Van Halen: Alex, “Gli ultimi momenti di Eddie sono stati difficili, per via del COVID non potevamo neanche toccarci”
Il batterista dei Van Halen, Alex Van Halen, in una recente intervista con il podcast Talk is Jericho ha parlato della sua decisione di scrivere un’autobiografia.
Il libro intitolato “Brothers” è stato definito “una lettera d’amore” nei confronti del fratello minore Eddie Van Halen, scritto all’indomani della sua morte:
Io e Ed eravamo molto uniti. Lavoravamo insieme, suonavamo insieme, facevamo qualsiasi cosa [insieme]. Ma negli ultimi momenti della sua vita, a causa del COVID, era molto difficile andare a trovarlo di persona e vederlo. C’era sempre una barriera di vetro o di plastica che lo circondava. Le volte in cui potevamo toccarlo erano poche. E questo ha davvero messo tutto in una strana specie di – non so spiegarlo, ma non era giusto. In questo senso non c’è stato un vero addio, e tutto è stato affrettato verso la fine, ancora una volta a causa dei problemi causati del COVID. Non c’è stata una vera e propria cerimonia. È stato cremato e le sue ceneri sono state sparse. Questo [libro] è il mio modo di dirgli addio. E qualunque cosa tu creda in termini di ricerca spirituale e tutto il resto, penso che lui sia ancora qui, che sia ancora qui con noi in un modo, in una forma o nell’altra – ma non al punto da non avere modo di andare dove vuole veramente andare. [Ride] Lo chiamano legame; non vuoi legarlo a questa dimensione. Quindi, Ed, qualsiasi cosa tu voglia fare va bene. Ti vogliamo bene. Ed è una cosa che voglio dirti che all’infinito.
È difficile descrivere cosa significhi non avere più nella propria vita una persona che è stata presente per 65 anni. È un periodo molto lungo, e non si trattava di una normale relazione – e non voglio mettermi in competizione con altre persone dicendo “la mia relazione era più forte della tua”. Non è questo il punto. È solo che quando ti viene tolto qualcosa dalla vita dopo 65 anni, è difficile. Sicuramente non sono l’unico che affronta qualcosa del genere. Non sto dicendo che sono speciale o che dovrei ricevere una medaglia – no, succede a molte persone diverse. E credo che uno degli effetti collaterali di questo libro sia stato che molte persone mi hanno contattato dicendo: “Leggere questo libro mi ha davvero dato un modo diverso di vedere la separazione dalle persone che ho amato”. E so che il dolore può essere un denominatore comune, se vogliamo, e non è certo il mio preferito – preferisco avere punti in comune grazie a momenti più felici – ma insieme alle cose belle vengono anche quelle meno belle. E tutti ci passano.
Parlando della possibilità di pubblicare in futuro materiale inedito, Alex Van Halen ha detto:
Ne ho parlato in modo vago e sono piuttosto superstizioso, ma posso ripetere un paio di cose che ho già detto in passato. Andremo a vedere nei cosidetti archivi e guarderemo le idee musicali che sono rimaste. Da un lato c’è il fatto che dei piccoli fraseggi non fanno una canzone. D’altra parte alcuni di quei fraseggi sono così incredibilmente potenti che è un peccato che siano finiti in fondo all’archivio, invece di essere registrati.
Ci sono così tante variabili diverse in una band come la nostra, non entriamo in studio e pianifichiamo: “Facciamo un disco”, anche se in qualche misura lo abbiamo fatto. Ma non è un processo meccanico per noi. Entriamo, suoniamo e vediamo cosa succede, ascoltiamo, invitiamo un paio di persone e vediamo cosa succede. Poi ascoltiamo e valutiamo. Se il giorno dopo, quando si torna ad ascoltare quel pezzo, non ti prende a calci in bocca come la prima volta, allora forse è il caso di andare avanti e fare qualcos’altro. Non ci aggrappiamo a una vecchia idea solo perché è lì. No, non è così che abbiamo fatto. Ciò detto abbiamo avuto anche un sacco di cattive idee [ride]. È sempre un rischio che si corre, ma se non lo si fa, si diventa – si diventa inerti. Si chiama inerzia, o come si chiama, entropia. Le cose si perdono e si finisce per diventare sempre meno creativi. E l’altro aspetto di tutto ciò è che ci si trova in uno spazio aperto dove si viene giudicati, e se quello che fai non funziona la gente dirà: “Forse è il momento di fare qualcos’altro”. E questo è un vero problema . Ma ora che Ed non c’è più, nessuna di queste cose è valida perché tutto ciò che abbiamo io e Wolf [figlio di Eddie e bassista dei Van Halen] sono quelle registrazioni rimaste negli archivi. E rimarranno lì finché non capiremo cosa farci e come e perché. E ancora, dovete ricordare che deve essere al livello di quello che io e Ed abbiamo creato in passato. Non ci limiteremo a buttare fuori degli avanzi. Abbiamo accesso ad alcuni dei più grandi musicisti del pianeta, e molti di loro sono più che disposti a prendersi un rischio per lavorare su questo materiale.
Quando il conduttore Chris Jericho ha sottolineato come dalle parole di Alex sembra che il materiale rimasto negli archivi sia molto, il batterista ha detto:
E’ così. Ci sono probabilmente tre o quattro dischi di materiale inedito, se non di più.
Sono serio, c’è della roba interessante là in mezzo. Devi tenere a mente che mentre sei in mezzo a una fase creativa così intensa puoi scartare anche della roba davvero buona. Non è finché poi la ascolti di nuovo in un secondo momento che te ne accorgi e dici, “Wow, mi ero dimenticato di questo. Questo spacca!”. Ma ci vuole del tempo ed è una cosa che vuoi fare nel modo giusto.
Io voglio farla nel modo giusto.