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Whiplash (Tony Portaro)

Di - 3 Giugno 2009 - 13:12
Whiplash (Tony Portaro)

Il 13 giugno si avvicina e per i thrasher italiani la parola d’ordine è una sola: Hellbrigade Festival. Il Thunder Road di Codevilla (PV) ospiterà una ricca selezione di band nostrane (Longobardeath, Methedras, Brain Dead, Adimiron, National Suicide, Ancient Dome) e due colossi del genere: Artillery e Whiplash. TrueMetal ha scambiato quattro chiacchiere con Tony Portaro, mastermind dei thrasher del New Jersey, su passato, presente e futuro della band… buona lettura!

Federico Mahmoud

Ciao Tony e benvenuto sulle pagine di TrueMetal.it! I Whiplash sono al lavoro su un nuovo disco, intitolato “Unborn Again”: cosa bolle in pentola? Sarà un album fedele alle vostre radici?

È un lavoro decisamente old school, sulla falsariga di “Power and Pain” e “Ticket to Mayhem”, ma allo stesso tempo è figlio dei nostri giorni. Mi spiego meglio. Quando io e Joe (Cangelosi, ndR) abbiamo iniziato a scrivere nuovo materiale, abbiamo cercato di mantenere lo spirito genuino, autentico degli anni Ottanta. Ho preso le teorie che mi hanno insegnato a Berklee e le ho gettate dalla finestra: volevamo suonare con il cuore. Abbiamo lasciato che i nuovi brani prendessero forma da soli… è stato come farsi guidare da un’entità superiore, che fosse lo spirito di Tony Bono? Noi abbiamo dato semplicemente sostanza alla forma, siamo stati la scintilla, i catalizzatori. Partivamo da un riff di chitarra per scoprire dove ci avrebbe portati. Comporre musica non è mai stato così facile e spontaneo: abbiamo impiegato diciassette settimane per le musiche e i testi; con tutta probabilità, i Whiplash non sono mai stati così rapidi nella stesura di un album! Attualmente siamo occupati dalle prove in vista dei concerti, ma non vedo l’ora di riprendere i lavori da dove abbiamo lasciato. È stata un’esperienza incredibile, abbiamo superato così tanti ostacoli lungo la via. Per tornare alla tua domanda, “Unborn Again” ha tutto per essere considerato un album back to the roots, nelle musiche e nei testi. Joe ha colto l’opportunità di scrivere parte dei testi, come mai era successo prima. Ho davvero apprezzato il suo contributo. We´re thrashing and moshing to the max!

Nel mese di aprile si sono tenuti due release-party a Berlino, la città dove avete missato e masterizzato il CD: vi avete partecipato? Come giudichi la reazione dei fan?

Gli impegni ai Music Lab ci hanno costretti a saltare la festa di sabato (18 aprile, ndR): è stato un vero peccato, anche perché contavamo di incontrare alcuni tra i più grandi fan conosciuti su MySpace. Venerdì (17 aprile, ndR) abbiamo trascorso una serata fantastica, la gente di Berlino è davvero incredibile! Non li dimenticheremo mai, non volevamo nemmeno partire! Anzi, stiamo seriamente valutando l’ipotesi di trasferirci in Germania: è l’unico posto al mondo dove la polizia ci ha sbattuto DENTRO il bar!

Joe Cangelosi ha ripreso possesso della batteria: che sensazioni provi? Come valuti il contributo di Joe nell’economia dell’album?

L’apporto di Joe è stato fondamentale, per tutto l’arco delle registrazioni. Ha un orecchio particolare, più fine e il suo contributo ha fatto la differenza su “Unborn Again”. Lo stesso dicasi per Rich (Day, bassista della band, ndR). Non escludo l’ipotesi di modificare i credits da “Harris Johns e Tony Portaro” a “Whiplash e Harris Johns”. Come ho detto, Joe ha anche collaborato alla stesura dei testi, liberando il sottoscritto da un peso non indifferente!

Tony Bono ci ha lasciati nel 2002, stroncato da un infarto: dopo tutti questi anni, che ricordo ne conservi?

Tony era un tipo in gamba, dotato di un grande sense of humour. Non ho parole per descriverlo, se non come una persona unica. Chiunque lo incontrasse per la prima volta ne coglieva immediatamente l’affabilità: era un uomo molto umile e cordiale.

La prima formazione della band schierava il terzo Tony, Scaglione: siete rimasti in contatto? Suona ancora la batteria?

Io e Tony ci sentiamo ogni tanto. Al momento si gode un po’ di tempo libero con la sua famiglia, ma spero vivamente che si possa rilanciare con un nuovo gruppo da un momento all’altro. È un musicista davvero in gamba e molte band farebbero carte false pur di averlo su disco. Tony parteciperà alle riprese del nostro DVD “25 Years of Thrash”: abbiamo una troupe che lo raggiungerà presto in Georgia.

A proposito, vuoi darci qualche anticipazione su questo DVD?

È un DVD concepito per celebrare venticinque anni di attività. Abbiamo raccolto così tanto materiale video, istantanee e riprese in alta definzione, che non oso immaginare cosa sarà tagliato. Sto anche valutando l’ipotesi di registrare un paio di brani inediti, da inserire come bonus track del DVD, ma non ne abbiamo ancora parlato.

Power And Pain spegne venticinque candeline ed è tuttora un “classico” del genere: che sensazioni provi?
 
È una gran bella sensazione, anche perché nel frattempo abbiamo ripristinato la formazione a tre elementi. È una mossa impegnativa per il sottoscritto, che dovrà occuparsi di cantare, fare il chitarrista ritmico e suonare gli assoli, ma diamo ai fan quello che vogliono. Lo zoccolo duro dei nostri sostenitori apprezza il mio modo di cantare: era giunto il momento di accontentarli.

Domanda secca: il migliore e il peggiore tra i dischi targati Whiplash.

È veramente dura indicare una sola preferenza, per certi versi sono legato a tutti i dischi che ho registrato con la band; ogni lavoro contiene qualcosa di speciale. Il peggiore è forse “Messages in Blood”, più che altro perché non si tratta a tutti gli effetti di uno studio-album come gli altri sei.

Power And Pain e Ticket To Mayhem sono stati ristampati una decina d’anni fa da Displeased Records come split-album, ma la qualità del suono è davvero mediocre. Avete considerato l’ipotesi di rimasterizzare e ristampare i singoli album, magari aggiungendo bonus track inedite e quant’altro?

Abbiamo già valutato l’opportunità di ristampare il nostro catalogo, ma sfortunatamente non abbiamo i diritti per farlo. L’etichetta detiene tuttora i diritti sui nastri originali, tant’è che l’unico modo per aggirare il problema consisterebbe nel registrare tutto ex novo. È quello che ci ha suggerito il nostro avvocato, curioso non trovi?

Il thrash metal è sostanzialmente risorto dale ceneri. I Whiplash hanno inciso Thrashback, un grande album, quando la scena era pressoché moribonda: quale fu la reazione all’epoca?

Ti ringrazio dei complimenti. Non ricordo una grande risposta all’uscita di Thrashback. A dire il vero, nessun album dei Whiplash ha ottenuto gli stessi riconoscimenti di Power And Pain, ma nutro buone aspettative per il futuro. Siamo molto eccitati e curiosi di scoprire quale sarà la reazione della stampa su “Unborn Again” e, a maggior ragione, di tutta quella gente che non ha mai smesso di supportarci.

È in atto una vera e propria campagna di retrospettiva nei confronti del thrash old school, incluse ristampe, concerti tematici e, naturalmente, reunion. Che opinione hai maturato, da protagonista, di questo fenomeno? Si corre il rischio di alimentare un trend?

La tua analisi è corretta. Ovunque ti giri, spunta l’ennesima band old school riunita. Ritengo che sia un dato positivo, fintanto che non si tratta di pubblicare materiale di scarto per racimolare qualche euro. Questo distingue i migliori da tutto il resto. Dal punto di vista dei Whiplash, abbiamo dedicato gran parte delle nostre vite a questo progetto e si vede; il prezzo da pagare è stato alto, ma teniamo duro e guardiamo al futuro con rinnovato vigore e determinazione. Prendetevi il tempo necessario per ascoltare il prodotto finale e giudicate.

Cult of One è visto dai più come la “pecora nera” nella vostra discografia. L’album si caratterizza per un sound decisamente più moderno di quanto sentito in precedenza: tornando indietro al 1996, si è trattato di un “compromesso” per sopravvivere nel mercato discografico? Come lo giudichi ora?

I Whiplash non sono mai scesi a patti per ragioni di mercato. A parer mio, l’album suona più moderno per la presenza di Warren Conditi (chitarrista, ndR) e Rob Gonzo (cantante, ndR); all’epoca non imposi paletti alla loro creatività. Rob e Warren si distinguono per un approccio moderno in tutto ciò che fanno e il loro input è tangibile. Cult of One mi piace tuttora, ma ammetto che si tratti di uno “strappo” rispetto al classico trademark anni ’80 della band.

Il 13 giugno sarete headliner del Hellbrigade Festival: è la prima volta in Italia?

Sì, è la prima volta dei Whiplash in Italia e abbiamo lavorato duramente per farci trovare pronti all’appuntamento. Non è soltanto la prima italiana, ma il primo show della band dopo diversi anni. Colgo l’occasione per ringraziare Vittorio del Thunder Road (locale di Codevilla, Pavia dove si terrà l’evento, ndR) per averci invitato e offerto la sua ospitalità. Ci saranno tanti fan dell’area di Milano conosciuti su MySpace e noi non vediamo l’ora di incontrare tutti. Siamo davvero entusiasti all’idea. Abbiamo persino fan in arrivo dall’Arabia Saudita! Internet ha ampliato i confini della scena thrash, eppure non è mai stata così unita! È fantastico.

Ok Tony, ho finito con le domande. Ti lascio uno spazio per salutare i fan, i lettori e/o concludere come preferisci…

Ti ringrazio, Federico, per averci dato l’opportunità di raggiungere i nostri thrashing friends italiani. Non vediamo l’ora di visitare il vostro splendido Paese e di trascorrere un po’ di tempo con tutti voi. Grazie a tutti per il supporto! A presto!