Thrash

TrueMetalStories: Watchtower, un notevole punto d’osservazione

Di Nicola Furlan - 14 Marzo 2017 - 10:29
TrueMetalStories: Watchtower, un notevole punto d’osservazione

TrueMetalStories: la rubrica in cui presentiamo band giovani e pronte a sfondare, o band di lungo corso che ancora non hanno ricevuto il successo che meritano.

Imagination Overpowers Reason

Il contesto thrash metal Staunitense, East & West Coast…
Quando il thrash metal prese il via negli Stati Uniti ancora non si sapeva di che cosa si stesse parlando. L’idea è sempre stata quella di cercar di correre più veloci degli altri, in termini di bpm, così come si percepiva, tra le giovani generazioni, la necessità di essere sempre più feroci ed aggressivi. Non era ancora nato un movimento vero e proprio, quanto una esigenza. Molti di questi giovani erano dei veri idealisti alla ricerca di un modo per esprimere la rabbia di un sistema che non li capiva e che capiva ancora meno le problematiche sociali, la libertà d’espressione, la guerra, lo sfruttamente delle risorse ambientali e la povertà. Ben presto allora, quello che inizialmente era la velocizzazione del sound NWOBHM e speed metal, andò a toccare temi di spiccato valore etico-sociale. Questa fuzione di stili ed intenti diede vita al thrash metal. L’underground si accese sulla scia dei grandi maestri californiani Exodus, Metallica, Megadeth, Slayer, gente che era riuscita davvero ad andare oltre il normale evolversi degli eventi. Anche la costa ovest non restò a guardare. Band quali Overkill, Whiplash, Anthrax, Nuclear Assault spopolavano con il loro thrash metal carico fino all’osso di iniezioni di puro hardcore da strada.

Il Sud non sta a guardare…
Spesso si tende a dimenticare però un’area statunitense che ha visto poche realtà imporsi, ma il cui contributo in termini di qualità non ha nulla da invidiare ai mostri sacri citati. Si tratta dell’area Sud, quella per intenderci che va dal Texas al sud della California. In quei territori così caldi si sono attivati, ispirati come tutti dagli echi della musica metal sempre più veloce, dei veri e propri ‘micro-movimenti’ giovanili. Ragazzi di grandi capacità ed attitudine che iniziavano a supportarsi a vicenda tra tape-trading e pulmini scassati per qualche data fuori porta. I nomi iniziano ad uscire piano piano e tra un underground degno di esser ricordato arrivano anche le leggende. Ricordate o avete mai sentito parlare di Spastic Ink, Blohole, Alowicious Toole, Ultimatum, Galactic Cowboys, Rigor Mortis o Juggernaut? Bene, queste sono state alcune delle più importanti realtà che hanno scritto la storia del thrash metal di quelle afose zone. E da quei contesti sono nati, ma qui ovviamente dico una cosa per voi scontata, Sacred Reich, Flotsam & Jetsam, Pantera, Watchtower, D.R.I. e Atrophy su tutte… ma mettiamoci pure i Damageplan per onor della Storia di un leggendario compianto artista delle sei corde, ‘Dimebag’ Darrell Lance Abbott ‘Darrell’. Questo è stato il fottuto ‘southern thrash metal’ dai più dimenticato.


[Dimebag Darrell]

Sfigati impolverati tra il Texas e l’Arizona
Ben poco avevano da aspettarsi quelle band per il loro futuro. Visti da tutti come dei veri e propri nerd, coloro che cercavano di evolversi, anche in direzioni meno sperimentali, altro non erano che ‘ragazzetti studiati’ della musica, poco inclini a lottare contro il mondo feroce delle metropoli, destinati quindi ad un futuro da pub fighetto più che da palco di un importante festival estremo. D’altronde i centri focali dell’arte fatta thrash metal stavano nella East and West Coast, ma pure in Europa, scena tedesca in primis. Insomma, il Sud è sempre arretrato… e non ha futuro… quancuno si sarà detto! E se pensate ai nomi importanti, beh, oggettivamente in pochi avrebbero scommesso su gente come i Watchtower. Ed allora, simulando di essere in loro… perché non osare? Potremmo spendere centinaia di parole su quanto ognuna di queste grandi band (forse ad eccezione degli Athropy) abbia ridisegnato il concetto compositivo di thrash metal canonico, teutonic-thrash o filo bay-area. Non avevano nulla da perdere in fin dei conti, nemmeno dal punto di vista compositivo.


[Watchtower pre-show]

L’esclusività dei Watchtower
E tra spunti crossover e groove, ecco spuntare l’eccellenza artistico-musicale: i Watchtower. Provenienti da Austin, in Texas, nascono a fine 1982, per volontà del cantante Jason McMaster. La formazione di arricchise del chitarrista Billy White e di quella che si rivelerà, a tutti gli effetti, come una delle sezioni ritmiche più esclusive ed uniche della storia technical thrash: Rick Colaluca alla batteria e Doug Keyser al basso. I quattro si mettono a lavoro e nel giro di un annetto danno alla luce il primo demo intitolato “Meltdown”. Mai nessuno aveva prodotto qualcosa di simile. Sebbene le strutture dei brani siano di chiara ispirazione speed metal, sfumato abbondantemente di NWOBHM, già molto si coglie dalle ritmiche quadrate, a tratti avanguardistiche. Nel 1985 poi esce l’esordio discografico “Energetic Disassembly”, continuazione di quanto di vincente si era sentito fino ad ora.
Di successo ne arriva però poco, sia a livello di vendite, sia di visibilità live. La band suona in piccoli show underground… e nel 1986 Billy lascia il gruppo a causa di diversi punti di vista sugli orientamenti della band. Ancora non è chiaro se l’axeman non si sentisse all’altezza degli altri o se davanti a sé vedeva soltanto un vicolo cieco senza alcuna prospettiva lavorativa, ma la scelta si rivela malgrado suo, azzeccata.
Billy White se ne va invece a suonare con un manipolo di musicisti, in un altro gruppo. Uno di questi è il batterista Bobby Jarzombek che ha un fratello, Ron (entrambi nati in una famiglia dalle spiccati attitudini musicali). Parola più, parola meno vien fuori che Ron suona la chitarra… e lo sa fare piuttosto bene. Questo primo importante split porta quindi all’entrata in formazione di Ron Jarzombek, talentuoso chitarrista che successivente suonerà con Marty Friedman, Jeff Loomis, Hannes Grossmann e molti altri talenti della scena internazionale.


[Il chitarrista Ron Jarzombek]

“Cottage Cheese from the Lips of Death – A Texas Hardcore Compilation”
In questo momento, come già accaduto nella stessa maniera in molte altre parti del mondo, qualcuno si accorge di questo frizzante panorama ‘non canonico’ e decide di dar vita ad una compilation su LP chiamata “Cottage Cheese from the Lips of Death – A Texas Hardcore Compilation”: la prima vetrina ufficiale del movimento ‘southern thrash’ metal staunitense. Le compilation furono una vetrina importante per molti. Ce lo insegna, una su tutte, la “Metal Massacre” via Metal Blade Records riguardo a band come Metallica, Malice e Ratt.
Un qualcosa di nuovo sta quindi aprendosi all’orizzonte… e non è il solito sole rosso fuoco ad intrattenere i bevitori del dopo lavoro. I ragazzi iniziano ad attivarsi e i concerti prendono piede nei parcheggi, alle feste e nei piccoli pub. Un vero e proprio sfoggio di talenti: tecnicamente preparati, intelletuali pezzenti, con un brillante approccio artistico che li differenziava dalla maggior parte dei compagni di genere. Il movimento inizia a farsi sentire. Le etichette alzano le orecchie. L’attenta Noise Records, che aveva un raro fiuto per i talenti, decide di investire e li mette sotto contratto.


[L’LP “…A Texas Hardcore Compilation”]

Solo i talenti scrivono i capolavori
Ed ecco arrivare il momento chiave. Con il nuovo arrivato Ron alla chitarra tutto sembra a posto. Idee ce ne sono. La band non vive di gloria esplosiva, ma sopravvive grazie all’attenzione che la comunità inizia a riconoscerle. Ma quando tutto sembra finalmente poter partire, ancora uno split! Alla fine del 1988 anche Jason McMaster lascia, affascinato dall’opportunità di poter firmare con la major CBS un contratto per il suo gruppo parallelo, i futuri Dangerous Toys. In fretta e furia la band recluta al microfono un tale Mike Soliz, famoso in zona per aver militato negli speed metaller Milita. Ma dura poco in quanto le attese sulla dedizione al progetto da parte dei membri ancora in formazione sono state sovradimensionate. E, ancora una volta, ci permettiamo di affermare: per fortuna è andata così!
È in arrivo infatti Alan Tecchio dagli Hades. Tecchio, che aveva dimostrato le sue capacità sopratutto sul disco “If at First You Don’t Succeed…”, è quanto di meglio potessero trovare i Watchtower che da sempre hanno puntato sul cantato ricco di ‘alti’, dalla dinamica elastica e con grande estensione. I quattro si mettono al lavoro. Passano circa sette mesi e la sala prove si chiude. La band è pronta a portare tutto alla consolle.
A fine primavera del 1989, Ron Jarzombek, Alan Tecchio, Doug Keyser e Rick Colaluca entrano nei tedeschi SkyTrak Studio benevisi dalla Noise Records per iniziare le sessioni di registrazione del secondo full-length, “Control and Resistance”. Se già qualcuno aveva coniato il termine di technical thrash metal, forse più per percezione di uno stile o di un cambiamento artistico in via di sviluppo che per una certezza, è con “Control and Resistance” che possiamo affermare che il technical thrash metal ha un suo stilema ben definito: il suo manifesto! Per quanto io non abbia a simpatia le etichette dei generi musicali, trovo importante l’uso delle stesse nel momento in cui aiutano a raggruppare determinate attitudini, ispirazioni o stili. “Control and Resistance” è il technical thrash metal per eccellenza. Andado a riproporre un estratto della recensione scritta proprio per questo sito riguardo il disco, ci permettiamo di evidenziare che “Control and Resistance” rappresenta quanto di più tecnicamente estremo si potesse produrre dall’89 ad oggi in un ambito thrash.
Immaginare i Watchtower come un meccanismo puramente sperimentale è riduttivo. Erano oggettivamente qualcosa di grandioso.

Le prime soddisfazioni live… solo un fuoco di paglia!
Alla release del disco, segue il primo tour ufficiale fuori casa. Era il 1990. La band vola in Europa per la seconda volta dopo quella che li aveva visti firmare per la Noise Records. E si imbarca in un tour assieme ai leggendari Coroner, la band che, in Europa, è quella più affine per attitudine e qualità tecnico-esecutiva (…mi viene da affermare… beato chi si è visto una data di quel tour!).


[La locandina del tour del 1990 assieme ai Coroner]

La terza rivoluzione
Manco il tempo di godersi i meritati onori dopo anni di lotte e fatiche che accade un terzo stravolgimento. E questa volta non diremo: per fortuna! Diremo, ahimé: purtroppo! Tecchio lascia la band. Una mente troppo eclettica per riuscir a metter radici dirà qualcuno, ma al lato pratico è il collasso della torre. La ricerca di un nuovo frontman è assidua ed il sostituito anche si trova. Miracolosamente viene trovata una contro-immagine talentuosa di Tecchio. Si tratta di Scott Jeffreys che proprio in quel periodo aveva fatto palrare di sé per la prestazione straordinaria su “Condemned” dei Confessor, alter ego dei Watchtower lato West Coast. Bene, ma fino ad ora vi sembra che questo gruppo abbia trovato un briciolo di stabilità? Certo che no. E la sorpresa è deitro l’angolo. Ron Jarzombek riceve la notizia che dovrà operarsi a quel maledetto anulare della mano sinistra che già molti problemi gli aveva dato durante le registrazioni di “Control and Resistance”, ma che aveva tenuto sotto controllo, pure nel tour a seguire. Ma i dolori durante la fase di scrittura di quello che avrebbe dovuto essere il terzo capitolo discografico della loro carriera, “Mathematics”, furono ad un certo punto insostenibili. La band concluse così la propria carriera. I musicisti si dedicarono ad altri progetti, sempre sperimentali, orientati verso quelle nuove frontiere fatte di fuck-metal e rap-core e le cui ispirazioni crescenti date da band come Rage Against the Machine, Red Hot Chili Peppers e Faith No More rappresentavano l’alternativa filo-metal più ‘matura’ nonché l’unica in grado di reggere allo tsunami di tendenza generato dal grunge di inizio anni Novanta.

[Cover artwork di “Control and Resistance”]

Il ritorno sulle scene: scelta commerciale o volontà di riprendere in mano il destino?
Quando leggo notizie di coming back, penso a quanti in questi anni, con più o meno successo, hanno ripreso in mano gli strumenti e si sono ributatti sul mercato. Probabilmente più per integrare uno stipendio part-time che per rincorrere un entusiasmo pari a quello di gioventù. Gente come Forbidden, Atheist, Sacred Reich, Cynic (per citare i miei preferiti), hanno composto o semplicemnte ricalcato i palchi di tutto il mondo per ‘sport’. In un periodo di crisi artistica, la musica metal rinasce dalle sue ceneri e dà grandi soddisfazioni. Riguardo i Watchtower è accaduta la stessa cosa. A fine 1999 Jason McMaster ha contattato nuovamente i vecchi amici/colleghi Rick Colaluca e Doug Keyser e, benestare ricevuto, ha rimesso in piedi la struttura della torre d’osservazione. È bastata la cover di un brano degli Accept per aprire nuovamente, via Nuclear Blast, le porte che avevano chiuso anni prima e che ora garantiscono l’accesso alla strada, a nuove esperienze on-the-road.


[I Watchtower oggi]

I riconoscimenti postumi…
Molte le richieste di partecipazione ai festival estivi più prestigiosi come il Keep It True Festival e il Bang Your Head!!! festival. Con la band nuovamente on-the-road il nome inizia a girare; sono in molti ad affermare quanto siano stati importanti per la scena metal e per le ispirazioni di molti musicisti. Non è segreto che lo stesso John Petrucci, chitarrista fondatore dei progster neyorkesi Dream Theater, amasse il combo statunitense. E fortuna vuole che arrivi anche l’occasione di supportare gli stessi Dream Theater in un tour. Occasione presa al volo! Poche date grandiose!
In un periodo di grande carenza di talenti ed idee, ecco che per tener vita al tutto è necessario conferire pregio a ciò che al tempo aveva poca importanza. Molte sono le etichette che si fanno avanti per ristampare dischi ormai fuori catalogo da anni. Le etichette raccolgono demo, rehearsal song, brani live, b-side, inediti di qualità… tutto ciò che si può recuperare di ascoltabile. Nel 2002 esce un piccolo testamento musicale: la compilation “Demonstrations in Chaos”.

La matematica non è una opinione…
Ed arrivano i primi brani inediti. È il 2015 e la band annuncia che il nuovo e tanto atteso nuovo materiale è in arrivo. Si tratta di alcuni brani inediti, nello specifico ‘Technology Inaction’, ‘M-Theory Overture’ ed ‘Arguments Against Design’ con alla voce quel famigerato Tecchio che diede il via alla fine. Nel 2016 Prosthetic Records acquisice i diritti dei nuovi brani composti dal 1989 al 2016 e pubblica l’EP “Concepts of Math: Book One”. Il minidisco contiene il primo singolo inedito di sei anni prima, ‘The Size of Matter’, gli ultimi tre inediti più una nuova canzone intitolata ‘Mathematica Calculis’. L’EP è davvero bello, ma ancora una volta si ha la percezione che sia ‘fuori dal tempo’. Esatto, proprio fuori dal tempo. Decidete voi come collocarlo nell’esistenza della musica. Oppure, decidete voi quando collocarlo nella musica, passata o futura… o di lasciar semplicmente oscillare i Watchtower nell’indifinito Olimpo degli Dei del metal immortali, senza tempo.

Nicola Furlan