Vario

Tomas Bodin

Di Riccardo Angelini - 5 Luglio 2005 - 1:47
Tomas Bodin

Quella con Tomas Bodin è stata una chiacchierata estremamente piacevole e intrigante. Il tastierista della prog-rock band The Flower Kings si è rivelato persona estremamente affabile e disponibile, rispondendo in modo completo ed esauriente a ogni domanda. In qualche occasione il discorso si è un po’ allontanato dalla scaletta prevista, ma penso si possa dire che ne è conseguito solo un arricchimento per l’intervista. Ecco dunque quanto emerso dalla lunga e gradevole conversazione.

Ciao Tomas, se sei d’accordo comincerei parlando del tuo nuovo album solista, I Am. Si tratta di una complessa rock-opera composta da tre lunghe tracce. Questo tipo di struttura mi porta subito alla mente la musica classica. Come mai hai optato per un approccio di questo tipo?

Beh devi sapere che io vengo da una formazione classica, fin da quando ero bambino ho sempre ascoltato musica classica e quindi fin dall’inizio avevo in mente di fare una sola grande canzone. Poi ho deciso di dividerla in tre parti, per renderla più facile da seguire per gli ascoltatori

E’ stato difficile creare dei brani, o meglio, un unico grande brano che fosse al contempo abbastanza omogeneo da conservare la coerenza ma tanto vario da restare sempre interessante?

Sì, è stato difficile. Inoltre era la prima volta che scrivevo anche dei testi dunque ero molto nervoso. Per la prima volta c’era anche una storia dietro la musica e ci ho lavorato di continuo, anche 12-14 ore al giorno.

Mi pare che in quest’album la componente rock sia più accentuata rispetto ai tuoi lavori interamente strumentali del passato. Senza dubbio le tastiere sono estremamente importanti, ma ci sono momenti in cui ora le linee di basso, ora quelle di chitarra, ora le linee vocali salgono alla ribalta. Come mai questo cambiamento rispetto al passato?

Come ti ho detto ho sempre ascoltato molta musica classica, ma anche i Deep Purple, i Led Zeppelin e il rock degli anni settanta, come anche il blues. Mettere insieme quella musica dei seventies e il prog che ascolti nei Flower Kings è qualcosa che ho sempre voluto fare, e sono molto felice di averlo fatto. Penso che non ci siano molte altre band che fanno questo tipo di musica.

E oltre a Deep Purple e Led Zeppelin ci sono altre band che ti hanno ispirato mentre componevi la musica per questo lavoro?

Certo! Da giovane ho ascoltato moltissimo i Queen, una delle band che preferisco. Ma non solo: ho ascoltato anche tutte le grandi rock band degli anni settanta. Ho ascoltato anche i Beatles, i Rolling Stones… ma anche i Samson, anche se di quel che han fatto loro non mi piace tutto, però mi piace la loro carica, l’energia che avevano. Per quanto riguarda il rock mi piacciono molto i Black Sabbath, e in generale tutta la musica che dà energia. Ecco, penso che l’energia sia qualcosa di molto importante nella musica.

Sono d’accordo con te, anche io adoro praticamente tutti i gruppi che hai nominato…

Vedi, io penso che sia importante ascoltare molti generi di musica diversa, non solo due o tre cose, allargare il più possibile i propri orizzonti. Sennò non ci si può fare un’idea completa di che cosa sia la musica.

E hai ascoltato qualcosa anche di gruppi prog-metal?

Sì, recentemente ho sentito Be dei Pain of Salvation, mi è piaciuto davvero molto perché dentro c’è un po’ di tutto, è molto vario.
Poi non ci vorrai credere ma adoro i Korn (risate collettive, n.d.r.). Davvero, ascoltarli è come liberare un animale selvaggio, trasmettono un gran carica, mi piacciono un sacco!
Nel prog metal invece penso che ci siano gruppi molto preparati tecnicamente, ma un po’ fini a se stessi. Suonano molto veloci ma a volte si ha l’impressione che lo facciano solo per mettersi in mostra, per far vedere quanto sono bravi. E poi molti tastieristi usano dei suoni orribili, che non mi piacciono per nulla. Per questo penso che siano senza dubbio dei grandi strumentisti, ma non degli altrettanto grandi musicisti. Per essere un grande musicista ci vuole altro, bisogna trasmettere passione.

Ora mi piacerebbe che mi parlassi delle liriche. Come hai detto è la prima volta che scrivi i testi per un tuo album, e subito hai deciso di partire con un concept. Da dove hai tratto l’ispirazione?

Le lyrics sono in parte tratte dalla mia vita, dalle esperienze che ho fatto. Devi sapere che non ho avuto una bella infanzia: mio padre era un alcolista che se ne andò di casa. Per questa ragione io stesso ho fatto uso di alcolici e droghe dall’età di 13 anni fino ai 27, quando me ne sono liberato una volta per tutte. Ho sempre desiderato scrivere su questo e finalmente l’ho fatto.
Un altro aspetto molto importante è il lato spirituale. Hai visto la cover dell’album?

Sì, contiene diversi simboli tipici da svariati campi: religioni, etnie, scienza…

Infatti, per me questo artwork è estremamente importante. Vedi, in questo mondo ci sono cinque religioni, c’è la scienza, ma io penso che tutto quanto venga da un solo Dio. Noi siamo solo esseri umani, potremo dargli nomi diversi ma alla fine si tratta sempre dello stesso Dio. Io non credo che sia una coincidenza se Darwin ha elaborato la teoria dell’evoluzione, o se Einstein ha formulato la teoria della relatività. Penso che sia stato Dio in qualche modo a farle scoprire entrambe. Voglio dirti però che questo non ha nulla a che fare con la Chiesa. Non mi piace molto l’atteggiamento della Chiesa, che spesso ha inculcato nelle persone la paura, distogliendole dal semplice credere. A volte ha avuto un atteggiamento troppo… come dire…

Politico?

Sì, ecco, a volte è uscita dalla spiritualità. In questo periodo sto leggendo molti libri sull’argomento, sono piuttosto interessato. Ho appena finito di leggere un libro sull’Inquisizione, un periodo terribile. Nella sua storia la Chiesa ha compiuto molti atti che non posso approvare, e che non devono ripetersi. E’ un problema complesso, bisognerebbe parlarne in modo più approfondito.
In ogni caso, per rispondere alla tua domanda, sono due gli aspetti che ho voluto inserire nel concept: quello della mia storia e quello spirituale.

Grazie mille, hai risposto per strada a due-tre delle domande che volevo farti. Ora però sono curioso di sapere quanto tempo hai impiegato per completare questo lavoro.

Ho cominciato a lavorarci su 2 anni fa, ma il grosso del lavoro l’ho fatto in sette mesi. Ho lavorato duramente, come ti ho detto 12-14 ore al giorno senza sosta: è stato molto difficile ma ci tenevo. Mi sono detto: “non importa quanto a lungo dovrò lavorarci, questa volta faccio sul serio”. Ho voluto metterci tutto me stesso, è qualcosa che ho veramente sentito. Penso che I Am rappresenti anche uno spartiacque nella mia carriera. Non farò più un cd tanto per fare musica, ma per una ragione. Se non avrò una ragione non scriverò nulla. Per questo ho voluto che I Am fosse la prima parte di una trilogia, e sarà seguito da “You Are” e “He/She Is”.

A questo punto avrei dovuto chiederti quale tra i tuoi album ritieni più vicino a te, a quale sei più legato, me credo di conoscere già la risposta…

Come penso tu abbia intuito il pezzo che preferisco è senza dubbio I Am, che considero una canzone singola. La ragione ormai l’avrai capita: ci ho messo tutto me stesso. Poi ci sono anche delle cose che ho fatto in passato che mi piacciono molto, dei pezzi singoli più che degli album interi. Per esempio su Sonic Boulevard mi piace molto il pezzo di pianoforte, Pictures. E’ un fatto più emozionale che mentale, preferisco il lato più onesto, più emotivo della musica.

Bene. So che in passato hai acquistato molte tastiere diverse. A questo proposito mi piacerebbe sapere che cosa ne pensi dell’uso dell’elettronica nel rock in generale.

La rivoluzione digitale oggi sta giocando un ruolo molto importante: ora puoi avere qualunque cosa su pc, qualunque strumento. Questo da un lato è un grande vantaggio, ma dall’altro è un enorme rischio. Bisogna avere molte conoscenza musicali prima di saper usare un sintetizzatore. Devi sapere come suona davvero uno strumento, sennò il suono che ne esce è falso. Ci vuole molto tempo per imparare, bisogna ascoltare molto. Per esempio, se vuoi riprodurre il suono di una tromba devi saperla suonare. Prima di cominciare devi dirti: “come si suona una tromba?”. Se non lo sai il suono che ne esce non sarà davvero quello di una tromba. Così quando mi dicono: “ehi, ma quel suono non è venuto bene!” io rispondo “eh no, forse devi ascoltare più attentamente come suona quello strumento dal vero”. E’ per questo che dico che devi sapere un sacco di cose per suonare un sintetizzatore.

Sempre a proposito del tuo passato, cosa puoi dirmi della tua formazione musicale? Hai studiato da solo oppure hai avuto qualche tutore?

Ho iniziato a suonare da solo da autodidatta, poi ho cominciato a prendere lezioni di musica classica da Joko Moskovic (spero di aver scritto bene il nome, n.d.r.), un maestro polacco. Però poi ho lasciato perdere, perché se vuoi suonare musica classica devi fare un sacco di pratica. Per saper suonare bene un pezzo di classica devi fare tantissimo esercizio, suonare 6-8 ore al giorno da qui fino alla fine dei tuoi giorni. Ti assicuro che c’è anche chi ne suona 12. Io però voglio anche comporre oltre che suonare, quindi ho lasciato perdere e mi sono dedicato alla mia musica.

Hai qualche progetto particolare per il futuro?

Certo che sì! Come ti ho accennato I Am sarà il primo capitolo di una trilogia, e sarà seguito da You Are. Il primo è il classico lavoro con cui butti uno sguardo in te stesso, introspettivo. Il secondo riguarda quel che vedo attorno a me, la realtà: e quel che vedo sono i media, sono un sacco di realty show come Big Brother, i Robinson. Tutto questo non mi piace, perché cambia il modo di pensare delle persone, le istupidisce. Mi occuperò di questo a partire dal prossimo anno. Il terzo capitolo sarà una storia d’amore. Il motivo di fondo sarà l’amore, visto come qualcosa che permette di superare ogni difficoltà. Poi sicuramente ci saranno dei lavori anche l’altro mio gruppo, The Flower Kings.

Verrete in tour anche in Italia?

Spero di sì, in Italia abbiamo già suonato un paio di volte a Milano. Ci siamo trovati molto bene e speriamo di poter tornare preso: l’Italia è molto bella e mi piace molto il pubblico italiano.

Benissimo. Le mie domande sono finite, ti ringrazio moltissimo per le risposte e per la tua disponibilità, spero di aver ancora occasione di parlare con te in futuro. Ora, se vuoi dire qualcosa ai lettori, è il tuo momento.

Un grazie a tutti i nostri fans, spero di incontrarvi presto. Mi auguro anche di venire quanto prima in Italia con i Flower Kings o anche, perché no, a suonare I Am.