Volbeat (Jon Larsen)
“Il fatto è che gli States sono veramente enormi e se vuoi fare qualcosa là devi restarci per molto tempo. Potresti stare in tour in America per sempre…
Ma credimi, non è quello che vogliamo, siamo europei…“
(Jon Larsen)
Fenomeno commerciale o band di spessore?
Gruppo di furboni incalliti o autentici artisti dotati di un tocco di genialità?
Il limite, parlando dei danesi Volbeat, è assolutamente labile e soggettivo, pur tuttavia il successo progressivamente raggiunto da questa rombante band di Heavy Rockabilly è un fattore ormai assodato e sotto gli occhi di tutti.
Truemetal non si è lasciato sfuggire l’occasione per una chiacchierata con il batterista Jon Larsen, membro fondatore e portavoce del gruppo nordico…
Intervista a cura di Tarja Virmakari e Filippo Peruz.
Ciao Jon, sono Tarja! Benvenuto su TrueMetal.it. Come vanno le vostre giornate? Immagino siano piuttosto piene…
No, non oggi! Siamo a casa per qualche giorno prima di ricominciare il tour. Quindi oggi è una bella giornata in relax, un po’ di musica qualche dvd…
La stagione dei festival estivi sta per cominciare e sembra che sarete presenti a quasi tutti i festival quest’estate…
Come vi state preparando? Quale sarà la vostra setlist?
Siamo in giro praticamente da inizio anno e pertanto siamo già piuttosto in forma! La stagione dei festival è cominciata proprio due settimane fa: insomma, siamo decisamente pronti. La scaletta di questo tour comprende un po’ di tutto, incluse ovviamente le nuove canzoni dell’ultimo album che è appena uscito!
Subito dopo l’estate partirete anche con il tour negli Stati Uniti e successivamente tornerete in Europa. Poi suonerete pure in Giappone. Quali sono le vostre aspettative? E’ la vostra prima volta da quelle parti?
Oh si! Sarà la nostra prima volta in Giappone! Personalmente sono molto eccitato all’idea di andarci, non ci sono mai stato ma ho sempre sentito parlare molto della cultura e del popolo giapponese. Sfortunatamente non avremo molto tempo per fare i turisti: saremo là solo per pochi giorni, terremo un po’ di show e poi torneremo velocemente a casa per prepararci alla ripartenza per l’America. Spero veramente che tutto vada bene laggiù, in modo da poterci tornare in futuro con altre date e avere più tempo per visitarlo.
Il vostro ultimo album “Outlaw Gentlemen & Shady Ladies” è uscito in Aprile. Il concept è orientato verso il “western” ed il titolo si riferisce ai fuorilegge e ai pistoleri del 19° secolo. E’ anche il vostro primo album assieme a Rob Caggiano. Raccontami qualcosa di più della produzione del disco, i temi e l’ispirazione.
Michael è sempre stato attratto, fin da bambino, dai classici americani e dagli spaghetti western. Successivamente al nostro tour negli Stati Uniti ha quindi deciso di ricominciare a comprare film e libri a riguardo. Credo l’ispirazione arrivi da quello. In quest’album Michael voleva parlare di personaggi realmente esistiti come Lola Montez o Doc Holliday.
La registrazione questa volta è avvenuta in uno studio differente da quello solito, abbiamo portato con noi il nostro solito produttore, Jacob Hansen, perché volevamo ancora lavorare con lui, e gli abbiamo parlato del nostro concept. Abbiamo anche dialogato con Rob Caggiano per avere qualche nuova idea e per collaborare con la produzione del disco.
Fortunatamente ci ha detto di si ed è immediatamente partito per la Danimarca: ci ha trovato lo studio dove registrare e inizialmente ha partecipato solo come produttore, suonando qualche assolo e qualche altra parte di chitarra ritmica in alcune canzoni. Ci è così sembrato naturale chiedergli di unirsi alla band.
Anche se aveva deciso di concentrarsi solo sulla sua carriera di produttore, gli abbiamo rotto le scatole per ore e ore sul perché della sua scelta… dopo averglielo chiesto e dopo averci pensato e non aver dormito per un paio di notti per decidersi, alla fine ha ceduto e ci ha detto di si!
Nella traccia “Room 24” compare King Diamond come special guest. Com’è stato lavorare con lui? L’avete incontrato di persona o avete lavorato separatamente?
Abbiamo incontrato King un po’ di volte negli ultimi anni, più o meno ogni volta che abbiamo suonato a Dallas: abbiamo passato davvero molto tempo insieme da quelle parti. Inoltre, alcuni membri della nostra crew hanno lavorato con lui in passato, ragion per cui, ogni volta è stato quasi come assistere ad una sorta di riunione familiare.
Ad un certo punto Michael ha pensato “perché non chiedere a King se vuole fare qualcosa con noi?” e così abbiamo fatto. Ed ancora una volta per nostra fortuna King ha detto immediatamente di si.
Perciò Michael ha subito iniziato ad imbastire la canzone e King ha registrato la sua parte a Dallas. Sfortunatamente non è potuto venire in Danimarca per via della suo triplo bypass che ancora non gli permette grossi sforzi. Ma il lavoro è stato veramente formidabile tanto che “Room 24” è la mia traccia preferita dell’album.
E a proposito di questa “Room 24”, mi stavo chiedendo… mi sai dire se esiste fisicamente da qualche parte…
Esiste da qualche parte in America, non so di preciso dove ma so che esiste, perché la canzone è basata su una esperienza che Michael ha vissuto. Un giorno in futuro lo scoprirete e la gente porterà i figli in viaggio in America per visitarla!
Per quanto riguarda le vendite del nuovo album, come stanno andando?
So che abbiamo venduto moltissimo in Danimarca, Finlandia e Germania. E siamo arrivati addirittura alla posizione numero 9 della Billboard Chart in USA, quindi posso dire che stanno andando decisamente bene!
E com’è stata la critica a riguardo?
Al momento ho letto solo una o due recensioni non propriamente positive, quasi tutte le altre invece erano veramente buone. Nessuno ha detto che è stato il nostro peggior album di sempre… e questa è un’ottima cosa!
Quali sono le più grosse differenze tra questo album e il vostro album precedente “Beyond Hell Above Heaven”?
Potrei dire che questo disco è in qualche modo più… completo. “Beyond Hell Above Heaven” era un ottimo album ma andava in diverse direzioni, se si può dire così… questo è più “solido”, molte canzoni sono basate su riff di chitarra un po’ com’era stato anche il nostro primo cd. Insomma, assomiglia più ai nostri primi lavori…
Avete anche una “vera” canzone d’amore, con una bella melodia, “The Last One”…
Abbiamo sempre avuto canzoni d’amore nei nostri album, ci sono sempre state! Probabilmente nessuno se ne è mai accorto ma sono sempre state là! Siamo quattro ragazzoni ma dal cuore tenero!
Avete un sacco di date negli Stati Uniti. Siate sinceri, avete scritto le canzoni pensando un po’ anche al pubblico americano?
No, assolutamente no. Il fatto è che gli States sono veramente enormi e se vuoi fare qualcosa là devi restarci per molto tempo. Potresti stare in tour in America per sempre…
Ma credimi, non è quello che vogliamo, siamo europei e l’Europa è la nostra terra. Ci saremmo potuti prendere un anno e fare un tour solo da quelle parti, ma abbiamo preferito farlo per 6 settimane e tornare di nuovo in Europa…
Pensate in ogni modo, che l’influenza che hanno avuto Johnny Cash o Elvis nella vostra musica vi abbia aiutato a farvi un nome negli States?
Di certo non ci ha fatto male, il rock ‘n’ roll è nato in America ma io amo anche l’invasione inglese degli anni 60 con i Beatles o gli Who. Anche loro hanno subito l’influenza americana in quegli anni. Sappiamo dell’amore di Michael per Cash, Elvis, Metallica o Slayer, tutte band americane, ma non abbiamo mai avuto l’intenzione di ispirarci esclusivamente a gruppi americani. Abbiamo preso molto anche da band europee, come per esempio i Kreator, band tedesca degli anni 80.
Parlando invece dei vostri fan italiani, quest’anno verrete in Italia per ben tre volte. Aprirete il concerto dei Rammstein, suonerete al Rock im Ring a Bolzano e poi tornerete in ottobre a Milano. Cosa ne pensi del pubblico italiano?
Siamo venuti un paio di volte in italia in passato ma non siamo molto fieri di com’è andata la prima occasione, forse per la scelta delle band a cui abbiamo fatto da supporto.
Il nostro primo show, quando abbiamo aperto il concerto dei Nightwish, non è stato un gran successo. Due anni fa invece abbiamo partecipato ad un grande spettacolo con Glenn Danzig ed i System of a Down che è andato molto bene. Abbiamo poi fatto un altro concerto, all’Alcatraz di Milano, che è andato sold out ed è stato fantastico: più di mille persone!
Non vedo l’ora quindi di tornare per il festival, lo show con i Rammstein ed il nostro concerto… in più mia moglie è per metà italiana quindi amo l’Italia!
Volbeat e Rammstein, due grandi band ma piuttosto differenti come genere. Pensate di riuscire ad adattare sul palco due diversi generi musicali come i vostri?
E’ stata una strana coincidenza perché stavamo ragionando su quale gruppo avremmo potuto affiancare, ma non abbiamo mai pensato di poter calzare perfettamente con alcuni nomi in particolare. Poi qualche settimana fa abbiamo suonato in due festival in Olanda assieme ai Rammsten e parlando con loro abbiamo visto che le cose erano andate bene. Così abbiamo pensato che ci saremmo potuti divertire insieme anche in Italia.
Apparentemente non è importante con chi suoniamo perché le cose sembrano funzionare bene in ogni caso!
Quindi pensi che finalmente la vostra musica sia pronta per entrare in classifica anche da noi?
Non saprei, probabilmente voi lo sapete meglio di me… in Italia conosco solo Eros Ramazzotti, Gianna Nannini e Zucchero! So che la scena musicale italiana è principalmente pop e credo che i Lacuna Coil siano l’unica band metal italiana che conosco… ma la speranza è di riuscire ad avere un nostro album al primo posto in classifica anche in Italia!
Sappiamo le vostre influenze. Ma personalmente cosa ascolti in questo momento?
Ultimamente ho comprato diversi cd ma non c’è qualcosa in particolare che sto ascoltando più degli altri. Diciamo che sono tornato un po’ alle origini e ho riscoperto gli Who, li ascolto fin da quando ero bambino ma ogni tanto mi piace tornare al passato. E non mi stancherò mai di ascoltare qualsiasi album degli Iron Maiden.
Parlando invece delle vostre origini, tu sei con i Volbeat fin dagli inizi. Quali sono vostre le migliori qualità?
La nostra fortuna è che ci conosciamo da tantissimi anni, anche da prima di suonare insieme. Sappiamo di quale spazio ognuno di noi ha bisogno, passiamo così tanto assieme che è quasi come un matrimonio in qualche modo. Ma abbiamo appunto imparato a rispettare i nostri spazi e sappiamo quando staccare. Dovendo stare così tanto tempo negli aerei, negli autobus, prima, durante e dopo gli show, una volta finito il tour passano anche giorni senza che ci sentiamo, ma questo è un bene!
Ormai non abbiamo più vent’anni, non siamo più ragazzini e siamo tutti cresciuti molto da quando abbiamo cominciato. Siamo un gruppo di bravi ragazzi!
Qualcosa sulla tua carriera personale, quando hai cominciato a suonare la batteria?
La batteria è stata il mio primo strumento, avevo più o meno 9 o 10 anni e ovviamente quando l’ho presa ho voluto la più costosa del negozio! Ricordo che ero in vacanza dai miei nonni, stava piovendo e non potevo uscire e così guardando la televisione ho visto un film dei Beatles. Era “Help” e immediatamente mi sono innamorato di loro e ho pensato che quel film fosse la cosa più divertente che avessi mai visto.
E per qualche strano motivo mi ha colpito questo piccolo ragazzo (Ringo Starr) che suonava la batteria, forse perché mi è dispiaciuto per lui che era così in secondo piano rispetto agli altri! Ma da quel momento in poi per me è esistita solo la batteria… batteria, batteria, batteria e Beatles!
Mio padre mi portò quindi in un negozio a comprare il disco e feci andare fuori di testa i miei genitori perché lo ascoltavo in continuazione. Poi chiesi a mia madre se potevo suonare la batteria e lei mi diede tutto il suo supporto, prendendomi un maestro e aiutandomi con i soldi per acquistarla.
Dopo esser cresciuto con i Beatles, i Rolling Stones, gli Who, una volta teenager, ho scoperto i Kiss, gli Iron Maiden, gli Slayer, i Metallica… e quindi batteristi come Dave Lombardo, Charlie Benante, Lars Ulrich e Nicko McBrain sono stati una grandissima ispirazione per me.
Dopo questo tour cosa succederà? Puoi rivelarmi qualcosa dei vostri piani per il futuro?
Per ora non abbiamo ancora programmato nulla. Pochi giorni fa abbiamo avuto un meeting per cominciare a parlare del 2014. Probabilmente alla fine del tour ci prenderemo una breve pausa. Sicuramente faremo un nuovo tour in Europa e in America… e spero nuovamente in Giappone e Australia ma è solo una mia idea personale, niente di confermato.
L’ultima domanda… vuoi dire qualcosa ai tuoi fan?
-Voglio ovviamente ringraziare chi ha comprato i nostri album, non solo quello nuovo, e tutti quelli che vengono ai nostri show! Continuate a seguirci e a mostrarci tutto il vostro supporto! Noi continueremo a suonare per divertirvi, e per chi non ci conosce, provate ad ascoltarci e magari comprerete il nuovo album!
Ti ringrazio Jon e ti auguro il meglio per il vostro tour! Non vediamo l’ora di vedervi in Italia, buona giornata e buona relax per oggi!
Grazie mille! Non devo l’ora di tornare in Italia per assaggiare del buon cibo italiano, e magari un buon vino, e suonare per gli amici italiani!
Tarja Virmakari e Filippo Peruz
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Discografia Volbeat:
2005 – The Strength / The Sound / The Songs
2007 – Rock the Rebel / Metal the Devil
2008 – Guitar Gangsters & Cadillac Blood
2010 – Beyond Hell / Above Heaven
2013 – Outlaw Gentleman & Shady Ladies