The Last Warning (Hans-Jürgen Moitzi)
Gli austriaci The Last Warning hanno raggiunto il ragguardevole traguardo del quarto album sulla lunga distanza con il recente “Progression”, dopo dieci anni di carriera alle spalle. Per l’occasione abbiamo potuto fare il punto della situazione con il cantante Hans-Jürgen Moitzi, perciò buona lettura!
Intervista a cura di Luca Recordati.
– Ciao Hans, mi presento: sono Luca collaboratore di TM. Il vostro quarto album è uscito nei negozi, quali sono le vostre sensazioni?
Ciao Luca, esatto, è uscito e ne siamo molto felici, questo album è un grosso passo avanti per noi. Mi rendo conto che ciò suoni come una frase fatta, ma questo per noi è il nostro miglior lavoro! Ecco perché “Progression” non è stato scelto a caso come titolo.
– C’è qualcosa che con il senno di poi avreste cambiato?
Guardando indietro ci sono sempre quelle due/tre cose che avremmo potuto far meglio, penso sia normale. Ma tutta la band adora il nuovo album per intero e suonare le nuove canzoni dal vivo e ciò è un perfetto indicatore del fatto che per noi le tracce siano buone così come sono.
– Quali sono le tue canzoni e album preferiti della vostra discografia?
Le mie canzoni preferite dei The Last Warning provengono tutte dal nuovo album… Per esempio “Devil Inside”, che è una canzone molto veloce con dei riff azzeccati e un rornello che fa presa. Poi mi piace “The Beast” perché le liriche e il cantato sono molto brutali. Per entrambe abbiamo realizzato un videoclip, perciò cercatele su youtube!
– Come componete di solito musica e testi? Lavorate in squadra oppure ciascuno per conto proprio come fanno altre band?
Una combinazione dei due approcci che hai menzionato. Il primo passo di solito lo fanno i nostri due chitarristi, Stefan e Roland, incidendo su demo i vari riff suonati con una batteria campionata, dopodiché inizio a buttare giù i testi pensando alle linee vocali che adotterò. Il terzo step poi è quello di trovarci tutti assieme in sala prove per suonarle in gruppo e apportare le ultime modifiche e migliorie. Per quanto riguarda il nuovo album abbiamo potuto contare sull’aiuto del nostro produttore (R.D. Liapakis) il quale ci ha dato delle idde che poi abbiamo inserito durante le sessioni in studio di registrazione.
– Quali sono le vostre influenze musicali?
Direi che sono svariate. Penso che tutta la band sia influenzata principalmente dalla musica metal dei Novanta, intendo per esempio album come “Burn My Eyes” dei Machine Head, “Chaos A.D.” dei Sepultura o “Far Beyond Driven” dei Pantera. Ma ci piacciono anche band più moderne come God Forbid, Lamb Of God e As I Lay Dying. Come puoi vedere (e sentire ndr) tutta la band ha influenze sia thrash che death metal.
– Raccontaci qualcosa dei vostri show dal vivo. Con chi ti piacerebbe suonare? Avete mai suonato in Italia?
In questo periodo stiamo facendo alcune date in Austria per promuovere l’album “in casa”. Mi piacerebbe suonare con grandi band thrash come Kreator o Testament, ma non è che ci interessi particolarmente con chi suoniamo. Quello che più ci importa è dare il meglio di noi stessi sul palco e mostrare alle persone la nostra passione per la musica metal. Quanto all’ultima domanda è veramente strano: abbiamo fatto un sacco di date, perfino in Asia, ma non abbiamo mai suonato in Italia. Vedremo cosa riserverà per noi il futuro!
– Quali sono i vostri piani per il futuro prossimo?
Sono estremamente semplici: saremo là fuori, sulla strada, per promuovere l’album. Stiamo anche pensando a delle nuove tracce, ma in questo momento non sono la nostra priorità. Comunque, prenderemo quello che verrà.
– Guardando indietro agli esordi dei The Last Warning, quali erano i vostri pensieri ed aspirazioni?
Questa è una buona domanda. All’inizio ciò che ci ispirava erano alcohol e ragazze, ahah. Eravamo giovani e penso sia normale. Guardavamo alle grandi band che andavano in tour per il mondo e volevamo essere come loro. Dopo i primi anni, invece, abbiamo trovato la nostra strada e il nostro stile e il pubblico ha apprezzato.
– Con quattro album sulle spalle, cone siete cambiati sempre in relazione tra i vostri sogni di gioventù e quello che siete oggi?
Quello che è cambiato maggiormente ora è come vediamo la musica e come viviamo il music business. In gioventù credi che tutto sia bello quando vai in tour e quando realizzi un disco. Oggi, invece, ci rendiamo conto di quanto sia un lavoro duro, nel quale devi investire un sacco di sudore, lacrime, sangue e denaro nella band, se vuoi fare sul serio. Questo è un aspetto che non puoi vedere quando sei giovane. Tuttavia noi amiamo quello che facciamo esattamente come quando eravamo giovani.
– Lasciando da parte la tua band, potresti parlarci della scena austriaca?
La scena metal austriaca è molto colorita. Abbiamo molte band e alcune location e club molto belli. Il problema è che molti dei nostri gruppi non intendono lavorare in maniera del tutto professionale e così abbiamo tonnellate di band di “fascia media” all’interno della scena. Negli ultimi anni è un po’ cambiata e sempre più gruppi si sono messi a produrre musica professionalmente, perciò spero che questa tendenza continui!
– Pensi che ci sia qualcosa di specifico che deve essere cambiato nel modo di fare, promuovere e produrre musica in Austria?
Conosci i problemi globali legati alla vendita di dischi. Non c’è bisogno di parlarne in questa sede. In Austria affrontiamo i medesimi problemi.
– Infine, cos’è per te l’attitudine death metal?
Se la dovessi descrivere con parole mie, allora direi che significa affrontare le proprie paure e non chiudere mai gli occhi di fronte alle situazioni spiacevoli della vita. Dobbiamo combattere per la nostra esistenza e i nostri sogni con tutta la tenacia che ci è possibile, mantenendo sempre uno spirito positivo.
– Grazie per il tempo che mi hai concesso, speriamo di risentirci presto!
Grazie a te per l’intervista, Luca. I migliori auguri dall’Austria all’Italia!