Vario

Unleashed (Johnny Hedlund)

Di - 7 Giugno 2008 - 12:00
Unleashed (Johnny Hedlund)

Gli Unleashed sono musicisti viscerali. Incontro telefonicamente Johnny Hedlund e l’elemento portante di tutta l’intervista è la naturalezza con cui egli percepisce la musica, il processo compositivo, lo sviluppo della carriera della propria band. Pochi ragionamenti e molto istinto, in una musica che trasmette perfettamente questa mentalità e che, forse proprio per questo, è sempre rimasta fedele a se stessa, per alcuni anche un po’ troppo. Ma bando ai giudizi, per quelli c’è la recensioni di Hammer Battalion, passiamo all’intervista.


Benvenuto su truemetal! Siete soddisfatti del vostro contatto con la SPV, come sta andando la promozione dell’album?
Siamo molto soddisfatti. Midvinterblot era il primo album che pubblicavamo con loro e quindi non sapevamo cosa aspettarci, ma adesso siamo una squadra rodata e la promozione sta procedendo alla grande.

Testi riguardanti il Valhalla e la mitologia nordica sono spesso usati da altri generi metal, come il folk e l’epic, voi siete praticamente l’unica band che ha importanto queste tematiche nel death. Come mai questa scelta?
Ai tempi non fu una decisione presa a tavolino, la mitologia scandinava era un tema che ben si adattava alla nostra musica, qualcosa di aggressivo e solenne allo stesso tempo e nel contempo non era abusata, non molti avevano scritto liriche simili ai tempi. Cominciammo dunque a scrivere testi con quegli argomenti, anche perchè ci davano un’ampia rosa di storie da trattare senza essere ripetitivi, ma fu tutto molto naturale e spontaneo.

Mentre molte bands melodic death che hanno cominciato in contemporanea se non dopo di voi hanno portato alla nascita di torme di imitatori (parliamo di In Flames, Dark Tranquillity, At The Gates), voi siete sempre rimasti unici nel vostro genere. Dobbiamo ciò al fatto che siete impossibili da imitare o piuttosto al fatto che la vostra musica in fin dei conti non è così interessante?

Ehm, grazie… credo! A dire la verità negli anni abbiamo parlato con un sacco di bands che ci hanno detto di essere state influenzate da noi… comunque credo che la nostra musica rimanga molto diversa rispetto alle altre forse perché, nonostante sia death melodico, le mancano tutti quei ritornelli che sono facili da prendere e da copiare. Noi siamo più diretti, aggressivi e questa è un’attitudine che è difficile da rendere in musica se non te la senti veramente dentro.

Qual’è il segreto della vostra longevità?
Beh, non ne sono sicuro, ma credo che il segreto stia nelle persone più che nella musica. Si sà, in una carriera si hanno momenti duri, ma bisogna saperli superare. Siamo sulla piazza da quasi vent’anni ed ora i rapporti interni alla band sono i migliori di sempre, credo anche perchè tutti noi abbiamo raggiunto una maggiore maturità grazie all’età. Cose che sembravano insormontabili un tempo ora sono problemi di secondo piano. Naturalmente non sono cose a cui si pensa, sono cose che vengono naturali. Oggi ci sembrerebbe semplicemente troppo strano se non suonassimo assieme.

Quali sono le vostre motivazioni oggi come oggi?
Sono quelli di sempre: vogliamo crescere e raggiungere le orecchie di quanta più gente possibile, vogliamo che tutti si uniscano agli Hammer Battalions. Insomma, ci si imbarca in tutto il processo di produzione di un album ed è davvero una cosa lunga e dura, quando finalmente si ha la possibilità di portare la propria musica fuori, al pubblico è come se si venisse ricompensati per tutta la fatica e tutto l’impegno.

Come nascono le vostre canzoni? Come procedete in fase di composizione?

Beh, non è che ci sia un vero e proprio momento compositivo nel quale ad un certo punto decidiamo di metterci li e scrivere delle canzoni, con persone che portano riff a raffica. E’ un processo costante si potrebbe dire e dura per tutto il tempo che passa dalla pubblicazione dell’album precedente fino all’ingresso in studio per quello successivo. Già ora abbiamo pronte un paio di canzoni per il nostro prossimo disco eheheh.

Nella mia opinione la cosa più difficile per una band alla sua nona pubblicazione è suonare fresca e nuova senza snaturare il proprio marchio di fabbrica. Come riuscite a conciliare queste due esigenze?
Beh, in tutta la nostra carriera abbiamo cercato di rimanere fedeli a quello che rappresentiamo e di fare in modo che ogni nuovo album che pubblicavamo fosse immediatamente identificabile come un lavoro 100% Unleashed. Non abbiamo mai sperimentato tanto, ma abbiamo sempre cercato di non rifare lo stesso album una volta dopo l’altra… è una linea sottile, fatto sta che abbiamo sempre cercato di giostrarci tra queste due esigenze: rimanere noi stessi ed evolverci. Si potrebbe dire che in ogni album che abbiamo fatto abbiamo sempre cercato di essere più aggressivi rispetto al precedente.

Ora la domanda difficile: come mai dovremmo comprare Hammer Battalion? Cos’ha esso di diverso da Midvinterblot e gli album precedenti?
E’ un album senza momenti di stanca. Quando lo abbiamo fatto abbiamo cercato di mantenere alto il livello di aggressione per tutta la durata del disco e penso che ci siamo riusciti. Hammer Battalions è probabilmente l’album più furioso della nostra carriera, probabilmente il migliore della nostra carriera, è il primo platter del quale sono soddisfatto al 100% non c’è niente che vorrei cambiare in esso.

Credo che la differenza principale tra Hammer Battalion e Midvinterblot sia l’aggressività, molto più marcata in questa ultima pubblicazione. Ho ragione?
Beh naturalmente non si può semplicemente attaccare gli strumenti e cercare di andar sempre più veloci e basta, comunque potremmo dire che tutto in Hammer Battalion, dal processo compositivo alla produzione, sia stato tarato per raggiungere questo obbiettivo, quindi si, si potrebbe dire così.

Voi siete stati tra i pionieri del death melodico, eravate li quando tutto è cominciato… potreste raccontarci la vera storia delle origini del death svedese?
Ahhh! Per noi è un po’ difficile guardare al passato… in quei tempi c’era un sacco di gente in giro che sentiva il bisogno di fare qualcosa, ma non c’era niente di programmato. Naturalmente ci si incontrava e si parlava, ci si influenzava a vicenda, ma non posso dire che ci fosse un vero e proprio piano, una specie di “scuola del death metal svedese” a cui tutti facevamo riferimento. E’ stata una cosa naturale… semplicemente si sentiva il bisogno di fare un certo tipo di musica e la si è fatta.

Cosa pensate alle band che hanno avuto successo nel nuovo millennio? Sto parlando di Chimaira, As I Lay Dying ed heaven Shall Burn, gruppi che evidentemente fanno riferimento alla scena svedese. Pensate che aggiungano qualcosa oppure siano solo imitatori?
E’ un po’ difficile dare dei giudizi senza conoscere queste bands approfonditamente… il fatto è che non ho tempo per ascoltare molta musica in prima persona ora come ora. Sono comunque gruppi che stanno ottenendo un sacco di attenzione da parte dei media e che aiutano a pubblicizzare la scena, portando ad ascoltare death metal persone che altrimenti non lo avrebbero fatto. Questo è molto bello secondo me ed è utile anche ai gruppi più anziani, quindi, fino a che questi musicisti continuano a fare la musica che a loro piace non ho davvero nulla da dire contro di loro.

Sven de Caluwe, il cantante degli Aborted, in una precedente intervista ha dichiarato che il metalcore altro non è che il death svedese con qualche facezia americana aggiunta. Siete d’accordo con lui?
Secondo me non si devono giudicare le persone per le loro intenzioni. Se vogliono suonare solo per diventare famosi va benissimo, se vogliono farlo perchè invece ne sentono la necessità meglio, ma alla fine non fà tutta questa differenza.

Suonerete in Italia questa estate?
Questa estate gireremo solo per festival ed il tour non comincerà prima di settembre. Il primo troncone lo faremo negli Stati Uniti, ma, credo in novembre, faremo delle date in Europa e credo proprio che ci sia una data anche in Italia (C’è: è il primo dicembre al For Sale di Piacenza NdA). Dovremmo aggiungere qualche altro show per l’anno nuovo, ma adesso è un po’ presto per dare delle informazioni precise, ancora non c’è nulla di confermato.

Pensate che gli Stati Uniti possano essere il primo mercato per la musica che fate oppure preferite ancora il vecchio continente?
Gli Stati Uniti sono un mercato grande tanto quanto l’Europa quindi vorremo espanderci in esso, purtroppo però non abbiamo ancora avuto molte possibilità di suonare lì. L’ultimo tour che abbiamo fatto in America però ha avuto un gran riscontro quindi speriamo di poter tornare quanto prima ed ora come ora ci stiamo concentrando principalmente sul nuovo continente in quanto a date dal vivo.

E’ opinione di alcuni esperti del settore che uno dei motivi per cui le band europee non riescono ad avere successo negli Stati Uniti (i Nightwish sono un esempio lampante di ciò) risiede nel fatto che esse non hanno testi musicali interessanti in quanto non sono madrelingua inglesi. E’ un problema che sentite anche voi?
Sinceramente no. Ok, i testi sono importanti, ma insomma, stiamo parlando di Death Metal, se canti parole senza senso è chiaro che non riuscirai mai ad avere il rispetto delle masse, ma personalmente credo che la musica sia la prima a parlare in questo campo. Scriviamo testi da vent’anni oramai e personalmente non abbiamo mai sentito questo tipo di problema.

Volete dare un saluto ai vostri fans italiani per concludere l’intervista?

Stiamo cercando di stabilire gli Hammer Battalions in ogni parte del mondo, ma nel vostro paese particolarmente in quanto non abbiamo suonato molto in Italia nella nostra carriera, ma quando siamo venuti è sempre stato fottutamente divertente. Ci vediamo sul palco!

Davide “Ellanimbor” Iori