The Trophy (Todd Wolf)
Ai più conosciuto come leader degli Human Fortress, Todd Wolf è anche la mente dei The Trohpy, neonata band che grazie al supporto della Frontiers Records ha dato alla luce “The Gift Of Life”, interessante full-length che esce sul mercato in un “momento chiave per il rinato melodic rock”. Il ritorno sulla piazza di nomi che hanno fatto la fortuna della scena anni ottanta è continuamente monitorato dagli amanti del rock melodico. Ma non solo. Sono anche le nuove realtà a colpire i fan con dischi dal songwriting fresco e dal piglio moderno. I The Trophy sono in lista. In occasione della promozione dell’album abbiamo fatto quattro chiacchere con Todd…
Il progetto è nato circa tre anni fa quando mi resi conto che nel corso degli anni avevo scritto un sacco di canzoni valide, ma mai entrate a far parte dei dischi della mia seconda band, gli Human Fortress. Mi sono detto che questi brani erano troppo potenti per restar compressi nell’hard disk di un pc.
Quando è arrivato il momento di formare la line-up perchè hai scelto proprio Michael Bormann e Marco Grasshoff per accompagnarti in questo progetto? Potresti evidenziare le caratteristiche più importanti che identificano questi due ottimi musicisti?
Incontrai Michael negli studi di registrazione di Tommy Newton mentre era alle prese con delle backing vocals. È stata una gran fortuna perchè la sua voce si adatta alla grande alle nostre canzoni. Oltretutto è un grande amico. Poco tempo dopo, sempre nei medesimi studi, ho incontrato Marco. Non è stato difficile fare questa seconda scelta. Marco ha subito accettato e ci siamo messi al lavoro.
Ho trovato il songwriting molto ‘sperimentale’. Il mix rock/heavy/AOR che avete realizzato è davvero curioso. Anche la produzione evidenzia bene il vostro personale modo di intendere la musica rock. Come si sono svolti i lavori in studio?
Sono d’accordo con la tua analisi. Volevamo creare qualcosa di nuovo, una sorta di ‘modern melodic rock’ con tante influenze (Pop, Crossover, Nu Breed, AOR e Metal). Una volta ideati i pezzi ne abbiamo adattato la produzione. Abbiamo lavorato molto sull’interazione armonica basso-chitarre e sul sound delle tastiere; volevamo che tutto suonasse differente dalla maggior parte delle release rock contemporanee. In definitiva puntavamo ad un lavoro accattivante per far felici sia i fan della musica potente, sia quelli più interessati alla melodia.
A proposito di questa tua ultima affermazione. È stato difficile per Michael Bormann interpretare un sound così arcigno?
Credo che l’equilibro tra melodia vocale e potenza sia stato davvero ben calibrato anche perchè ci siamo focalizzati moltisimo su questo aspetto. Michael è stato davvero abile a giostrare la voce tra questi due punti e per tal motivo il lavoro si è svolto con relativa semplicità.
Dalle note informative allegate al promo ho visto che non avete un batterista permanente. Pensate di ingaggiarne uno o preferite andare avanti in tre?
Devi sapere che Michael è anche un bravissimo batterista. Per questo motivo, durante lo svolgimento dei lavori, non abbiamo avuto bisogno di altri supporti. Il problema non si porrà nemmeno se dovessimo programmare uscite live. Avremo bisogno sia di un batterista che di un bassista, ma abbiamo tantissimi amici che sono pronti a darci una mano.
Mi hanno molto colpito due canzoni: Justice e Liar. Per curiosità, mi puoi raccontare come sono nate?
Ho scritto Justice dopo la morte di mia nonna. Non ho però voluto comporre qualcosa di triste o malinconico. Volevo che mi desse le stesse positività che provavo nel tempo in cui ero in sua compagnia. Liar tratta invece il tema dei bombardamenti in Iraq; rimasi davvero impressionato da quelle immagini; tutti quei bambini morti e feriti…ho voluto fare la mia dichiarazione di guerra!
Davvero dei bei testi. Approfitto allora per chiederti qualcosa al riguardo? Hai scritto tutto tu? Ci racconti qualcosa di più circa i contenuti?
Sì, tutto io a eccezione di The Shades Of Grey. Tutte le canzoni parlano della mia vita, sopratutto di storie (positive e negative) vissute con i miei amici. Get The Cup fa riferimento ad un evento sportivo, Rescue Me narra dei tragici momenti in cui ho compreso cosa si prova a trovarsi tra la vita e la morte. The Gift Of Life è dedicata invece a mio figlio Patrick, di cui sono padre orgoglioso.
La copertina dell’album è davvero bella. Ci puoi dire di chi è opera e che cosa vuol significare?
Grazie mille per i complimenti. La copertina è stata realizzata da Frontiers e in corso di realizzazione non sono stato coinvolto, quindi non so darti ulteriori informazioni sull’artwork. Posso però dirti che il disegno sintetizza il ciclo della vita, dalla nascita alla morte.
Torniamo un attimo indietro. The Trophy è una band che dal vivo potrebbe far bene. Molte delle canzoni avrebbero un impatto incredibile su un palco… State programmando dei tour per supportare questo debutto?
Io, Marco e Michael ne stiamo parlando da tempo. Abbiamo deciso di ridiscuterne più avanti ovvero quando sapremo con certezza se l’album sarà piaciuto.
Ho ascoltato di recente i nuovi dischi di Street Legal, Whitesnake, Sunstorm, Soto e Great White. Sembra quasi che la scena rock melodica sia rinata e stia vivendo una seconda giovinezza. Che ne pensi?
Molte band di quegli anni stanno producendo dischi davvero validi, ma sono dell’idea che i dischi usciti negli 80’s abbiamo un altro spessore qualitativo. Ripetersi è, come sempre, difficile, in certi casi impossibile. Dirò di più. Frontiers è leader indiscussa a livello mondiale per la promozione di queste realtà, vecchie e nuove che siano, e spero tanto sia in grado di riportare anche a livello radiofonico queste vincenti proposte perchè come hai detto la scena è davvero valida.
Oltre alla musica rock, sei appassionato di altre correnti musicali?
Mi piace molto la pop music, la musica da camera e la classica. Creano atmosfere magiche!
Grazie per la chiaccherata. Lascio a te i saluti!
Grazie a voi per questa piacevole intervista. Ai ragazzi dico: supportate la nostra musica in questa difficile crisi del mercato discografico!
Ciao!