White Skull (studio report e intervista)
Report e intervista a cura di Marcello Catozzi
Sono ormai maturi i tempi per l’uscita dell’ultima fatica discografica dei White Skull, storica band che iniziò a scrivere le prime pagine della sua storia nel 1991.
Siamo stati invitati dall’Agenzia fiorentina Kizmaniaz alla presentazione, in anteprima a Milano, di alcune tracce del nuovo album, che si chiamerà “Forever Fight”. A seguito dei recenti avvicendamenti verificatisi all’interno del gruppo, attualmente la formazione si presenta con il seguente schieramento:
– Elisa “Over” De Palma: vocals
– Tony “Mad” Fontò: guitars
– Danilo Bar: guitars
– Alessio Lucatti: keyboard
– Joe Raddi: bass
– Alex Mantiero: drums
Dopo gli inevitabili ed estenuanti percorsi tortuosi in una Milano sempre più trafficata e convulsa (è sabato pomeriggio), arrivo al Rock and Roll appena in tempo per l’appuntamento con la gentilissima Pamela, che ci introduce nell’atmosfera accogliente di questo locale che sprizza Rock da ogni parete.
Sono molto curioso di ascoltare direttamente i quattro brani del nascituro CD, previsti dal programma.
Si comincia con il primo della serie: INTRO + ESCAPE, che esordisce con i tuoni di un temporale, seguiti da un inquietante suono di corni: se chiudo gli occhi, mi immagino campi di battaglia sotto un cielo plumbeo, con una pioggia sferzante; lo scontro è appena finito e mi pare quasi di sentire l’odore di erba bagnata, con l’angoscia che sale alla gola appena irrompe la batteria, accompagnata dalle tastiere in un crescendo thriller. Le chitarre si allineano al ritornello ossessivo, mentre la voce attacca decisa, ponendosi al passo di un drumming alquanto incalzante, nel rispetto della tradizione della band. L’assolo di chitarra, graffiante quanto basta, emerge alternativamente alle note di un synth forse un pochino azzardato (se si pensa alla solennità del suono nel suo complesso), accompagnando questa cavalcata epica attraverso continui saliscendi mozzafiato, per poi riprendere il motivo dominante, fino allo stop improvviso del finale. Come esordio non c’è male, e da questo primo brano è già possibile farsi un’idea del prodotto.
Il secondo brano è FEEL MY RAGE, che esordisce con la soavità di un arpeggio delicato e suggestivo; ma è solo una breve illusione, perché un’improvvisa e rabbiosa impennata ci conduce in una corsa a perdifiato fino all’ingresso delle parti vocali. La melodia è assai trascinante, con riff di sostegno e tastiere di gran personalità, e l’immancabile doppia cassa di supporto. Anche in questa circostanza i cori mettono addosso una buona dose di brividi, fino a quando l’assolo irrompe violentemente avvicendandosi, nel “bridge”, con indovinati arpeggi, per poi ripartire a tutta velocità, sempre in linea con la melodia di fondo; la chiusura è sfumata.
Si continua con SPY, caratterizzata dal prepotente riffone iniziale e da una partenza sparata, tipicamente Heavy. L’attacco della voce è piuttosto deciso, direi più incisivo rispetto agli episodi precedenti. Anche qui il sound evoca ambientazioni di antica memoria, facendo galoppare la fantasia attraverso scenari apocalittici. Spiccano di nuovo cori inquietanti che si rincorrono con le chitarre, mentre il synth descrive trame originali, intrecciandosi a sua volta con furiose schitarrate in un progressivo aumento di intensità, fino al momento della brusca chiusura. La sensazione è paragonabile a quella che si avverte dopo una frenata alla fine di una corsa sulle montagne russe!
Infine, ecco A MOTHER’S REVENGE, con un’apertura grintosa e ritmata, un suono pieno e bello “spesso”, una base ritmica sempre rocciosa e possente, che sorregge le linee vocali. Emerge un gran lavoro di chitarra, che a un certo punto prende il volo con un assolo penetrante. E’ interessante il cambio di ritmo, segnato da un iniziale rallentamento e dalla successiva ripartenza, in cui riprendono vita i cori del motivo principale. La chiusura è segnata da una veemente rullata. Il silenzio che scaturisce a seguito della fine di questa rassegna ci scaraventa nella realtà, dopo il nostro excursus virtuale in epoca storica così lontana nel tempo.
Riff granitici, un robustissimo motore ritmico e innesti originali di tastiere, sulla falsariga di cori angoscianti: il tutto riesce a dare una connotazione di freschezza e originalità al consueto trademark di stampo White Skull. L’impatto di questa anteprima è senza dubbio positivo, e la curiosità di avere tra le mani il prodotto finito è davvero tanta!
Approfittiamo ora della presenza dei ragazzi per scambiare quattro chiacchiere al tavolino, strappando loro alcune confidenze davanti a qualche drink.
Allora, cominciamo dall’album: quante tracce conterrà “Forever Fight”?
In tutto ci saranno 12 tracce: l’intro, 10 canzoni e una bonus track, che la nostra etichetta (Dragonheart – Audioglobe/SPV) ha voluto inserire.
Quando è prevista l’uscita?
Nel febbraio 2009.
Si tratta di un concept?
No, in verità non si può parlare di un vero e proprio concept album: diciamo piuttosto che esiste un filo conduttore, una storia con episodi ambientati ai tempi delle invasioni barbariche, all’epoca del declino e della caduta dell’Impero Romano (dal IV secolo d.C. in poi).
Molto interessante! Siete in grado di fornire qualche anticipazione sull’artwork?
Come no? Ti dirò che, anche in questo caso, per la sua realizzazione abbiamo inteso avvalerci della collaborazione di Diego Ferrarin, sebbene il soggetto sia stato ideato da tutti noi. Si tratta di una doppia ascia, la cui punta è formata da un teschio, e le cui lame danno l’idea delle ali di un angelo.
Quanto tempo avete impiegato per realizzare il disco?
Più o meno un anno, considerati gli immancabili tempi morti, dovuti ai nostri impegni.
A questo proposito, mi sorge spontanea una domanda: vivete solo di musica oppure avete un lavoro?
Purtroppo è dura, al giorno d’oggi, campare soltanto di musica, specie se si considera il nostro genere, non proprio commerciale. Ciascuno di noi ha un lavoro, che fortunatamente permette di dedicarci alla nostra passione, ovvero alla nostra musica.
Non avete mai pensato di fare i session-man o i turnisti?
Beh, un session-man ce l’abbiamo già: è Danilo, il nostro chitarrista (assente oggi, ndr)
Cosa mi dite della produzione? Da quello che abbiamo ascoltato stasera, mi pare che i suoni siano ben costruiti…
Ti ringrazio – risponde Tony – la produzione è opera mia: i lavori si sono svolti nel mio studio. Ho cercato di dare al sound un’impostazione equilibrata, con chitarre più moderne, meno “old school” insomma, giusto per intenderci…
Ti sei ispirato a qualche più illustre sonorità, in particolare?
Sinceramente no – replica Tony – perché ritengo che, nel momento in cui ci si rifà a una band, si rischia di perdere la propria identità. Ho semplicemente cercato di creare delle sonorità “nordiche”, che fossero in linea con le nostre tematiche. Più nello specifico, direi che ho dato una preferenza a un sound di tipo più “nordico” che “tedesco”, nella misura in cui, appunto, ho curato le distorsioni, basso compreso. Il tutto per tentare di ottenere uno stile deciso, aggressivo, differente dai Nightwish, tanto per citare un termine di paragone e far capire meglio il mio intento.
Come sei riuscito a conciliare la presenza delle tastiere con il resto degli strumenti?
Tony: ho tentato di fondere l’apporto delle tastiere, synth compreso (che tu giudichi un po’ azzardato), creando un’armonia con il resto, sinergizzando il tutto.
Ah! Sinergizzando mi piace. E come è stato suddiviso il lavoro in fase realizzativa?
Il disco è frutto di un lavoro di equipe. Elisa si è gestita tutte le linee melodiche, mentre noi ci siamo occupati di musica e arrangiamenti.
Elisa, come è stato il tuo approccio con la band?
Elisa: mi sono trovata benissimo con loro fin dall’inizio, grazie al fatto che sono stata libera di esprimermi al 100%, senza alcuna costrizione.
E voi, ragazzi, siete soddisfatti della scelta di affidare il microfono a una voce femminile?
Siamo soddisfatti al 100%. Confermiamo in toto quanto detto da Elisa in merito alla libertà. La cosa più importante, per noi tutti, è che ognuno si senta completamente libero di esprimersi secondo le proprie caratteristiche e le proprie attitudini. Non ci devono essere condizionamenti. Anche la nostra etichetta, fin dall’inizio, non ci ha fatto alcuna imposizione, e questo è davvero fondamentale per noi.
Tornando a Elisa: ti sei ispirata a qualche modello, in particolare?
Elisa: sinceramente non ho dei modelli di riferimento. Ho solo cercato di dare al mio cantato un’impronta un po’ personalizzata, con una timbrica a metà tra lo sporco e il pulito, una via di mezzo insomma…
Beh… ce l’avrai, un cantante preferito, no? Scusa questa mia fissazione, ma lo chiedo a tutti i cantanti che intervisto!
Elisa: il mio cantante preferito? Certo che ce l’ho: è Ronnie James Dio.
Bene, con questa risposta ti sei guadagnata un super punteggio!
Che tipo di musica ascoltate, in generale?
Metal, Blues, genere “old style”… Il Metal è una religione – sostiene Tony – o ci credi, o non ci credi. E noi ci crediamo!
Parliamo di tour: a quando le prossime date?
A marzo, dopo l’uscita del disco.
Per quanto concerne le vostre aspettative, credete ancora nell’Italia, o puntate di più sul mercato estero?
Mah… L’Italia continua a rappresentare un’incognita, per usare un eufemismo. Meglio sicuramente l’estero.
Avete intenzione di produrre un video?
Ci sarà sicuramente un video, di supporto al disco. Sul soggetto non siamo ancora in grado di esprimerci… anche perché abbiamo sì delle idee, ma non conosciamo il budget. Ah ah!
Si conclude, a questo punto, l’interessante chiacchierata con questi simpaticissimi ragazzi, ai quali non mi resta che augurare tutto il bene possibile, a partire dall’uscita di “Forever Fight”.
Marcello Catozzi