Vision Divine, Los Angeles, Mr. Pig (Michele Luppi)
Intervista fiume a uno dei cantanti italiani più amati in patria e più apprezzati all’estero. Andiamo a scoprire qualche segreto di Michele Luppi e facciamo con lui il punto della situazione su Vision Divine, Mr. Pig, Los Angeles e progetti solista. Buona lettura.
Servizio a cura di Gaetano Loffredo
Buona sera Michele: è la seconda intervista che rilasci a www.truemetal.it. Prima di tutto ti chiedo cosa pensi del nostro portale e in particolare nel nostro livello qualitativo: c’è il reale rischio che una web-zine come la nostra possa in qualche modo “penalizzare” la carta stampata?
Ciao Gaetano! Sono convinto che con l’andare del tempo la carta stampata verrà perlomeno ridimensionata. Credo ci siano troppe riviste in Italia, quattro o cinque, e il metallaro medio non se le può certo comprare tutte quante! Qualsiasi appassionato di “Buona Musica” di oggi generalmente tende a preferire quella che più gli si addice, vuoi perché in copertina ci sono due poppe enormi, oppure (meglio) perché quella rivista dedica più pagine al genere di suo interesse. Non dico che la rivista cartacea andrà a scomparire (me lo auguro, ci sono affezionato tanto quanto voi!), ma le web-zine più importanti come Truemetal.it andranno sicuramente per la maggiore. L’unico problema è che le “riviste virtuali” spesso sono anonime; entri su Truemetal.it (un esempio a caso!) e vedi subito che si tratta di un sito “grosso”, poi senza accorgertene finisci su un altro sito, magari ingannato da una grafica eccelsa, che però fa sì e no dieci contatti al giorno. È come giudicare un libro dalla copertina, e ho paura ci vorrà un po’ di tempo affinché le cose si stabilizzino in modo che si possa capire quali siano i siti veramente seri e quali invece frutto di tanto tempo libero passato tra Photoshop e Fireworks. Ci vuole gente dall’attitudine professionale, non solo armata di passione, ma anche di tanta competenza in merito e la tua web-zine è considerata tra le più autorevoli in Europa. Il motivo è semplice: ci trovi di tutto: mazzate, gente che sostiene gli artisti preferiti giustificando sempre e comunque ciò che scrive, “coglioni” (scusa il termine) che non hanno altro da fare che piantare grane col solo gusto di ferire, come se qualcuno facendo questo ci guadagnasse qualcosa! Nonostante questa “giungla” l’aria che si respira navigando il sito è caratterizzata dal rispetto che ogni utente ha nei confronti della Musica in generale… La vostra linea è vincente, non c’è dubbio. W la trasparenza, ma anche il controllo e il buon senso.
Nella prima intervista ci eravamo focalizzati sul tuo solista, Strive, un disco di cui parlerei gran bene anche oggi. E’ previsto un seguito?
Certo! Prima però dovrò lavorare su un altro progetto importante che non ha nulla a che vedere coi dischi, ma che mi sta portando via un sacco di tempo. Si tratta di un libro didattico sul canto che sto ancora scrivendo. Non ho un titolo per il mio prossimo disco solista ma i pezzi di “Strive 2”, chiamiamolo così, ci sono già tutti: si tratta solo di trovare il tempo per registrarli! Comunque non inizierò i lavori prima della fine del 2008. Il primo capitolo è andato molto bene e muoio dalla voglia di farne un altro. La differenza principale rispetto a “Strive” è che sul seguito ci saranno dei brani scritti anche da altri amici/colleghi e che avrà un sound diciamo “più roccioso e maturo”… O comunque si spera (ride, ndg).
Dopo Strive, la conferma coi Vision Divine e The Perfect Machine, fino all’ultimo nato: The 25th Hour. Sembra che le cose con Olaf Thorsen e il resto della band stiano andando per il meglio. Vogliamo abbozzare un bilancio a consuntivo dopo tre dischi?
Come sai negli ultimi 4 anni i Vision Divine hanno subito molti cambi di line up; ormai è più di un anno che quella attuale “tiene” e posso dirti che la situazione sembra essersi finalmente stabilizzata. Eravamo sottoposti ad una grossa pressione dopo la realizzazione di “The Perfect Machine”. Fino ad allora, dalla mia entrata, i brani li scrivevamo io, Olaf e Oleg. Dopo l’uscita di quest’ultimo io e “Olaffio” ci siamo guardati in faccia sapendo che avremmo dovuto sfruttare quest’occasione anziché subirla; generalmente la stesura a 4 mani risulta molto più diretta e facile… e così è stato. La realtà è che il songwriting per l’ultimo album è a parer mio riuscito decisamente bene. L’unico brano scritto a 6 mani del quale andiamo molto fieri è “ A Perfect Suicide”, scritto insieme a Cristiano Bertocchi. Se The 25th Hour fosse andato bene ne avremmo giovato tutti, se invece avessimo perso in termini “qualitativi” sarebbe stato un brutto colpo per tutta la band. Fortunatamente abbiamo trovato un’alchimia vincente, tutto qui, e goduto di una maggiore libertà. I brani ne hanno risentito positivamente. A parte i vari casini che ogni gruppo ha, sono certo che la forza di questa band sia appunto lo spessore dei brani che, trovano nel contesto live la chiave di volta. Abbiamo lavorato duramente sui dischi, forse troppo, ma le soddisfazioni di poter vedere il proprio lavoro apprezzato in tutto il mondo e la possibilità di viaggiare e di portare la propria musica dall’Italia a paesi lontani come il Giappone, la Cina, l’America Latina e gli Stati Uniti, beh, non ha prezzo. In definitiva, siamo tutti molto soddisfatti…
C’è qualcosa che, nei Vision Divine, pensi debba essere ancora corretto?
Sai, ci sono dei criteri oggettivi coi quali valutare la resa di un gruppo. Nessuno nasce “imparato” e si può sempre fare meglio, su questo non ci sono dubbi. I Vision Divine sono composti da persone che vivono in città diverse e in passato non è stato sempre facile trovare l’amalgama, più che altro perché non sempre siamo riusciti ad avere una certa continuità. Quando siamo andati in tour in Cina abbiamo fatto cinque date in cinque giorni; alla fine eravamo degli orologi sul palco, ed è normale. Dobbiamo continuare a scrivere materiale di questo livello e proporlo al meglio dal vivo indipendentemente dalle situazioni. Mi auguro che in futuro si possano sfruttare ancor di più le emozioni derivate da esperienze fantastiche che abbiamo condiviso, tirar fuori il meglio da noi stessi e dagli altri per il bene della musica stessa… Cos’è che dovrebbe a mio avviso essere riveduto? A livello di produzione non ti nascondo che per certi versi l’ultimo disco, pur essendo elogiata dalla maggior parte della stampa, non mi è andata a genio. Mi auguro che le mie parole vengano lette tranquillamente senza che queste sollevino inutili vespai… Dirò “solo” ciò che penso. Il suono di “The Perfect Machine” è il migliore che i Vision abbiano mai avuto, e per questa cosa dobbiamo tutti ringraziare Olaf, che con Luigi Stefanini ha fatto un lavoro eccelso sulla scelta dei suoni e sul mix in generale di quell’album. In “The 25th Hour” è stato dato un peso eccessivo ai cori andando a penalizzare in alcuni brani la voce solista, tanto che la mia enunciazione marcata delle consonanti è stata spesso affogata nel mix, rendendo certe parole addirittura incomprensibili. Almeno due o tre brani dell’ultimo disco, e mi scoccia far finta che non sia così, hanno chiaramente il problema che ti ho appena evidenziato. Inoltre prediligo un rullante più “dentro” rispetto alla cassa… Ma questo è del tutto opinabile perciò non ha senso addentrarsi sul mix generale, se non fosse che un rullante troppo forte “affoga” gli attacchi del cantate. Mi limito a giudicare per quel che è stato fatto sulla mia voce… Pensa che mi chiudo in studio per un mese intero dalle 12 alle 16 ore al giorno dedicandomi soltanto alle voci… Se il risultato finale finisce in qualche modo penalizzato dalla produzione o dal mix, beh, non posso far altro che rimanerci male. La paura che tutto il lavoro vada perso in questi casi è tanta. Fortunatamente questo è dettato anche da un’eccessiva ipersensibilità data dal fatto che “ci sei dentro fino al collo”! L’importante comunque è che, alla fine, anche se sono stato penalizzato di un paio di decibel, il mio “messaggio vocale” sia arrivato ugualmente. Su certe scelte non mi sono affatto trovato d’accordo con Timo Tolkki e se avessi potuto mixare le voci del disco, beh, non le avrei di certo gestite in quel modo. Personalmente, avrei continuato sulla scia del disco precedente. In ogni modo credo che le canzoni siano in ogni caso arrivate a destinazione: questo è quel che conta.
Che ne dici di parlarci dei movimenti della band (Vision Divine) e di raccontarci qualche aneddoto sul tour che vi ha portati, come detto, fino in Cina e in Sud America?
Il tour in Cina e Taiwan è andato veramente bene, quasi ovunque abbiamo fatto sold out e siamo già stati confermati anche per l’anno prossimo. Pensa che i Vision Divine sono il sesto o il settimo gruppo metal ad aver suonato in Cina in assoluto! Almeno così ci hanno detto… A Shenyan siamo stati addirittura il primo gruppo “rock” europeo ad essersi esibito! Indubbiamente quello cinese è un mercato in espansione dove però i numeri fanno impressione sia positivamente che negativamente. In primo luogo, il bacino d’utenza è enorme e questo fa sì che l’Asia sia un terreno “fertile”; purtroppo però il problema pirateria in quel paese è a dir poco agghiacciante! Diciamo che i promoter cinesi danno la possibilità alle band di rifarsi dei mancati guadagni facendole suonare nel caso in cui le vendite siano risultate considerevoli. Per il resto è stato un tour fin troppo pesante, dormivamo 3 ore a notte, si è mangiato da schifo (almeno per me che vengo dall’Emilia hehe), ma sai qual è il lato positivo? La gente ti sveglia, andare sul palco e vedere tutta quella gente entusiasta e “affamata di musica” è stato un piacere… Inoltre, a differenza dei giapponesi che si agitano “con moderazione”, i cinesi sono pazzi! Sono caduto per mano di qualche scalmanato un paio di volte in mezzo alla gente senza comunque riportare “danni alla carrozzeria”, chiamiamolo uno “stage diving involontario”. Ti racconto un aneddoto divertente: a Shangai abbiamo suonato in un night club con tanto di palo da lap dance sul palco… Purtroppo non avendo 7000 € da spendere in silicone non ho potuto dare il meglio di me… Sarà che il mal di schiena non mi ha aiutato ad esprimermi al meglio! (risate, ndg). Ho pure mimato “il ballo da zoccola obesa” ma niente strip perché con la buzza che mi ritrovo non era proprio il caso! Vorrei vederci un gruppo con la cantante donna in quel posto, chissà… Per quanto riguarda il Sud America, beh, oltre a mangiare molto bene praticamente ovunque, abbiamo constatato che i Vision Divine sono davvero molto seguiti e apprezzati laggiù… In particolare “The Perfect Machine” è risultato essere il più gradito tra i nostri dischi… Ogni data ha lasciato un segno indelebile dentro ognuno di noi, il calore della gente ci ha davvero stupito! Sicuramente il più bel tour fino ad ora, forse anche perché spesso ci siamo sentiti a casa, vedi in Cile, la seconda patria di Olaf. Ci sarebbero troppe cose da raccontare, sappi solo che ci siamo divertiti un mondo e a parte qualche scalo assurdo nel cuore della notte, tutto è filato alla grande!
Beh, l’importante è che non vi abbiano lanciato ravioli al vapore o involtini primavera… in Cina…
Ahahah, no no! Però “in compenso” in Cina ci hanno riempito di regali e ci hanno trattato benissimo! Sapevano tutti i pezzi a memoria anche se, a causa della loro scarsa conoscenza della lingua inglese, non liuscivano a plonunciale collettamente le palole… Una sela abbiamo fatto salile una lagazza sul palco che ha pule cantato “The Fallen Feather” con noi… Abbiamo tutti liso a clepapelle! In Sud America sono focosi ma… Altro che regali! A Buenos Aires mi hanno pure rubato la maglietta dei Kiss che ho indossato per quasi tutto il concerto! Per riaverla ho dovuto barattarla con ben 5 CD e la maglietta della nazionale argentina che ho usato per il bis! A volte m’incazzo per poco, lo so. Scherzi a parte, i concerti in Paraguay, Cile e Argentina sono stati davvero emozionanti…
Ma il 2007 non è stato soltanto Vision Divine per Michele Luppi: la sorpresa è la firma con la Frontiers Records e il debutto col progetto Los Angeles. Ci racconti come sei entrato in contatto con certi “mostri”?
Conosco Mario e Serafino dal 1998, da quando tornai dagli Stati Uniti con già pronti i pezzi di Strive. Diedi loro i provini dei brani per un’eventuale collaborazione, ma a quel tempo svolgevano soltanto attività di distribuzione di ristampe di vecchi lavori degli anni 80/90 e io non ero di certo all’altezza per una produzione seria. Dopo un primo approccio conoscitivo ci siamo un po’ persi di vista finché non ci siamo ritrovati al Magna Grecia Festival del 2004 a Napoli. Abbiamo così ripreso i contatti e successivamente ci siamo accordati per realizzare finalmente qualcosa insieme, i tempi erano maturi. Di loro iniziativa hanno selezionato 12 brani, creato un team e chiesto a Fabrizio Grossi (bassista/produttore di LA) di contattarmi per i dettagli. Una volta deciso il taglio nuovo da dare ai pezzi, le tonalità ecc. mi sono state inviate le basi. Ognuno di noi ha fatto il lavoro per conto suo, pensa che le voci sono state registrate a Fabbrico (RE), le chitarre a Stoccolma, i bassi a Los Angeles e le batterie a New York e che ho conosciuto Fabrizio e Tommy solo dopo che il disco era già finito! W Internet! Fortunatamente non serve solo x il porno (risate ndg).
Ma avete programmato qualche data?
Mi è stato offerto di fare qualche concerto e ti dirò che la cosa mi ha un po’ stupito. Ho deciso di riunire qualche amico/collega per proporre questi brani dal vivo, per “lanciarmi” in veste AOR mescolando Los Angeles con Strive. Per quelle serate solo AOR senza contaminazioni! Si parla comunque dell’anno a venire…
Gregg Giuffria: vogliamo spendere due parole per un artista che consideri alla strenua di un “Dio”? Ci racconti le tue emozioni e il vostro incontro?
Questa cosa farà un po’ ridere ma quando mi cimentavo con le tastiere ero invasato per gli House Of Lords e lui è sempre stato il mio punto di riferimento come possono esserlo Paul Stanley e Kip Winger adesso. Quando mi è stato detto che Gregg avrebbe partecipato al progetto Los Angeles ho pensato ad uno scherzo. Invece Mr. Giuffria ha scelto spontaneamente di collaborare dopo aver ascoltato il nostro lavoro. Per me è stato un regalo fantastico, una delle più grandi soddisfazioni fin’ora raggiunte! Purtroppo non l’ho conosciuto di persona ma spero di “beccarlo” prima o poi. Pensa che alla fine degli anni 80 (gli anni “veri”) in camera mia avevo il suo poster incorniciato di fianco a quello dei Kiss e se ripenso al fatto che ho prodotto un disco con lui beh… mi vengono i brividi. E’ una sensazione stranissima ma molto appagante! Deve essere stato un po’ come per Steve Vai suonare sul CD di Ramazzotti! Hahaha!
Come non crederti… è previsto un seguito anche per Los Angeles?
Penso proprio di sì, a giudicare dai responsi. Non ho dati esatti alla virgola ma pare che il feedback sia stato positivo. Abbiamo ricevuto, in merito, anche i complimenti da parte dell’etichetta e, come ben sai, questa cosa succede di rado! L’importante è esporsi nel modo giusto perché in questi casi rischi anche di prenderti la classica “cantonata” realizzando dischi senza nessun motivo particolare. Invece, anche grazie a questo progetto, sta andando tutto a gonfie vele. Non so certo dirti quando e come, ma se dipendesse da me farei un Album AOR ogni 2 anni, il lasso di tempo “giusto” per questo tipo di prodotto.
Passiamo alla tua terza “fiamma”: i Mr. Pig. Insomma, penso sia giunto il tempo di pubblicarlo questo debutto. Ci sono problemi che vi impediscono di farlo?
Fondamentalmente il tempo. A differenza di Los Angeles per il quale mi sono preso ben tre mesi per lavorare solo sulla registrazione delle linee vocali, qui devo anche lavorare e “presenziare” su tutta la parte musicale. Siamo alla fine, 6 pezzi su 13 sono completi e gli altri a buon punto (degli altri 7 mancano solo le voci e i soli). Il problema è che tra le date dei Mr. Pig, quelle dei Vision Divine e la didattica che svolgo quotidianamente, il tempo per lavorarci a modo scarseggia. Potrei montare un PC in bagno per fare un po’ di editing adesso che ci penso… (risade, ndg).
Ma non corri il rischio di penalizzare la band?
Vedi, i Mr. Pig mi portano lontano da casa 100 giorni all’anno, suono con loro due o tre volte a settimana. Per lavorare a modo sulle voci non bastano i ritagli di tempo e per questo tipo di lavoro ho bisogno di giorni completi. Per portarmi avanti mi sono preso alcuni giorni in dicembre e gennaio, per lavorare solo su quello. Oltretutto da marzo 2008 partiremo con un nuovo show e staremo fermi un mese e mezzo per prepararlo: quello sarà il momento giusto per lavorare sodo anche sul disco di debutto.
Concludiamo l’argomento progetti in cantiere con una voce di corridoio: ho sentito parlare di una collaborazione con Roberto Tiranti dei Labyrinth, cantante per il quale stravedo, una voce meravigliosa. Cosa c’è di vero? Puoi già anticiparci qualcosa?
E’ vero, faremo un concerto insieme il prossimo 24 febbraio, evento che prende il nome di “Vocal Day” che si svolgerà nel seguente modo: nel pomeriggio terrò un seminario didattico e la sera canteremo cinque brani io, cinque Roberto e cinque Fabio, il ragazzo che è anche l’organizzatore di questo evento oltre ad essere uno dei miei allievi più promettenti. L’appuntamento è al People di Modena, io e Roberto canteremo anche due brani insieme ma non ti dico quali, lo scoprirai il 24 febbraio. Sarà interessante cantare finalmente con lui, sicuramente uno dei cantanti più affermati e apprezzati nel panorama Metal.
Bene, passiamo alla tua voce: pensi che in futuro lavorerai ancora sul tuo modo di interpretare le canzoni? Stai ancora lavorando e, più in generale, studiando sulla tua voce?
Si, assolutamente, sarebbe un follia fermarsi ad un qualsiasi livello. Se parliamo di arrangiamenti allora è un conto, arrangerò i miei brani sempre più o meno nello stesso modo, ormai il mio approccio è divenuto una caratteristica alla quale difficilmente rinuncerò. Riguardo alla mia voce, beh, “Stream Of Consciousness”, “The Perfect Machine” e “The 25th Hour” sono stati cantati in un modo completamente diverso tra loro, sia dal punto di vista tecnico, ma soprattutto dal punto di vista dell’intenzione. Con l’andare del tempo il mio stile si è incattivito molto, diventando paradossalmente più diretto: in definitiva cerco sempre più di non “cantarmi addosso”. Non credo che ci siano cantanti che riescano veramente a fermarsi; o progredisci o regredisci, rimanere fermi è impossibile. Cambiare fisiologia, invecchiare, crescere sia come musicisti che come uomini, tutti questi eventi portano a modificare “lo strumento” stesso, la nostra voce, noi stessi. Ogni giorno scegli che Michele, Gaetano o Marco vuoi essere… Più ne prendi atto e più questo può giocare a tuo favore. Per quanto mi riguarda dal vivo c’è stato un netto cambiamento: nel 2005, ho come “tolto il coperchio dalla mia emissione”, ma la mia voce è quella che ho oggi, quella che ho avuto ieri e soprattutto quella che avrò domani.
Pensi che sia stato l’heavy metal italiano a migliorare Luppi, o al contrario, pensi sia stato Michele Luppi a regalare qualcosa di nuovo al metallo italiano?
Domandona! Io ascolto metal dal 1985 quindi mi ritengo “un fedelissimo” in tal senso. Il mondo dell’Heavy Metal, devo ammetterlo, mi ha dato tanto. Grazie ai Vision Divine e a tutti coloro che collaborano con noi ho goduto di una maggiore visibilità nell’ambiente. Cosa ho portato io nel Metal? Booh?!?!!! Spero qualcosa che non ci fosse già! Forse sui lavori dei Vision Divine ho cercato di riservare una maggiore cura nei dettagli e di prendermi una certa libertà nelle strofe mescolando l’Heavy Metal con altri generi come ad esempio il funky, arricchendo la frase melodica con qualcosa di realmente diverso legato più al ritmo. Sicuramente una delle mie caratteristiche è l’arrangiamento delle parti vocali e dei cori che ho sviluppato in ogni brano. Questo è un processo che trova le radici in produzioni pop, un ambito dove le voci sono notoriamente più curate rispetto agli altri generi; sostanzialmente l’ho ampliato su vasta scala in un genere dove pochi conoscono maestri del calibro di Yes e Boston. Nel mio piccolo ho cercato di integrare quel tipo di professionalità nella realizzazione e nella produzione vocale che nel metal a volte scarseggia, sia per motivi culturali legati alla tradizione del Metal stesso e anche soprattutto per casini legati ai pochi soldi a disposizione nel fare i dischi. Oggi con qualche migliaia di Euro investiti bene si ha la possibilità di registrarsi le proprie tracce col massimo della qualità a costo zero. Perché ridursi a “quel che ti viene al momento?” Mi spiego: se devi registrare le voci di un album generalmente hai a disposizione non più di 2 o 3 giorni, mi piace pensare che oggi l’orecchio di chi acquista un CD di musica “pesante” sia allenato abbastanza per capire quanto un prodotto sia curato ed eventualmente supportare la band in questione affinché i lavori successivi suonino sempre meglio. Si tratta di un discorso anche di coscienza: da consumatore pretendo un prodotto il più curato e professionale possibile ed esigo che chi ci ha lavorato ci abbia “perso” il tempo necessario per renderlo tale. C’è una bella differenza tra “Cento Vetrine” e “CSI New York” per intenderci! Cerco solo di avvicinarmi il più possibile alla soluzione “ideale”. Insomma, credo sia stata una bella “joint venture” per così dire, non sono certo diventato ricco, ma sono felice di aver fatto le scelte che ho fatto.
Michele, qual è la tua opinione attuale sul metal italiano? E quali le prospettive di un genere che si fossilizza sui nomi storici? Quali sono, secondo te, i problemi della scena tricolore?
Il problema in generale è che l’Italia è un paese esterofilo, come TUTTI i paesi latini quando si parla di Rock. Che scoperta dirai tu! Si tende a denigrare tutto ciò che è italiano e incensare tutto ciò che è americano, teutonico ecc. In realtà tutto il mondo è paese e me ne rendo conto viaggiando. Ci sono troppe rivalità, una visione troppo “inquadrata” della musica metal e addirittura errori madornali nella “percezione” generale del valore delle band stesse: ci sono dei gruppi che vendono tanti dischi e hanno un certo seguito, e sono considerati “abbastanza” famosi mentre altri considerati “molto grossi” ti assicuro non vendono più di 500 dischi. Ma perché non diciamo la verità e non ci limitiamo ad invogliare l’ascoltatore a comprare il disco senza prenderlo per il culo sostenendo che sei grosso dall’altra parte del mondo? Questa tattica l’ho capita in America, dove all’estero osannavano dei flop per far recuperare le spese con frasi del tipo “record d’incassi in America” e robe del genere. Ripeto: tutto il mondo è paese e non siamo certo gli unici ad avere questo problema. Tu dirai, e KISSenefrega? Non dovrebbero essere le copie vendute a determinare lo spessore artistico di un CD, e fino a qui sono d’accordo… ma una band che investe in un progetto ha bisogno di supporto per costruirsi una credibilità basata sui fatti. Poi, diciamola tutta: se anche vendi 10 copie ma quel che fai ha un senso, è “esteticamente” piacevole e ci credi perché è una cosa relativamente nuova e innovativa in qualche modo, beh, allora è questione di tempo prima che tu possa raccogliere quel che meriti. E dentro di te sai bene se lo meriti o no!
Ultima domanda prima dei saluti finali: Michele Luppi, oggi, è AOR, Hard Rock o Heavy Metal?
L’AOR, l’Hard Rock e l’Heavy Metal sono diventati i miei vestiti ma quello che sono veramente non può essere definito. Diciamo che se l’Hard Rock è una media delle tre categorie allora mi sento così!
Bene Michele, ti ringrazio e ti lascio lo spazio per le battute finali.
Grazie Gaetano, saluto tutti gli utenti di questo sito. Volevo solo dir loro che leggo tutte le mail, vado personalmente sul mio space ogni giorno, leggo diversi forum quando capita e tutte le recensioni possibili per tenermi aggiornato riguardo ai feedback positivi e negativi nei confronti delle mie band e dei lavori che faccio. Tendo ad ascoltare un po’ tutte le campane e considerare l’opinione di tutti perché cerco di muovermi sempre e comunque nella direzione che ritengo giusta. Sappiate che qualsiasi cosa fate o dite produce un effetto che cambia le cose… insomma, “volemose bene” e, soprattutto, rispettiamoci! Grazie a tutti coloro che mi hanno supportato fino ad oggi!
Gaetano Loffredo