The Ocean (Robin Staps)
I The Ocean sono uno dei progetti più interessanti
del panorama death metal attuale soprattutto per la loro capacità di unire
attitudini estreme a suggestioni classiche facendo convivere violini e
distorsioni come mai era avvenuto prima, il tutto in un ambiente ritmico che
molto deve ai Meshuggah. Con il loro ultimo lavoro, Aeolian,
è avvenuto il loro sbarco su Metal Blade ed il loro primo tour europeo di
supporto ad un act di rilievo della scena, ossia i Black Dahlia Murder. Li
incontro proprio in occasione della data italiano di questo tour e mi riceve un
Robin Staps in forma e molto disponibile. Dopo un’aranciata rubata dal catering
(cosa che fa capire i ben diversi standard di produzione di questo tour rispetto
allo scorso) ci sediamo su un divanetto in riva al lago di Avigliana (TO) e
l’intervista ha inizio.
Cominciamo parlando della vostra precedente discesa in
Italia, con le date di Torino, Milano e Bolzano. Il diario che avete scritto di
quel tour non le ricorda come esperienze idilliache…
Eh già. Per quanto riguarda il primo show a Torino abbiamo
avuto tantissimi problemi già solo a trovare il posto del concerto, grazie
anche al fatto che il nostro navigatore satellitare si ruppe e girammo per due
ore e mezza a vuoto per la città. Dopodiché il locale si rivelò inadatto ad
sostenere un live show… aveva qualcosa come cinque microfoni e solo due cavi
per collegarli, cosa assolutamente insufficiente a soddisfare le nostre
richieste tecniche, ed un fonico che non sapeva nemmeno dove mettere le mani.
Noi giriamo con un sacco di strumentazione e pure con il nostro lightshow
personale quindi abbiamo bisogni superiori a quelli del classico gruppo metal.
Alla fine suonammo davanti a qualcosa come 15 persone, anche grazie al fatto che
non era stato fatto alcun tipo di promozione ed in un locale vicino c’era uno
spettacolo gratuito quella stessa notte… la cosa comunque non fu un’eccezione
all’interno del tour. In quel periodo si alternavano serate bellissime in locali
come ad esempio il Bunker di Bolzano, dove suonammo davanti a 400-500 persone,
ad altre assolutamente ignobili come quella che ti ho descritto… l’unica era
adattarsi a tutto e cercare di tirare fuori il meglio ogni notte.
Ora però siete in tour con i Black Dahlia Murder, come
sta andando?
Il tour è stato fantastico finora, con solo qualche
problema tecnico trascurabile, prevalentemente incentrato sulle questioni di
booking. La parte degli shows è stata fantastica, ed i ragazzi dei Black Dahlia
Murder sono davvero splendidi, andare in tour con loro è divertentissimo. Non
attirano lo stesso tipo di pubblico che di solito attiriamo noi, tuttavia penso
che sia una sfida interessante, in quanto nuove persone vengono esposte alla
nostra musica. È stato proprio questo a farci decidere di prender parte al tour
con loro.
E quale tipo di gente attirate voi?
Ahahah! E’ molto difficile da dire, anche perchè non ci
rivolgiamo ad un tipo specifico di persone… ai nostri concerti si vede di
tutto, dai ragazzini di 15 agli adulti di 35 anni: ci sono tizi con i giubbotti
di pelle, ci sono gli emo, i fans dell’hardcore, i tipici metallari… Questa
diversità riflette in un certo senso la varietà che si trova all’interno della
nostra musica in quanto abbiamo tantissime influenze diverse ed è probabilmente
per questo che piacciamo a gente così diversa. Penso sia una cosa fantastica.
Tornando all’aspetto live e pensando a tutte le
difficoltà che vi siete sobbarcati nello scorso tour per portare il vostro
intero show con voi in un piccolo furgone, con i problemi che ne sono conseguiti
come hai raccontato, sembra che voi diate grande importanza alla performance dal
vivo, è vero?
Certamente. Io pretendo dal live qualcosa di diverso dalla
mera riproduzione di ciò che si sente su disco. Il nostro spettacolo deve
essere qualcosa che colpisca gli occhi tanto quanto le orecchie, anche perchè
la gente tende a reagire e a seguire il concerto molto di più se si ritrova
davanti a qualcosa che cattura anche la vista. La cosa l’abbiamo notata
benissimo in questo tour in quanto in certi locali siamo stati costretti a
suonare con le fottute luci gialle e rosse che lampeggiavano dappertutto e, ti
assicuro, in quelle occasioni la gente non ci ha dato la stessa risposta di
quando abbiamo suonato con le nostre proiezioni verdi e le luci blu da sotto che
creavano le silouettes dei musicisti. Credo che tutto ciò ci distingua da ogni
altro gruppo ed è qualcosa che abbiamo cercato di avere dal primo giorno quando
abbiamo creato il gruppo. Naturalmente tutto ciò dà anche i suoi problemi: ad
esempio in questo tour stiamo utilizzando quasi l’intera backline dei Black
Dahlia Murder e nonostante questo il nostro furgone è già praticamente pieno
con il solo lightshow.
Passiamo a parlare della vostra ultima fatica
discografica: AEolian. E’ un disco che indubbiamente si sposta e nemmeno poco
dai canoni che avevano contraddistinto il suo predecessore, FluXion. Perchè
questo cambiamento?
Non è stata una decisione cosciente da parte della band, e
nemmeno un processo evolutivo lineare, se devo proprio dirlo. Alcune canzoni che
si trovano su AEolian, come ad esempio Queen of the Food Chain, sono addirittura
più vecchie di quelle che si trovano su Fogdiver, la nostra prima uscita
ufficiale. Il fatto è che al momento della firma del nostro primo contratto
avevamo accumulato tantissimo materiale e quindi decidemmo di rilasciarlo in una
maniera che avesse senso, ossia diventando sempre più pesanti di album in
album. Non si può quindi parlare di una evoluzione, noi abbiamo sempre avuto
queste due facce, quella atmosferica ed epica che è predominante in Fogdiver e
FluXion e quella più pesante e diretta che invece si trova maggiormente in
AEolian.
Sembra quasi che non siate in grado di mischiare le
vostre influenze, ma che abbiate l’esigenza di tenerle separate…
In effetti è qualcosa che abbiamo discusso molto,
soprattutto di recente, mentre eravamo in fase di progettazione del nuovo album.
Per ora comunque non progettiamo di fondere i nostri due sound, ma di continuare
a tenerli separati: nel prossimo tour che faremo in novembre, da headliner
questa volta, probabilmente faremo 2 set, uno corto che presenterà le nostre
canzoni più aggressive, ed uno più lungo che sarà invece incentrato su
Fogdiver, FluXion eccetera. I due set saranno presentati in maniera diversa
anche dal punto di vista visivo, ma nonostante tutto siamo fiduciosi che il
pubblico riuscirà a cogliere comunque quegli elementi comuni che ci sono nella
nostra produzione e che la rendono unitaria. Anche il nostro prossimo lavoro sarà
un doppio album nel quale ciascun disco mostrerà un lato diverso dei The Ocean.
Ecco, il prossimo album. Cosa ci puoi rivelare su di
esso?
Beh, come ho già detto sarà un doppio, con un primo CD
abbastanza corto che sarà incentrato sulla nostra indole aggressiva, ed un
secondo più lungo che mostrerà la nostre attitudini più atmosferiche ed
epiche. Per noi queste parti sono ugualmente importanti: io come musicista mi
sono formato sull’hardcore politicizzato degli anni novanta, con band come
Roshark, Unbroken, Groundwork eccetera, arrivando alla musica più intimista
solo in un secondo momento, ma penso comunque che ci siano più possibilità di
ricerca e di espansione di questo secondo ambito, semplicemente per il fatto che
ci sono ancora molte porte da aprire, nell’altro un po’ meno.
So che avete lasciato Oceanland, il vostro studio
personale, per registrare questo nuovo CD… perchè?
Per un gran numero di ragioni, ma principalmente perchè
precedentemente la scelta di registrare ad Oceanland era stata una decisione
imposta dal budget scarso con cui dovevamo lavorare piuttosto che da una nostra
volontà. I nostri primi lavori sono usciti per una etichetta spagnola che aveva
solo una distribuzione underground e che non ci forniva i soldi per le
registrazioni, anche AEolian è stato prodotto prima della nostra firma con la
Metal Blade. Dovendo spendere del nostro semplicemente decidemmo di costruire
uno studio di nostra proprietà piuttosto che andare da qualcuno e noleggiare
gli impianti. Nonostante oggi la situazione sia molto migliore anche il nostro
prossimo album lo stiamo registrando in massima parte ad Oceanland, e
praticamente solo le batterie le abbiamo fatte in Finlandia.
Come mai in Finlandia?
Beh, devi sapere che il fonico con cui stavamo lavorando ai
tempi aveva registrato il disco di una band finlandese chiamata Callisto che
suonava esattamente come io volevo che suonasse il nostro nuovo album. Abbiamo
contattato dunque lo studio con cui aveva lavorato ed abbiamo scoperto di
poterlo noleggiare per molto meno di quanto avremmo dovuto pagare per una
registrazione della medesima qualità in Germania. Siamo quindi andati in
Finlandia e siamo stati per quasi tre settimane in mezzo ai boschi nel più
totale isolamento… è stata una bella esperienza che ha anche aiutato il
processo di produzione.
Perfetto, passiamo alle ultime domande. Come definiresti
il tuo ruolo nei The Ocean? Ti consideri il mastermind o cos’altro?
Penso di si. Suono le chitarre sul palco, guido il furgone
qualche volta e posso dire che sono io a fare praticamente tutto dal punto di
vista compositivo. Noi non siamo una Jam Band che compone improvvisando in
studio, solitamente arrivo già con gli arrangiamenti di chitarra praticamente
fatti ed anche con le parti di batteria pronte, il batterista non deve fare
altro che impararsele. Per dare una percentuale direi che il 95% della musica
dei The Ocean è una mia creazione. Sono stato io inoltre a dare il via a questa
band. Molti dei componenti attuali non sono quelli che avevamo all’inizio, anche
solo confrontando questa line up con quella dell’ultimo tour si notano enormi
differenze. Molti hanno lasciato perchè non potevano più permettersi di venire
in tour, avevano moglie e figli, oppure un lavoro che non gli dava la possibilità
di allontanarsi per lunghi periodi, o ancora si trasferivano in altre città o
si concentravano su altre cose. Penso comunque che questa sia una cosa positiva
perchè porta ventate di nuovo all’interno della band ogni volta che avviene una
sostituzione.
Programmate di tornare in Italia durante il prossimo
tour?
Certo, anche se non sappiamo ancora niente di preciso.
Dovremmo venire durante le prime due settimane di novembre, ma ancora non c’è
nessuna sicurezza, tranne che ci saranno due band americane con noi.
Perfetto, è finita! Se hai qualcosa da aggiungere puoi
farlo ora, grazie di tutto.
Consiglio a tutti di comprare il nostro nuovo album in
quanto esso è forse il migliore della nostra carriera, sicuramente quello che
raggiunge i picchi emozionali più alti per quanto riguarda le atmosfere e si
avvicina più di ogni altro a quello che stiamo cercando di fare fin dal primo
giorno di esistenza del progetto. In questo momento è in fase di mixaggio in
quel di New York, se ne sta occupando un ragazzo chiamato Andrew Shneider.
L’uscita è programmata per il 2 di Novembre attraverso Metal Blade e penso che,
se esiste un album dei The Ocean da acquistare, sia proprio questo.
Davide “Ellanimbor” Iori