Vario

Vision Divine (Olaf Thorsen)

Di - 30 Novembre 2005 - 15:20
Vision Divine (Olaf Thorsen)

Kilometrica intervista con una delle icone dell’heavy metal italiano: Olaf Thorsen dei Vision Divine! Ringrazio l’artista che si è concesso in modo esemplare rivelando per la prima volta una passaggio “oscuro” della sua vita, quando ancora il suo cuore batteva per i Labyrinth. Buona lettura.

Intervista realizzata da Gaetano “Knightrider” Loffredo e Roberto Savi.

Gaetano Loffredo: Finalmente dopo una gestazione relativamente lunga, The Perfect Machine è sugli scaffali dei numerosissimi fan che si aspettavano il classico “ritorno di fiamma”. Io dico che non ha nulla da invidiare al precedente album; le differenze le ritroviamo in una maggiore ricercatezza in fase compositiva e presso quell’alone futuristico che aleggia su tutto il platter. Che ne pensi?

Beh, intanto grazie per il complimento implicito nella domanda. Io sono fermamente convinto che questo sia l’album piu’ “completo” che i VD abbiano mai realizzato, e attenzione, non sto dicendo la classica frase “questo e’ il disco piu’ bello della mia carriera” che fanno normalmente i musicisti che promuovono la loro ultima uscita. Quando dico completo intendo dire che lo ritengo l’album che meglio di ogni altro lavoro racchiude tutte, dico veramente tutte le influenze che hanno fatto parte e tutt’ora sono parte di noi, come singoli musicisti ed anche come band, che ovviamente e’ il risultato della fusione dei singoli.
Ovviamente il nostro obiettivo non poteva essere che “migliorarsi” rispetto al precedente lavoro (come e’ poi sempre negli obiettivi di tutti, credo), e tanto per iniziare, la prima maniera di migliorare sarebbe stata quella di non copiare meramente SOC, e questo sarebbe gia’ stato un ottimo risultato, a mio avviso, perche’ per me copiare se stessi non e’ mai un ottimo risultato. La prima maniera di rendere l’album differente, era ovviamente quella di trovare una storia molto diversa dalla precedente. Dato il tipo di storia, ritenevamo che anche il sound dovesse essere molto piu’ aggressivo del precedente, ed ecco il pacchetto pronto. Adesso dovevamo solo metterci dentro il regalo, cioe’ il nuovo lavoro, ehehe…

Gaetano Loffredo: Nell’intervista rilasciata sul DVD “Stage of Consciousness” dichiarasti che l’effetto sorpresa avuto con Stream of Consciousness era impossibile da ricreare. Io credo tu abbia perfettamente ragione anche se le novità riscontrate su “The Perfect Machine” non sono proprio poche. A cominciare dalla produzione infinitamente superiore… Cosa ci racconti dei tuoi giorni passati con Timo Tolkki?

Grazie per questa domanda, che mi da modo di chiarire questo aspetto. Quanto al discorso dell’effetto sorpresa, confermo quanto detto. SOC e’ uscito in un momento particolarissimo della mia carriera, di quella dei VD stessi, ed anche della mia vita.
Il girotondo di notizie che aleggiavano intorno a questa band era un qualcosa che adesso, anche dopo solamente un anno, e’ difficile da spiegare.
Io credo che ci sia stata una coincidenza di fattori (la mia uscita dai Labyrinth, i cambi di formazione, l’uscita di Fabio Lione etc…), che ha creato un’atmosfera particolare intorno a SOC e che unita (spero di poterlo dire) alla qualità di quel disco
(pui dirlo forte! Ndg), ha prodotto quello che poi e’ successo effettivamente riguardo a questo album. Ecco cosa intendo quando dico che quell’album e’ “irripetibile”. Questo non significa che SOC rappresenti un punto della nostra carriera irraggiungibile, altrimenti e’ ovvio che avrei gia’ chiuso l’argomento VD, dato che il giorno in cui sentirò di non essere piu’ in grado di fare lavori all’altezza, chiuderò sicuramente, e se mi conosci un po’ avrai visto che in tutti questi anni sono uno che mantiene sempre quello che dice.
Riguardo la produzione, come ti ho detto prima ritenevo che dato l’argomento, un po’ tecnologico un po’ futuristico, fosse necessaria un lavoro sicuramente piu’ potente, anche per dare quell’impatto “nuovo” a tutti coloro che dopo aver ascoltato SOC si fossero messi ad ascoltare questo nuovo album.
Timo Tolkki mi e’ venuto in mente subito, dato che lo conoscevo da tempo come chitarrista e un po’ come persona avendo suonato in diversi show in cui erano presenti anche gli Stratovarius, e’ capitato a volte di incontrarci in albergo o nel backstage e di scambiare qualche parola ma, niente di piu’. Gli ho semplicemente mandato una mail chiedendogli se sarebbe stato interessato a produrre il nostro nuovo lavoro, e con grande sorpresa, mi ha risposto entusiasticamente, dicendo che conosceva bene la nostra band e che sarebbe stato onorato di lavorare con noi. Insomma, si e’ quasi tirato dentro da solo, ahah!
Timo e’ una grandissima persona, sia professionalmente ( e questo lo si sente da moltissimi dei suoi lavori) che soprattutto umanamente. In questi ultimi mesi si e’ parlato fin troppo dei suoi problemi personali, e ritengo che sia una cosa non solo sbagliata, ma anche vergognosa. Qui stiamo parlando di una persona che come tutti ha anche una vita privata, e che in questa vita privata ha lottato e sta ancora lottando duramente per risolvere problemi dai quali non tutti saremmo in grado di venirne fuori cosi’ facilmente. Per tutto questo, lo rispetto enormemente, per come riesce comunque a concentrarsi sul lavoro, e per come e’ umile a livello personale: sempre pronto ad ascoltare le necessita’ altrui, senza mai imporre le proprie idee sulla band, ma sempre proponendo un’idea e aspettando che noi la si accettasse.
Ho lavorato alla grande con Timo, e siamo diventati anche ottimi amici al di fuori del discorso musicale. Sicuramente un’esperienza positiva che mi ha insegnato molto.

Roberto Savi: Rispetto al passato, il tuo stile chitarristico questa volta sembra più ricercato e con un maggior occhio alla melodia, che ne pensi?

Si? Grazie!
Non saprei cosa dirti. Credici o no, ma io fin dal mio primo album suono solo quello che mi viene in mente e che mi piace, e soprattutto a livello solista improvviso tutto in studio l’ultimo giorno di registrazioni, quindi non c’è mai nulla di calcolato.
Non so se la cosa sia stata ragionata, ma in parte si può ricondurre al differente approccio con cui tutti ci siamo avvicinati a questo nuovo lavoro. Io volevo suonare in un modo che risultasse un po’ diverso dal mio solito, per quanto sia possibile farlo, ovviamente.

Gaetano Loffredo: Diciamoci la verità, Michele Luppi è riuscito almeno un pochino a rubarti la scena perché le attenzioni si sono riversate completamente su di lui dopo la dipartita dell’ex Fabio Lione. E’ una cosa che un po’ ti ha infastidito o sei soltanto felice per la “tua” impareggiabile scoperta?

Ebbene si, sono gelosissimo della cosa, non ci dormo la notte, ahahah!
Ma perché dovrei essere geloso del mio cantante? So che sei buon amico di Michele, quindi vedrai che se gli  chiedi, lui ti confermerà che al contrario io sono stato il primo a parlargli, quando entrò nella band, e a dirgli che non me ne importava nulla se lui era l’ultimo arrivato: un cantante ricopre sempre il ruolo “centrale” di una band, e io ho parlato a Michele fin da subito, facendogli capire che questo era quello che volevo anche da lui.
Credo, dopo tutti questi anni spesi a fare album, di avere una “carriera” decente alle spalle, che mi possa dare almeno credito in modo da essere creduto, quando dico che innanzitutto non sono mai stato una persona caratterialmente invidiosa (tantomeno di una persona che suona con me, (sarei pazzo!) e secondo non vedo perche’ una persona dovrebbe rubare la scena ad un’altra. Quello che ho fatto in passato credo rimarra’ sempre, no? Non e’ un mese che suono, e non ho certo bisogno di “imporre” la mia personalita’ per farmi notare o far sapere chi sono. Sono invece contento per Michele che ha sicuramente un gran talento, e credo e spero che anche lui sia contento e un po’ grato ai Vision Divine, che in fondo gli hanno dato modo di farsi conoscere, tutto qui.

Gaetano Loffredo: Torniamo sul nuovo nato: cosa mi dici riguardo alla copertina? Io trovo ci siano grosse similitudini con un fumetto; un manga per la precisione. Alìta… Lo conosci? Io presumo che Ricky Androni sappia perfettamente di cosa sto parlando… (questa che vedi sotto è la copertina del primo numero, ci sono all’interno dei disegni davvero simili all’artwork di The Perfect Machine)

Ti assicuro che non conoscevo assolutamente questo “ALITA”, ed in ogni caso non sono un appassionato di fumetti Manga (certo ho la collezione completa in DVD di tutta la serie di LAMU, ma questa e’ un’altra storia). Non so se Ricky nel realizzare la copertina abbia pensato a questo fumetto, ma in ogni caso posso dirti che l’idea dell’angelo così come la vedi nella cover e’ nata da me, che ho dato l’input a chi la stava realizzando, quindi ci sono una serie di passaggi di idee che credo renda difficile convalidare la tua ipotesi.
In ogni caso ti faccio i miei complimenti, perche’ questo e’ un esempio di ottimo giornalismo che conosce, indaga e pone la domanda. Complimenti davvero.
Tornando alla copertina, ovviamente l’idea e’ nata in base al concept che avevo scritto, e soprattutto cosi come per la musica, volevo che anche la copertina fosse quasi un avvertimento per gli ascoltatori “questo album non e’ uguale a SOC”. Ecco il perchè dell’idea di smontare e rendere semi bionico l’angelo, che e’ sempre presente nelle nostre cover e sicuramente ci rappresenta come band.

Gaetano Loffredo: Leggo sul booklet: “all music written by Thorsen, Smirnoff, Luppi”. Anche qui ti chiedo, quanto è pesato l’innesto di Michele in tal senso?

Michele ha avuto il ruolo che deve avere un cantante, cioe’ scrivere le sue parti vocali.
E’ così che le cose hanno sempre funzionato nei VD ed era così che le volevo anche in questo lavoro.
Io e Smirnoff ci siamo occupati della parte musicale, io della parte testi/concept e Michele della parte linee melodiche. Ovviamente un lavoro non deve mai essere fatto a “porte stagne” altrimenti uno non sa quello che sta facendo l’altro o ancora peggio non ha modo di interagire. Al contrario, ovviamente tutti ci siamo scambiati consigli, suggerimenti di variazioni etc, in base alle necessita’.
Michele ha pesato, ovviamente, perchè ha scritto le linee vocali ed essendo il cantante, e’ come un attaccante che deve segnare e finalizzare tutto il gioco di squadra, usando una metafora calcistica.

Gaetano Loffredo: Passiamo al concept che ricorda da vicino il film “The Island”. L’hai visto? Che ne pensi delle similitudini tra la tua e la storia della pellicola cinematografica? Non ti chiedo di riassumermi la storia perché lo farò io in sede di recensione.

Sì, ho visto il film di cui parli e l’ho trovato orrendo, oltretutto e’ un plagio palese di un film degli anni ‘70 di cui adesso non ricordo il nome, in cui la gente viveva in una comunita’ al di sotto di una cupola, ed nella quale arrivati mi sembra ai 30 o 35 anni (periodo in cui un cristallo impiantato nel palmo di una mano cambiava colore), si compiva un rito col quale i corpi venivano “rinnovati” ( in realta’ “cancellati”). Non so se ti ricordi questo film, beh, anche il finale stesso in cui tutti escono dalla cupola e scoprono il mondo… insomma le copiature sono notevoli… magari poi hanno anche dichiarato di essersi ispirati a questo film , adesso non lo so.
Insomma, credo che ci sia ben poco di simile con la mia storia, che comunque ho iniziato a scrivere fin dai tempi in cui stavo completando SOC, ed in ogni caso, sicuramente The Island non era ancora uscito.
Devo dire che in ogni caso, non credo che la storia di TPM sia poi cosi’ originale, soprattutto nel suo inizio. Quello che ho cercato di fare e’ piuttosto di creare un’ipotesi che nasce da una situazione che io ritengo effettivamente possibile in un futuro prossimo, e di darle un’interpretazione personale. Il prodotto finito mi lascia comunque molto soddisfatto, e sono orgoglioso di quello che ho scritto.

Gaetano Loffredo: Land of Fear è un brano che riconduco più facilmente ai canoni AOR che a quelli Heavy Metal. Mi sbaglio?

Si hai ragione, ma e’ un qualcosa che e’ sempre stato presente in quasi tutti i miei dischi. Mi riferisco a brani come Piece of Time State of Grace, Taste of a Goodbye, Versions of the Same…
Ho sempre avuto almeno un pezzo che fosse piuttosto melodico, nei miei lavori, e credo che in questo caso il fatto che tu lo senta molto piu’ vicino all’AOR sia sicuramente per le linee vocali di Michele, che non e’ un segreto, e’ molto piu’ vicino a quel genere che non a quello “tipico” dei VD.

Gaetano Loffredo: Cosa pensi dell’album solista del tuo cantante, Strive? Beh, ci hai suonato anche tu, quindi presumo sia soddisfatto del risultato finale. Ti piace quel genere?

Non lo dire a Michele, ma non e’ l’album della mia vita, ahahah!
Ovviamente sto scherzando. E’ un ottimo lavoro, che però e’ veramente ed infinitamente distante dal mio modo di concepire la musica. L’ho ascoltato molto volentieri, e non credo ci sia bisogno di dire che e’ suonato benissimo e sicuramente anche i pezzi sono ottimi, nel loro genere. Credo che Michele sia molto piu’ a suo agio musicalmente parlando in un album come questo che non in uno dei Vision Divine.
Beh, non so cos’altro dire: e’ un ottimo lavoro, ma a me piace l’Heavy Metal e ovviamente non e’ propriamente la stessa cosa…

Gaetano Loffredo: Questa più che una curiosità è una richiesta: ho trovato la ballad “Here in 6048” talmente bella ed emotiva che ho pensato a quanto starebbe bene il cantato italiano su quelle partiture… Tu che ne pensi? Magari un bel singolo futuro?

Uhaauahauahaauh! In Italiano? Cosi sembrerebbe un pezzo di Baglioni!!!
No, scherzi a parte, puo’ anche darsi che tu abbia ragione, ma non so se in un genere come il nostro abbia senso parlare di “singoli”.
Mi capita molte volte di leggere negli album di qualche band, “Radio Version” o “Hit Single” ma, insomma, parliamoci chiaro: l’heavy metal non ha diffusione radiofonica, e parlare di “singoli” o “versioni radio” e’ ridicolo. Certo, ogni tanto accade che le radio mettano un pezzo in diffusione, o meglio, in lista di diffusione, ma la verità e’ che i singoli non fanno parte del nostro ambiente, purtroppo (o forse per fortuna).
L’idea di rifarla in italiano e’ interessante, bisognerebbe vedere come suonerebbe il testo una volta riadattato alla lingua madre.

Gaetano Loffredo: Arnaldo Mattei… come ti è venuto in mente questo nome? Ti rivedi in qualche modo in lui caratterialmente? Sognatore, introverso e pessimista…

Tutti i personaggi che sono presenti nei miei testi o nei miei concept hanno sempre una parte di me al loro interno. Ovviamente non sono ME completamente perche’ non avrebbe senso. Sono piuttosto una versione possibile di “quello che avrei potuto essere” in condizioni differenti, in una vita differente etc…
Di questo Mattei sicuramente mi riconosco nella sua “decisa arroganza”, come la chiamo io, cioe’ in quella sua sfrontata sicurezza nei suoi mezzi e nei suoi mezzi e nella sua conoscenza. Il suo modo di pensare di essere in grado di non avere bisogno di nessuno e di poter risolvere tutto da solo mi affascina. Ovviamente io non sono cosi’ al 100%, ma e’ un aspetto che ho sicuramente voluto mettere nel personaggio, e il modo in cui si avvia a terminare il concept e’ una mia risposta implicita  a questo modo di essere.

Roberto Savi: Tornando al disco dal punto di vista live, come agirete per promuoverlo?

Stiamo preparando un tour che partirà dall’Italia a fine gennaio.
Poi dovremmo andare in Sud America, dove sto sistemando le ultime cose in questi giorni, e più in la, se saremo fortunati, potremmo tornare a suonare in Giappone, dove la nostra prima calata è piaciuta molto agli addetti ai lavori ed alla nostra casa discografica, che oltretutto ha ottime ambizioni per TPM.

Gaetano Loffredo: Facciamo un piccolo passo indietro ed andiamo a disquisire in merito al “vecchio” album Stream of Consciousness; vecchio perché ormai è uscito da un annetto, nuovo perché lo trovo sempre estremamente e “maledettamente” fresco ad ogni ascolto. Dopo un anno, probabilmente, possiamo trarre conclusioni definitive: com’è andato?

Beh, e’ andato sicuramente bene, dato che tutti stanno qui a paragonare TPM con SOC. Quando si creano questi paragoni, vuol sempre dire che un album ha lasciato il segno, e posso sicuramente dire che per SOC e’ stato cosi’. D’altro canto, anche per tutti i motivi che ti dicevo in apertura di intervista, e’ anche vero che ci sono stati molti fattori che hanno reso questo album unico, irripetibile. Ti dico una cosa che ci eravamo detti in studio il primo giorno, quando iniziammo le registrazioni di quell’album. Parlando con Oleg, gli dissi che sapevo tutti i casini che stavano dietro a questo album, i cambi di formazione, i pettegolezzi dei giornali etc…
Beh, quel giorno ci promettemmo che a prescindere da come sarebbe andato quel disco, avremmo fatto un lavoro di cui andare fieri anche dopo 10 anni,e devo dire che e’ cosi’…credo che saro’ sempre orgoglioso di SOC anche per il valore intrinseco che ha per me.

Gaetano Loffredo: Al tempo che fu, la critica osannò Stream of Consciousness, tanto che molti lo considerano tutt’ora il vero successore di Return to Heaven Denied dei Labyrinth nonostante abbia un piglio sonoro generale sicuramente diverso ma con la presenza di tracce come “La vita fugge” ed Out of the Maze assolutamente inconfondibili! Che ne pensi?

Penso che sia sempre un errore accostare dischi diversi di band diverse. Non e’ possibile fare un paragone tra 2 situazioni che non hanno niente in comune. Detto questo, capisco cosa vuoi dire.
Sono sempre un po’ restio a parlare, quando si intrecciano i nomi di queste due band, perche’ come sai bene ho lottato per qualche anno cercando di far capire che erano 2 realtà  ben diverse, e perché e’ sempre facile speculare su una parola mia male interpretata e farla passare come un’accusa gratuita nei confronti di qualcuno, cosa che sicuramente non voglio che accada.
Posso dirti solo che non e’ mistero il fatto che per me i Labyrinth avessero una direzione ben precisa da seguire, cosi’ come non e’ un mistero che me ne andai anche perché le opinioni a riguardo non erano piu’ le stesse all’interno del gruppo. Credo anche che la musica che queste 2 band suonano oggi sia la prova definitiva di quello che ti sto dicendo.
E’ anche vero però che con i VD non voglio assolutamente fare “quello che i Labirinth non hanno voluto fare”. Semplicemente , continuo a suonare la musica che mi piace, e credo che questo sia il motivo per cui e’ facile accostare i 2 prodotti di cui hai parlato. Posso cambiare il nome di una band 20 volte, ma la musica che mi piace suonare e che scrivo, rimane la stessa…

Gaetano Loffredo: Nella recensione che scrissi per Stream, sottolineai il fatto che Olaf non si è perso d’animo riguardo alla sua dipartita dai Labyrinth, non ha battuto ciglio sulla perdita di Fabio alla voce (anche se so quanto siano amici e di conseguenza quanto gli sia dispiaciuto). Forse è tutta qui la forza di Stream of Consciousness, Olaf è riuscito a far percepire le sue “debolezze ipocondriache” nelle liriche, ma ha parificato il tutto con una versione musicale a tratti esplosiva e malinconica al punto giusto. Sei d’accordo con ciò che dico?

Di sicuro SOC e’ un concentrato di emozioni e situazioni vissute che si sono riversate nella musica che stavo scrivendo e nei testi stessi, che in particolare utilizzo come vera valvola di sfogo.
In effetti, direi che in quell’album c’e’ molto di quello che hai detto, e l’hai descritto talmente bene che non aggiungerei altro, eheh…

Gaetano Loffredo: Tornando ancor più indietro nel tempo, facciamo tappa a “Send me an Angel”, disco che ha regalato i momenti più progressivi dei Vision Divine e che ancora oggi, faccio fatica a digerire completamente. Perché quell’inversione di tendenza rispetto al debut? Torniamo sempre al discorso che Olaf Thorsen suona quello che gli va in quel preciso momento?

Mi dispiace che tu non riesca a digerire quell’album, e d’altro canto capisco benissimo che quello sia un lavoro fondamentalmente molto “intimo”, scritto quasi piu’ per me stesso che per un album vero e proprio destinato ad essere stampato e distribuito.
Come ho sempre detto, io sono uno che suona quello che mi va in quel momento, appunto, o forse e’ meglio dire che quello che vivo mi influenza sempre al punto di condizionare quello che scrivo.
Quello era un periodo in cui avevo realizzato che presto o tardi avrei abbandonato i Labyrinth, le cose all’interno di quella band erano confuse e l’atmosfera non era piu’ quella di una volta. Allo stesso tempo però, purtroppo a causa degli intrecci di formazione, le tempeste di una band si riversavano all’interno dell’altra, se non altro perche’ qualcuno aveva probabilmente percepito questo mio stato d’animo, e devo dire che in effetti ho visto da parte di qualcuno molto meno attaccamento nel realizzare questo lavoro rispetto ad altri.
In ogni caso, per me SMAA rimane un disco FONDAMENTALE, perche’ senza questo album non sarebbe esistito SOC e adesso TPM. Questo album rappresenta il vero momento in cui ho deciso che i VD sarebbero stati il mio futuro, e che per questo avevano bisogno di andare avanti esplorando nuove sonorita’. Ecco perché questo album suona cosi’ diverso rispetto al primo VD, e se tu ascolti la nostra discografia in ordine cronologico, capirai quello che ti sto dicendo. SMAA e’ un album veramente importante per me e per questa band, perche’ ha rappresentato il primo “tentativo” di diventare quello che siamo oggi.
Certo ci sono alcune soluzioni estreme, o forse e meglio dire, meno ragionate, dato che per l’appunto quello e’ stato veramente un album “sputato”, e realizzato quasi in presa diretta, in analogico e senza troppi fronzoli computeristici. Avevo molta rabbia da tirare fuori, sicuramente.

Gaetano Loffredo: Cosa ne pensi del nuovo corso dei Labyrinth? In che rapporti è rimasto Olaf col suo “vecchio amore”?

Come ti ho detto prima, preferisco non parlare mai molto del mio passato.
Non ho molti rapporti con i miei ex compagni, anzi direi che a parte Roberto con il quale ho ogni tanto uno scambio di mail, gli altri non li sento piu’ da tempo, direi dal giorno in cui gli ho comunicato la mia idea di abbandonare la band. Ovviamente questa e’ una cosa che mi ha dato molti dispiaceri, e in fondo questo silenzio l’ho vissuto come se loro si fossero liberati di un peso, o di un dittatore. In ogni caso sono veramente affezionato a quella band, e a quello che per me ha rappresentato. Non dimenticherò mai tutto il bene che ho avuto grazie al periodo vissuto in quel gruppo.

Roberto Savi: Cambiando argomento, di recente è sul mercato anche il vostro primo DVD “Stage Of Consciousness”. Se non erro, voi siete il secondo gruppo metal italiano dopo i Death SS, a pubblicare un lavoro su questo supporto.

Non lo so, mi spiace ma non ho idea di quante e quali band abbiano fatto uscire un DVD.
Posso solo dirti che da parte nostra l’intenzione era semplicemente quella di dare alla gente un qualcosa che ci “immortalasse”  in quello che sicuramente per noi è stato un periodo d’oro. Volevamo anche dare la possibilità a coloro che non hanno mai voluto o potuto assistere ad un nostro show di vedere cosa sono i VD oggi, ed è per questo che non abbiamo scelto delle mega telecamere, o un super palco in stile Monsters of Rock.
Abbiamo scelto una situazione che rispecchia la normalità della scena qui in Italia. Abbiamo fatto le riprese su un palco che ok, ci aspettavamo un po’ diverso e che purtroppo per problemi tecnici è stato cambiato l’ultimo giorno senza che si potesse più fare niente, ma in ogni caso è lo stesso palco sul quale hanno suonato tanti altri gruppi, stranieri inclusi e tra i quali ricordo i Dokken un paio di settimane prima del nostro show…
Quindi chi critica le riprese, o l’ambiente delle riprese, secondo me ha capito poco dello spirito di questo DVD, che è un DVD onesto, e soprattutto allora farebbe meglio a criticare tutto l’ambiente italiano delle sale concerti e dei locali, che a parte qualche sporadico caso, non ha molto di più da dire rispetto  a quello che si vede nel nostro show.

Roberto Savi: Cosa pensi di tutte queste reunion che stanno avvenendo in questo periodo: prima i Maiden, poi gli Europe, i Twisted Sister, i Candlemass, i Judas Priest ed infine addirittura i Queen?

Soldi, cosa ne dovrei mai pensare?
Il più delle volte le reunion in questione non hanno più niente da dire, e non credo che il 2005 sia stato l’anno dell’amicizia ritrovata, per cui tutti di colpo sono tornati a volersi bene, tu si?
Ovviamente non si può fare di tutta l’erba un fascio, e soprattutto sono favorevole a quelle reunion che danno modo ai giovani d’oggi di rivedere sul palco dei veri e propri miti che hanno fatto la storia del Rock (beh, più o meno…  non proprio tutti quelli che si riuniscono a mio avviso sono stati cosi’ fondamentali, ma insomma…).
Ecco, finchè si tratta di un tour in giro per il mondo ben venga e anzi ci sarò anch’io in mezzo al pubblico, ma quando si tratta di rimettere lo strumento in mano a gente che magari ha anche smesso di suonare da anni…beh…mi puzza, e soprattutto a prescindere da tutti i discorsi, i nuovi album delle band in questione si sono quasi sempre rivelati delle cagate colossali.

Gaetano Loffredo: Sono tutt’oggi convinto che Olaf Thorsen non sia contento del risultato finale raggiunto con Sons of Thunder, quali furono i reali problemi che furono conseguenza dello straziante parto di quell’album? Tutto solo ed esclusivamente colpa del produttore poi da te sostituito prendendoti la briga di riprodurre e riarrangiare il tutto da zero?

Ahah! Gia’, la storia che circola e’ questa, e’ vero. Me ne ero quasi dimenticato…
Vuoi la verita’? Ok, allora siediti che adesso ti faccio fare lo scoop: le cose non sono assolutamente andate cosi’ come sono state raccontate, e sinceramente fino ad adesso non ho mai avuto interesse a discutere di tutto questo. Partiamo da quello che penso di Sons: per me quello avrebbe dovuto essere l’album della svolta per la band, e tutti i presupposti dicevano che le cose avrebbero dovuto essere cosi’. Avevamo a disposizione una produzione dal budget “folle”, per la nostra etichetta rappresentavamo la priorita’ assoluta e, sinceramente, abbiamo dato molto in fase di composizione e di realizzazione di quel disco.
Purtroppo capita quello che capita spesso in queste situazioni, e quando troppa gente gestisce il tuo lavoro, intendo manager, case discografiche etc. Venne scelto per noi un produttore senza darci la possibilità di “vagliarlo”, e che a prescindere dalle sue capacita’ era nettamente al di fuori di ogni cognizione di causa, per quanto riguardava un genere come il nostro che sì era power, ma che racchiudeva anche diverse sfumature che avrebbero potuto e dovuto essere colte da chi aveva in mano la vera responsabilità della realizzazione di un disco ambizioso come SONS.
Ti dico subito che NON E’ VERO che io abbia deciso di sostituire Neil Kernon a prodotto finito, NON E’ VERO che io ho riarrangiato il prodotto e che l’ho remixato, assolutamente. Questa versione e’ un modo un po’ vigliacco di attribuire tutte le colpe ad un solo capro espiatorio, ed in fondo fa anche parte del gioco e del mio modo di essere, visto che non e’ un mistero che io sia una persona piuttosto decisa sulle mie idee, e anche per il mio ruolo più in vista rispetto agli altri all’epoca, e’ normale che tutto sia ricaduto su di me. Mi sta bene, e non ho mai nemmeno giocato al gioco dello scarica barile, perché sono uno che non gradisce fare annunci e dichiarazioni. Sono sempre stato convinto che i fatti dicano sempre di piu’ delle parole.
La verita’ e’ semplice, molto piu’ semplice di quello che e’ stato raccontato: fin dall’inizio delle registrazioni avevo notato che il produttore non era in grado di soddisfare le nostre richieste e, soprattutto, il suo carattere era talmente conflittuale, da non accettare nessuna discussione, nessuna proposta, niente. Lui era il capo, e chi non gradiva poteva farsi da parte (insomma tutto il contrario di quanto ti ho raccontato prima con Timo Tolkki). Avevo comunicato tutto questo alla casa discografica che, ahimè, avendo gia’ anticipato del denaro, non se l’e’ sentita di mandare questa persona a casa, e gli e’ stato permesso di finire il lavoro cosi’ come lo voleva lui. Devo anche aggiungere che e’ proprio durante questa registrazione che io ho deciso di lasciare la band (anche se poi ci ho messo un paio di anni, ma insomma mi capirete, era la band che avevo creato 10 anni prima), perche’ proprio durante questi problemi ho notato che il gruppo non era piu’ affiatato, ed anzi, c’era una certa ostilità nei miei confronti. Ci riunivamo la sera dopo lo studio, decidevamo una cosa da comunicare alla casa discografica o al produttore. Il giorno dopo io, essendo il portavoce parlavo a nome di tutti, e al primo problema le parole venivano rimangiate, ed e’ successo piu’ di una volta che io sia apparso come l’unico bastian contrario della situazione, al punto che c’e’ stato un momento verso la fine, in cui non ero nemmeno piu’ gradito in studio dal produttore.
Bene, me ne sono stato zitto fino al momento in cui il master, mixato negli USA da Neil che non ha voluto nessuno della band (altra cosa che io avevo assolutamente rifiutato), e’ arrivato in Italia. Ci siamo trovati in uno studio dove stavo registrando e producendo il primo album dei Cydonia (i New Sin per la cronaca), e abbiamo ascoltato il prodotto finale. La risposta e’ stata unanime. “e’ una merda, suona di merda, chi minchia gli ha detto di cambiare questo, togliere quello etc etc..?”
Bene, in quel momento e’ stato deciso di remixare tutto, e se vuoi ridere io ero contrario, perché ritengo che non si possa mai mettere le mani su un prodotto impostato in un modo che e’ troppo lontano dal mio modo di lavorare. Insomma, io dissi che per me non si poteva fare niente, tranne riregistrare tutto da capo, reimpostando il lavoro cosi’ come lo avremmo ritenuto piu’ giusto.
Non si puo’ prendere una carriola e farla diventare una Ferrari. Ovviamente non sono stato ascoltato e, la band decise di tornare in studio a remixare il tutto. Per la cronaca non l’ho mixato assolutamente io, ma c’era tutta la band al completo in sala, con il fonico che poi ci avrebbe accompagnato anche dal vivo per tutti i seguenti live. Non ho preso nessuna decisione fondamentale in merito ai cambiamenti, e sono sempre stato dell’idea che fosse un errore, perche’ a me faceva cagare il suono cosi’ come era stato registrato direttamente dai microfoni, e questa e’ una cosa che non si puo’ piu’ cambiare. Tutto qui. Ovviamente ci sono tante altre cose che dovrei raccontare per chiarire meglio, ma sono cose personali che non ritengo opportuno enunciare in pubblico.
Questo e’ quello che successe. Quanto a quello che penso io del disco, ti dirò che per me SONS avrebbe potuto essere un album eccezionale, ed anzi, io tutt’ora lo ritengo eccezionale, a parte la produzione, ok, ma il mondo e’ pieno di dischi importanti che suonano di merda e non credo che quella sarebbe stata la morte di nessuno. Io dissi all’epoca che l’album era ottimo e te lo confermo anche adesso, e sono rimasto stupito di vedere come dopo un paio di anni qualcuno si sia rimangiato le sue parole e parli adesso di quell’album come di una merda, un errore che non avremmo dovuto commettere… stiamo scherzando? Il disco andò addirittura in classifica al 21° posto delle classifiche UFFICIALI  italiane ( se vi ricordate, su TV Sorrisi & Canzoni – WOW , ahah – risultò al 26° posto, in modo da non farci apparire nei primi 25 e dover apparire in Top of the Pops, che qui in Italia -come tutti gli altri canali importanti- e’ gestito in un modo che non posso raccontare senno’ qualcuno mi fa causa), perche’ dovrei parlarne come di un album del quale quasi mi vergogno?
Mi dispiace solo di alcuni errori che sono stati commessi, e in ogni caso mi prendo la mia parte di colpa per non avere “imposto” la mia volonta’ come forse avrei dovuto fare (e come farei sicuramente oggi, a lezione imparata), ma quella era una strada che avevamo iniziato a prendere e sulla quale avremmo a mio avviso dovuto continuare con l’album successivo, al quale pero’ non ho piu’ partecipato…

Gaetano Loffredo: Beh, non faccio altro che ringraziarti per la tua onestà e per il fatto che ti sia finalmente “aperto”: meglio se con noi di Truemetal! Hai tutto il tempo che vuoi per salutare i tanti fans che acclamano la tua band!

Niente, chiedo scusa per questa ultima zuppa in stile telenovela di serie B. Spero che mi perdonerete. In realta’, ero qui per parlare di VD e spero che questo vi sia potuto interessare.
Voglio in effetti salutare tutti i fans che “ ci acclamano”, ed e’ a loro che voglio dire veramente GRAZIE, perche’ in questi ultimi tempi stiamo crescendo di numero e, in ogni caso, non ho mai sentito la gente cosi’ vicina come in tutto questo periodo.
Vi dico quindi GRAZIE per il vostro supporto, grazie per credere in noi e per capire quello che stiamo cercando di fare, grazie anche per avere capito il verso senso di un DVD che non tutti i mags hanno raccolto, ma non importa, perchè questo DVD era per voi, e l’avete capito!
Per tutti quelli che non ci sopportano, o magari semplicemente non ci conoscono, vi invito a visitare il nostro sito
www.visiondivine.com dove uno speciale “divine player” vi dara’ modo di ascoltare TUTTO quello che abbiamo mai realizzato anche a livello di demo e dove, soprattutto, c’e’ un forum attraverso il quale potete entrare in contatto anche con noi, direttamente.
Stay Divine.