Tool: track by track del nuovo album in esclusiva per l’Italia
So di essere atterrato a Los Angeles, fine della storia. L’occasione era ovviamente ghiottissima e non ci ho pensato su due volte a salire sul volo intercontinentale; poi, il nulla. Evidentemente sono stato drogato durante il volo, ora che ci penso quel the alla pesca faceva veramente schifo. Quando ho aperto gli occhi mi sono ritrovato davanti Adam Jones e Danny Carey a darmi il benvenuto e qualche pacca sulla spalla così, come se non fosse successo nulla. Qualcosa di strano inizio a percepirlo nel momento in cui dalle finestre dello studio vedo passare ogni specie di fauna ittica; il buon Danny inizia a parlare e spiega, a me e altri due derelitti con fattezze etrusche provenienti da luoghi indefiniti, che il nuovo attesissimo album dei Tool si chiamerà Oceanis ed è appunto registrato sott’acqua per renderne al meglio l’immersione.
Ebbene si! Noi di Truemetal siamo riusciti ad ascoltare tutto ciò in anteprima esclusiva per l’Italia e siamo felicissimi di potervene dare un succosissimo sunto!
Partiamo dal fatto che, durante tutta la nostra listening session, il charleston della batteria ci è stato oscurato: sembra che la sua intera partitura sia un codice Morse che darà il via a una caccia al tesoro appena dopo l’uscita del disco, della quale ulteriori dettagli non ci sono stati svelati.
La prima traccia dell’album, Godot, dura un quarto d’ora e, secondo Danny, serve ad aumentare il senso d’attesa dell’ascoltatore: la cosa interessante è che non si sente praticamente nulla. 15 minuti di silenzio! Ci viene spiegato poi che è in realtà una traccia zeppa di frequenze percepibili solo ai pesci e, nel momento in cui la si fa suonare dentro un acquario a volume medio, gli animaletti iniziano a vorticare in sincrono come se fossero ipnotizzati, pazzesco!
I Tool poi iniziano a suonare e il primo vero brano del lotto, Bambi, esplode dalle casse ed è meraviglioso! Si tratta infatti di Jambi suonata esattamente al contrario e l’effetto è parecchio straniante: coltiva sia deja-vu che novità e ci è anche stato detto che, se il vinile di questa traccia verrà sovrapposto al vinile con Jambi e fatto suonare, si potrà ascoltare la stessa Bambi ma con un sound di ben altro spessore, notevole! Il testo non parla di cerbiatti ma di plancton.
Phallostethus cuulong è un brano che parla di una recente nuova specie scoperta in Vietnam ed è iniziato da un paio di forbici che si apre e si chiude, perché il pesce di cui parla il brano ha i genitali appena al di sotto della bocca e durante l’accoppiamento si attacca alla femmina sembrando appunto un paio di forbici. Parliamo quindi di una ballad dove Maynard esprime il meglio di sé cantando con una metrica basata sulla scomposizionie di polinomi di Ruffini perchè Fibonacci ormai è troppo kitsch e parliamo anche del brano più corto dell’album in totale contrasto con gli amplessi del pesce, che sono invece lunghissimi.
Fugu invece rasenta quasi il doom ed è un brano liquido, seminale e nebbioso. Parla dello stadio finale dell’intossicazione da tetradotossina, dove la vittima è totalmente paralizzata ma cosciente e in alcuni casi completamente lucida. Ci assestiamo quindi in un lasso di tempo di ore, nel quale si aspetta la morte inevitabile e il brano attorno al trentaduesimo minuto raggiunge il delirio per poi spegnersi all’improvviso come se non fosse mai esistito. La versione estesa del pezzo sarà in un blu ray e durerà sei ore.
The Story Of The Three Purple Sharks è un pezzo scarno solo in apparenza, ma che potrà essere ascoltato totalmente solo acquistando le versioni in cd, musicassetta e vinile di Oceanis per poi farle suonare in contemporanea, col giradischi però a 78 giri perché il 78 nella smorfia napoletana è il numero della prostituta e dopo 12 anni di silenzio discografico si deve pur pensare a vendere.
Finalmente Maynard Keenan ci raggiunge e inizia a parlarci dell’artwork, che dovrebbe rappresentare una partita di Quidditch tra carpe e in formato fisico sarà interattivo come quello di 10.000 Days. Il cartonato, sia della versione cd che del vinile, offrirà il pop up di una canna da pesca e ci saranno 20 tipi di lenze diverse (una per ogni copia dell’album) che faranno la felicità di tutti i collezionisti. L’edizione deluxe avrà invece supporto in ghisa e canna di alabastro, mentre la musicassetta un vasetto di vermi. Il buon cantante, durante la spiegazione, ci offre anche una degustazione di vini di sua produzione che sanno clamorosamente di tappo e, quando cerca di regalarcene una bottiglia, ci dichiariamo tutti astemi.
L’ultimo brano che abbiamo avuto l’onore di ascoltare, Moby Duck, parla di una balena con il volto da papero e sembra sia stata un sogno ricorrente per tutti i membri della band durante le registrazioni. La linea di basso è ottima e la voce è stata registrata attraverso un imbuto per dare più profondità; il brano si tronca poi in maniera piuttosto brusca e, quando chiediamo spiegazioni, ci viene detto che il tutto verrà continuato nel prossimo album, che sarà inciso dai discendenti di Adam, Maynard, Justin e Danny perché le tempistiche si sa, sono tiranne e gli originali potrebbero proprio non trovarne il tempo.
Le impressioni che abbiamo avuto sono quindi molto positive e siamo certi che Oceanis sarà perfettamente in grado di scuotere il mondo del prog dalle fondamenta; ovviamente non abbiamo ascoltato un prodotto finito ma ci è stato detto che un buon 70% era ultimato. Per ora ci accontentiamo e ringraziamo i Tool per la grandissima oppurtunità che ci è stata offerta.
Quando tentano di propinarmi ancora una volta il the alla pesca rifiuto in maniera massiccia ma, inspiegabilmente, mi risveglio in aereo senza rendermi ben conto di come sia stato fregato e nemmeno lo voglio sapere, soprattutto alla luce del bigliettino di ringraziamenti autografato dalla band che ho trovato nella mia valigia stampato su una pubblicità di supposte di glicerina.
Oceanis tracklist:
1. Godot
2. Bambi
3. Phallostethus cuulong
4. Fugu
5. The Story Of The Three Purple Sharks
6. Moby Duck
Gianluca Fontanesi con Maynard J Keenan