Threshold (Richard West)
Un anno di lavoro intenso per la prima progressive metal band del Regno Unito: progetti solisti, incisione di un disco live e nuova uscita chiamata Critical Mass. Parlo con il tastierista Richard West alla vigilia dell’ultima data live di quest’anno al ProgPower USA di Atlanta (Georgia) in compagnia di Reading Zero, Devin Townsend, Gamma Ray e Angra.
Ciao Richard.
Come definiresti l’ultimo album dei Threshold? Cosa cambia rispetto alle precedenti realizzazioni?
Penso che i precedenti album, ad esempio il penultimo Hypothetical, presentino canzoni abbastanza dirette, linee cattive, che alla fine risultavano abbastanza commerciali. Invece con Critical Mass le otto tracce hanno qualcosa di più progressivo, più misterioso, più emozionante. I pezzi sono più lunghi, l’intero album è molto più lungo e sono necessari almeno tre quattro ascolti prima di trovarne l’essenza. Una cosa nuova per noi. Con Hypothetical pensavamo di aver scritto il miglior lavoro possibile dei Threshold, era quindi necessario scrivere qualcosa di molto differente. Quest’ultimo album dovrebbe rappresentare un nuovo approccio che questo gruppo vuole avere con la musica, con gli strumenti che suona: abbiamo ottenuto un disco molto più coerente nel passare da una traccia all’altra, tutto sembra fondersi in un’unica canzone e questo ci ha fatto piacere.
Cosa intendete con Critical Mass e come descrivereste le liriche di questo disco?
Abbiamo voluto scrivere un disco dai testi un po’ impegnati di non facile “digeribilità” infatti credo che non basterà un primo ascolto per poter comprendere integralmente ciò che vogliamo dire. Critical Mass ha molti significati. Secondo Jon Jeary la massa critica è rappresentata dall’idea comune che un gruppo di amici condivide, l’idea che cresce all’interno di una piccola cerchia per poi svilupparsi all’esterno. Dal mio punto di vista, i testi che ho scritto io partono quasi sempre da un sogno che lentamente cresce, cresce, cresce fino a raggiungere una massa critica che alla fine esplode. Il mio piccolo sogno è quello di vivere continuando per il resto della mia vita a fare musica, restando un uomo libero. Questo dal punto di vista filosofico, poetico. Per quanto riguarda l’aspetto fisico, io non sono un fisico nucleare vero e proprio, ma per quanto ne so io la massa critica non è altro che il livello energetico raggiunto da un elemento prima dell’esplosione nucleare.
Finalmente la vostra formazione è definita. Come nasce una canzone dei Threshold, qual è il ruolo di ogni membro della band?
Partendo da me, io scrivo tutte le parti che mi vengono in mente a casa. Mentre scrivo, ho già in mente i testi, le melodie, la musica e quando la canzone è finita vado a registrarla nel mio studio. Jon Jeary e Karl Groom partecipano intensamente alla stesura dei testi. Anche Nick Midson scrive un pochino e fra l’altro porta spesso liriche e spunti strumentali scritti da persone non componenti del gruppo, mentre Mac e Johanne James in quest’ultimo disco hanno partecipato proprio poco perché impegnati in altri progetti personali: normalmente Mac preferisce scrivere per il suo progetto solista, il batterista James è cantante in un altro gruppo e contribuisce alle composizioni di quest’ultimo.
La vostra interpretazione del progressive metal costituisce senza dubbio un originale punto di vista. In quale direzione dovrebbe evolvere lo stereotipo del progressive propriamente inteso?
Il nostro è uno strano progressive metal. Molta gente pensa che il nostro sia progressive metal, altri sono contrari a questa affermazione. Io sono dell’opinione che non sia necessario porsi un’etichetta, un titolo al genere di musica che vogliamo suonare. Il prog metal s’ispira ovviamente all’heavy music corrispondente ai gruppi progressive rock degli anni ’70, cercando di assimilarne gli elementi principali come le sonorità di chitarra e l’uso della batteria. Molti pensano che far progressive significhi suonare come i Dream Theater in Images And Words, ma lo considero un piccolo esempio di mentalità ristretta. A mio parere, non è necessario che un pezzo originale e potente superi i tre minuti per essere considerato prog.
Il vostro stile va oltre il progressive metal con influenze psichedeliche e distorsioni tipicamente trash. Quali sono le vostre principali ispirazioni?
Musicalmente molti gruppi degli anni 70, con le quali sono cresciuto. Mi riferisco a Pink Floyd, Black Sabbath, Queen, Genesis, Rush, Yes e molte altre grandi band con le quali gli stessi Threshold sono cresciuti. Adoro i Rush! Yeah! Per quanto riguarda le liriche, molte sono quelle che nascono da lunghe riflessioni, in alcuni testi si può leggere di uomini che si uccidono a vicenda in un mondo sempre più stretto, aspetti sociali che non mi hanno mai affascinato più di tanto. Preferisco parlare di scienza e filosofia, natura. Ci piace parlare di cose che accendono la nostra immaginazione, temi altrettanto importanti su cui ci piace fermarci a pensare. I Threshold hanno forse esteso il campo tematico rispetto agli anni ’70 o per lo meno tentano di farlo nel migliore dei modi.
Quando potremo vedervi suonare dal vivo in Italia?
Abbiamo appena finito il tour europeo, sfortunatamente non siamo passati dall’Italia. Sappiamo di avere molti fan lì, molti dei quali ci hanno raggiunto durante le nostre date in Svizzera. Un giorno verremo anche in Italia non preoccupatevi, per adesso pensiamo al ProgPower USA di Atlanta!
Speriamo Richard, speriamo!
Grazie mille e in bocca al lupo!
Domande di Andrea’Onirica’Perdichizzi
Traduzione di STS e Andrea/Ale e Cello