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Vision Divine studio report (band + Timo Tolkki)

Di - 24 Settembre 2008 - 10:26
Vision Divine studio report (band + Timo Tolkki)

Parole e foto di Daniele “Dani66” D’Adamo.

Immerso in una splendida giornata di sole, circostanza senz’altro di buon auspicio per quanto riguarda la nascita del nuovo album dei Vision Divine, percorro il breve tratto che separa casa mia dallo studio di registrazione, ove la band ci attende, ascoltando “The 25Th Hour”, che già rappresenta un full-length di valore assoluto. Ma se le anticipazioni accennatemi da Olaf si riveleranno esatte (fatto su cui non nutro alcun dubbio), mi troverò davvero davanti ad una grandissima opera, ovvero “9° West of the Moon”!

Per dovere di cronaca segnalo subito che la “listening session” è incompleta, in quanto l’album, ad oggi, è stato mixato solo a metà, ed è stato quindi disponibile interamente solo per un ascolto di massima, nello spirito di quello che è quindi uno “studio report”.
Nello studio, oltre ai proprietari ed a Timo Tölkki, è presente la band al completo, che mi accoglie con la massima cortesia e disponibilità.
Una volta entrato nella sala di missaggio, posso ascoltare tre brani finiti, ed ascoltare qualche altro pezzo non ancora missato (la differenza è enorme, e con ciò vorrei sottolineare il grandissimo sforzo fatto dal gruppo per produrre un lavoro totalmente professionale, ai massimi livelli internazionali).
In linea generale, pur essendo presente lo storico marchio di fabbrica del gruppo, si nota un cambiamento stilistico non indifferente: pur sempre presenti melodie ariose, orchestrazioni, cori, archi, voci femminili; i singoli brani tuttavia presentano una propria ben definita personalità, cementati assieme da un tono complessivo languido ed a volte addirittura cupo ed oscuro. Si passa da momenti calmi, pacati, a vere parti speed; il tutto sempre sostenuto da una notevole potenza.
Nello specifico, ho ascoltato la title-track “9° West of the Moon”, una canzone davvero penetrante, profonda, emotiva, cantata in maniera sentita ed accalorata da Fabio Lione, che davvero sfodera una prestazione straordinaria, fuori dalle righe.
Poi, ho potuto ascoltare “The Streets of Laudomia”, una traccia potente, molto melodica, dal grande ritornello, dai toni profondi e dall’incedere possente, con un notevole assolo di Olaf Thörsen.
Infine, “Violet Loneliness”, in pratica il “singolo” dell’album, caratterizzata da una bellissima strofa, dai toni ariosi, dall’incedere potente e da un ritornello memorabile, dai toni un po’ cupi. Da sottolineare il grande assolo di Olaf.
In sostanza, le premesse ci sono tutte: “9° West of the Moon” sarà un album dall’altissimo livello, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto riguarda l’esecuzione e, soprattutto, sia per quanto riguarda la composizione.

Abbiamo colto l’occasione per parlarne con la band.

Nel passato, alcune produzioni non ti hanno lasciato completamente soddisfatto (es.: “Sons Of Thunder” con i Labyrinth); poi, la situazione, con i Vision Divine, è decisamente migliorata grazie alla collaborazione con Timo Tölkki. Detto ciò, com’è stata la produzione di Timo per “9° West In The Moon”?

Olaf Thörsen: con Timo siamo al terzo album, ovviamente la collaborazione è stata una collaborazione che è cresciuta nel tempo di album in album. Con questo ultimo lavoro siamo arrivati all’apice della collaborazione stessa; mentre col 1° album si è trattato sostanzialmente di una collaborazione fra band e produttore, come giusto che sia, diciamo che nel tempo, si è instaurato anche un rapporto di amicizia e di stima reciproca da un punto di vista artistico. Non è la prima volta che lo ribadisco: Timo, è talmente coinvolto nel progetto Vision Divine, che si sente ormai il 7° componente della band stessa. Con questo album si è raggiunto il completamento di questo rapporto, perché Timo è stato presente non solo nelle registrazioni, ma sin dalla pre-produzione (ove cioè viene completato il songwriting del disco). Quindi, questo, è anche il disco di Timo Tölkki; senz’altro più di quelli precedenti.

All’epoca di “The Perfect Machine”, dichiarasti che le parti soliste, in studio, erano improvvisate, senza calcoli a priori. Hai avuto lo stesso approccio anche per la registrazione di “9° West In The Moon”?

Olaf Thörsen: assolutamente si, lo riconfermo: lo è stato anche per “The 25th Hour” e per tutti gli altri dischi che ho fatto. Sono uno che improvvisa decisamente, scopo mio ultimo nell’approccio artistico alla musica.

In “The 25th Hour”, la composizione delle tracce è stata un mixing fra te e Michele Luppi (con un piccolo contributo di Cristiano Bertocchi). Ora che la formazione è cambiata con il fondamentale rientro di Fabio Lione al posto di Michele Luppi, come si è sviluppato il songwriting per “9° West In The Moon”?

Olaf Thörsen: esattamente come prima. Io mi occupo della musica e, ovviamente, mi aspetto che il cantante si occupi delle sue parti cantate. È altrettanto ovvio che dev’esserci un’interazione fra le due cose, nel caso di Fabio direi che questo era un processo già ben conosciuto, dato che abbiamo lavorato bene e proficuamente in passato.

Dopo le due storie raccontate mediante “Stream Of Consciousness”/”The 25th Hour” e “The Perfect Machine”, “9° West In The Moon” deve considerarsi come il terzo concept dei Vision Divine?

Olaf Thörsen: si e no. Da un punto di vista prettamente stilistico, questo nuovo album non è un concept inteso come storia divisa in capitoli, ma è un album “a tema”; nel senso che viene sempre affrontato un unico argomento, senza svolgere una storia vera e propria. Diciamo che ogni canzone rappresenta un particolare stato d’animo del personaggio.

Per quanto riguarda l’artwork di “9° West In The Moon”, Davide Nadalin cos’ha elaborato di speciale? Si è tenuto strettamente legato ai temi dell’album, o è andato un po’ più “a ruota libera”? Ci sarà un angelo anche in quest’ultima copertina? Cosa significa appunto per voi l’angelo, che da sempre accompagna i vostri lavori?

Olaf Thörsen: ci sarà assolutamente un angelo, com’è ovvio che sia (un po’ come Eddie per gli Iron Maiden). Per questo lavoro abbiamo anche voluto “giocare” un po’ con questa icona, facendo tornare “alla ribalta”, l’angelo protagonista della copertina del 1° album dei Vision Divine suonato con Fabio.

Una volta immesso sul mercato internazionale, come vi muoverete per la promozione live specifica (se specifica sarà) di “9° West In The Moon”? Ci sarà spazio per altri concerti oltre alla già prevista tournée sudamericana? Ma, soprattutto, quale sarà la vostra determinazione in ciò? Gli ultimi cambi di formazione, cioè, vi renderanno compatti e decisi come sempre, tenuto conto che, ad esempio, Fabio Lione è anche il cantante dei Rhapsody Of Fire?

Olaf Thörsen: è ovvio che ne abbiamo parlato approfonditamente. Quindi, se abbiamo deciso di tornare a collaborare nuovamente, è perché la cosa era più che fattibile. Devo anche aggiungere che però, per una mia questione di correttezza, non me la sento di esternare nei dettagli le decisioni relativamente ai Rhapsody Of Fire.

Come mai in Italia, se non suonano i soliti nomi, ai festival c’è una affluenza davvero minima? Si pensi ad esempio a Milano, al recente Rockin’ Field, dove avete suonato anche voi, con gli Avantasia come headliner. Eppure le band di valore sono molte…

Olaf Thörsen: bisognerebbe chiederlo a chi sta a casa, salvo poi scrivere sui Forum e recitare la parte di quelli dai gusti raffinati.

Pensando a Rhapsody Of Fire e Vision Divine, appunto, si può dire che questi due gruppi abbiano dato il via ad una scena Metal italiana molto più solida e credibile, anche oltre i nostri confini. Vedendo un po’ la situazione attuale, siete soddisfatti di dove siete arrivati? Vi sentite un po’ i genitori, i portabandiera di questa scena? Guardandovi indietro negli anni, cambiereste qualcosa nelle vostre scelte?

Olaf Thörsen: intanto non mi sento genitore di nessuno perché non mi sento così vecchio! Quanto alla domanda, non cambierei nulla: è ovvio che ci siano cose di cui vada fiero, e cose di cui vada meno fiero. Ma, come si suol dire, è tutta “arte che entra”; ovvero esperienza senza la quale oggi non sarei qui a fare questo disco.

Come è noto, nella maggior parte dei gruppi, la figura “centrale” è quella del cantante. Dopo le straordinarie performances di Michele Luppi in “Stream Of Consciousness”, ”The 25th Hour” e “The Perfect Machine”, hai chiesto qualcosa di “speciale” a Fabio Lione?

Olaf Thörsen: sì. Gli ho chiesto di fare “Fabio Lione”. Non è una battuta, anzi la risposta è molto seria. Io reputo Fabio uno dei più grandi interpreti di questo genere, e gli ho chiesto proprio di interpretare questo album, perché sta a lui, per il ruolo che ricopre, il compito di colorare con le giuste tinte l’album.

”The 25th Hour” è stato anche in questo caso il punto di ripartenza per “9° West In The Moon”, oppure quest’ultimo ha avuto una gestazione a se’ stante, slegata dal passato?

Olaf Thörsen: assolutamente no. Dal punto di vista musicale, la risposta sarebbe si; tuttavia, come avrai avuto modo di sentire, con questo album abbiamo deciso di fare, stilisticamente parlando, veramente un passo avanti, e lo dico senza presunzione. Per il tipo di album che abbiamo composto, non era possibile legarsi ai lavori precedenti.

Si dice spesso che la tecnica non sia tutto nel comporre musica, ma bisogna soprattutto saper comunicare emozioni. Per l’appunto, si ritengono i Vision Divine una delle poche band dove tutti i brani trasmettono sentimenti. C’è un segreto che usate, per non cadere nel tranello della “tecnica fine a se stessa”?

Olaf Thörsen: lo so che è una risposta banale, ma non saprei dire altro. Noi suoniamo assolutamente tutto ciò che ci viene in mente, così come ci viene in mente. Non c’è alcuna intenzione di apparire.

Fabio, cosa significa per te essere adesso il cantante dei Vision Divine?

Fabio Lione: adesso, portare il gruppo assieme ad Olaf verso un sound più personale e quindi diciamo definitivo. Ovviamente, è una sensazione molto positiva visto e considerato che il gruppo è partito con me, e quindi non è un rientro “da zero”. A maggior ragione, quindi, “sento” i Vision Divine in modo particolarmente profondo. Infatti, nelle canzoni che hai potuto ascoltare, è chiaro l’amalgama che si è creato, frutto della collaborazione di anni.

Alessandro, sei noto per essere un batterista serio e metodico. Hai mantenuto questo approccio accurato e diligente anche per la tua parte in “9° West In The Moon”?

Alessandro Bissa: fondamentalmente, si parte da una grande quantità di suoni; poi si screma il tutto secondo l’idea del produttore. Tuttavia, di fondo, si cerca sempre di metter dentro tutte le idee che si hanno in testa, per poter poi scegliere le migliori. “Batteristicamente” parlando, non ci sono “fuochi d’artificio”, ma c’è c’è, praticamente, la batteria a servizio dei brani. Che, a mio parere, è sempre la cosa migliore da fare, alla quale ci si arriva con l’esperienza. È proprio l’esperienza, in sostanza, che conduce a saper dosare le forze ed a mettere giù il meglio e non il tutto. Anche se, di esperienza, debbo farne ancora tanta…

Alessio, con questo, sei al 2° album con i Vision Divine. Come ti senti, nel gruppo? La “pesante” eredità del passato è stata “digerita”?

Alessio Lucatti: inizialmente, nella band sono stato accettato subito benissimo, mentre è stato pesante riuscire a ritagliarsi uno spazio nel cuore della gente, visto che Oleg è stato, per me, il miglior tastierista italiano e non solo. Quindi comprendo il dubbio che possa aver avuto la gente nei miei confronti, che arrivavo praticamente “dal niente”.

Infine una domanda per Timo: dopo aver lavorato con i Vision Divine per vari anni, sapresti definire il genere musicale dei Vision Divine?

Timo Tölkki: Vision Divine è un gruppo completamente nuovo, nel senso del sound. Ho voluto portare la mia esperienza direttamente all’interno della band. La cosa veramente difficile di questo album, è stata di fondere bene tutti i diversi stili che sono presenti nell’album stesso; cercando di far suonare “catchy” quello che doveva suonare “catchy, semplificando il gruppo dove doveva semplificarsi, ma al tempo stesso accentuando l’impronta “progressive”, apparentemente contrastante con il citato aspetto “catchy”. Insomma, se il disco è così, la colpa è mia!

REFERENCE SHEET
Band: Vision Divine
Album: 9 Degrees West of the Moon
Engineered, produced and mixed by: Timo Tölkki
Recorded between Aug and Sep: Rodgers Studios – Mantova (Drums, Bass, Guitars); Bee X – Brescia (Keyboards, Orchestra, Vocals)
Mixed at: Ithil World Studios – Imperia
Mastered at: Finnvox Studios – Finland
Vision Divine are: Fabio Lione (Vocals), Olaf Thörsen (Guitars), Federico Puleri (Guitars), Alessio Lucatti (Piano & Keyboards), Cristiano Bertocchi (Bass) ed Alessandro Bissa (Drums)
Track-list (not in a specific order): Letter to my child never born, Fly, out into open space, The streets of Laudomia, Angels in disguise, Fading shadows, The Killing speed of life, Violet loneliness, 9° W of the Moon, Touch of Evil (Judas Priest cover)