Turisas (Olli Vänskä)
Freschi autori di un controverso ed imprevedibile nuovo album intitolato semplicemente “2013”, i finlandesi Turisas si apprestano a sbarcare in Italia con il consueto carico di musica ad alto voltaggio mescolata ad un’immagine a dir poco singolare e pittoresca.
Spunti ed argomenti interessanti, sviscerati rigorosamente in lingua madre dal violinista del gruppo Olli Vänskä insieme alla nostra Tarja Virmakari, connazionale della gioviale cricca di rumorosi finnici…
Buona lettura!
Intervista a cura di Tarja Virmakari
Ciao Olli, sono Tarja, piacere di conoscerti! e benvenuto su Truemetal.it. Come stai?
Ciao Tarja, e grazie, sto molto bene. In questi giorni sto godendomi una piccola vacanza ed il tempo qui in Finlandia è discreto. Non mi lamento…
Partiamo un po’ da lontano, in modo da farti conoscere meglio ai nostri lettori.
Sei entrato nei Turisas nel 2004 per suonare il violino, prima come touring member, e poi nel 2007 sei stato immesso ufficialmente in lineup. Dimmi, quali sono i tuoi ricordi migliori di questi ultimi nove anni?
Per essere esatti, ho suonato coi ragazzi già nel 2003, e comunque nel 2004 forse c’era solo un concerto dove non ho suonato, ma altrimenti sono stato più o meno un “full-time member” sin da allora…
Ho tantissimi buoni ricordi di questi anni passati insieme, tra cui forse il primo Tuska o i grandi festival in generale. Ovviamente mi ricordo bene il primo Download festival nel 2007, un’esperienza stupenda. Poi il primo headline tour … salire sui quei palchi enormi, come violinista in un gruppo metal, non succede spesso … ma come detto ci sono tantissimi bei ricordi di questi ultimi nove anni…
Tuo papà è il famoso direttore d’orchestra, clarinettista e compositore, Osmo Vänskä: suppongo che la tua infanzia sia stata piena di musica. Tu però, come e quando hai scoperto che il violino era proprio il tuo strumento? C’è stato prima qualcos’altro?
Ho cominciato con il violino nel 1985, ma è stato il pianoforte il mio primo amore.
Il violino non è stato inizialmente il mio “strumento” perché, sai, non era qualcosa “da figo” per un giovane ragazzo a quei tempi… e la scuola dove andavo non aveva nessuna classe speciale per i musicisti.
Pur avendone buone basi, ho smesso di suonarlo quando avevo 19 anni. Poi sono partito per il servizio di leva, quindi, per un certo periodo, sono stato parte di vari progetti musicali, molto differenti: dal metal al jazz, sino alla musica tradizionale da ballo (liscio), improvvisazioni e altre ancora.
Solo molto dopo ho ritrovato il violino, ma come volevo io: stavolta elettrico, suonato con mio fratello che si occupa della chitarra elettrica.
In questo modo ho trovato il mio “sound” e quasi subito ho conosciuto i ragazzi dei Turisas che mi hanno offerto la possibilità di suonare con loro.
Insomma, a volte la vita porta sorprese divertenti… non avrei mai pensato di suonare uno strumento simile in un gruppo metal. Devo ammettere però che, molto probabilmente, oggi non suonerei il violino se non fosse per i Turisas…
Ho sentito dire che il tuo motto è: “Fuck the guitar solos!” (“Fanculo gli assolo di chitarra!”) … ma Jussi Wickström è d’accordo? O avete comunque trovato una vostra armonia?
Be’, Jussi non suona assolo, non è un fan di grandi riffate, quindi sì, andiamo piuttosto d’accordo. Infatti, questo mio motto è partito da uno scherzo, in un concerto di anni fa… Per dirla tutta poi, nei nostri pezzi non c’è tanto violino tradizionale: suono, cercando di imitare proprio la chitarra.
Ti confesso tuttavia, che a volte mi stupisce la “mentre ristretta del pubblico” che ha qualche difficoltà nell’accettare uno strumento atipico come questo… già con la tastiera in molti fanno fatica…
Beh dai, possiamo dire che la tua missione è quella di allargare la mente della gente…
Può darsi… ma almeno offro qualcosa di diverso… e mi piace far capire che con anche con un violino si possono sostenere i suoni più thrash…
Dopo il vostro ultimo “Stand Up And Fight” (2011) avete avuto un paio di cambi di line up. Robert Engstrand alle tastiere, Jesper Anastasiadis al basso e Jaakko Jakku alla batteria. Secondo te, il loro ingresso ha cambiato in qualche modo il vostro sound?
Può darsi, ma solo in meglio: non voglio sminuire l’importanza di nessuno, ma già da quando abbiamo tolto la fisarmonica, siamo andati un po’ fuori dal tradizionale folk metal.
Da tempo Netta (Skog) suonava una midi-fisarmonica, tipo tastiera, durante i tour. E quando ha lasciato il gruppo, è stato piuttosto naturale per noi il non cercare un altro membro per quello strumento specifico, preferendo piuttosto tentare soluzioni diverse.
Oltretutto, Jaakko e Jesper sono entrambi bravissimi musicisti, oltre a sapersi disimpegnare molto bene anche con il microfono.
Con i precedenti batterista e bassista, in realtà non c’è stato nessun dissapore o motivo di contrasto, voglio sottolinearlo: hanno lasciato esclusivamente per i loro impegni ulteriori, impegni che rendevano impossibile il continuare con noi.
Inoltre Jukkis (Jukka-Pekka Miettinen) non era più molto dell’avviso di sostenere lunghi tour: già con gli Ensiferum aveva viaggiato molto ed eravamo un po’ tutti consapevoli del fatto che non gli piaceva granché, soprattutto quando si trattava di imbarcarsi per i lunghi tour in America.
Quindi per loro, è stata più che altro una decisione dettata dal desiderio di cambiare stile di vita…
Credo di sì. Sai com’è, i ragazzi, alla loro età, hanno di solito già messo su famiglia, ahah…
Così hanno deciso semplicemente di seguire quella strada.
Ora però parliamo del vostro nuovo album “Turisas2013”, uscito il 26 di agosto in Europa ed un paio di giorni prima in Finlandia.
Dopo averlo ascoltato un paio di volte, mi sembra molto diverso da “Stand Up And Fight” (2011). Forse dovrebbe essere Mathias a rispondere a questa domanda, ma provaci comunque tu stesso: come lo descriveresti in merito a testi e tematiche?
I nostri due album precedenti, The Varangian Way (2007) e Stand Up And Fight (2011), erano più incentrati sui temi tradizionali del viking metal, con quelle storie un po’ epiche che raccontavano l’ira e la furia di guerrieri di 1000 anni fa…
Invece questo nuovo disco è più rilassato ed orientato verso questioni, diciamo così, “universali”.
Gli argomenti non sono più così “storici”, ma si concentrano su vicende che toccano un po’ tutti, dalla libertà, al rapporto con il potere; qualche frammento ha anche radici politiche, una tematica di cui c’era già qualche accenno proprio in Stand Up And Fight.
Abbiamo poi una serie di brani che parlano di scelte individuali, di responsabilità e doveri.
Diciamo insomma che “Turisas2013” è più personale ed introspettivo.
L’intenzione con questo album, era di assumere un approccio diverso.
Canzoni più veloci, più adatte ad internet ed al cellulare – per capirci – coi suoni “super-massivi” solo nelle canzoni che ne avevano davvero bisogno.
Devo dire poi, che è stato abbastanza interessante lavorare in una casa vera e propria, piuttosto che affittare uno studio ad Hameenlinna o Helsinki.
Ci siamo trovati tutti insieme in un appartamento dove abbiamo portato l’intero materiale necessario a registrare e comporre: Mathias ha cominciato a lavorare su alcuni canzoni che aveva preparato già l’estate scorsa. Io mi sono concentrato su alcune cose specifiche e Jussi su altre: ci siamo suddivisi i compiti.
Quindi, abbiamo iniziato a registrare alla fine d’ottobre: è stato quasi come starsene seduti a lavorare da soli per poi guadagnare tempo nelle registrazioni. Il bello poi, è che oggi la tecnologia è così sviluppata che non devi praticamente più mettere piede in studio per ottenere dei suoni professionali.
Tutto sommato è stato divertente anche in questo modo e credo che la registrazione sia uscita comunque molto bene. Oltretutto abbiamo fatto tutto in meno tempo rispetto agli album precedenti: circa in un anno dalla stesura dei primi demo ed abbozzi. Per noi è davvero pochissimo rispetto al solito…certo, alcuni gruppi incidono un album all’anno, ma alla fine non cambiano granché tra l’uno e l’altro…
Inoltre quando non sei legato ad uno studio, puoi prendertela molto più tranquillamente e lavorare sui brani più a lungo. Siamo riusciti comunque a mantenere il ritmo giusto, visto che prima di partire per il tour in America, il cd era pronto al 98%.
Parlando del titolo “Turisas2013”: come mai così semplice?
Aahah per essere onesto, all’inizio a me non è piaciuto per nulla.
Ma poi abbiamo parlato tra di noi.. e abbiamo deciso che era la scelta giusta, un po’ anche per via dei cambiamenti di line up: in quel senso rispetta una sorta di nostro “cambio pagina”.
Certo è un titolo provocatorio e fa forse un po’ “sollevare il sopracciglio” a chi era abituato ad altro… come ti dicevo prima, spesso il pubblico metal è legato troppo alle tradizioni.
Pensa che abbiamo ricevuto addirittura qualche simpatico ricatto da parte di alcuni nostri fan per convincerci a cambiare il titolo… ma alla fine, diciamola tutta: non è tanto importante come si chiama un album, ma il fatto che le canzoni in esso contenute abbiano la capacità di dimostrare lo stato artistico del gruppo in quel determinato periodo. Nel nostro caso, nel 2013.
In effetti anche la copertina è piuttosto semplice: Mathias su sfondo bianco con il semplice titolo appena sotto. Anche questo è un modo per riflettere il vostro cosiddetto cambio pagina?
Si, certamente! È stilisticamente rappresentativo anche in quel senso, per quanto – ne convengo – una tale copertina non è molto “metallica” e non racconta molto di ciò che c’è dentro l’album.
Diciamo che ha piuttosto un approccio “istintivo”: ci saranno vecchi fan che si chiederanno il motivo di una cosa tanto strana, mentre i nuovi diranno che non sapevano che i Turisas potessero suonare in questo modo.
Al di la di tutto, è un messaggio forte: “take it or leave it”. Oggi siamo così, questi sono i Turisas nel 2013…
Il mix e il mastering sono stati realizzati a Londra, con la supervisione del produttore Jaime Gomez Arellano. Come avete preso la decisione di lavorare con lui?
Beh, Jaime ha precedentemente collaborato con gruppi come i Ghost, con suoni un po’ più puliti e vintage e per noi è stato una specie di esperimento, quello di non allestire suoni super-pomposi intendo, come tanti altri gruppi stanno facendo.
Ad esempio, la batteria nel nostro album è praticamente grezza ed i suoni di chitarra hanno un feeling molto ruvido, come i testi… non abbiamo voluto “nasconderci” dietro la produzione.
Jaime ha un bel tocco nell’arrangiare questi suoni “vintage”: anche le parti orchestrali non cercano di sembrare sinfoniche a tutti i costi ed il suono che ne deriva è quindi stile anni ‘70 ed ’80.
Un po’ come se provenissero fossero dai film di quel periodo, tipo “Rocky”, per dirne uno.
Sai, le orchestre di uno piccolo studio di Hollywood… è un modo abbastanza diverso di fare le cose insomma…
Ed anche in questo modo portate in avanti il vostro messaggio: questi sono i Turisas di oggi!
Si, assolutamente. Non intendiamo la musica come una cosa vecchia e sempre uguale: sai, è triste quando i gruppi cominciano a limitarsi nel creare. Mantenere la propria essenza, riservandosi la libertà di creare qualcosa di nuovo e di sperimentare … questo è il modo in cui vogliamo fare musica!
Solo poche settimane fa avete pubblicato “For Your Own Good” per lo streaming. Ho letto commenti molto diversi: alcuni dei vostri fan sembrano un po ‘ confusi e perplessi …
Qual è la ragione che vi ha spinti a scegliere come primo singolo la canzone più particolare e lenta dell’album?
Si, in effetti è praticamente il “lento” dell’album.
Ma segue lo stesso approccio che abbiamo tenuto con l’intero disco: per come la vedo, “For Your Own Good” è molto orecchiabile… ma certamente non è la song che ci si aspetta da noi, ahah!
È piuttosto divertente accorgersi che la gente, d’istinto, pensa che questa sia una cosa che non può andare bene per i Turisas: dal nostro punto di vista però, è molto positiva l’idea di sfidare gli ascoltatori in questo modo.
Come ovvio poi, quando ascolteranno le restanti canzoni troveranno i suoni più familiari e tradizionali dei Turisas: l’album, nonostante le sue varie sfumature suona comunque ancora Turisas al 100%. Voglio dire insomma che, al di la di tutto, il nostro stile è ancora ben riconoscibile anche se non è esattamente come i fan sono stati abituati ad ascoltarci…
Ripeto, oggi, nel 2013, siamo così. Siamo cresciuti come persone e musicisti.
Chiamiamolo quindi come una sorta di “voltar pagina” per non offrire sempre quello che il pubblico aspetta di sentire da noi. Oppure, se vuoi, vediamolo un po’ come un “gioco d’azzardo”, che piaccia o no…
Dopo tutto, non si può sempre suonare scontati ed allo stesso modo in eterno…
In effetti, mi ricordo di aver letto da qualche parte una dichiarazione di Mathias in cui affermava che i Turisas non fanno mai un album uguale all’altro…
È proprio vero… diciamo la verità, ci sono troppi gruppi in giro che si ripetono di album in album: lo trovo estremamente noioso.
Quando leggo un’intervista in cui si dice di aver realizzato un disco tutto nuovo e fresco, mentre in realtà è stata inserita solo qualche nuova parte vocale o piccole variazioni qua e là rispetto al solito, mi viene un po’ da sorridere… ovviamente ognuno può fare ciò che vuole e ritiene meglio…
Questa estate suonerete in diversi festival, poi a settembre inizierete il tour europeo da headliner intitolato “Heidenfest 2013 con il quale arriverete anche in Italia. Subito dopo sosterrete una serie di concerti nel Regno Unito.
Un bel giro si direbbe: quali sono le vostre aspettative su questi festival e tour?
Fino adesso abbiamo fatto, credo, cinque festival: ci servono per preparare al meglio l’Heidenfest, evento che condivideremo insieme agli Ensiferum.
Sostanzialmente ci aspettiamo di migliorare la nostra fama in Europa.
Il tour in UK poi, sarà una cosa divertente: siamo forse uno dei gruppi più strani e particolari che ha guadagnato fan da quelle parti, motivo per cui il Regno Unito ha sempre un posto speciale nel nostro cuore.
Non vedo l’ora di suonare qualche nuova canzone durante i tour, forse quattro-cinque pezzi dal nuovo album, insieme, ovviamente, ai nostri hits “Oldies-goldies” degli anni passati.
I nuovi membri della band (Robert, Jesper, Jaakko) sono davvero bravissimi e ci sanno fare parecchio sul palco: è stato davvero bello suonare con loro, specialmente la settimana della “midnight summer”.
Abbiamo inanellato quattro show, uno dopo l’altro, e ci siamo divertiti davvero tanto…
Come dicevamo, il prossimo 25 settembre suonerete qui in Italia, a Milano … quali sono i vostri migliori o peggiori ricordi del pubblico italiano?
Oh, se mi ricordo bene, eravamo a Roma a suonare quando il nostro backliner ha rotto completamente computer e monitor… ma non era di certo colpa del pubblico eh, sia chiaro! Ahahah!
Guarda, quello che a me piace maggiormente degli italiani sono mentalità ed attitudine, oltre al modo in cui partecipano agli eventi.
Quindi mi aspetto un bel concerto il 25 settembre.
In Italia ci sono stato anche per le vacanze: spero sinceramente di avere un po’ di tempo libero a Milano, così da riuscire a vedere anche qualcos’altro oltre al locale…
Ve lo auguro davvero! e a proposito, cosa succederà dopo i tour?
Credo che saranno inseriti ancora altri show. Quindi a novembre e dicembre qualche altro show ci sarà di certo.
Nel frattempo, io sarò sicuramente concentrato sui nuovi brani: sai, quando hai l’ispirazione ti conviene sfruttarla al massimo e continuare a scrivere.
In primavera poi avremo l’incontro con il nostro management: credo ci sarà aperta qualche nuova opzione…novità in arrivo… sono molto ottimista per il futuro prossimo.
Olli, l’ultima domanda… quali sono i tuoi saluti ai vostri fan ed ai lettori di Truemetal.it?
Tanti saluti da Helsinki, sorprendentemente bella e soleggiata in questi giorni.
E grazie davvero per il supporto che abbiamo sempre avuto da voi! Speriamo che il nostro nuovo album, “Turisas2013″, sia di vostro gradimento: non è una semplice “macedonia” … definiamolo piuttosto una deliziosa pizza!
Ci vediamo in tour!
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Sito ufficiale Turisas
Pagina facebook
Discografia:
– Battle Metal (2004)
– The Varangian Way (2007)
– Stand Up and Fight (2011)
– Turisas2013 (2013)