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TrueMetal.it presenta: ‘From The Depths’ Vol 05

Di Fabio Vellata - 15 Dicembre 2018 - 12:27
TrueMetal.it presenta: ‘From The Depths’ Vol 05

 

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Continua la ricerca di TrueMetal.it per scovare le band che si aggirano per l’underground e proporre la loro musica ali lettori. Altri dieci gruppi sono stati scoperti e di seguito si propongono le recensioni dei loro album. Buona lettura.

1 – Backjumper – ‘Scorpion Democracy’

01 ) Scorpion Democracy COVER

Apperò! Botch meets Rage Against The Machine in Bari? Scherzi a parte, è la prima volta che incrocio qualcosa dei Backjumper, che invece sono in giro da anni e anni (nati nel 2003). ‘Scorpion Democracy‘ gira bene, molto bene, tra groove, HC-Thrash e un influsso mathcore ben distinguibile, e ha la singolare virtù (quasi scomparsa) di sorprenderti almeno un po’ ad ogni brano, il che non è precisamente da tutti.

Copiando e incollando dalla loro bio: “Dopo l’EP di debutto e “Trust No1” targato 2006, la band ha pubblicato tre album dal 2009 al 2014 alimentando la loro live-thrilling machine: Il 2018 segna il ritorno con il nuovo e furioso EP. Scritto, registrato e suonato interamente dalla band in one take, nella loro sala prove, ‘Scorpion Democracy’ è il manifesto concreto della loro attitudine: 100 % in your face, without tricks and gimmicks.” A dar retta al press kit ci si aspetterebbe “un altro gruppo di HC metallizzato dalla costa est” e invece la band si muove su un terreno assai più evoluto, senza niente togliere ad energia e impatto. Il che li collocherebbe in un territorio poco popolato, in Italia, dove assieme a loro si aggirano Zeit e Council Of Rats.

(Heintz Zaccagnini)   

https://www.facebook.com/BACKJUMPER/

label: autoprodotto

Tracklist:

1) Scorpion Burger

2) Trash Bandicoot

3) This Radio Hit is the Death of an Empire

4) Optimistic Nihilistic https

5) The Revolution will not be Televised (Gil Scott-Heron cover)

Lineup:

Francesco Campanelli – Drums

Vasco Savino – Guitars

Dario De Falco – Bass Guitar

Francesco Bellezza – Vocals

2 – Silver P. – ‘Silver P.’

02) Silver P COVER

Silver P. è il progetto personale di Roberto Colombini, in arte “Pugnale”, arrivato al traguardo del primo capitolo discografico grazie all’interessamento della sempre ottima Red Cat Records.

Hard n’heavy a tratti spigoloso, per lo più diretto e privo di particolari sofismi è ciò che si colloca quale radice fondante alla base delle composizioni, raffinate con alcune dosi di melodia senza però che questa possa mai spostare l’ago della bilancia verso tonalità maggiormente soffuse o rilassate.

Obiettivamente un primo lavoro che esibisce buone qualità: la voce di Alex Jarusso è senza dubbio convincente, la chitarra di Colombini taglia e cuce con precisione ed il valore medio dei restanti compagni d’avventura, impegnati nel dar corpo ad una serie di canzoni dal taglio piuttosto old style, si mantiene con regolarità su livelli più che buoni.

Quello che non convince, per lo meno non del tutto, è tuttavia il songwriting, accettabile ma ancora acerbo e non in grado di elevarsi ad una dimensione tale da rendersi riconoscibile in mezzo alla smisurata marea di novità analoghe che puntellano il mercato costantemente.

I riferimenti ad Ac/Dc, Motorhead, Van Halen e certo southern deviato si prospettano come evidenti fonti d’ispirazione, condensati e amalgamanti ad animare brani tutto sommato godibili come ‘Memories’, ‘Out of this World’ e ‘Road to Hell’.

Pezzi non trascendentali, linee armoniche già sentite in tantissime altre occasioni, comunque interessanti ed indicate per un ascolto disimpegnato e lontano da qualsivoglia pretesa concettuale.

Buone basi.

Manca ancora però parecchio in termini di personalità: messo così, il progetto Silver P. rischia in effetti di perdersi annegato tra i flutti di una scena ormai ipertrofica ed intasata d’uscite.

Voto 64/100 (Fabio Vellata)

https://www.facebook.com/SilverPugnale

label: Red Cat Records

Tracklist:

1) The Deep Breath Before The Plunge

2) Fields Of War

3) Road To Hell

4) Memories

5) The Net

6) A Shade In Light

7) Out Of This World

8) I8

9) Straight At The Heart

Lineup:

Roberto Colombini “Pugnale” – Chitarre

Alex Jarusso – Voce

Alessandro Cola – Basso

Antonio Inserillo – Batteria

3 – Elixir of Distress – ‘Kontynent’

03) elixir of distress

Il debutto dei polacchi Elixir Of Distress è un disco piuttosto interessante e curato: parliamo di un depressive black di buonissima qualità e che merita ben più di un ascolto da parte di tutti gli appassionati del genere. ‘Kontynent’ dura una cinquantina di minuti ed è un concept di cinque brani a livello lirico basato sui campi di concentramento sovietici. E’ un disco ben prodotto e con svariate buone idee ma tutto sommato difficile da digerire a causa del minutaggio lunghissimo delle composizioni; nel momento però in cui ci si entra dentro non stufa praticamente mai e si rivela un prodotto validissimo. Chiaro, la personalità e un trademark perfettamente riconoscibile sono lontani anni luce, ma in questo frangente non se ne sente più di tanto la mancanza. Il mood e le atmosfere sono che più nordiche non si può, la voce in scream è lacerante al punto giusto e talvolta si alterna con dei parlati mentre le chitarre rispondono col classico binomio distorto/acustico e viceversa. La batteria si limita a tenere il tempo senza strafare e risulta un pelo confusa nei momenti più concitati; non è però un problema e le atmosfere di atroce sofferenza sono rese benissimo. Ci sarà in futuro da lavorare un po’ di più per un’affermazione ad alti livelli; nel complesso per ora ci si può accontentare.

Voto: 65/100 (Gianluca Fontanesi)

http://www.elixirofdistress.pl

Label: Winterheart Music

Tracklist:

1) Kontynent

2) Kolyma

3) Karorga

4) Workuta

5) Magadan

4 – Sathanas – ‘Necrohymns’

04) Sathanas

La carriera ormai trentennale dei Sathanas giunge al decimo sigillo e ci consegna una band piuttosto in forma e che di certo non le manda a dire. Il black/thrash dei nostri esce sotto l’ala protettrice della Transcending Obscurity, ormai onnipresente quando si tratta di qualità, e si presenta ai nostri padiglioni auricolari come un disco gustoso e piuttosto ben fatto. Gli otto brani di ‘Necrohymns’ possiamo definirli come un trattato sui mid tempo: sono pochissime infatti le accelerazioni presenti nel disco e si sente tantissimo la mancanza di tempistiche in 2/4 o blast beat che avrebbero sicuramente dato più corpo e tiro ai brani. Il trio di New Brighton suona comunque a memoria, si trova a meraviglia e il risultato è puro marciume che tantissimo deve a Venom e compagnia e non è di certo un male. Se però prendessimo come metro di paragone il recente studio/capolavoro sui lenti e il black metal di nome ‘Slow Forewer’ dei Cobalt, questo disco ne uscirebbe con le ossa frantumate. Il disco è ben prodotto e si sente tutto alla perfezione, forse la voce nel mix è stata alzata un po’ più del previsto ma non inficia di certo il risultato, anzi, ne aumenta la malattia! Nulla di nuovo sotto il sole quindi e nulla che sia in grado di discostarsi da una longevità medio/bassa, ma se avete bisogno di una mezz’oretta votata alla più becera delle ignoranze e al più insensato degli headbanging, Necrohymns è proprio ciò che fa per voi! In caso contrario, passate oltre.

Voto: 62/100 (Gianluca Fontanesi)

https://www.facebook.com/sathanasmetal

label: Transcending Obscurity

Tracklist:

1) At The Left Hand Of Satan

2) Of Wrath And Hellfire

3) The Throne Of Sodom

4) Harbringer Of Death

5) Raise The Flag Of Hell

6) On The Wings Of esecration

7) Sacramentum

8) Witch Cult

Line Up:

Bill Davidson: Voce, Basso

Paul Tucker: Voce, Chitarra

James Strauss:  Batteria

5 – Ortro – ‘Ortro’

05) ortro cover

Black Metal ortodosso, come se quel 1993 non fosse in realtà mai terminato.

Tale è la proposta dei siciliani, palermitani per la precisione, Ortro: i quattro pezzi presenti nel loro primo Demo/EP omonimo sono un autentico tuffo nel passato sia per composizione che per registrazione, decisamente spartana, cupa e ossessiva, al livello di molti dischi tipici del Black Metal scandinavo della prima ora.

Un progetto adatto unicamente ai più duri e incalliti fanatici del metallo nero, sia per la proposta decisamente oltranzista che per la, sicuramente voluta, totale mancanza di originalità: le quattro composizioni, dal piglio ritmico molto spesso decisamente ‘punkeggiante’ e da riff minimali quanto oscuri, tendono infatti ad assomigliarsi molto e la voce, che spesso dovrebbe essere il punto forte di una simile proposta, risulta debole e poco efficace a causa di screaming vocals troppo acerbe e poco corpose, che smorzano a mio parere di moltissimo l’impatto dei brani.

In ogni caso, la produzione decisamente secca, unita anche all’estrema brevità dell’EP, conferiscono in ogni caso un certo fascino al tutto, riuscendo così a far dimenticare in parte quelli che sono alla fine tipici difetti di una band alla sua primissima prova in studio.

Insomma, risulta decisamente ammirevole l’intransigenza che anima in toto questa opera prima e questo progetto siculo in toto, soprattutto in tempi dominati in misura massiccia da un uso spesso disgraziato delle tecnologie digitali, ma bisogna realmente fare qualcosa di più, soprattutto a livello di originalità complessiva ed efficacia vocale.

VOTO: 55/100 (Giuseppe Casafina)

https://www.facebook.com/Ortro-1676529832595969/

label: Autoprodotto

Tracklist:

1) No Mercy Propaganda

2) Satanchrist

3) Chaos Spreader

4) Cyanotic

Lineup:

Snor Flade – voce, chitarra

Sorg – batteria 

Anders Suhm –basso

6 – GUMOMANIACS – ‘Priest of Lucifer X’

06) Gumomaniacs cover

I GumoManiacs (dal nome del loro leader Daniel “Gumo” Reiß) sono una Thrash Band nata in Germania nel 2007. Per festeggiare i dieci anni dall’uscita del loro primo album ‘Priest of Lucifer’, al quale ne sono seguiti altri tre, il combo ne auto produce una nuova edizione, dal titolo ‘Priest of Lucifer X’, mantenendone invariato il contenuto, senza aggiunta di bonus track od altro materiale inedito.

Il loro è un classico Thrash tedesco, composto da tanta velocità e violenza, con un forte retrogusto di Venom che rende il tutto sulfureo e maligno.

I ritmi privilegiati sono quelli veloci e smodati, ma nell’album, che dura una quarantina di minuti circa, c’è anche spazio per sezioni cadenzate e potenti e per un minimo di melodia, data dalle chitarre soprattutto in certi assoli suonati in sincrono.

Tra i brani che si distinguono citiamo ‘My Satanic Rite’, velocissima, con un refrain ridotto ed un assolo diviso in una prima parte più immediata ed in una seconda più melodica, ‘Graveyard Fantasies’, arrabbiata, tirata a velocità controllata e con una sezione lenta che porta ad un assolo maligno diviso tra chitarra e basso, ‘Logarithm’, un tempo medio cupo e duro e la title-track ‘Priest of Lucifer’ esplosiva ed incalzante.

Nel suo insieme l’album è suonato e cantato bene (cosa abbastanza rara per il Thrash europeo) ed i GumoManiacs non sfigurano assolutamente se vengono affiancati a nomi più conosciuti della scena tedesca quali Assassin, Darkness, Vendetta ma anche Destruction e Tankard.

Cosa altro si può dire: ci vuole un nuovo album … lo aspettiamo.

VOTO: 80/100 (Andrea Bacigalupo)    

https://www.facebook.com/gumomaniacs

label: autoprodotto

Tracklist:

1) My Satanic Rite

2) Kill Again Tonight

3) Graveyard Fantasies

4) Invert The Cross

5) Thor

6) Ashes To Ashes

7) Logarithm

8) Hasta La Vista

9) Priest Of Lucifer

10) Strike Of Death

Lineup:

Daniel “Gumo” Reiß: Vocals, Rhythm & Lead Guitars

Robert “Hubi” Hofmann: Bass, additional Guitars

Michael “Air” Hofmann: Drums

Michael “Fuck” Pusch: Rhythm & Lead Guitars

7 – Le Ceneri – ‘Demo’

07) Le ceneri

La band Le Ceneri è nata nel maggio di quest’anno a Belluno dall’unione di Alvise (voce e basso), Guglielmo (chitarra), Carlo (chitarra) e Dario (batteria).

Composti i primi pezzi la band decide di inciderli dando vita al primo demo, composto da quattro tracce e disponibile dal primo settembre 2018, a seguito del quale Dario lascia la band.

Il loro è un Death Metal aggressivo, che intercala sezioni veloci ad altre più cadenzate ma comunque dure, unite da un’angosciosa gravosità di fondo data da suoni cupi e da un cantato in growl molto cavernoso ed accentuato.

I testi mettono un potente accento sulla dura disperazione causata dall’egoismo e dalla cattiveria dell’uomo e si rifanno principalmente a tematiche religiose, fatti storici o di letteratura.

Apostasia’ inizia con i piatti della batteria che simulano i rintocchi di una campana a morto, poi parte improvvisamente molto veloce per arrivare a strofe cadenzate e buie. Valido è il momento truce scandito dai colpi di basso che porta ad un durissimo refrain. Il testo parla di come la fede religiosa può portare alla costrizione e all’offuscamento della dignità dell’individuo.

Segue ‘Scared To Death’, divisa tra velocità a varie andature e tempo medio. Il testo, dalla tematica più horror, parla della paura che deriva dalla consapevolezza della cattiveria che  l’uomo ha dentro di se.

Il terzo pezzo è ‘Novit Dominus Qui Sunt Eius’, velocissima ed intercalata da un tempo medio. In questo caso Le Ceneri si ispirano al libro ‘Il Nome della Rosa’ di Umberto Eco, citando lo storico avvenimento del massacro di Béziers compiuto dalle armate papali durante la crociata contro gli Albigesi.

Arriva, infine, il pezzo che meglio rappresenta le capacità musicali e compositive del combo: ‘Smirne Brucia’, dove a svariati ritmi death vengono intercalate sezioni provenienti da altri generi, come l’iniziale ed originale taqsim (melodia orientale introduttiva), composta da loro, ed il lungo ed appassionante assolo.

Brano affliggente, parla dell’empio massacro compiuto dai Turchi all’inizio del ‘900 a spese delle comunità Armene e Greche, che causò oltre trentamila morti.

Alvise canta anche in italiano. Purtroppo le parole della nostra lingua madre, in alcune strofe, non sono chiaramente distinguibili per via del growl troppo pronunciato e questo è un peccato perché i contenuti non sono assolutamente banali e vengono trattati con grande serietà.

Nulla che non si possa superare; con il loro primo demo Le Ceneri superano la sufficienza. Aspettiamo il prossimo album.

VOTO: 65/100 (Andrea Bacigalupo)    

https://www.lecenercom

Demo Autoprodotto

Tracklist:

1) Apostasia

2) Scared To Death

3) Novit Dominus Qui Sunt Eius

4) Smirne Brucia

Lineup:

Guglielmo – Guitars

Carlo – Guitars

Alvise – Bass, Vocals

8 – 12 Gauge Outrage – ‘Deadly Sins’

08) Deadly Sin

Deadly Sins’ è l’album d’esordio degli Irlandesi 12 Gauge Outrage, fautori di un Thrash fuori misura: potente, aggressivo, carico di un’infinita energia.

Un quartetto che sa quello che vuole e lo fa senza mezzi termini, non nascondendo le influenze dei grandi che hanno dato il via al movimento, ma rendendole vive e splendenti in sette tracce dal tiro elevato, che comunque non mancano di modernità e di una ricerca melodica che amalgama il tutto.

Un cantato duro e ben modulato, che imprime rabbia e cattiveria allo stato solido, ritmiche serrate che lo seguono e lo sostengono, assoli che, invece, si distaccano per esaltare le melodia compositiva. Insomma, un album buono, valido, da non perdere.

Si citano, tra i brani più incisivi, la robante ‘Fallen’ diretta ma con al suo interno un buon momento melodico con un arpeggio che si muove su una ritmica scandita che assume energia fino all’assolo che parte lento per diventare aggressivo.

Eulogy’ parte da un arpeggio melodico per poi accelerare e prendere dinamismo, con una buona contrapposizione di ulteriori arpeggi e sottofondi robusti prima di un cambio di marcia che modernizza il tutto, indurendo i suoni per forgiarli in un unico blocco di metallo incandescente fino alla fine del pezzo.

Deadly Sins’ è uno strumentale tra l’Heavy Metal ed il Thrash, con un buon assolo melodico ed un buon giro di basso che mette in risalto le capacità degli artisti.

Il massimo proviene dai due pezzi conclusivi: ‘Drag me to Hell’, deflagrante ed incisiva, senza un attimo di sosta, è l’equivalente di un assalto spietato all’arma bianca , mentre l’ultima  ‘Sever the Nerve’ è veloce, moderna con un refrain struggente al limite dell’intonazione ed un assolo di alta qualità.

‘Deadly Sins’ è un album d’esordio da brivido, come non ce sono tanti. C’è poco da girarci intorno: assolutamente da ascoltare.

VOTO: 75/100 (Andrea Bacigalupo)    

https://www.facebook.com/12gaugeOutrage

label: Soundage production

Tracklist:

1) Fallen

2) Bleed for us                                 

3) Eulogy                                         

4) Deadly Sins                                 

5) Doomstar                            

6) Drag me to Hell                          

7) Sever the Nerve                           

Lineup:

Richard Harpur – Lead Guitar 

Ciaran Byrne – Guitar & Lead Vocals 

Oisin Foley – Bass

Billy Hearne – Drums

9 – Unscarred – ‘Cain’s Embrance’

09) Unscarred Cain's Embrace front cover

Gli Unscarred sono una band Thrash Metal di Abbiategrasso (Milano) fondata nell’estate del 1994 dal batterista Daniele Pavanello e dal chitarrista Luca Sassi ai quali si è unito, dopo qualche mese, il cantante Andrea Agosti.

Alcuni cambi di formazione, tra i quali il definitivo ingresso di Fabio Serafini alla chitarra e Matteo Scotti al basso, e l’uscita di due EP (‘Ruthless’ ed il concept ‘God Created Man’) anticipano la pubblicazione di ‘Cain’s Embrance’, terzo EP pubblicato nella primavera del 2016.

Il loro è un Thrash Metal complesso e sofisticato, che combina l’aggressione sonora, data dalla velocità e dalla timbrica Hardcore di Andrea, con atmosfere cupe ma energiche ed esaltanti, rendendo il songwriting ricco di variabili.

Sono tre le tracce che formano ‘Cain’s Embrance’: la Title-track, veloce e violenta, ha una sezione musicale cadenzata molto dinamica che porta ad un assolo frenetico e ad un finale molto feroce.

Segue ‘Son of the Storm’, dall’inizio roboante che si appesantisce fino a trasformarsi in un pezzo melodico e d’atmosfera, per poi ritrasformarsi ed accelerare giungendo ad un assolo sostenuto da ritmiche velocissime e poi…. ripartire da capo.

La conclusiva ‘Turmoil’ si basa su un andamento massiccio e sulla variabilità dei ritmi, è molto dinamica con atmosfere trascinanti ed incisive.

Cain’s Embrance’ è un buon biglietto da visita per gli Unscarred, band che può dirsi ormai esperta, visto i ventiquattro anni di carriera. Con tali presupposti auguriamo loro che arrivi presto il meritato Full-length.

VOTO: 70/100 (Andrea Bacigalupo)    

https://www.facebook.com/unscarthrash

label: autoprodotto

Tracklist:

1) Cain’s Embrace

2) Son of the Storm

3) Turmoil

Lineup:

Luca Sassi – chitarra

Fabio Serafini – chitarra solista

Daniele Pavanello – batteria, cori

Matteo Scotti – basso

Andrea Agosti – voce

10 – Capolinea 24 – ‘Lost in Tales’

10) Capolinea 21

Originari del milanese, i Capolinea 24 sono una band che poggia essenzialmente sulle individualità della vocalist Erica Molinari e del chitarrista Angelo Mazzeo, coppia di artisti che un po’ per gioco ed un po’ per lavoro, si è trovata nel corso del 2013 a dar vita ad un progetto musicale improntato alla rivisitazione di alcuni classici del rock tradizionale.

Dopo la consueta ed intensa trafila di live e comparsate in giro per la penisola, la realizzazione di qualcosa di proprio è stato l’inevitabile passo successivo utile nel dare decisiva concretezza ad una band che, rimanendo pervicacemente fedele alla propria solida radice classica, tenta di mettere a frutto l’esperienza maturata sin qui con l’obiettivo di costruire una strada personale e definita.

Il risultato è “Lost in Tales”, primo album autoprodotto composto da nove tracce inedite, che si propone quale biglietto da visita del gruppo lombardo, nel frattempo completato con l’ingresso in line up di Pietro Maestri alla batteria e Massimo Alquanti al basso.

Il genere elettivo dei Capolinea 24 è, come detto, un rock / AOR dalla forte componente melodica, facile e lineare nelle strutture, dai contorni parecchio radiofonici e vicino, talora, al country-pop d’oltreoceano.

Tutto sommato scorrevole, il debutto del quartetto è un esempio di decoroso melodic rock cui, tuttavia, difettano ancora alcune dosi di personalità ed una buona produzione in grado di offrire spessore ad un suono che, al momento, appare un po’ minimale e scarno.

La chitarra di Mazzeo non risalta come potrebbe, mentre la sezione ritmica difetta un po’ in profondità. Per nulla malvagio il cantato di Erica Molinari, senza dubbio tra i punti di forza del progetto.

Brani come “Death Eater” e “The Rock Ness Monster” hanno un flavour vintage che non spiace affatto, dimostrazione di come i Capolinea 24, pur senza strafare, siano in grado di cogliere nel segno.

L’aver scelto una strada non certo mainstream ce li rende, ad ogni modo, parecchio simpatici e graditi: al momento ci sono un po’ di migliorie da mettere a regime per poter essere davvero competitivi in senso ampio e completo, tuttavia c’è da essere fiduciosi.

Convinzione e doti artistiche non mancano, così come, ci auguriamo, la voglia di crescere ed evolversi ulteriormente.

VOTO: 67/100 (Fabio Vellata)    

http://www.capolinea24.com

label: autoprodotto

Tracklist:

1) I’m Ready to Go

2) Death Eater

3) Black Jack

4) Magic Glasses

5) Polka Dot Pig

6) Take Your Time

7) Here Today

8) The Rock Ness Monster

9) Tweleve

Lineup:

Erica Molinari – Voce

Angelo Mazzeo – Chitarra

Massimo Alquati – Basso

Pietro Maestri – Batteria