sempre pronta a fare battute più o meno banali. E’ bambino dentro, ma è anche un vero piacere conoscere persone così e credimi che la musica dei Pain of Salvation non riflette poi così realmente quello che lui è in realtà. La sua arte sta proprio in questo. Trasformare il mondo che lo circonda in musica e non concretizzare in musica quello che ha dentro. Ciò lo rende un artista unico e di grande spessore.

Come mai non suona più con voi?

Stolt: (risate n.d.r.)…Ora ti racconto il perchè. Programmato il tour americano di “Adam & Eve” lui si tirò indietro perchè non voleva registrare le sue impronte digitali alla dogana. Quando lo è venuto a sapere ha detto: “Io non parto”. Siamo rimasti di pietra perchè in quel momento avevamo proprio i biglietti in mano (risate n.d.r.). Così aveva deciso perchè non voleva violentare la sua libertà.
Noi non eravamo preparati alla cosa, anche perchè le date ormai erano programmate ed a giorni saremmo divuti dirigerci negli States. Alla fine non c’è stato niente da fare. Abbiamo dovuto riarrangiare le parti di chitarra ed alcune linee vocali, ma alla fine non è stato niente di tragico. Mi sono detto: “Eravamo una band prima di lui, lo saremo anche dopo”. Daniel ha semplicemente fatto la sua scelta e siamo ancora grandi amici. Questo è tutto.

La Svezia è una vera fucina di talenti, in campo progressive come in altre intepretazioni della musica. Band come A.C.T., Opeth, gli stessi Pain of Salvation rappresentano per me al momento alcune delle migliori realtà musicali che ci siano in circolazione. La qualità artistica che hanno è davvero rilevante. Qual’è il contesto culturale in cui crescono i ragazzi?

Stolt: Ecco, diciamo che non dipende dal clima, dal cibo o dalle ragazze con le tette belle grandi (risate n.d.r.). E’ un concetto culturale quello di supportare fin dall’inizio le passioni dei giovani, sopratutto in campo artistico o, nel caso nostro, musicale. E’ un discorso di cultura musicale indipendente dal tipo di musica che una persona suona.

Froberg: Forse qualche melodia o sonorità cade in tonalità minore perchè la natura che ti circonda è spesso grigia e sfuocata e questo di certo può rendere maliconica qualche composizione, ma non è di certo l’ambiente naturale ad influire sulla qualità di un brano o disco che sia. Genitori ed operatori comunali che operano nelle politiche sociali supportano a spron battuto ogni singola attitudine artistica dei più giovani, dal comprare, all’incentivare l’acquisto di una chitarra elettrica fino al mettere a disposzione senza tanti ritardi una sala studio per provare. Questo stimola etichette e case discografiche a muoversi con elasticità lungo tutto il territorio; la concorrenza è tanta, l’ispirazione è contagiosa e genera qualità e la qualità è un valore ricercato. Non è un caso che siamo il quarto distributore mondiale di musica dopo America, Inghilterra e Germania, ma siamo un paese di neanche 9.000.000 di abitanti. Questo è un fatto che ci onora molto.

Anche perchè ciò dimostra che non ci sono pregiudizi verso un genere musicale rispetto ad un altro. Pregiudizio molto presente in Italia e che, a mio modo di pensare, è una espressione di ignoranza non da poco…

Stolt: Assolutamente d’accordo con te. Hai detto tutto in una sola frase e lo condivido appieno. Non è raro trovare band che hanno una mescolanza di artisti proveniente da varie ed eterogenee realtà artistiche. Questo genera molto spesso l’unicità di una band rispetto a chi invece uniforma al mercato il proprio prodotto. Così nascono e maturano i veri artisti.

Froberg: Se ti piace la musica ti piace la musica! …non un genere. E’ un discorso di fattori emozionali e non di immagini o stereotipi. E’ bello girare i locali per bere qualcosa o andare a ballare e trovare le persone più diverse accumunate dalla voglia di ascoltare. Forse la fortuna della Svezia è anche questa, quella di avere pochi pregiudizi e questo fà crescere le persone con una cultura musicale già da quando sono piccoli. In Europa è davvero difficile che gente giovane venga a sentirci, mentre in Svezia, ad un nostro recente show, abbiamo trovato anche ragazzi di 15 anni sotto il palco a sentirci. E’ un segno positivo.

Stolt: Se ben ricordo anche in Germania è successo di vedere ragazzi davvero giovani sotto il palco…magari anche stasera ne vedremo…(si alza e guarda fuori dalla finestra scuotendo il capo perplesso, risate n.d.r.)

Siamo arrivati a scadenza di tempo, non vi intrattengo oltre, ma vi lascio i saluti agli utenti di TrueMEtal.it…

Stolt: Grazie per questi piacevoli 40 minuti. Goodbay e per restare in tema Aufidersen (risate n.d.r.)…

Froberg: Ciao ragazzi di TrueMetal.it. Grazie per ascoltarci e supportarci. Vi auguro Buon Anno, Buon Natale e di avere un buon proseguimento con le vostre passioni!

Nicola “nik76” Furlan