UFO (Andy Parker)
Tre anni dopo la pubblicazione del buon The Monkey Puzzle, tornano sulle scene i britannici UFO con un nuovo album, il ventesimo della carriera, intitolato The Visitor. Abbiamo approfittato dell’occasione per raggiungere lo storico batterista Andy Parker e fargli alcune domande a proposito del nuovo disco, del passato e del futuro della band britannica. Buona lettura!
Ciao Andy e benvenuto sulle pagine di Truemetal.it. Nel 2009 ricorre il quarantesimo anniversario della fondazione degli UFO. Puoi dirci brevemente com’è cambiato il sound degli UFO in tutto questo tempo?
Abbiamo cambiato attitudine diverse volte nel tempo, focalizzandoci ogni volta su aspetti diversi della nostra musica. Non sono mai stati cambiamenti decisi a tavolino, non ci siamo mai seduti attorno a un tavolo a dirci “ehi, dobbiamo suonare così” oppure “il prossimo album deve essere colà”… tutto quello che abbiamo fatto è venuto direttamente dal nostro cuore, dalla nostra ispirazione, dalla nostra voglia di rimetterci continuamente in gioco, e ogni volta ci divertiamo sempre come pazzi a suonare dal vivo. E’ capitato di passare da sonorità più rocciose ad altre più classiche o blues, ma è normale: non puoi suonare la stessa cosa per quarant’anni. Quello che è cambiato riguarda soprattutto le tecniche di registrazione, mai così all’avanguardia, e il problema dei download di massa da internet.
Parliamo di The Visitor, il vostro ventesimo disco da poco uscito nei negozi. Quando avete cominciato a lavorare su questo album e quanto tempo vi ha preso nel complesso?
Abbiamo iniziato qualche tempo dopo la fine del nostro tour lo scorso Agosto, ci siamo presi un po’ di tempo per riprenderci dalle fatiche dei concerti e poi abbiamo cominciato a lavorare sui pezzi per il nuovo album. In quel periodo ognuno di noi ha scritto qualcosa e l’ha in seguito proposto al gruppo. Siamo partiti da questo materiale che avevamo composto e abbiamo iniziato a decidere come avrebbe dovuto essere il nuovo album e più o meno che canzoni avrebbero dovuto farne parte. All’inizio di quest’anno ci siamo ritrovati in studio ad Hannover, laddove si trova il nostro management, e a inizio Febbraio abbiamo iniziato con le registrazioni: prima le parti di batteria unitamente a quelle di basso, poi mano a mano quelle di Phil, di Vinnie e di Paul. Verso Aprile più o meno le registrazioni erano terminate e l’album era ormai pronto.
Come descriveresti il sound di The Visitor, mettendolo a confronto con gli altri album degli UFO?
E’ una domanda davvero interessante questa. Devi sapere che quando sono rientrato nella band nel 2005 per registrare The Monkey Puzzle sono rimasto davvero sorpreso di sentire quanto le composizioni degli UFO si fossero orientate sul blues, di come questa componente fosse molto più marcata rispetto agli ultimi album su cui avevo lavorato con il gruppo, ad esempio, per dirne uno Walk on Water nel 1994 con Michael Schenker. Dopo l’uscita di The Monkey Puzzle dovevamo decidere se continuare su questa strada oppure no, e alla fine abbiamo scelto di continuare più o meno su quei binari: ascoltando The Visitor te ne accorgerai sicuramente. A me piace molto questa cosa, adoro suonare in questo modo. Si tratta praticamente di un ritorno alle origini, dato che quando la band si è formata tra la fine degli anni sesssanta e l’inizio dei settanta la nostra musica aveva già una decisa componente blues, prima di spostarci su sonorità più rocciose e pesanti. E’ interessante vedere come ora l’influenza principale, l’alchimia del gruppo, si sia di nuovo orientata verso il blues, ed è una cosa che mi fa estremamente felice. Adoro questa nuova direzione.
Qual è il senso del titolo dell’album, “The Visitor”?
E’ un titolo che puoi interpretare liberamente, non ha un vero e proprio senso. E’ legato soprattutto all’immagine che abbiamo scelto per la copertina, una stampa del ‘500/’600, adesso non ricordo. Raffigura due persone che vanno a visitare l’interno di un manicomio e sono disposte a pagare dei soldi pur di vedere qualcosa di diverso, qualcosa che normalmente non si vedrebbe nella normalità. Trovo che questo possa essere applicato anche alla musica in un certo senso, pagare dei soldi per potersi immergere in un’esperienza che, altrimenti, non si troverebbe nella normalità, sia che si parli di concerti live che di dischi in studio. Ma questa è solo una mia personale interpretazione, come ho detto non c’è un senso vero e proprio, ognuno può dargli il senso che preferisce.
C’è una canzone che preferisci rispetto alle altre all’interno di questo disco?
Credo di poter dire senza alcun dubbio Living Proof, la traccia numero sei. Quando Vinnie ci ha fatto sentire per la prima volta questo brano siamo tutti rimasti a bocca aperta. E’ un pezzo molto funky, non è stato facile per me dargli la giusta interpretazione, il giusto tocco di batteria: non ho mai suonato funk ed è stata una cosa abbastanza nuova per gli UFO e soprattutto per me. Ci ho dovuto lavorare un bel po’ sopra. E’ stata una bella sfida, ma devo dire che in breve tempo è diventato il mio pezzo preferito.
Sul vostro sito internet avete scritto che per questo album sono state composte qualcosa come 35 canzoni, di cui alla fine solo una decina sono state scelte per comparire sul disco. Che fine faranno le altre canzoni?
E’ una bella domanda (ndr ride). Sai, sono cose che succedono in fase di composizione, ci troviamo in studio con un grande bagaglio di canzoni e decidiamo quali pezzi andranno a finire sul disco e quali no. Abbiamo preso i brani che ci sembravano migliori, ci abbiamo lavorato sopra cercando di perfezionarli ulteriormente, e alla fine ci siamo ritrovati con undici canzoni (ndr l’undicesima è la bonus track per l’edizione limitata) e le abbiamo registrate. Quello che è rimasto fuori potrebbe tornare utile come spunto per il prossimo album, così come è possibile che rimangano nel dimenticatoio, vedremo nel futuro.
Che tipo di reazione vi aspettate dalla stampa specializzata e dai vostri fan in seguito all’uscita di The Visitor
Stiamo avendo degli ottimi feedback per questo The Visitor. Stiamo ricevendo delle ottime recensioni più o meno ovunque e sono tutti molto contenti di come sia venuto questo disco. C’è da dire che rispetto alle nostre ultime uscite stiamo anche facendo molte più interviste e riceviamo molte più attenzioni, e questo secondo me è da interpretare in maniera assolutamente positiva.
Siete soddisfatti dal lavoro svolto dalla vostra corrente etichetta, la SPV?
Molto, sono dei partner eccezionali, hanno fatto un grandissimo lavoro di promozione per questa nostra nuova uscita. Non so se ne sei al corrente, ma questo disco esce in tre versioni diverse: una versione normale, un’edizione limitata in digipack con una bonus track esclusiva e una versione in vinile. Non possiamo certo lamentarci, anzi. Ripeto, hanno fatto un grandissimo lavoro per noi.
A proposito di Pete Way: sappiamo che sta soffrendo di una malattia al fegato, non ha preso parte alle registrazioni del disco e che verrà rimpiazzato nei prossimi spettacoli della band: puoi dirci qualche cosa in più a proposito della sua malattia e del suo attuale stato di salute?
E’ stata una cosa improvvisa, purtroppo questo problema l’ha tenuto fuori dalle registrazioni di The Visitor (per il quale abbiamo dovuti ricorrere a un turnista tedesco), e probabilmente verrà sostituito anche nei prossimi spettacoli del gruppo. Vediamo come starà più avanti, adesso sta cercando di riprendersi, di recuperare dal punto di vista fisico, ma è una cosa molto dolorosa e faticosa. Ci metterà del tempo a rimettersi, le cure purtroppo sono difficoltose e ci vuole un po’ di tempo prima che facciano effetto. E’ un peccato, Pete Way rappresenta in tutto e per tutto questa band, non solo perchè ne fa parte dal momento della fondazione ma in quanto ne incarna alla perfezione lo spirito. Speriamo di recuperarlo il prima possibile, perchè è una pedina fondamentale per gli UFO.
Che cosa pensi a proposito dell’attuale scena rock internazionale?
Penso che ora più che mai sia diventato estremamente difficile riuscire a godere di passaggi in radio, soprattutto rispetto a una ventina di anni fa. Ti racconto cosa mi è successo in America un paio di anni fa in seguito all’uscita di Monkey Puzzle: ero in contatto con una stazione radio locale, specializzata in musica hard rock e rock classico e chiedevo se fossero interessati a qualche brano del nostro nuovo disco da passare in rotazione. Il responsabile mi ha contattato qualche tempo dopo dicendomi che non erano interessati ai brani nuovi ma solo ai nostri classici degli anni settanta, a Too Hot to Handle, a Doctor Doctor per intenderci, e questo mi ha dato molto da pensare. Insomma, come fa un pezzo a diventare un classico se non lo passi in radio e non lo fai conoscere alla gente? Non è più come venti o trenta anni fa quando comunque potevi godere di una certa programmazione in radio o in televisione, ora sono interessati solo ai grandi classici o comunque a brani già conosciuti. Si può dire che da un lato i mezzi per la diffusione della musica oggi siano legati soprattutto a internet, grazie alle numerose webzine che discutono delle nuove uscite e grazie a canali come Youtube o Myspace.
Avete in programma un nuovo tour mondiale che comincerà tra non molto tempo: sono in programma alcune date italiane, giusto?
Si, partiremo per un tour europeo a Giugno, con il quale passeremo per vari paesi come Olanda, Inghilterra, Irlanda, Scozia, e Germania, salvo poi fare una capatina al Graspop a fine mese. A Luglio suoneremo al Wacken, poi nei primi di Agosto verremo in Italia per un paio di date. Il primo di Agosto suoneremo a Cercemaggiore, il tre a L’Aquila e il cinque a Marina di Massignano. Verso Ottobre ci sposteremo poi negli USA per un tour extraeuropeo che dovrebbe tenerci impegnati fino all’inizio del 2010.
Che altro ci sarà nel futuro degli UFO?
Onestamente non ne ho idea, ora pensiamo solo a promuovere questo disco nella maniera adeguata, a suonare in giro per il mondo e poi vedremo cosa ci riserva il futuro. Assolutamente non abbiamo ancora nessun progetto su cosa fare dopo questo tour.
Ok, questa era la mia ultima domanda Andy. Grazie per il tempo che ci hai concesso, a te un’ultima battuta per chiudere questa chiacchierata come meglio credi.
Grazie a te per questa intervista. Un saluto ai nostri fan italiani, vi aspetto ad Agosto per cantare a squarciagola con voi le canzoni di questo nostro nuovo album.
Lorenzo “KaiHansen85” Bacega