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Thought Chamber (Michael Harris)

Di Riccardo Angelini - 16 Maggio 2007 - 0:00
Thought Chamber (Michael Harris)

In seguito al debutto dei suoi Thought Chamber, abbiamo scambiato qualche battuta con il celebre axeman Michael Harris.

 

Quando hai iniziato a pensare al progetto Thought Chamber? Come hai trovato gli altri membri?

 

L’idea originale per la band è stato avanzata molto tempo fa dal mio manager, John Purdom. Mi disse che avrei dovuto creare un “supergruppo” progressive, di alto livello tanto dal punto di vista tecnico sia da quello vocale, il quale avrebbe potuto portare più attenzione verso la mia musica, che è perlopiù strumentale. Mi sono trovato d’accordo con lui, così alla fine inserii un annuncio su internet, cui Ted Leonard rispose. Andai mmediatamente a comprare un disco degli Enchant e la voce di Ted mi piacque subito. Nonostante le limitazioni logistiche (Ted vive in Canada, io in Texas), e nonostante entrambi fossimo occupati con altre band e progetti, continuammo a mandarci demo avanti e indietro fino a che non accumulammo abbastanza materiale per iniziare le registrazioni. A quel punto contattai i miei amici Derek (Blakley, ndr) e Rob (Stankiwicz, ndr), e scoprii con piacere che anche loro erano lieti di entrare a far parte della band.

 

Michael Harris è un artista noto ma i Thought Chamber sono una nuova realtà: come presenteresti il loro sound?

 

In genere dico “progressive”, anche se non penso che nessuno sia mai riuscito a definire veramente il genere. Più specificatamente, direi che i Thought Chamber suonano una combinazione di rock, metal, jazz fusion e musica classica, tutte combinate con elementi tecnici, melodia e occasionalmente una goccia di follia.

 

Hai parlato di uno scambio di materiale tra te e Ted. Quanto è durato questo processo di songwriting a distanza?

 

E’ difficile da dirsi, perché il disco è stato scritto mentre lavoravamo a molti altri progetti. Ted e io iniziammo a mettere insieme i Thought Chamber più di cinque anni fa. Sembra un tempo molto lungo ma il fatto è che da quando ci siamo imbarcati in questo progetto, tra tutti e due abbiamo realizzato qualcosa come 8 dischi insieme ad altre band e progetti. Tutto questo, sommato al limite logistico dovuto al fatto di vivere a mille miglia di distanza l’uno dall’altro, ha reso il compito piuttosto arduo. Ma alla fine ce l’abbiamo fatta!

 

Credo che le prime tracce, Sacred Treasure e A Legend’s Avalon, siano le migliori del lotto. Sei d’accordo?

 

Concordo nel dire che Sacred Treasure sia uno dei pezzi forti, e ci metterei insieme anche Balance Of One e A Mind Beyond.

 

Nel corso della tua carriera hai suonato in molti progetti diversi, ciascuno con uno stile differente: dall’hard rock al progressive passando per il metal neoclassico. Come hanno influito queste esperienze sul sound dei Thought Chamber e al tuo modo di intendere la musica?

 

Non ritengo che i Thought Chamber debbano essere una band strettamente prog METAL. Anche se abbiamo molti momenti riconducibili agli stilemi metal, c’è molto altro oltre a questo. Personalmente ritengo che la musica dei Thought Chamber deve di più ai Kansas o agli Yes che, poniamo, ai Dream Theater. Il nostro punto di vista è questo: prima di tutto le belle melodie e le canzoni; poi un modo di suonare che sia avvincente dal punto di vista tecnico. Le ritmiche delle tracce devono avere un certo groove, che non si trova in molte band heavy prog. Inoltre ci sono influenze jazz fusion in alcuni break, intrecci di assoli e scambi di ogni genere nelle parti strumentali. Abbiamo usato il sound di un Hammond B3 molto distorto, mentre ho suonato molti dei miei assoli senza distorsione. Da ultimo, abbiamo cercato di non perdere mai di vista la dinamicità dei pezzi (una cosa che spesso viene invece persa nelle registrazioni moderne).

 

Tecnica e sperimentazione: mettile sulla bilancia dei Thought Chamber e dimmi che cosa vedi.

 

C’è sempre un elemento tecnico nella mia musica, poiché questo rende intrigante e divertente tanto la composizione quanto l’esecuzione. Lavorare con i musicisti di livello più alto possibile era dal principio lo scopo dei Thought Chamber, ed è stato semplicemente incredibile guardare l’intero album essere ricostruito sulla base dei demo da Ted, Bobby, Derek e Rob. Ciascuno di loro ha aggiunto il suo tocco magico.

 

Ti vai di parlarmi dei testi di Angular Perceptions?

 

Ogni argomento che mi interessa può essere un’ispirazione. Idealmente, penso che un testo dovrebbe riflettere lo stile della musica, come in Transmigration Of Souls, nella quale sia la musica sia i testi sono collegati a un’ambientazione egizia. A Legend’s Avalon parla di un luogo immaginario dove si riuniscono le anime delle grandi menti della storia, come Einstein, Edison, Mozart, ecc. Balance Of One è la mia preferita sul disco per quanto riguarda i testi e personifica i due lati di una persona che combattono tra loro e cercano un equilibrio reciproco.

 

Ricordo con piacere il tuo lavoro con gli Arch Rival: in particolare Third Degree Burns è uno degli album hard rock che preferisco negli anni ‘90. C‘è la possibilità di risentire in futuro dal vivo qualche canzone di quel periodo, magari durante un tour dei Thought Chamber?

 

Beh, ti ringrazio molto per quello che hai detto sugli Arch Rival. Non credo però che i Thought Chamber eseguiranno canzoni di quell’era, sono due gruppi troppo diversi e vogliamo che i Thought Chamber abbiano una propria identità.

 

Capisco. Cambiamo argomento: che mi dici delle tue influenze musicali?

 

Che ce ne sono troppe! Ma ti dirò che i gruppi cui sono più legati i Thought Chamber sono Kansas, Yes, Rush, The Beatles ed ELP.

 

Dopo anni e anni di militanza nel settore, come giudichi che sia cambiato il mondo del music business relativamente all’hard ‘n’ heavy?

 

Una volta non c’erano così tante band nella scena, ora le cose sono cambiate. Quando incontravo qualcuno, ero solito chiedergli: “suoni in qualche band?”. Ora gli chiedo: “in quale band suoni?”. C’è anche da dire che oggi ci sono stati molti miglioramenti dal punto di vista delle registrazioni, anche se spesso a farne le spese è la dinamicità.

 

Sei un veterano dei palchi: c’è qualche aneddoto divertente che ti va di raccontarci?

 

Ho la stessa storia dell’orrore che penso abbiano vissuto molti musicisti: la chiamo “un passo nel buco nero”. Nel mio caso, il buco nero era lo spazio vuoto tra il palco e il sistema di amplificazione. E’ davvero difficile tornare su e afforntare di nuovo il pubblico dopo un capitombolo del genere…

 

Parlami dei tuoi progetti futuri.

 

Ho una metal band, Darkology, per la quale ho quasi completato il debut album, The Science Of Metal. Prima o poi voglio fare anche un disco strumental jazz fusion.

 

Hai intenzione di passare in Italia per qualche data dal vivo?

 

Mi piacerebbe tantissimo. Al momento non ho piani precisi, ma spero sia solo una questione di tempo.

 

Grazie mille Michael, questa era l’ultima domanda. Lascio a te le ultime righe per dire ciò che vuoi ai tuoi fan.

 

Grazie a voi tutti per il supporto che ci date! Abbiamo una pagina MySpace all’indirizzo www.myspace.com/thoughtchamber e presto avremo anche un sito ufficiale. Venite a visitarci!

 

Riccardo Angelini