True Metal Compendium: i migliori dischi del 2008 secondo la redazione
LA REDAZIONE DI TRUEMETAL PRESENTA IL
TRUE METAL COMPENDIUM 2008
Ci abbiamo messo un po’ ma ce l’abbiamo fatta: ecco a voi la top 10 redattore per redattore delle migliori uscite del 2008, con annesso un commento sulla scena metallica e qualche curiosità. L’articolo è venuto veramente lungo quindi buona lettura, speriamo lo possiate trovare interessante ed utile nel caso vi foste persi qualche disco di grande valore dell’anno appena passato.
Mauro Gelsomini |
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Il 2008 di Truemetal.it è stato l’ennesimo anno ricco di soddisfazioni, con la partnership esclusiva con i maggiori festival italici, Gods Of Metal, Evolution Festival e Italian Gods Of Metal, e soprattutto con i contest per i nostri lettori, che hanno potuto vincere i biglietti dei maggiori eventi senza soluzione di continuità per l’intero anno. Ovviamente contiamo di ripetere per il 2009 la stessa fruttuosa e apprezzata esperienza nel 2009, spingendo anche sulle iniziative che avete più apprezzato (TrueCast, Chat con i vostri idoli, organizzazione di Festival come il “TM Fest of NWOBHM”, raduni e rubriche editoriali), e tirando fuori dal cilindro qualche altra sorpresa… Non posso esimermi dal fare una breve considerazione sul fronte discografico 2008: è difficile immaginare come un mercato già in coma profondo, potesse riuscire ad affrontare una crisi globale come quella tuttora in corso: lungi da me fare considerazioni di natura economica, ma le ultime uscite di nomi storici (AC/DC, Metallica, Whitesnake, Uriah Heep, Guns ‘n’ Roses, Judas Priest) lasciano pensare a un accordo comune tra domanda e offerta (pubblico e label) per una sorta di “certezza” (musicale ed economica), con buona pace delle nuove scoperte, letteralmente oscurate dai suddetti mostri sacri. |
Alberto Fittarelli |
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Non c’e’ dubbio che ogni anno porti novita’ anche sensazionali, al mondo metal. Questo vale tanto piu’ per il metal estremo, da sempre attento a stare un passo avanti a tutti; quasi che l’estremismo musicale stimolasse a tutti i costi la creativita’. Sono nati cosi album splendidi come quelli dei The Monolith Deathcult (per quanto mi riguarda, la vera sorpresa dell’anno), dei Decrepit Birth, dei Deeds Of Flesh, dei Meshuggah, dei Gojira: album che posano pietre miliari, anche senza spostare di tanto i confini magari, ma senza arretrare di un solo passo. E’ anche vero che esiste l’altra faccia della medaglia: in un mercato ormai imploso, agonizzante in termini di vendite, si assiste all’impietosa scalata del metal fumettistico, il giocattolone da marketing che spaccia per “next big thing” i ragazzini imberbi (e un po’ incapaci) di turno, i pagliaccetti truccati da copertina, le pin up da pubblicita’ scosciata (e che nessuno ha ancora capito se suonino/cantino per davvero, o cosa…). Tutto questo appare (e scompare) contrapposto alla solidita’, e serieta’, di chi e’ sulla scena da anni e fa clamore solo con la sua musica: un esempio su tutti, gli inarrivabili Origin di Antithesis, che supera quanto di “oltre” il brutal abbia proposto almeno dai tempi di Destroy the Opposition. E poi ci sono i lampi di genio. Trasversali, e non potrebbe essere altrimenti: dai Nachtmystium del capolavoro Assassins, ai Made Out Of Babies dell’indefinibile e irraggiungibile The Ruiner (e li’ si’ che c’e’ una cantante con le palle), all’horror cosmico dei Darkspace e della formula Limbonicartesca 3.0 di III, appunto. Sono quei dischi che ancora ci tengono attaccati a questa musica, senza scampo, ogni giorno. E che ci ricordano che diventare “grandi” non serve a sfuggire al fascino del metal, e alla sua inesauribile carica. |
Stefano Ricetti |
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Il 2008 ha segnato la definitiva consacrazione dell’Italia, a livello europeo, come migliore fucina di nuove e consolidate band legate all’HM più tradizionale, sia in termini di numeri che, soprattutto a livello di qualità delle uscite. In generale il mercato ha sancito un dato molto positivo: nel momento in cui i big escono con dei nuovi prodotti quantomeno accettabili, la risposta commerciale c’è eccome, vedasi i vari sold-out nelle prevendite e le ragguardevoli posizioni raggiunte nelle classifiche, anche nel Belpaese. Il fatto, inevitabilmente, costituisce poi un traino per tutto il movimento, con benefici per tutti, grandi o piccoli che siano. Resta da chiedersi cosa accadrà quando i soliti noti abdicheranno, ma questo interrogativo ricorre ormai da lustri, non solo da qualche mese. Dal punto di vista concerti l’offerta ha sovrastato nettamente la domanda, quindi urgono impellenti riflessioni in merito. I locali storici chiudono uno dopo l’altro e forse questo è il dato più doloroso del 2008. Ultimo pensiero: riconosco il coraggio e l’ardimento dei Judas Priest ma Nostradamus mi ha profondamente deluso. Veramente TROPPO poche un paio di canzoni eccellenti per cancellare il profondo scoramento provocato. Nel novero delle dieci uscite migliori del 2008 sono state volutamente omesse le riesumazioni/ristampe con inediti e/o bonus track, che comunque elenco qui di seguito in ordine di importanza: VIRGIN STEELE – MARRIAGE OF HEAVEN AND HELL PART II |
Daniele Balestrieri |
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Grazie alla ormai conclamata facilità con la quale è possibile sfornare dischi anche di una certa qualità, grazie all’abbassamento dei costi della tecnologia e a uno strumento di divulgazione fenomenale come internet, è difficile avere un’annata magra come accadeva in passato, e questo 2008 conferma la regola. Nel black, come già ricordato dagli altri colleghi, hanno menzion d’onore due dischi che hanno portato l’ennesima rivoluzione “Ulveriana”, nel senso di allargamento dei confini e della sperimentazione. Gran sorpresa per me è stato Assassins dei Nachtmystium, ascoltato per caso perché generalmente diffidente dei gruppi black americani – casi isolati come Xasthur a parte: sembra proprio che prima o poi debba partire una “NWOABM” destinata a scontrarsi con la tradizione europea. Naturalmente la sorpresa va accoppiata alla presumibile rivelazione dell’anno, il siderale Dark Space III, che si affianca a tutta una serie di conferme, Taake in testa, ma anche gli eccezionali Horna (il secondo CD di Sanojesi Äärelle è davvero da ricordare), i Sorgsvart con l’allucinante “Vikingtid og Anarki”, il nostalgico (diciamo così) Ad Hominem o l’ennesimo classico ambient-strizzacervelli degli Striborg. Eppure, nonostante tutto, “gira che ti rigira” sono sempre gli stessi nomi a portare avanti il carrozzone del black metal, e il 2008 ha visto moltissimi ritorni di fiamma. Gli Enslaved hanno proseguito con il collaudatissimo schema Isa-Ruun regalandoci un prevedibile Vertebrae, mentre l’accoppiata dei mostri sacri Darkthrone e Satyricon ha ricordato al mondo intero che il black metal… a volte non è black metal. Con tutte le polemiche del caso. Gli onori del palcoscenico sono poi improvvisamente passati ai Gorgoroth, già messi in luce volente con l’accoppiata live True Norwegian Black Metal – Live in Grieghallen e l’eccezionale documento video Black Mass 2004 di Cracovia… e nolente con un “gossip” che ha fatto passare un brutto quarto d’ora agli integralisti del black metal. Questo è stato un 2008 da ricordare anche per i fan dello spin-off più famoso del black metal: i Moonsorrow hanno ribadito la loro irraggiungibilità con un Tulimyrsky che ha fatto rivivere i fasti di un Verisäkeet macchiato di tinte – se possibile – ancora più oscure. Inatteso e centrato come una fucilata in testa è stato Sagas degli Equilibrium, piccola opera d’arte uscita dal nulla il cui araldo, Turis Fratyr, lasciava solamente intravedere la grandiosità di quello che considero l’album dell’anno. Torna anche il death epico degli Amon Amarth con un album che prosegue la tradizione di immediatezza e di songwriting dichiaratamente live-oriented. Lavoro eccellente come sempre, ma proiettato dichiaratamente all'”uovo oggi” a differenza di un Arv degli Ásmegin che potrebbe godere di una eventuale gallina domani, o forse anche dopodomani. Album ostico, squilibrato e a tratti irritante che potrebbe però avere un feedback di ritorno sulla falsariga di Dragonheads degli Ensiferum, ad oggi disco più che sufficiente per via di un’originalità di fondo andata tristemente perduta in Victory Songs. Ottima conferma quella dei Thyrfing che proseguono per la loro strada sfornando un Hels Vite di prima grandezza, terzo della loro carriera post-viking ma, al contrario di un’altra band sopra citata che condivide la stessa esperienza, dotato di una freschezza compositiva non indifferente. Gli orfani dei Månegarm hanno potuto godere della piccola operazione commerciale conosciuta con il nome di Live in Moskow, mentre il 2009 porterà probabilmente alcuni grandi assenti come Finntroll, Korpiklaani, gli stessi Månegarm, nonché Vreid – già “in canna” – e infine i grandi processati di quest’anno, gli Ásmegin con il loro favoleggiato Tusind Tabte Sjæles Kakofoni. Indipendentemente dal successo dei “big”, sarà certamente un anno da seguire con trepidazione. |
Federico Mahmoud |
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Lasciamo alle spalle un’annata florida, che ha senza dubbio alleggerito i portafogli degli aficionados. Prosegue la rimonta “mediatica” del thrash metal: quello che i più battezzarono come fuoco di paglia si è trasformato in vero e proprio ritorno di fiamma. Il mercato dei big registra l’agognata rentrée di Testament, protagonisti dell’autobiografico The Formation of Damnation e consolida lo status di Destruction (D.E.V.O.L.U.T.I.O.N.) e Death Angel (Killing Season); non si arrendono Paradox (Electrify è un gradito ritorno), Tankard (Thirst), Necronomicon (Revenge of the Beast) e Lääz Rockit (più feroci che mai con Left For Dead). Semaforo rosso per Exodus (il remake di Bonded By Blood è un affronto alla memoria di Paul Baloff) e Hallows Eve, ridotti a una parodia di sé stessi. Sul fronte DVD, significativi i contributi di Kreator, Overkill, Flotsam & Jetsam e Hirax. Death Magnetic è un capitolo a parte: il nono Metallica è un album che ha venduto tanto quanto ha diviso l’opinione pubblica, riportando i padrini “redenti” ai vertici delle classifiche; improponibile per la concorrenza il milione e mezzo di copie già dichiarato. L’orda di formazioni emergenti è in costante espansione, complice una riscoperta collettiva di suoni e temi cari alla vecchia guardia; il ricambio generazionale è assicurato. Consigli per gli acquisti – rigorosamente in ordine alfabetico: Avenger of Blood (Death Brigade), Blasthrash (Violence Just For Fun), Bonded By Blood (Feed the Beast), Gama Bomb (Citizen Brain), Guillotine (svedesi, side-project di Nocturnal Rites, al ritorno con Blood Money), Hatchet (Awaiting Evil), i tedeschi Hatred (Madhouse Symphonies), Hexen (da Los Angeles, State of Insurgency), Merciless Death (Realm of Terror), Solitaire (Predatress), i messicani Strikemaster (l’EP Inflexible Steel, in attesa del secondo full-length), Torture Squad (Hellbound), Toxic Holocaust (An Overdose of Death…), i californiani Warbringer (War Without End), Warpath (da Swansea, al debutto con Damnation). Un compendio puramente orientativo, indicatore della mole di uscite che ogni anno piomba sul mercato discografico. L’Italia non è stata a guardare: fuori Alltheniko (Devasterpiece), Baphomet’s Blood (Second Strike), Brainless (Defenders of Ignörance), Devastator (Underground N’ Roll), Fallen Fucking Angels (Everything Concernin’ Pork), Fingernails (l’antologia Heavy Metal Forces), Furious Barking (Theory of Diversity, unreleased album datato 1992), Planar Evil (Mankind Way of Life), Torment (Suffocated Dreams) e tanti altri. Una scena competitiva, alla faccia di chi snobba i prodotti del nostro vivaio. Angolo reissue: segnalo Nechrology: A Complete Anthology (una retrospettiva completa su Demolition Hammer, edita da Century Media), Idolatry (terzo LP dei texani Devastation) e Released (antologia sui cult-heroes Militia) – entrambe sotto l’egida di Forged In Fire / Rockadrome – e l’ampio ventaglio di reissue targate Metal Mind, incluso un corposo boxset da 13 (!) CD + DVD dedicato alla più celebre band polacca: Turbo. I collezionisti tengano d’occhio la neonata Metaleros Records, costola di Iron Bonehead (label rinomata tra i cultori del vinile): già pubblicati Strikemaster e Violator (LP die-hard), in arrivo Fueled By Fire. Il 2009 promette altrettanta carne al fuoco. Tre di quattro “big four” (Anthrax, Megadeth, Slayer) torneranno presto sugli scaffali; Scott Ian e soci, in particolare, sono attesi al varco dopo una sequela infinita di polemiche, defezioni e uscite infelici. Scaldano i motori anche Exodus, Forbidden, Heathen, Whiplash, Municipal Waste e Violator; in Italia occhi puntati su National Suicide, Abuser, Death Mechanism, Hyades, Urto e Neurasthenia. Se non è un buon inizio… |
Riccardo Angelini |
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Trovate un appassionato di progressive che abbia qualcosa da lamentare circa il 2008, e avrete ogni diritto per gettarlo seduta stante in pasto ai coccodrilli. I vecchi titani hanno dimostrato ancora una volta di avere qualcosa da insegnare anche alle nuove generazioni, mentre fra le nuove leve non sono certo mancati i fuochi d’artificio. L’annata è stata inaugurata in pompa magna dal capolavoro degli Ayreon (per chi scrive indiscusso disco dell’anno), col rischio di oscurare buona parte delle uscite a venire. Così NON è stato. Le risposte sono arrivate forti e chiare tanto dalla Scandinavia, con la definitiva consacrazione di Seventh Wonder e Beardfish, quanto dalla vecchia Inghilterra, che con un inatteso colpo di coda ha rilanciato vecchi e nuovi campioni ad altissimi livelli. E se i Tangent di Andy Tillison possono vantarsi di rappresentare oggi lo stato dell’arte del progressive rock, successo non minore ha arriso agli sforzi di Frost e Pendragon, all’ambiziosa rock opera di Clive Nolan (“She”) e al nostalgico solista di Martin Orford; senza dimenticare i ritorni (passati invero un po’ in sordina) di certi Van Der Graaf Generator e Keith Emerson Band. Buone nuove anche da oltreoceano, fra gli assalti degli enfant terrible Protest The Hero, il rilancio degli Zero Hour e la buona vena di un Kurdt Vanderhoof ormai più disinvolto nei Presto Ballet che nei Metal Church. Su orizzonti più estremi, impossibile tacere l’exploit degli schizofrenici Akphaezya: se il buon giorno si vede dal mattino, la Francia ha appena plasmato un nuovo colosso. Ma le uscite di peso sono state davvero numerose in ogni angolo del globo: Andromeda e Karmakanic (Svezia), Unitopia (Australia), Amaseffer (Israele), RPWL (Germania), Believe (Polonia), Il Bacio Della Medusa (Italia) e molte altre ancora. Il messaggio è chiaro: che si parli di metal o di rock, di veterani o rookie, il progressive è vivo e vegeto, e non ha nessuna intenzione di rassegnarsi alla pensione. |
Fabio Vellata |
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L’anno della rinascita? Chiamatelo come volete, quello che conta è che, il 2008, verrà senza dubbio ricordato dai rocker e dai melodic fan come un anno d’oro per il genere. Un anno significativo che ha mostrato, come oltre confine l’abitudine a sfornare ottimi album di Hard Rock e Aor non sia mai andata smarrita e riesca ancora a rendersi affascinante. Gli eccezionali Brother Firetribe, seguiti da H.E.A.T., Eclipse, Work Of Art, Marcello / Vestry, Last Autumn’s Dream, Ramos-Hugo, i rinati Valentine (autori in sordina, del buonissimo “Soul Salvation”), Honeymoon Suite, China Blue, From The Inside, White Lion, Starbreaker…una lista lunghissima, piena di soddisfazioni e punti esclamativi. Quando in futuro si parlerà del 2008, ai più verrà forse facile rimembrare l’attesissimo e comunque gradevole come back dei Guns n’Roses (o Axl n’Roses, come da molti ormai rinominati), autori, era inevitabile, di un disco controverso e discusso. Ma soprattutto, sperando che questa tendenza sappia confermarsi a lungo. |
Alessandro Calvi |
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Come molti altri generi, anche il 2008 del gothic ha visto la predominanza dei grandi nomi sia nell’ambito musicale che, soprattutto, fuori. Lo split tra i Nightwish e la propria carismatica singer Tarja Turunen, evento mediatico totale dello scorso anno, ha avuto diverse ripercussioni anche in questo 2008. Questa sorta di telenovela sui motivi della separazione, sulle possibili reunion e il toto-scommesse sulla sostituta, hanno tenuto banco per diversi mesi. Alla fine solo le uscite del disco solista della cantante e del nuovo album della band finlandese hanno messo una sorta di parola fine a tutto il gossip che, sinceramente, con la musica aveva ben poco a che fare. Entrambi questi cd, poi, si son rivelati esattamente quanto il pubblico si aspettava. Una direzione maggiormente main-stream e sempre più legata a un goth-rock alla Evanescence per Tarja e una dimensione più sinfonica e orientata principalmente agli strumenti (causa caratteristiche vocali della nuova singer) per il gruppo. Qualcosa però forse si sta muovendo e speriamo di coglierne presto i frutti. Per trovare qualcosa di diverso quest’anno, paradossalmente, ci siamo dovuti rivolgere ai nomi già noti della scena. Moonspell e Cradle of Filth hanno realizzato album notevoli, molto interessanti, che fanno molto ben sperare per il futuro di entrambe le band e che hanno regalato ai propri fan diverse ore di piacevoli ascolti. Per entrambi si è trattato di un parziale ritorno al passato, a sonorità che erano state messe da parte, ma al contempo son risultati essere segni di una ritrovata vena compositiva particolarmente ispirata. Per finire una citazione particolare per i Therion. Ciclicamente la band di Christofer Johnsson ci ha abituati a cambi di line-up e a rivoluzionamenti pressochè completi. Dopo alcuni dei dischi più belli della carriera del gruppo svedese (“Lemuria”, “Sirius B”, “Gothic Kabbalah”) siamo arrivati all’ennesimo stravolgimento. Ancora non sappiamo verso quali mete veleggerà la nuova creatura di Johnsson, ma la precedente incarnazione dei Therion ci ha lasciato un dvd-live che è una sorta di testamento e best-of intitolato “Live Gothic”. Se questo è il presupposto per fare meglio, siamo sicuri che il futuro si prospetta molto roseo. |
Alessandro Zaccarini |
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Il 2008 è stato un vero e proprio viaggio nel tempo, un ritorno di nomi altisonanti che si sono ripresi con più fatica o meno i seggi che furono loro decadi addietro. Anche senza l’aiuto del Dr. Emmett Brown e senza andare a 88 miglia orarie abbiamo potuto goderci nuovamente vecchi dinosauri dell’epoca che fu, in un’annata che è stata un vero e proprio parco del giurassico (per restare in tema Steven Spielberg). Si parte, e non potrebbe essere altrimenti, sotto il segno degli AC/DC. Sette lunghissime primavere – ovvero più del doppio di quanto Wagner abbia impiegato per il Lohengrin – per il riff più semplice e quadrato dell’anno. Ed ecco la magia della loro musica: persone di qualsiasi età ed estrazione sociale sono saltate sul loro treno del Rock’n’Roll, un’impresa che dopo i mostri degli anni ’50 e ’60 è riuscita solo ai migliori nella storia della musica (Queen, Deep Purple, Led Zeppelin). Una musica che non si piega mai, così forte che il buon Angus non ci ha pensato due volte a dare un secco no a iTunes, perchè per lui (e gli dei lo benedicano) la musica è fatta di materia, carta, vinile e volendo compact disc. Sold out immediato in ogni angolo del globo, inimitabili e irraggiungibili, trovo oggi praticamente impossibile negar loro lo scettro di più grande tra le band viventi. Li ho citati poco fa quindi mi permtto un paio di parole a riguardo di ciò che resta di quella che per me è stata invece la band più grande di sempre: i Queen. The Cosmos Rocks, pubblicato con Paul Rodgers, è un disco non assolutamente malvagio. Un lavoro qualitativamente più che accettabile di rock puro, che al di là del fatto che non potrà mai e poi mai nemmeno avvicinarsi alla discografia di Freddie e soci, ci risveglia da un sogno durato più di venti lunghi anni, riportando sul pianeta terra due esseri umani che rispondono ai nomi di May e Taylor. Ci vorrebbe un libro per ogni ora spesa da questi signori scrivendo, suonando e vivendo musica. Poche righe per dire che li capisco, capisco la loro voglia di tornare e credo sinceramente che i tradimenti veri siano ben altri. A conquistare il mondo come hanno fatto gli AC/DC ci ha provato anche Axl, con l’insipido Chinese Democracy e quel che rimane dei gloriosi Guns n’Roses. Credo la gente abbia speso più tempo a leggere le vicende dell’ultimo nato in casa Rose piuttosto che ad ascoltarlo. I risultati di vendita e di critica sono stati comunque deludentissimi. Questo perchè se i gossip, le risse e le sfuriate funzionano nel sempre più cerebroleso mondo di MTv e Canale 5, il mondo del rock fortunatamente va ancora diversamente. A dimostracelo ci pensano senza problemi i Whitesnake, con un disco che brilla in questa annata e che deve la sua fortuna alla grande musica che contiene, lontano dai rotocalchi e dalle apparizioni Tv. Una vera e propria perla che ci restituisce una band grandissia nuovamente a livelli eccelsi. Dopo le date tra il fiasco e il trionfale degli ultimi anni tornano bene anche i Motley Crue, superati di pochissimo dai Def Leppard. Un piacere ritrovare queste band in questa forma. Con Tankard e Destruction un pelo sottotono rispetto al solito, ma sempre con la qualità e l’attitudine che li contraddistingue, la Germania si conferma inamovibile punto di riferimento per chi ha donato il cuore al thrash vecchia maniera. Oltreoceano i Metallica ci provano ancora, ma a mio parere ormai la carenza di idee è palese. Va loro dato atto di aver provato a fare un disco per i fan (lontano da quell’obbrobio che fu St. Anger) e di essere ancora, dal vivo, uno spettacolo assolutamente degno. Come sempre non sono mancate le delusioni, in primis un gruppo piu’ che adorato dal sottoscritto: i Judas Priest. Tipton, Downing e soci hanno provato a fare un disco alla Savatage ma hanno, almeno per quanto mi riguarda, tremendamente fallito. Peccato, peccato, peccato. Angel of Retribution era stato sicuramente qualcosina di piu’. Jon Oliva, invece, di riusciti dischi alla Savatage ne ha partorito un altro con i suoi Jon Oliva’s Pain. Ahimè due tra le più pesanti batoste da digerire arrivano dalla penisola scandinava, che fino a oggi aveva brillato di pagano splendore. Primi gli Asmegin: più quattro anni per pubblicare un disco che non ha un decimo delle idee che Hin Vordende Sod og Sø aveva covato dentro il suo oscuro pentolone. Mi permetto di mettere tra le note negative anche gli Amon Amarth, non tanto per la qualità assolutamente rispettabile del loro disco, ma perchè ormai trasformati da bellicosi artigiani devoti con la furia nelle vene ad appagati professionisti passati alla produzione industriale. Twilight of the Thunder God suona sintetico, esattamente come quello prima… e quello prima… Ai Moonsorrow è bastata invece una canzone, un solo inedito, per riaffermarsi tra le band più geniali del globo. Sarà il vastissimo background musicale che li accompagna o sarà la vulcanica mente di Henri Sorvali, ancora una volta i finlandesi hanno fatto un centro quasi perfetto. Se a Ville e soci va di diritto il trono del pagan epico ed evocativo, ai tedeschi Equilibrium spetta il riconoscimento tra le alte velocità. Grazie al ritardo in In chiusura due paroline per il metallo tricolore, per dire bravi ai Rain, che nonostante la grandissima perdita di Tronco hanno saputo mettere insieme un disco piacevolissimo. Un album musicalmente piuttosto orientato verso la Scandinavia, che ha sicuramente sorpreso chi si aspettava gli inni di superclassico heavy metal in formato mediterraneo. Tra le nuove leve largo invece al sudore intriso di whisky dei Dust in Eyes: rock n’roll vecchio stile senza nessun compromesso, alla faccia del 2008 appena finito. |
Marcello Catozzi |
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Il 2008 ha segnato il ritorno di alcuni mostri sacri (Whitesnake, AC-DC, Judas’, Guns, Metallica, ecc.), in alcuni casi esaltante, in altri forse un po’ deludente, come peraltro è stato già ampiamente sottolineato nei commenti e nelle recensioni. In un’altra dimensione si muove un universo parallelo, nel quale si prodigano musicisti di grande valore, che cercano di uscire da questa sorta di limbo (inteso rispetto ai grandi circuiti del business). Mi riferisco ai nostri Wine Spirit, Hungry Heart, Rain, Myland e così via. Purtroppo – come spesso accade – a tale indiscutibile valore non fanno riscontro il successo e la gloria, di più ampio respiro, che meriterebbero certi gruppi. A prescindere dalle preferenze indicate nella mia “personal list” direi che, sostanzialmente, il 2008 non ha fatto che confermare la tendenza in atto ormai da qualche anno nel mondo della musica (mi limito a prendere in considerazione i settori dell’Hard Rock e del Metal, che ritengo rappresentino la cartina al tornasole più significativa in materia), ovvero la sempre maggiore concentrazione dell’interesse sui soliti grandi nomi. Non sono in possesso dei numeri in ambito discografico, ma credo che i dati rispecchino quanto si verifica da tempo in ambiente “live”, ovvero una sempre maggiore mobilitazione delle masse verso gli eventi che vedono protagoniste le band “di richiamo”. Di contro, la situazione evidenzia un mercato che langue sempre di più, con locali e organizzatori coraggiosi che diminuiscono a vista d’occhio, e band validissime che faticano a trovare date per suonare, oppure sono costrette, dai pochi gestori rimasti sulla piazza, a proporre cover anziché musica propria, tirando a campare… Il tutto a causa di un impressionante calo di pubblico che non dà segni di miglioramento. Non è questa la sede per analizzare le cause di tale preoccupante fenomeno: mi limito a prenderne atto, con l’inevitabile velo di tristezza di chi segue concerti fin dagli anni 70, nella consapevolezza che i tempi d’oro degli anni 80 (e, per certi versi, 90) sono probabilmente finiti. Mi riferisco – ripeto – a una situazione di carattere generale, monitorata attraverso gli anni. La speranza è l’ultima a morire, ovviamente, e lo dimostrano le presenze dei soliti inossidabili fedelissimi agli eventi di cui sopra. Le facce sono sempre le stesse, magari segnate da qualche ruga: pochi ma buoni, insomma. Ma terremo duro, e staremo a vedere che cosa succederà. Come cantava il più grande vocalist della storia: We rock! |
Davide Iori |
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Il Death Metal è un genere talmente vasto che non è facile analizzarlo per intero in un solo, semplice commento. Mi limiterò dunque ai filoni di cui solitamente mi interesso di più, ossia quelli un po’ più moderni e forse anche modaioli. Mentre il Death Metal Melodico è scomparso o quasi come scena a sè stante (Arsis e Codeon sono state due mosche bianche quest’anno) il metalcore in senso stretto è giunto ad un punto di svolta: mentre gli acts storici si ammorbidiscono (quest’anno sono arrivati anche gli Unearth) le nuove leve non riescono a rinverdire gli antichi fasti, buttandosi chi nella riproposizione pura di stilemi oramai desueti, chi addirittura nel tentativo umoristico come i Callejon o i We Butter the Bread With Butter. Ci sarà una nuova alba nel 2009? Lo scopriremo solo vivendo (e ascoltando), intanto però un gruppo se ne frega dell’andazzo generale e sforna un disco fantastico: stiamo parlando dei Bleeding Through e del loro Declaration… davvero una graditissima sorpresa. Un sottogenere che invece sembra essere in fortissima espansione è il cosiddetto deathcore o brutalcore: il 2008 è stato un anno affollatissimo per quanto riguarda questo tipo di uscite, anche se a dire il vero ancora una volta la qualità vera si è mostrata in rari casi. Bocciati Annotations of an Autopsy e Carnifex, promossi con riserva i nostrani The Modern Age Slavery e lode invece ai Whitechapel, autori di un ottimo album il quale ha dimostrato che quando ai breakdown si associano le buone idee si può ottenere davvero qualcosa di ottimo. Discorso a parte per gli All Shall Perish, i quali hanno deluso la maggior parte dei loro fans di vecchia data con un disco forse troppo eclettico e, d’altra parte, non sono riusciti ad accattivarsi le simpatie del pubblico più classicamente metallaro in virtù di uno stile ancora troppo legato ai “rallentoni”. Il loro Awaken the Dreamers comunque si è dimostrato un ottimo lavoro per gli ascoltatori dalla mente aperta, nonchè un’ottima premessa per il futuro. Nella mia lista un posto di riguardo hanno avuto anche alcuni dischi del cosiddetto brutal ipertecnico, il quale ha visto nel 2008 una vera e propria esplosione di uscite, sia a livello numerico che come rilevanza mediatica. Ad alcune vere e proprie ciofeche (si veda Apocalyptic Feasting dei Braindrill) si sono accostati autentici capolavori come Antithesis (Origin) e Diminishing Between Worlds (Decrepit Birth), accompagnati da altre uscite comunque ottime come ad esempio (Ob)Servant (Psycroptic) e Dystopia (Beneath the Massacre). Non lo nego, certe volte il puro e semplice sciovinismo ha preso il sopravvento sul gusto musicale, ma non si può negare che siamo di fronte ad una nuova alba per la brutalità intesa in senso anche e soprattutto virtuosistico, nuova alba di cui si sono giovati anche mostri sacri della storia del genere come i Deeds of Flesh, anche loro tornati sulla cresta dell’onda grazie al fantastico Of what’s to come. Cosa accadrà nel 2009? Vedremo ancor più musicisti tentare la via della tecnica dura e pura in quella che oramai sta forse diventando un’eccessiva rincorsa al BPM assurdo, o ci sarà una regressione verso il vecchio stile del metallo brutale, quest’anno forse non adeguatamente rappresentato anche visto che Aborted e Cryptopsy hanno deluso i più? Intanto attendiamo i nuovi lavori di Spawn of Possession e Necrophagist, il resto vedremo di scoprirlo assieme. |
Angelo D’Acunto |
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Poche nuove, come è giusto che sia, per quanto riguarda la scena doom in questo 2008. In ogni caso, quest’anno abbiamo assistito alle uscite di prodotti di buon livello sia per il lato classico del genere, sia per quello più estremo. In prima posizione troviamo sicuramente i veterani Esoteric, i quali si sono imposti con il titanico The Maniacal Vale uscito a inizio estate. L’altra palma d’oro è da consegnare agli “esordienti” KYPCK, nuova creatura dell’ex-Sentenced Sami Lopakka, arrivata sul mercato qualche mese prima con la corazzata Cherno: una estremizzazione della parte più classica del genere, condita da un affascinante cantato in russo. Sempre per la parte più classica abbiamo avuto un inizio d’anno davvero promettente con gli svedesi Isole, giunti alla vera e propria consacrazione con il freddo e massiccio Bliss Of Solitude. Sicuramente non da meno il ritorno alle radici settantiane condite da influenze puramente prog rock della sorpresa Blood Ceremony e dei compagni d’etichetta (la storica Rise Above) Serpentcult, entrambi saliti prepotentemente in cattedra con due esordi più che convincenti. Restano inoltre da citare altre due belle promesse esordienti come gli americani Jex Thoth e i pazzoidi anglo-canadesi Georgian Skull, seguiti dal ritorno in grande stile dei maestri del funeral Skepticism e la conferma del buon momento creativo di Johan Ericson dei Draconian, ritornato a fine anno con il secondo capitolo del progetto Doom:VS, Dead Words Speak. Infine, degno di nota anche il ricco antipasto offerto dagli storici Candlemass con il Lucifer Rising EP, assaggio più che buono in attesa di Death Magic Doom, il nuovo disco che vedrà la luce durante il mese di marzo del 2009. Insomma, pochi ma buoni (come sempre) anche per quest’anno. |
Pier Tomasinsig |
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Annata complessivamente positiva per quanto riguarda i generi estremi. In ambito death in particolare tre sono le uscite che ritengo più significative di questo 2008 appena concluso: Antithesis degli Origin, che ha portato a nuovi livelli di parossismo l’ipertecnicismo schizofrenico a cui i nostri ci avevano abituato mantenendo un’impressionante qualità nel songwriting; il brillante e sperimentale Triumvirate dei The Monolith Deathcult; lo strepitoso Diminishing Between Worlds dei Decrepit Birth, trait d’union ideale tra il butal tecnico di sostanza e le accattivanti soluzioni melodiche tanto care ai Death dell’ultimo periodo. E se gli Origin rappresentano una realtà già affermata, in un certo senso una garanzia per i fruitori del genere, il salto di qualità compiuto dagli altri due gruppi citati è stato impressionante quanto rivelatorio. Nel Black metal la palma di disco dell’anno va sicuramente a Dark Space III degli elvetici Darkspace, vera e propria perla di black/ambient freddo, oscuro ed angosciante come non si sentiva da tempo, album che dovrebbe essere preso ad esempio di come la sperimentazione possa andare di pari passo con l’estremismo sonoro più intransigente. Ben poche sorprese invece hanno riservato i nuovi lavori di due colossi della scena come Darkthrone e Satyricon: entrambi ormai adagiati sulla strada rispettivamente intrapresa da qualche anno a questa parte, tanto Dark Thrones & Black Flags quanto The Age Of Nero passano senza lasciare il segno. Non sono mancate ad ogni modo uscite degne di nota, segnalandosi in particolare i nuovi album di Iskald, Taake, Hegemon e Dark Fortress nonchè, soprattutto, l’ottimo e soffocante Massive Conspiracy Against All Life dei Leviathan e il brillante Letvm dei nostrani Melencolia Estatica, una delle migliori rivelazioni del 2008. Nota a parte merita l’ultima fatica dei Nachtmystium, Assassins: Black Meddle Part I, album che non si presta a possibili classificazioni, se non a costo di gravi forzature, ma che nella ardita ed avanguardistica fusione delle influenze più disparate, dal black metal al progressive alla psichedelia, mostra una strada, un approccio alla sperimentazione, che pochi temo saranno in grado di seguire. Annata, infine, foriera di più d’una soddisfazione anche in ambito viking/pagan/folk, con Tulimyrsky dei Moonsorrow (ennesima conferma da parte di un gruppo che ha la proverbiale “marcia in più”) e Sagas degli Equilibrium che svettano su tutti, seguiti a ruota dall’ispirato e riuscitissimo Heimgang dei Kampfar e dalla nuova, attesissima fatica dei maestri Amon Amarth. A proposito di “vecchie glorie” del genere, responso sicuramente positivo va tanto a Vertebrae dei seminali Enslaved, sempre più distanti dal viking black delle origini e proiettati verso lidi musicali vicini al progressive, quanto a Hels Vite dei Thyrfing, originale e convincente, mentre delude, purtroppo, il ritorno sulle scene degli Ásmegin. |
Nicola Furlan |
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Questo 2008 mi ha soddisfatto! Parlerei per ore di tutta la buona musica |
Daniele D’Adamo |
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Pur essendo un genere che fonda le sue radici negli anni ’70, ogni anno il Metal |
Silvia Graziola |
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