Hard Rock

W.A.S.P.: suonano circondati da striscioni pro-Trump, Blackie Lawless elogia il Presidente americano

Di Davide Sciaky - 18 Novembre 2024 - 8:46
W.A.S.P.: suonano circondati da striscioni pro-Trump, Blackie Lawless elogia il Presidente americano

Durante il concerto del 16 novembre a New York, Blackie Lawless ha esternato sul palco dei W.A.S.P. le sue opinioni politiche.
Il cantante e chitarrista ha infatti fatto un lungo discorso prima di esporre quattro grossi striscioni elettorali a favore di Donald Trump, mentre alle sue spalle veniva proiettata la foto che ritrare l’ex, e futuro, presidente degli Stati Uniti dopo il suo tentato omicidio dello scorso luglio.

Queste le parole di Lawless:

Stasera faremo qualcosa di diverso. Siamo nella città più adatta per farlo. Sapete, è stato Shakespeare a dire: “Alcuni sono nati per la grandezza. Alcuni vengono spinti alla grandezza”. È stato lo storico greco Erodoto a dire che, quando si tratta di tragedie e cose del genere, non siamo noi a governare le circostanze, ma le circostanze a governare noi. Quando ero un bambino, cresciuto dall’altra parte della baia, qui a Staten Island, non avrei mai e poi mai immaginato che sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei trovato in una situazione su cui non avevo alcun controllo. L’anno prossimo saranno passati 40 anni da quando successe, ma si verificò una situazione con il PMRC [Parents’ Music Resource Center ]. Ci furono delle udienze, delle udienze a Washington D.C. e due giorni dopo io e Frank Zappa ci trovammo su un palco proprio qui dietro l’angolo e parlammo dei mali che ne sarebbero derivati. Perché la censura è una cosa brutta, bruttissima. E non è solo nella musica. Succede in tutte le forme di vita.

In fondo alla strada, qui a Lower Manhattan, c’è una cappella. Si chiama Cappella di San Paolo. Oggi la conosciamo come la cappella dell’11 settembre. Ma prima di allora, quando George Washington fu eletto primo presidente degli Stati Uniti, dopo aver prestato giuramento nell’edificio federale, entrò in quella strada, scese in quella cappella e consacrò gli Stati Uniti d’America a Dio Onnipotente proprio in quel punto.

Il primo emendamento della nostra Costituzione garantisce la libertà di parola. I nostri padri fondatori erano abbastanza geniali da sapere che se si può controllare la parola, si può controllare il pensiero. E questi uomini lo sapevano. Erano grandi uomini. Se andiamo avanti di un paio di centinaia di anni, quasi 250, negli ultimi sei, otto anni la censura ha fatto di nuovo la sua brutta comparsa. Questa volta si tratta di Internet e riguarda ognuno di noi.

Stasera, forse non lo sapete, ma proprio accanto a noi, qui al Garden, c’è un uomo che ha subito un attentato dopo l’altro, un attentato alla sua vita, e che ha difeso il Paese. [Lawless si riferisce a Donald Trump che si trovava al Madison Square Garden N.D.R] È proprio qui accanto a noi, al Garden.

Ora, sono due le cose che mi appassionano di più. Una è la libertà di parola. E l’altra è l’essere un patriota. Perché sono qui per dirvi che non mi importa se siete repubblicani, democratici, indipendenti, dovete essere patrioti di questo Paese. Sono disposto a morire per questo Paese. Ci credo così tanto. E anche l’uomo della porta accanto ci crede. Ho solo un’altra cosa da dire prima di andare. Because I’m Blind in Texas.