The Poodles (Pontus Norgren)

Di Fabio Vellata - 8 Dicembre 2007 - 23:19
The Poodles (Pontus Norgren)

Freschi autori di “Sweet Trade”, secondo capitolo discografico e successore dell’osannato “Metal Will Stand Tall”, gli svedesi The Poodles sono attualmente in giro per l’Europa alle prese con un tour in compagnia dei grandi Gotthard.
Pontus Norgren, chitarrista e leader del gruppo, ci ha concesso qualche minuto per fare il punto della situazione sulla sorprendente band scandinava.




Ciao Pontus, per iniziare, una domanda che funge un po’ da trait d’union tra il vecchio ed il nuovo.
Cos’è cambiato nella vostra vita dopo il successo tanto ampio di un album come “Metal Will Stand Tall”?

Parecchie cose!
Come potrai immaginare, c’è molta più attenzione su tutte ciò che facciamo, suoniamo in luoghi molto più grandi di un tempo ed il lavoro, comprese interviste e promozioni, è aumentato a dismisura.
Esistono innumerevoli aspetti, “dietro le quinte”, che il pubblico di solito non ha la possibilità di vedere direttamente.
Ma nonostante tutto, rimaniamo quattro ragazzi semplici che fanno ciò che amano ed hanno amato fare per molti anni!



Dopo aver rotto il ghiaccio veniamo al “succo”, parlando del vostro nuovo album.
La mia impressione è che “Sweet Trade” suoni molto più mainstream del suo predecessore.
Questa, secondo te, è un’evoluzione naturale del vostro stile, o avete volutamente tentato di variare un po’, cercando di differenziarvi da quanto proposto nel vostro primo capitolo?

In realtà no, non era nostra intenzione quella di spostarci troppo da quanto fatto con “Metal Will Stand Tall”.
Siamo entrati in studio con l’ambizione di costruire un “killer” album, e credo che l’obiettivo sia stato raggiunto, se non pienamente, in buona parte.
Le differenze di suono non sono una cosa voluta o una scelta precisa, ma una evoluzione stilistica dovuta alle numerose esperienze accumulate nel frattempo.
La band ha sostenuto centinaia di live shows, vivendo costantemente on the road ed a stretto contatto, e queste cose lasciano comunque il proprio segno nel modo in cui un gruppo compone e si esprime!
“Sweet Trade” è il risultato anche di tutto ciò!

Toglimi una curiosità: cosa significa “Sweet Trade”

Nulla di che, è una vecchia espressione per definire la pirateria.

Mi ha molto colpito una frase che il vostro cantante, Jakob Samuel, è solito utilizzare per indicare il significato della vostra musica: “Noi vogliamo far sentire la gente carica di energia e sentimenti postivi. In un mondo fatto di gente positiva, la codardia e la menzogna non esistono”.
Credete davvero che la musica possa cambiare il mondo?

Sinceramente lo spero.
Suonare la nostra musica è una cosa che ci fa stare bene, e cerchiamo di comunicare questo stato d’animo anche al nostro pubblico.
Generalmente poi, le persone che si trovano in una condizione di benessere e positività, non vanno a spasso rompendo le scatole agli altri!
Cosa a dir poco magnifica, non credi?



Direi proprio di si!
Ma come vi sentite ad essere una band che tratta di buoni sentimenti, in un universo dove spesso tutti gli altri sembrano fare a gara a chi è più incazzato e depresso?

E’ una cosa che a me personalmente piace moltissimo!
In tutta onestà, preferisco essere in una band che comunica felicità e gioia di vivere, così come prediligo sentirmi bene, piuttosto che voler essere, a tutti i costi, triste e depresso.
Credo sia logico!

E dei testi allora cosa mi dici? Di cosa parlano le vostre canzoni?

Per una visione approfondita al riguardo dei testi dovresti parlare con Jakob, ma posso comunque dirti che trattano, come ovvio, di un sacco di cose diverse.
Emozioni, relazioni interpersonali, cose della vita e del mondo in cui viviamo…belle o brutte che siano.
Insomma, un po’ di tutto…

Tra l’altro, so che per Sweet Trade avete scritto circa trentacinque pezzi, di cui solo dodici sono poi finiti su CD.
Che cosa farete dei rimanenti?

Chi lo sa! Magari li utilizzeremo per un nuovo album o come bonus tracks da qualche parte.
Non abbiamo ancora deciso nulla in merito.

Spostiamo ora per un attimo l’obiettivo sulla vostra terra d’origine, la Scandinavia.
Attualmente da quelle lande, stanno giungendo alla ribalta un sacco di grandi bands dedite all’hard rock più tradizionale, come ad esempio, oltre a voi, Wig Wam e Brother Firetribe.
Come reputi questa cosa?

Molto positivamente!
Eh si, in effetti di ottime bands, dalle nostre parti ce ne sono davvero parecchie ultimamente.
Non conosco di persona Wig Wam e Brother Firetribe, ma loro sono solo la punta di un movimento composto da molti altri buonissimi gruppi.
Che dire, il clima del nord dell’Europa sembra essere alquanto propizio per il rock!



Ora mi devi togliere una curiosità.
Da quando vi ho conosciuti, non posso fare a meno di chiedermi il motivo per cui avete deciso di chiamarvi The Poodles (letteralmente “I barboncini”)…

In realtà, il “poodle rock” è una specie di soprannome, utilizzato tra gli addetti ai lavori, per il tipo di musica che suoniamo.
Ci è sembrato carino e divertente, all’inizio, chiamarci “The Poodles”, proprio per il nostro stile.
Poi, beh, ci siamo affezionati al nome e lo abbiamo tenuto!

In conclusione, torniamo sul vostro nuovo album.
Pensi che riuscirà a confermare i grandi risultati di “Metal Will Stand Tall”?

Le nostre aspettative sono molto alte: credo che questo disco abbia le potenzialità per fare altrettanto bene.
A mio parere è un album molto buono, confezionato con dodici grandi canzoni!

So che attualmente siete in tour in giro per l’Europa…

Si, attualmente stiamo girando l’Europa.
Faremo una ventina di concerti con i Gotthard, per ora principalmente in Germania, ma contiamo di imbarcarci al più presto in un altro tour che ci possa portare anche nel resto del continente.
Ad ogni modo, dopo le date con i Gotthard, saremo in Scandinavia, a novembre e dicembre, ma come detto, speriamo di poter toccare anche molti altri paesi, Italia compresa naturalmente!!!

Direi che può bastare per ora!
Puoi concludere, come tradizione, con un tuo messaggio.

Ok, beh, spero che tutti i lettori ascoltino il nostro nuovo album “Sweet Trade” e che, se possibile, vengano anche a vederci dal vivo.
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Rock on!!!

Fabio Vellata