Hard Rock

Van Halen: Alex Van Halen, “Sopravvivere a mio fratello minore non era nei piani, sarei dovuto morire prima io”

Di Davide Sciaky - 11 Ottobre 2024 - 18:50
Van Halen: Alex Van Halen, “Sopravvivere a mio fratello minore non era nei piani, sarei dovuto morire prima io”

L’autobiografia di Alex Van Halen, batterista dei Van Halen e fratello del chitarrista Eddie Van Halen, sarà pubblicata il 22 ottobre negli Stati Uniti e Canada.
Un estratto del libro contentente un toccante tributo a Eddie Van Halen è stato pubblicato come anticipazione.

Di seguito le parole di Alex Van Halen:

Senza mio fratello non sarei quello che sono. Litighiamo, discutiamo, litighiamo anche sull’essere d’accordo su alcune cose, ma c’è un legame e un amore incondizionato che poche persone hanno sperimentato in una vita intera.

La musica era il nostro cuore e la nostra anima. Era quello che facevamo. È quello che abbiamo amato. È quello che ci piaceva. Ed è quello che sapevamo fare. È stata anche la cosa che ci ha reso più uniti di quanto possano esserlo due fratelli. Eravamo legati in ogni modo possibile: geneticamente, artisticamente, finanziariamente, emotivamente e, sebbene nessuno dei due sia rimasto fedele al cattolicesimo, mi permetto di dire spiritualmente.

Sono passati quasi quattro anni dalla tua scomparsa, Ed, ma a volte sembra che sia successo solo questa mattina.

Uno dei miei primi ricordi – non potevo avere più di due anni – è quello di nostra madre che mi diceva di fare silenzio per non svegliare te, il mio nuovo fratellino. Non eri solo più giovane, eri più introverso, più impressionabile e più sensibile di me – sempre… Non riuscivi a filtrare le critiche o l’adulazione. Tutto ti arrivava addosso. La gente parla sempre di quel tuo sorriso, il sorriso di un bambino. Aperto. Non era solo il tuo aspetto. Eri tu. Quella sensibilità è parte di ciò che ti ha reso un musicista incredibile. Il più grande chitarrista del mondo, così dicono tutti. È un titolo un po’ ostico. Non ti è mai piaciuto.Dire che sei il più grande implica che ce ne sono molti altri come te. Ma c’è solo un Edward Van Halen. Potevi suonare una sola nota e suonava in modo diverso, distinto. Miles Davis diceva che non sono le note, ma l’intento. È quell’essenza intangibile che fa la differenza tra un suono e un altro.

Fin dalla prima volta che hai preso in mano una chitarra – la mia chitarra, a dirla tutta – la risonanza e l’intonazione erano uniche. Molto prima che la gente impazzisse per il tuo finger tapping, il talento era già lì. Anche quando suonavi un accordo, dicevi sempre che non sapevi da dove venisse.

La gente mi dice che mi resterà sempre la nostra musica e che il miglior tributo che si possa fare è ascoltare le nostre canzoni. Mentre scrivo sto ascoltando Loss Of Control. Sono le cose tra i tuoi riff e che mi colpiscono. È così particolare, un modo di suonare così caratteristico. E poi in pochi secondi hai già cambiato riff. Lo lasci evolvere leggermente nel modo più interessante, e la metà delle volte non ne eri nemmeno consapevole. La musica semplicemente ti pervadeva.

Ti ho visto esalare il tuo ultimo respiro. In quel momento non puoi portare con te tutto ciò che hai fatto o creato in questo mondo.

Da quando non ci sei più, mi sorprendo a parlarti, a gridarti, nella mia testa o a volte ad alta voce. Faccio ancora fatica a credere che tu non ci sia più, e probabilmente per me non sarai mai davvero scomparso. Sopravvivere a mio fratello minore non era nei piani. In quanto fratello maggiore, sarei dovuto morire per primo. Sei sempre il solito, Ed, a tagliare la coda.

Ho assistito, a volte con rabbia, a volte con dolore e altre volte con orgoglio, mentre il mondo piangeva la tua scomparsa e altre persone hanno voluto raccontare la tua storia. Ma io ero con te fin dal primo giorno. Abbiamo condiviso l’esperienza di arrivare in questo Paese e di capire come inserirci. Abbiamo condiviso un giradischi, una casa di 75 metri quadri, una mamma e un papà e l’etica del lavoro. In seguito, abbiamo condiviso il retro di un tour bus, l’esperienza del successo, del diventare padri e zii, dell’alcolismo e del trascorrere più ore in studio di quante ne abbia trascorse facendo qualsiasi altra cosa in questa vita. Abbiamo condiviso una profondità di comprensione che la maggior parte delle persone può solo sperare di raggiungere. Abbiamo condiviso un cognome. E abbiamo condiviso una band, e questo è quello che ho da dire.