The Monolith Deathcult (Robin Kok)
C’è voluto un po’ di tempo ma ce l’abbiamo fatta. Per ricevere le risposte
dai The Monolith Deathcult ci siamo messi in fila attendendo pazientemente che
la band sbrigasse tutte le richieste d’intervista di stampa e webzine europee, molte di
più rispetto al solito, come confessatomi in privato da Robin Kok, una delle due
voci e basso degli olandesi. Evidentemente, anche una
band spregiudicata come loro, non poteva attendersi un responso così entusiasta
da parte dei media specializzati e dei sostenitori, riuscendo a raggiungere in
patria, e non solo, una quota di vendite molto importante (come leggerete poco
sotto), specialmente se prendiamo in considerazione la musica non propriamente “commerciale” che i nostri hanno racchiuso in
Trivmvirate. Tutto questo a conferma del grande lavoro compiuto dalla band, che
da una base molto solida sembra aver imboccato una strada tutta particolare, in
grado di farli emergere definitivamente. Buona lettura.
Trivmvirate è stato pubblicato pochi giorni fa, quali sono stati i primi
commenti dei media e dei fan?
Allora Stefano, siccome sono un ragazzo pigro, e dal momento che Rock Hard ci
ha torturato con un’intervista di trentatre domande, questa nostra intervista è
slittata di un mese e mezzo da quando era stata pianificata… Dunque,
Trivmvirate è uscito ormai da due mesi, e il feedback è stato grandioso. Siamo
“CD del mese” su molti giornali, e molti voti sono sul 9/10, qualche volta anche
9.5/10 e persino 10/10! Stiamo vendendo di più dell’ultimo album dei Volbeat nei
maggiori negozi di musica in Belgio e Olanda, e siamo stati assaliti da interviste, un
sacco di interviste, una marea di simpatiche interviste. Tante. Ho gia detto che
abbiamo fatto un
sacco di interviste?
Ti ho fatto subito questa domanda perchè Trivmvirate è molto diverso da The
White Crematorium, e forse qualcuno dei vostri ascoltatori non ha ancora
focalizzato le reali potenzialità dell’album.
Insomma, io non direi che è così differente. The White Crematorium è stata la
cianografia (letteralmente: blueprint. ndr) di Trivmvirate. The Apotheosis è stato il nostro primo album, e il
nostro stile si è raffinato con The White Crematorium. Ci sono molti elementi di
Trivmvirate che erano gia presenti in TWC, ma il loro mixaggio non è stato
eccellente come in Trivmivirate, e molti piccoli dettagli sono andati perduti,
con il risultato che potevano essere percepiti solo se sapevi che erano presenti. La
differenza più grande è l’ingresso di Carsten Altena (tastiere) come membro ufficiale della band, che ha portato un grosso
impatto sul songwriting e sul sound in generale. Ed è stato un cambiamento che
ci ha migliorato, te lo assicuro!
Devo ammettere che la
prima volta che ho ascoltato l’album sono rimasto scioccato… Puoi spiegarci
come si è svulippata l’evoluzione che vi ha portato a Trivmvirate?
Come ho gia detto,
molto è dovuto all’ingresso di Carsten Altena nella band. Posso capire il tuo
schock Mr. Risso, l’album inizia con una melodia ipnotica, oltre a tutta
l’elettronica presente nell’album. Ma io penso che il disco sia ancora
fortemente radicato nella tradizione brutal death metal. Immaginalo come un
piatto di pasta: tu hai la solita pasta (metal), alcune band la condiscono col
sugo (metal innovativo), ma i The Monolith Deathcult ci hanno aggiunto origano,
e basilico e tutto quanto è risultato meglio. Questa evoluzione è nata… È
capitata. Non ci siamo messi d’accordo prima o pianificato il lavoro sul disco,
ci siamo riuniti con le nostre idee, e tutti quanti ci siamo trovato d’accordo
con le idee di ogni membro della band. Quindi non è come aver cercato questa
strada, abbiamo vagabondato per poi atterrare su questa strada.
Vi sentivate troppo
confinati nell’etichetta di semplice “brutal band”?
Noi non ci sentiamo
confinati in niente. Ti senti veramente confinato in un’etichetta quando vorresti
fare qualcosa di diverso, ma non puoi farlo. Se volessimo registrare un album di
cover dei Take That il prossimo mese, noi lo faremmo. Tu sei confinato solo se
permetti a te stesso di esserlo. Sai… Non è come quando si scrive una canzone,
e si decide di non farne niente perchè non è “metal” a sufficienza.
Non è molto comune
osservare dei miglioramenti di album in album come quelli che avete fatto voi.
Quanto è stato difficile unire i nuovi elementi col vostro stile di sempre?
È stato molto
difficile, sapevamo come sarebbe stato, così abbiamo ingaggiato un
professionista per il mixaggio. Guido Aalbers non aveva mai mixato un disco
metal prima d’ora, ma aveva lavorato con grossi nomi come Coldplay, Destiny’s
Child ecc… Conosce giusto un paio di cosette sul mixaggio, tanto per capirci.
Nello stesso momento avevamo più di 128 tracce contemporaneamente… Devi essere
un genio del mixaggio per ricordare cosa hai fatto e fare in modo che il tutto
suoni bene. Ma, come ho detto prima, non abbiamo neanche provato a mixare il
nuovo disco, un cambiamento rispetto al passato.
Nella recensione ho
scritto che le due parole chiave di Trivmvirate sono atmosfera ed elettronica.
Sei d’accordo?
Assolutamente! L’elettronica è ovunque, e credo che l’atmosfera sia molto buona. Tantissimi
album death metal mancano di atmosfera, sicuramente saranno veloci, brutali,
prodotti bene, ma semplicemente… insomma, semplicemente manca qualcosa. Quel
qualcosa che un sacco di dischi black metal possiedono. Prendi Nattens
Madrigal degli Ulver per esempio: suona di merda, ma è pervaso di atmosfera.
Siamo molto orgogliosi di essere riusciti a dare alle canzoni di Trivmvirate il
tipo di atmosfera che intendevamo. I Spew Thee Out of My Mouth, per
esempio, parla di un fanatico religioso, un uomo affetto da schizofrenia che
uccide sua madre, la scuoia, e ne indossa la pelle in pubblico. Bene, noi
abbiamo cercato di dare al brano la giusta atmosfera ossessiva e misteriosa, ed
è venuto fuori un brano veramente “raccapricciante”. Come la stessa atmosfera depressa
e oscura dell’ultima canzone, Den
Ensomme Nordens Dronning, sulla tragedia del sommergibile Kursk… Puoi quasi
immaginare i marinai in un freddo sottomarino, con pochi minuti di ossigeno a
disposizione…
Tutte le nuove
canzoni sono molto elaborate, e c’era il rischio di miscelare tutte le influenze
in modo disordinato. Come siete riusciti a non incorrere in questo errore?
Inizialmente Michiel
(voce e chitarra) ha abbozzato qualche parte a casa. Successivamente le
abbiamo condivise via mail, in modo che ognuno poteva ascoltare con calma e
apportare le proprie modifiche. In questo modo ci abbiamo lavorato sopra,
cambiate, registrate, cambiate ancora e così via. Non ci siamo messi seduti in
una stanza finchè non era pronto il brano, ogni pezzo è stato studiato per mesi
prima della registrazione, addirittura alcuni dettagli sono stati corretti
proprio durante la fase di registrazione. In questo modo, quando vai per
registrare, sai gia quello che vuoi, come deve suonare un brano, quello che vuoi
raggiungere ecc…
Infatti si percepisce
una cura maniacale in tutti i momenti del disco… Per esempio nell’ultimo brano,
i rumori delle onde del mare, i gabbiani quando il Kursk prende il largo, gli
impulsi del sonar ecc… vanno di pari passo con le lyrics.
Esattamente.
Specialmente Michiel, Carsten ed io ci siamo concentrati molto su questi piccoli
dettagli, che alla fine rendono una canzone veramente completa. Come l’introduzione
sussurrata di I Spew Thee Out of My Mouth o il respiro affannoso in Den
Ensomme Nordens Dronning… piccoli particolari che aiutano moltissimo a
conferire la giusta atmosfera. E per me, sono proprio questi piccoli
accorgimenti a rendere interessante l’album; ringrazio Dio che il mixing è
fantastico, altrimenti tutti questi piccoli dettagli si sarebbero persi.
Quanto è stato importante l’innesto del nuovo membro Carsten Altena, assunto
subito dopo l’uscita di The White Crematorium? (L’intervista si è svolta via
mail… ndr)
Abbiamo parlato di lui nelle precedenti domande, così l’Italia sa tutto di
lui!
L’argomento principale dei vostri testi è rimasto invariato: la Storia. Puoi
parlarne? Come scegliete un particolare avvenimento come sfondo di una canzone?
Quando scriviamo i testi, partiamo sempre da un preciso tema o idea; come gia
detto, I Spew Thee Out of My Mouth parla di un fanatico che uccide e scuoia sua
madre. Successivamente abbiamo elaborato l’argomento costruendoci sopra le
lyrics. Quando abbiamo cominciato coi The Monolith Deathcult, decidemmo di non
utilizzare i soliti testi “kill, death, blood, satan, tanks”, ma qualcosa di più
interessante. Siccome la storia è spesso più macabra e sanguinolenta dei soliti
testi grindcore, non è un problema per una band death metal.
Due domande di rito: la prima riguarda il titolo del disco. E’ riferito a un
particolare brano, o a un argomento generale? Anche se non sembra ci sia un concept, visto
che ogni brano tratta argomenti diversi.
C’è un solo semplice significato: Trivmvirate significa “una collezione di
tre”, e questo è il nostro terzo album.
La seconda è sulla copertina. Devo dire che ha un forte impatto, dà subito un
carattere epico al disco, oltre a essere molto ben fatta.
Siccome Trivmvirate è una parola legata agli imperatori dell’antica Roma,
abbiamo deciso di mettere un antico romano sulla cover. Mi spiace, non c’è alcun
significato nascosto, è solo una bella immagine.
Cosa puoi dirci del tema che avete inserito in Demigod? Quello presente nel
Padrino parte seconda…
Demigod è basata sul film 300, sulla battaglia delle Termopili. È una canzone
molto intensa, un po’ differente dalle altre, è un brano molto più “in your
face”. (non intendevo proprio questo… ndr)
Cosa significa “Wah-da! Hurriya! Isht’rikaya! Halabja!”, in Wrath of the
Baath? Devo dire che anche se sono parole incomprensibili, rimangono subito in
testa sin dal primo ascolto ahaha…
Quelle parole sono una ironica giustapposizione dello slogan del partito Ba’ath, Wahda,
Hurriya, Ishtirikiya’ (Libertà, Unità, Socialismo), e Halabja, che è uo dei
luoghi più famosi dove Saddam Hussein ultilizzò il gas nervino nel 1988, durante
la guerra tra Iraq e Iran. A dire la verità, avrei dovuto inserire un due punti per
collegarle, in modo tale che si capisse meglio che Halabja era il risultato di
quello che Saddam chiamava per libertà, unità e socialismo… Effettivamente
rimangono in mente, una volta a un nostro concerto, il pubblico si è messa a
cantarle solo dopo averle ascoltate una sola volta. Mi piacerebbe sentire una
folla di 5.000 persone cantarla, un giorno…
Brutal, industrial,
doom, thrash, basi elettroniche, influenze tribali, orchestrazioni, screaming,
voci robotizzate, voci femminili, parti in cantato pulito, cori, black metal…
È tutto? Ahaha… Cosa potreste aggiungere in futuro?
Banjo? Country &
Western? Batteria in acciaio? Flauti tibetani? Niente è troppo pazzo per noi…
Dalle dichiarazioni
che si leggono sul vostro sito ufficiale, sembrate molto consapevoli del vostro
potenziale. C’è sempre una vena d’ironia dietro le vostre parole, ma c’è anche
un fondo di verità?
Chi può dirlo? Tutto
quello che posso dire è che ci facciamo grosse risate su tutto quello che
diciamo in internet, e ridiamo ancora di più quando la gente ci risponde. Siamo
davvero la band meno seria al mondo.
Riguardo i vostri
problemi con la Mascot Records? Dovevate pubblicare un ep dopo The White
Crematorium, se non sbaglio…
Avevamo pensato alla
pubblicazione di un ep, ma non ne valeva la pena, e abbiamo deciso di
concentrarci sul full-length. Quella con la Mascot è stata una storia buffa. Il
boss della label ci disse che ci voleva a tutti costi,e ci inviò il
contratto… Ma non abbiamo avuto più notizie per mesi. Abbiamo cercato di
chiamare, di inviare fax, di mandare e-mail, abbiamo anche cercato di prendere
in ostaggio il suo cane e segare tutti gli alberi del suo giardino, ma non
abbiamo avuto alcuna risposta. Dopo alcuni mesi, abbiamo appreso da un ragazzo,
che l’ha saputo da un altro tizio, che il boss non aveva più intenzione di farci
firmare. Benissimo, perchè non l’ha detto direttamente a noi? Comunque, credo
che si stia mangiando le pantofole, ora che l’album è venuto così bene…
Vi vedremo in Italia
prossimamente?
Mi piacerebbe suonare
ancora al Transilvania a Milano, ma non ci sono concerti programmati. La data al
Circolo degli Artisti a Roma fu qualcosa da ricordare!
Giusto una parola su
quel programma di Mtv a cui avete partecipato… Quella ragazza non ha imparato
proprio nulla… Ahaha! (per maggiori informazioni cliccare
qui)
È vero. Pensai che
fosse una “hot chick”. Preferisco avere sul palco una bella ragazza che non sa
le parole, piuttosto che una brutta ragazza che sa cosa cantare.
Grazie mille Robin, a
te la chiusura.
Grazie per la tua
pazienza Stefano! Scommetto che mi odierai per aver ritardato così a lungo…
Per tutti voi lettori, andate sul nostro sito
www.monolith-deathcult.com, e su
www.myspace.com/the monolithdeathcult. E siate certi di dare un occhio al nostro
merchandise! Cheers.
Stefano Risso