Tiles (Chris Herin)
Attivi dal 1993, gli americani Tiles, sono da poco tornati sul mercato con Fly Paper, album che ha tutte le carte in regola per essere considerato una delle migliori nuove uscite dell’anno in corso. Abbiamo raggiunto telefonicamente Chris Herin, chitarrista e membro fondatore della band di Detroit, per parlare del nuovo disco e delle novità in casa Tiles. Buona Lettura.
Intervista a cura di Angelo ‘KK’ D’Acunto
Ciao Chris e beventuto sulle pagine di Truemetal.it, che ne dici di introdurre la band ai nostri lettori?
Ciao a te Angelo. I Tiles sono una Progressive/Hard Rock band formatasi a Detroit nel lontano 1993. Durante tutti questi anni divisi fra lo studio di registrazione e le esibizioni live, il gruppo ha saputo mettere insieme perfettamente le complessità tecniche che contraddistinguono il Progressive con melodie vocali che si vanno ad intrecciare perfettamente con l’immediatezza tipica dell’Hard Rock di vecchio stampo.
Da dove nasce l’idea per il monicker del vostro gruppo?
Il monicker Tiles non è stato adottato ufficialmente fino all’ottobre del 1993. Abbiamo speso un bel po’ di tempo per scegliere il nome più adatto. La selezione è avvenuta tramite una lista di nomi stilata da ciascun membro, per poi passare alla fase di votazione in modo da cercare di restringere man man tutti i nomi che avevamo sotto mano. Tiles, è stato evidentemente il nome che piaceva di più a tutti noi; semplice, immediato e facile da memorizzare. Io stesso avevo inserito questo monicker nella mia lista traendo ispirazione dalla canzone Out On The Tiles dei Led Zeppelin.
Quali sono le tue influenze come musicista?
Sono da sempre stato un appassionato di tutte le sfumature del Progressive, fra i gruppi che preferisco potrei citare i Genesis dell’era Phil Collins, e più precisamente il disco Duke. Fra gli altri gruppi che hanno influenzato la mia carriera musicale cito anche i Kansas ed una buona parte dei gruppi della scena canadese. Mi piacciono anche alcune cose non propriamente prog come i Jethro Tull, Elton John e Steve Howe. Fra i miei ascolti quotidiani c’è anche il jazz ed altri stili differenti dalla musica che suono con la mia band.
Che ne dici di spendere qualche parola per i dischi precedenti? C’è n’è uno al quale sei particolarmente legato?
Non credo di essere legato ad alcun album in particolare. Ogni disco è stato composto con tutto il cuore e tutto l’impegno che potevo dosare per la causa. Tiles: il nostro sound era inizialmente molto semplice e melodico con un approccio decisamente commerciale. Con questa prima release il nostro nome ha cominciato a circolare per i vari club di Detroit e ci siamo fatti conoscere all’interno della scena underground americana. Fence The Clear: è stato il primo salto di qualità a livello di suoni anche grazie alla nascita della collaborazione con Terry Brown, il quale si è occupato della fase di mixing dell’album. Presents Of Mind: è l’album che ci ha fatti conoscere al pubblico estero, grazie anche ai complimenti ricevuti da parte di Mike Portnoy e al conseguente tour insieme ai suoi Dream Theater. Window Dressing: è il nostro disco più sperimentale. Le tematiche dei pezzi sono molto epiche e i suoni si spingono molto sull’Hard Rock tralasciando la nostra vena progressive che era il segno distintivo delle release precedenti.
Passando al nuovo disco: Fly Paper esce a quattro anni di distanza dal precedente Window Dressing. Durante questi anni, c’è stato qualche cambiamento nel sound della band?
Credo che ogni gruppo esistente tenda a cercare di evolvere e migliorare il proprio sound con il passare degli anni. Noi non ci siamo mai presupposti di migliorarci nel tempo, abbiamo sempre composto con il cuore, l’evoluzione è stata più un effetto naturale e spontaneo piuttosto che una cosa voluta a tutti i costi. Per quanto riguarda il nuovo album, il cambiamento è stato piuttosto radicale; Window Dressing era caratterizzato da liriche con un netto sapore epic e suoni molto oscuri, mentre con Fly Paper ci siamo concentrati su un sound decisamente più solare ed immediato.
Trovo molto suggestiva l’immagine presente nella cover del cd: da dove è nata l’idea? E’ in qualche modo correlata alle tematiche dei pezzi?
La cover del disco è ad opera di Hugh Syme, ed evoca al meglio i temi che compongono i pezzi di Fly Paper: la vulnerabilità della razza umana viene rappresentata da un semplicissimo aereo di carta che sorvola le vie di una città, quest’ultima, con i suoi alti grattacieli di cemento armato, risulta essere come un qualche tipo di minaccia nei confronti del fragile aeroplano fabbricato con della normale carta da giornale.
Fly Paper è stato prodotto da Terry Brown, famoso per aver lavorato con gruppi del calibro di Rush, Voivod e Fates Warning. Come vi siete trovati a lavorare con lui?
Fly Paper è il quarto lavoro registrato in collaborazione con Terry. Il suo esordio con la band risale ai tempi di Fence The Clear. Avevo da sempre apprezzato il lavoro che è stato capace di svolgere con artisti del calibro di Rush e Fates Warning, e decisi di provare a mandargli alcune demo dei nostri pezzi per farglieli ascoltare, la roba gli piacque e una settimana dopo era già dietro il mixer a lavorare sui nostri pezzi. Inoltre, lavorare con lui ti fa sentire veramente a tuo agio: Terry ha un approccio molto rilassato e un gran senso dell’umorismo, questo sta ad indicare che svolge il proprio lavoro con divertimento e spontaneità. Che dire? Oltre ad essere un grandissimo produttore è anche una bella persona umanamente parlando, siamo veramente soddisfatti della collaborazione che c’è stata fino ad ora.
Sei soddisfatto del risultato finale?
Sì, sono decisamente soddisfatto dei risultati ottenuti. Abbiamo speso una buona dose di tempo ed energie per lavorare sui pezzi che sarebbero andati a comporre Fly Paper e avevamo l’intenzione di tentare di scrivere il nostro miglior album. L’ispirazione era ai massimi livelli e quindi abbiamo deciso di approfittare del momento buono per concentrare tutte le nostre forze sul nuovo album. Per quanto riguarda il lavoro di Terry, come ho già spiegato nella risposta precedente; è il migliore del settore, tutti i lavori fatti con lui sono stati soddisfacenti e sono risultati essere ad alti livelli. D’altronde, con una persona così dietro al mixer, è quasi impossibile riuscire ad avere risultati scadenti.
Nel nuovo disco sono presenti molti ospiti del calibro di Alannah Myles e Alex Lifeson. Com’è nata la collaborazione con loro? Hanno influenzato in qualche modo il risultato finale?
Tutti gli ospiti presenti su Fly Paper sono stati chiamati dallo stesso Terry. L’idea gli è venuta mentre era al lavoro sul nuovo album di Alannah Myles, e noi avevamo in mente di sperimentare alcune parti con l’aggiunta di cori femminili per il nostro nuovo disco. Ed è così che nacque la decisione di insesire la sua voce sulle armonie di Back & Forth. Per quanto riguarda Alex Lifeson; un giorno stavo lavorando sugli assoli di Markers, il quale è un pezzo che s’ispira decisamente al sound dei Pink Floyd e chiesi a Terry se era in qualche modo possibile avere David Gilmour come special guest sul disco. Terry mi risposte che sarebbe stato improbabile e mi propose di far partecipare Alex Lifeson il quale decise di partecipare e registrò le parti di chitarra che sono andate a finire su Sacred & Mundane. E’ stato fantastico lavorare con professionisti di questo calibro, e la loro partecipazione ha sicuramente giovato a quello che è il risultato finale.
Che reazione ti aspetti da parte del pubblico e della critica?
Mi aspetto delle reazioni positive sia da parte del pubblico che da parte della critica. A mio avviso, Fly Paper è il disco più completo che siamo mai riusciti a realizzare. I responsi nei confronti del precedente Window Dressing erano molto positivi, ed io lo considero piuttosto inferiore rispetto al nostro lavoro attuale. Sono convinto che piacerà moltissimo sia agli amanti del progressive più tradizionale che ai cultori del sound Hard Rock. Mi aspetto grandi cose per questo nuovo disco, in ogni caso staremo a vedere cosa ne penserà la stampa internazionale.
Che cosa ne pensi della situazione della scena Progressive Metal attuale? Ti piace qualche band in particolare?
Ci sono in giro gruppi molto interessanti, ovviamente non posso far altro che apprezzare il sound di gruppi del calibro di Rush, Dream Theater e Fates Warning. Apprezzo molte band che fanno parte del circuito “Neo Progressive” tipo i Porcupine Tree, IQ, e ovviamente i compagni di etichetta su InsideOut Music.
Come procede l’attività live? Avete in programma qualche data in Italia?
Le nostre esibizioni live sono tutt’ora da programmare. Credo che cominceremo a lavorarci su intorno al mese di febbraio, subito dopo l’uscita di Fly Paper. Siamo già passati dall’italia nel 1999 in occasione del tour europeo con i Dream Theater, non posso assicurarti nulla, ma mi piacerebbe attraversare l’italia e il resto dell’europa in qualità di headliner. Vedremo cosa riusciremo a fare per il prossimo futuro.
Che programmi ci sono nel futuro dei Tiles? Puoi già anticiparmi qualcosa?
Ci piacerebbe prima di tutto avere l’opportunità di promuovere l’uscita del nuovo disco con una serie di show in giro per gli U.S.A. Magari vedremo se ci sarà anche l’occasione per registrare un DVD live, ma è ancora presto per dirlo. Sicuramente, dopo l’estate, ritorneremo nello studio di registrazione per cominciare la stesura dei pezzi che andranno a comporre quello che sarà il successore di Fly Paper.
Il tempo a nostra disposizione è concluso, grazie mille per la disponibilità e a te l’onore di chiudere l’intervista.
Grazie a te per questa chiacchierata e un saluto a tutti i nostri fans italiani. Spero che Fly Paper faccia parlare di se anche dalle vostre parti. Magari vedremo se per il futuro ci sarà occasione di esibirci anche nel vostro bellissimo paese.
Angelo ‘KK’ D’Acunto