Valas
Mi sono divertito parecchio a fare questa intervista con i Valas, una delle band più promettenti dell’underground italiano arrivati qualche mese fa sul mercato con “A Glance from Unreality”. Vediamo cosa mi hanno raccontato durante il nostro fumoso incontro ai Conquest Studios di Gallarate.
(Matteo Lavazza) Per iniziare potreste raccontare la storia dei Valas a chi ancora non vi conosce?
(Francesco) I Valas sono stati formati da me, Alessandro Mancinelli, Enzo Vona e Marco Di Salvia.
Abbiamo iniziato come cover band, suonando pezzi di Iron Maiden e Black Sabbath, poi io ho abbandonato l’idea di cantare, visto che non era il caso (risate, n.d.a.), ed abbiamo iniziato a cercare un cantate che potesse svolgere questo compito al meglio, l’abbiamo trovato nel ’97 ed abbiamo registrato un demo con lui, ma sfortunatamente non è andata bene, sia caratterialmente che dal punto di vista tecnico ci siamo accorti che non era molto adatto a noi, l’abbiamo quindi estromesso dal gruppo e nel ’99 abbiamo trovato il nostro attuale cantante Marco Sivo.
Nel ’97 insieme al nostro primo cantante abbiamo trovato anche un tastierista, un elemento che originariamente non avevano previsto di avere, ma abbiamo capito che poteva tornare utile per la band.
Poi nel 2000 abbiamo registrato il demo “Escape into a Dream” con Marco Sivo, ed abbiamo iniziato a spedirlo in giro sperando di poter realizzare il nostro più grande sogno, cioè di trovare un contratto discografico; sogno che si è realizzato nel 2001 quando ci ha contattato la Sacred Metal, ed ora siamo qui…
(M.L.) ormai il vostro primo disco, “A Glance from Unreality”, è uscito già da un po’, potete fare un primo bilancio dei risultati che avete raggiunto?
(Francesco) Beh abbiamo avuto parecchie recensioni sia in Italia che all’estero, e molte sono positive. Altre sono più critiche, giustamente sono critiche che si possono accettare, mentre pochissime, 2 o 3, ci hanno proprio stroncato. Comunque siamo soddisfatti delle critiche che ha ricevuto l’album.
(M.L.) Risentendo il vostro album adesso cambiereste qualcosa?
(Francesco) No per quello che riguarda il concetto del disco lascerei tutto così, anche perché è un discorso che portiamo avanti ormai da tempo, anche se magari mi piacerebbe poter mettere a posto delle piccole cose, ma tutto sommato va bene così.
(Alessandro) Forse quello che cambierebbe più cose è il nostro tastierista, Andrea Valenti, visto che è entrato nel gruppo solo a dicembre, e non ha avuto molto tempo per preparare le sue parti
(Marco) Lui in pratica è entrato in corsa, eravamo già in studio quando abbiamo avuto problemi col nostro vecchio tastierista, abbiamo trovato Andrea al volo ma lui ha dovuto fare le parti di tastiera al volo, senza avere il tempo per studiarle al meglio forse.
(Francesco) Proprio per questo abbiamo mandato via il vecchio tastierista, lui non era alla pari con il lavoro del gruppo, eravamo già in studio e lui non era pronto.
(M.L.) Cosa vi ispira quando scrivete una canzone per i Valas? E in fase di composizione contribuisce tutto il gruppo?
(Francesco) Diciamo che i pezzi li scriviamo principalmente io e Alessandro, siamo comunque molto democratici, teniamo molto all’idea di “gruppo”.
I testi ruotano tutti intorno al personaggio che dà anche il nome al gruppo, ed è dalla nascita della band che è così, per quanto riguarda la, musica invece contribuiamo tutti 6 allo stesso modo, anche perché non credo che i Valas possano essere inquadrati in un genere ben definito, e non vogliamo essere inquadrati. Molti ci hanno accusato di frammentarietà, sono opinioni di cui teniamo conto, ma per noi questo è un pregio non un difetto, anche perché per noi i testi sono la parte fondamentale intorno a cui ruota tutto.
Una nostra canzone può nascere da un riff di chitarra, da un giro di basso o da una parte di batteria, questo secondo è molto bello. Ultimamente poi i pezzi nascono a casa mia o in sala prove, e sono davvero il frutto del lavoro di tutti noi.
(M.L.) Il vostro è, come già avete detto, un concept che ruota intorno a Valas, potete spiegare questo concept ?
(Alessandro) Il nome lo abbiamo preso dalla letteratura di William Blake, uno scrittore del primo ‘800, ma il nostro concetto di Valas è un po’ modificato rispetto a quello di Blake. Valas rappresenta l’uomo eterno che racchiude 4 facoltà, che sono immaginazione, intelletto, emozione e la sensazione (chiedo scusa ma non sono sicuro che sia la parola giusta, purtroppo la registrazione è rovinata in questo punto, n.d.a.). Questo personaggio rappresenta la volontà umana di andare oltre “l’umano”, lui vuole cercare qualcosa che sta sopra al concetto di umano, al di sopra della sua esperienza umana.
(Francesco) Il disco si evolve seguendo queste linee guida, con l’ammonizione di un altro personaggio, che abbiamo chiamato Lady Clessidra, che cerca di far capire a Valas che lui, e con lui tutti gli esseri umani, non è nulla in confronto allo scorrere del tempo. Lui allora cerca di staccarsi da tutto questo grazie all’immortalità del suo pensiero e raggiungere così la felicità.
Lui allora abbandona il mondo conosciuto e si crea un suo mondo immaginario dove incontra dei personaggi, come la fata di “Fairy (in the Realm of Xantor)” di cui si innamora, distaccandosi sempre più dal mondo reale. Col tempo però si accorge che il suo mondo immaginario è uguale a quello reale, e si rende conto che nel suo mondo non viene considerata la ragione come qualità, che però lui tiene in considerazione, e poi anche lì si accorge che esiste la falsità e l’ipocrisia, e quindi lui inizia a sentire la mancanza del vero mondo. Allora Valas incontra il Principe dei segreti che gli consiglia di tornare nel mondo reale, dicendogli di cercare la felicità nel mondo reale, non in un mondo immaginario che non è il suo.
(Alessandro) In pratica ogni canzone racconta delle esperienze di Valas, dal mondo reale, al mondo immaginario, al suo ritorno nel modo reale dove lui si chiude nella sua individualità, ma questo è un discorso che svilupperemo nel nuovo album.
(M.L.) Quindi la storia del vostro personaggio continuerà anche nel prossimo disco?
(Francesco) Sì, nel prossimo album Valas, che è tornato nel mondo reale, prenderà troppo alla lettera il discorso del Principe dei Segreti, e cercherà la felicità solo in se stesso, escludendosi ancora una volta da ciò che lo circonda, e cercando la bellezza, che lui ama e che vede come arte, senza confrontarsi con quello che gli sta intorno.
Il nuovo album si aprirà proprio con lui che fa questa scelta, salvo poi accorgersi che non è proprio una sua scelta…è un discorso un po’ complicato….
(M.L.) A livello di concerti avete qualche progetto?
(Marco) Dipendesse solo da noi….(risate, n.d.a).
diciamo che qui nella nostra zona non c’ molto per un gruppo al nostro livello, ci sono solo quei 2 o 3 locali che fanno suonare, sarebbe bello poter fare dei festival, ma è dura entrare in quel giro, dopotutto noi siamo ancora sconosciuti. Diciamo che per adesso ci interessa riprendere l’attività live che abbiamo dovuto tralasciare durante le registrazioni dell’album, ma purtroppo non abbiamo ancora avuto risposte positive. A noi piacerebbe anche uscire dalla nostra zona ma sai, non possiamo certo andare tutti i giorni a Brescia, per esempio, a chiedere di suonare, quindi ci affidiamo agli amici, sperando che loro possano magari far girare il nostro cd ed aiutarci a suonare.
(M.L.) Parliamo della copertina del disco, che è piuttosto particolare, senza gli ormai strausati draghi o guerrieri…..
(Francesco) La copertina è un quadro di John Martin, intitolato “la distruzione di sodomia e gomorrah”. Diciamo che la cover non è correlata alla band e al messaggio che diamo, ma ci è piaciuta subito come immagine. Poi abbiamo cambiato i colori con l’aiuto della Sacred Metal, e qui è arrivata l’idea, visto che con i colori abbiamo cercato di rendere l’idea di reale ed irreale allo stesso tempo, riagganciandoci così al nostro concept.
Abbiamo sostituito tutti i colori caldi con il verde, un colore che da un idea di freddo…..ed è venuta una cosa che ci piace davvero molto.
(Enzo) Poi sinceramente non credo che un guerriero in copertina sarebbe stato molto rappresentativo di quello che facciamo, non ci sentiamo parte di quel movimento diciamo….
(M.L.) Come descrivereste la vostra musica ad una persona che non vi ha mai sentito?
(Alessandro) E’ difficile rispondere….quando a me chiedono che musica suono rispondo Heavy Metal e basta. Al massimo dico Classic Heavy Metal
(Marco) Secondo me adesso ci sono troppe etichette nelle musica…..noi facciamo Heavy Metal classico con qualche influenza Prog, ma di sicuro non stiamo a pensare a che genere facciamo, facciamo quello che piace e basta.
(Francesco) Poi noi arriviamo tutti da esperienze musicali molto diverse, e siamo anche molto aperti mentalmente riguardo alla musica. Io personalmente sono un amate del Funky per esempio, quindi se ho un idea Funky per i Valas non ci sono problemi a rileggerla sempre in ottica Metal.
Diciamo che quando abbiamo iniziato a suonare abbiamo capito che il Metal era il genere più congeniale a quello che volevamo esprimere.
(Enzo) Pensa che lui ascolta gli Oasis (indicando Andrea, il tastierista, n.d.a.)
(Andrea) Questo però non scriverlo, hahahaha (ops…….n.d.a.). A parte gli scherzi, è ovvio che per comodità se uno ci chiede cosa suoniamo la risposta può essere solo Heavy Metal, ma io vedo la musica come una cosa molto “emozionale”, perlomeno io vedo una canzone come un insieme di emozioni, quindi non bado molto al genere, se una canzone mi dà delle emozioni la ascolto e basta.
Tornando alla tua domanda io vedo la musica dei Valas proprio come un insieme di sensazioni, amalgamate secondo me molto bene, che danno origine alle nostre canzoni.
(Marco) Io credo che per molte band è più semplice rispondere a questa domanda, per esempio se chiedi agli Stratovarious che genere fanno la risposta sarà Power, senza ombra di dubbio.
Mentre noi, partendo da basi classicamente Metal, aggiungiamo degli inserti Prog per esempio, il tutto in maniera spontanea. Poi devi anche calcolare che molto spesso la musica deve seguire anche la storia che sviluppiamo nei testi.
(Alessandro) Quando componiamo non stiamo certo a pensare cose del tipo “adesso scriviamo un pezzo Power”, semplicemente lasciamo le nostre idee libere, senza porci dei limiti.
(Francesco) C’è anche da dire che molte canzoni presenti nel nostro album sono state scritte parecchi anni, ci siamo formati nel ’95 e già un anno dopo avevamo la nostra prima canzone pronta.
Quindi dal ’96 ad oggi la nostra musica è cresciuta insieme a noi, arricchendosi delle varie esperienze che abbiamo avuto.
(M.L.) Cosa pensate della scena Metal italiana attuale?
(Marco) Sinceramente non seguiamo molto la scena italiana, certo conosciamo i vari Rhapsody o Labyrinth, conosciamo anche qualche loro canzone, ma non siamo proprio degli appassionati diciamo….preferiamo ascoltare roba tipo Dio .
(M.L.) Parlando in generale, come vedete voi il futuro del Metal? Quali sono per le possibili evoluzioni per il genere?
(Francesco) Niente è più nuovo del vecchio….
(Andrea) Secondo me ci sarà presto un ritorno alle origini, vedendo come vanno le cose. Non parlo solo di Metal, parlo in generale, ormai tutti sono alla ricerca ossessiva dell’originalità e questo porterà secondo me a riprenderà certi standard che sembravano ormai superati.
Leggendo un intervista ai nostri compagni di etichetta Dark Fire ho letto che loro hanno detto che secondo loro gli anni ’80 sono stati abbandonati troppo presto, ed io sono perfettamente d’accordo, nel senso che la musica di quegli anni non è stata sviluppata fino in fondo
(Francesco) Quello che ho notato io come musicista è che da metà anni ’90 il gusto per le canzoni è stato sostituito dalla ricerca ossessiva della tecnica fine a se stessa, per me ujn evoluzione sarebbe già riuscire a ritornare a fare dei Bending fatti bene agli Sweep, a volte inutili, che si usano adesso, oppure eliminare tutta quella doppia cassa computerizzata che si sente in giro.
(Andrea) Quando senti una canzone degli anni ’70 o ’80 riconosci subito il sound di quegli anni, dimmi una canzone dei ’90 di cui riconosci il suono? Non ci sono canzoni con un suono riconoscibile.
(Marco) Diciamo che adesso anche gli studi tendono a dare un suono standard ai gruppi.
(M.L.) Per il futuro dei Valas, sia a livello diciamo “commerciale” che artistico, cosa vedete?
(Alessandro) Per i Valas l’istintività e il sentimento sono fondamentali.
(Francesco) La cosa che ci accomuna è proprio questa, oltre al fatto di voler fortemente portare avanti il nostro concept, visto che abbiamo impersonificato tutte le nostre esperienze nel nostro personaggio. Continueremo a far ruotare la nostra musica fino alla fine dei Valas, che spero sia molto lontana. Diciamo che ci siamo accorti che nel primo album abbiamo forse tralasciato delle cose, tipo l’immediatezza, e credo che con il prossimo album cercheremo di porre rimedio a questo.
Le nuove canzoni sono figlie delle vecchie, le nuove canzoni saranno sempre nel nostro stile, ma di sicuro l’immediatezza entrerà come nuovo fattore nella nostra musica.