Vision Divine (Olaf Thorsen)
Si tiene in un locale di Milano, il Rock N Roll, la presentazione ufficiale di 9 Degrees West of the Moon, nuova fatica da studio degli ormai esperti, per non dire storici, Vision Divine. La situazione è abbastanza accogliente e famigliare, con non troppi giornalisti ad assistere all’evento ed una procedura non eccessivamente rigida che prevede sì la sequenza scatti di rito, prelistening del nuovo album e interviste nell’ordine, ma che può essere tranquillamente aggirata per venire incontro alle esigenze di ciascuno. Un gentilissimo tour manager tenta più volte di offrirmi una birra che tuttavia rifiuto, poi parlo in maniera informale informale sia con gli “inviati” delle altre testate, cartacee e non, sia con i musicisti. Vengo a sapere che gli Exence di Federico Puleri (seconda chitarra dei VD n.d.r.) hanno raggiunto un accordo con Punishment 18 records e vedranno il loro album di esordio uscire nei negozi probabilmente nel 2009, dopodichè arriva il mio turno e finalmente posso parlare con olaf Thorsen.
Cominciamo con una domanda spinosa: escludendo te oramai la formazione dei Vision Divine non annovera più nessuno dei suoi membri fondatori e nemmeno Michele Luppi, il quale, pur essendo entrato più tardi, sembrava essere fondamentale sia come cantante che come compositore. Sei d’accordo dunque se definiamo questo gruppo come una mastermind band simile a Death, Rage, Megadeth eccetera nella quale è una sola persona tenere le redini e gli altri ruotano attorno, ma non sono necessari?
Beh, intanto la domanda è sbagliata in partenza, in quanto ad oggi nei vision divine ci sono due membri della formazione originale, ossia me e Fabio Lione. Comunque capisco il senso della questione e ti rispondo che se avessi voluto fare una specie di one man band mi sarei fatto un progetto solista chiamato con il mio nome e non certo i Vision Divine… detto questo dico anche che non credo nella democrazia assoluta in quanto la democrazia porta all’anarchia e per questo i VD sono una dittatura illuminata, ossia un gruppo all’interno del quale c’è una persona, ossia io, che ha le idee chiare su come la band deve procedere e quindi indica il sentiero, dopodichè coloro che hanno la stessa visione “divina” sono i benvenuti, mentre gli altri possono anche andarsene. Quindi potremmo dire che sì, non so se posso essere paragonato ai nomi che hai fatto, comunque se è così mi fa solo piacere, anche se specifico che non sono io a prendere e buttare fuori le persone dalla formazione.
Andiamo quindi avanti nel paragone e diciamo che tutte le band dotate di un mastermind hanno sempre e comunque avuto una formazione che è stata quella che ha permesso loro di raggiungere il successo… potremmo nominare il periodo di Dave Mustaine con Marty Friedman, oppure quello di Peter Wagner con Victor Smolski solo per fare alcuni esempi. Una volta sciolta la line up “storica” queste band non sono più riuscite a ripetersi sugli stessi livelli. Olaf Thorsen non ha mai avuto la paura di non uscire indenne, artisticamente parlando, da uno degli innumerevoli split che hanno caratterizzato la sua carriera?
No, perchè io sono sempre andato avanti per la mia strada, fregandomene di tutto e tutti, delle regole di mercato, di composizione, di quello che la gente si aspetta. L’esempio pratico è questo album, il quale è radicalmente diverso da tutto ciò che chiunque forse si aspettava dopo il rientro di Fabio: si può dire qualsiasi cosa tranne che siamo ridiventati quelli che eravamo nel ’98. Sul discorso compositori invece tengo a specificare che non sono molto d’accordo sul fatto che se ne siano andati dei veri e propri compositori: se ne sono andati i co-autori di qualche canzone, persone che sicuramente hanno fatto del bene alle canzoni in cui sono intervenuti ed a cui sono molto grato personalmente, ma che non sono mai stati necessari. Nei credits degli album il cognome che compare di più è il mio, è sempre stato così e sempre sarà così.
Qundi non ti è mai capitato di dirti: “Ecco, questa era una persona di cui i Vision avevano bisogno, siamo stati costretti a dividerci, ma io non avrei mai voluto e so che d’ora in poi non sarà più la stessa cosa”?
Assolutamente sì! Ciascun autore comparso nei Vision Divine è stato a suo modo irripetibile con il suo gusto e le sue idee, ma nessuno è mai stato irrinunciabile. Io stesso non sono stato irrinunciabile con i Labyrinth.
Adesso però i Labyrinth non se la passano molto bene… non si sa nemmeno se rimarrano assieme…
Questa è la vita, in cui ognuno fa le proprie scelte rimanendo coerente con se stesso. Bisogna distinguere tra business, regole di mercato e ciò che ciascuno ritiene giusto fare: quando uno fa quel che vuole fare ha sempre ragione.
Timo Tolkki è intervenuto su quest’ultimo album 9 Degrees West of the Moon più di quanto non avesse mai fatto negli album precedenti dei Vision, lo ha dichiarato lui stesso. I grandi produttori sono grandi proprio perchè influenzano il sound della band con cui lavorano, ma non sono di certo immuni da errori, un esempio eclatante può essere Bob Rock. Affidarsi così tanto a Timo non è stato un rischio?
Quando ti metti in mano a qualcuno c’è sempre il rischio che il prodotto finito non sia esattamente ciò che tu ti aspettavi, per evitare che la delusione sia cocente bisogna sapersi mettere in mano a persone che sai come lavorano. Se io voglio una Ferrari ma vado dalla Porsche è chiaro non avrò quello che desidero… se invece vado a Maranello appunto magari non avrò il modello esatto che mi interessava, ma per lo meno a qualcosa di somigliante ci arriverò. Nel caso di Timo vale anche il discorso professionale: quando assumi un produttore è chiaro che lo paghi perchè faccia il produttore appunto, sarebbe ridicolo che un chitarrista, o un compositore, come vuoi tu, gli desse dei soldi per poi non lasciarlo lavorare e dirgli quello che deve fare. Questo è il modo con cui procedo di solito, devo ammettere che Tolkki ha fatto dei cambiamenti che mi hanno anche un po’ spiazzato, ma questo è il gioco, se le cose andranno male c’è sempre il suo nome scritto sull’album e la gente saprà di chi è la colpa, per così dire; naturalmente poi vale anche il contrario, ossia: se le cose andranno bene tutti sapranno di chi è il merito.
Tolkki però dice di sentirsi il settimo componente dei Vision Divine e a questo punto sorge spontanea la domanda: non è che sta cercando di fare in veste di produttore ciò che non lgi riesce più come compositore, ossia creare bei dischi? Non è che cerca di appoggiarsi a voi perché vede che siete una band con un futuro, mentre i suoi progetti oramai sono su una parabola discendente da tempo oramai?
Non so se è così… posso parlarti di Timo come produttore, non come chitarrista degli Stratovarius o dei Revolution Renaissance, è una cosa che non mi riguarda, a me basta che faccia il suo lavoro, della sua vita privata non mi interesso. Il fatto che lui voglia mettere le mani su una band come dici tu “in ascesa” non può farmi che piacere, perchè ciò significa che lui crede in noi e nel fatto che siamo un progetto in ascesa. Mi sembra perfettamente naturale che un produttore, non potendo curare 50 uscite all’anno, ma molte meno, scelga quelle che considera maggiormente valide.
Un’altro grosso cambiamento che avete fatto in seguito a The 25th Hour è stato quello riguardante etichetta. Come mai avete deciso di chiudere con Scarlet Records?
Per tanti motivi… la necessità forse per noi di cambiare aria… dopo tre dischi ed una collaborazione che è stata comunque importante nel nostro passato recente credo che ci fosse il bisogno di rinnovare la cosa, soprattutto dopo il cambio di cantante. Frontiers inoltre è una label con un respiro forse più internazionale: sul mercato italiano non si discute, Scarlet non ha nulla da invidiare a nessuno, ma a livello mondiale con la nostra nuova collaborazione probabilmente abbiamo fatto un passo avanti. Frontiers inoltre ha mostrato fin da subito un grande interesse nel nostro progetto e questo è quello che le ha permesso di battere le altre proposte che ci stavano arrivando, anche dall’estero.
Si era parlato anche di SPV… o sbaglio?
I nomi è inutile farli ora come ora, comunque erano etichette anche molto grosse, alcune delle quali era stato Fabio a portarci in dote grazie alle sue collaborazioni passate e presenti. Devo dire che Frontiers è stato il partner che ha ragionato di più su di noi come prodotto a se stante e non come nuovo progetto di Fabio Lione: alcuni ci hanno dato la sensazione di considerarci come una band di parcheggio momentaneo per lui in attesa di chissà cosa, noi qundi siamo andati con chi ci ha fatto capire che sapeva chi siamo e quali sono le nostre potenzialità.
Intanto però i Killing Touch, nuova band power/prog di Michele Luppi, firmano per Scarlet Records
Uno dei motivi per i quali era meglio cambiare aria, non il motivo principale, ma uno di quelli che abbiamo tenuto in considerazione. Non posso dire più di questo in quanto sono stato così preso dagli impegni con la mia band che non ho potuto prestare attenzione a quello che facevano gli ex membri.
Una cosa però la puoi dire: senti la concorrenza?
Più che altro mi sorprende che Michele Luppi vada a produrre un disco di Power Metal, almeno da quanto mi è stato detto. Con quello che faceva da solista non mi sarei mai aspettato una cosa simile, la vedo una cosa molto buffa.
Perchè c’è chi dice che senza Michele i Vision non sono niente, mentre altri invece sostengono che l’attesa per il debutto dei Killing Touch è in realtà più indotta che reale, che essi usciranno come un qualsiasi gruppo esordiente alla prima prova discografica.
Only time will tell… magari loro porteranno via dei fan a noi, ma di sicuro i Vision Divine non porteranno via dei fan a Killing Touch.
Passiamo ad un’altra controversia: hai dichiarato che avresti chiesto a Fabio Lione di fare “il Fabio Lione” eppure su 9 Degrees West of the Moon lui canta in maniera diversissima dalle sue ultime prove con i Rhapsody, e allora?
La spiegazione è molto semplice ed è questa: per me il vero Fabio Lione non è quello dei Rhapsody. Lui è un cantante estremamente versatile, che mi passa da voci melodiche ad altre aggressivissime. Capisco che dal punto di vista mediatico lui sia identificato con un certo stile vocale, ma qui ci stiamo scordando che lui ha anche cantato su No Limits dei Labyrinth, sui primi due dischi dei Vision, con gli Athena… è una delle voci più versatili che ci siano in questo momento. Quando gli ho chiesto di essere se stesso dunque gli ho chiesto esattamente di non fare il cantante dei Rhapsody.
Quando sono usciti i famosi spezzoni promozionali dei brani del vostro disco io, come tanti altri, sono andato sul vostro myspace a sentirli… devo ammettere che ad un primo ascolto mi facevano letteralmente schifo. Fortunatamente in seguito sono andato anche sul vostro sito ufficiale e li ho ascoltati ad una qualità decente ricredendomi in toto, ma a questo punto una considerazione sorge spontanea: Myspace riduce a tal punto la risoluzione degli MP3 che vengono trasmessi mediante il suo portale che essi si rivelano pubblicità negativa per i loro autori! Cos’hai da dire su questo fenomeno?
Myspace è merda musicale e come ben sai gli artisti non hanno alcun controllo su di esso… ad oggi tuttavia, esattamente come Facebook, è uno strumento di contatto quotidiano ed una band sarebbe stupida a tenersi fuori da esso. Io sono personalmente contentissimo sul casino che si è formato attorno ai sample: c’è stato chi ha detto che suonavano da schifo, chi ha detto che i VD erano diventati un gruppo che fa brani lineari… la gente naturalmente non pensa che se devo mettere online un minuto di canzone scelgo strofa, ponte e ritornello, non certo le parti strumentali, comunque io sono contento di quanto è accaduto: siccome questo è solo business ed il business non mi interessa applico alla lettere il principio che dice “Nel bene e nel male purchè se ne parli”.
E di sicuro se n’è parlato eccome. Se ne potranno dire tante su Olaf Thorsen, ma di sicuro tutti gli split, tutte le magagne che hanno caratterizzato la sua carriera, non solo lo hanno lasciato indenne dal punto di vista artistico, ma addirittura hanno contribuito a dare ancor più visibilità ai suoi progetti, i quali non hanno mai smesso di brillare in quanto a bellezza compositiva, sebbene alle volte siano stati un po’ scarsi in quanto ad interpreti. Sarà andata così anche questa volta? L’uscita del più ingombrante “session man” che il signor Carlo Andrea Magnani abbia mai avuto alla sua corte, ossia Michele Luppi, gli sarà passata addosso come acqua fresca su un impermeabile come al solito o questa volta avrà preteso il suo dazio? Lo scoprirete ben presto, o forse lo avete già scoperto grazie ad E-Mule, in ogni caso per togliervi ogni dubbio andate a leggervi la recensione di 9 Degrees West of the Moon, perchè come al solito ciò che è veramente importante è la musica.