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Whitechapel (Alex Wade)

Di - 16 Marzo 2009 - 13:16
Whitechapel (Alex Wade)

Certo, è passato un po’ di tempo dal dicembre scorso, quando i Whitechapel sono calati in Italia assieme al Never Say Die tour per permettere ai fans italiani di godere della loro musica, ma certe interviste vale sempre la pena di pubblicarle. Nella lunga chiacchierata che ho avuto in quell’occasione con Alex Wade, uno dei loro tre chitarristi, si è parlato veramente di tutto e sono venuti fuori anche interessanti altarini. A voi dunque, e scusate il ritardo.


Ciao Alex, come sta andando il tour?

Molto, molto bene. Andiamo in bellissimi locali ed abbiamo un fantastico responso ogni sera, quindi non possiamo proprio lamentarci.

Non è un problema partecipare ad un tour con così tante band che devono suonare ogni sera? Anche oggi ad esempio, ho letto che il soundcheck doveva cominciare alle 14, ma non è successo e ci sono stati ritardi per tutti… cosa ci puoi dire in proposito?

E’ sempre un problema andare in giro con molte persone perchè bisogna coordinarsi, ma adesso siamo praticamente a metà tour ed abbiamo imparato a lavorare assieme in maniera affiatata. Per noi non è mai stato un problema inserirci in situazioni come questa, abbiamo fatto anche il Summer Slaughter tour che aveva 10 band nel bill quindi…

Non credete che il bill di questo Never Say Die Tour sia un po’ troppo eterogeneo? Non vi sentite fuori posto a suonare con band come Parkway drive e Protest The Hero?

Solo in parte, ci sono anche band come Carnifex e Despised Icon che si avvicinano al nostro stile. Credo che ognuno porti il suo particolare sound al tour e che alla fine si raggiunga un buon mix.

Devo confessarvi che alcune persone con cui ho parlato hanno deciso di non venirvi a vedere in questa occasione in quanto la vostra setlist durerà solamente 20 minuti… volete dirgli qualcosa?

Sì è vero, e ti dirò, ci sono band che si rifiutano di prendere parte a tour come questi perché per loro suonare 20 minuti è troppo poco. Io credo invece che sia una grossa opportunità per tutti noi e non possiamo permetterci di fare troppo gli schizzinosi.

Verrete in Italia anche in situazioni meno affollate, se mai con un tour da headliner?

Credo di sì, che alla fine verremo in Europa anche come headliner di un tour nostro, ma penso che la cosa accadrà per il nostro secondo album [non è un refuso, continuate a leggere nda], non credo che la nostra capacità di attirare persone sia ancora abbastanza forte da questa parte dell’Atalantico per potersi permettere certe cose. Di sicuro però torneremo qui da voi per i festival estivi.

Come mai avete scelto di avere tre chitarristi in line up? Gira anche voce che uno di questi dal vivo suoni una chitarra ad otto corde… è vero?

No, suoniamo tutti chitarre a 7 corde. La decisione di avere tre chitarristi non è stata presa a tavolino, ma è venuta fuori per ragioni “storiche” diciamo. Il problema è che abbiamo cominciato con 3 persone ed eravamo tutti amici, quindi era davvero difficile dire ad uno piuttosto che ad un altro di andarsene. Abbiamo quindi deciso di provare anche a questa maniera e ti dirò, all’inizio c’era un po’ poco amalgama, ma poi ci siamo allenati parecchio, abbiamo imparato a coordinarci ed adesso riusciamo a creare un muro di suono davvero ragguardevole senza perdere in definizione, cosa che credo sia anche un tratto distintivo del nostro sound.

Non è difficile prendere decisioni quando componete essendo che siete così in tanti?

Qualche volta abbiamo delle idee discordanti, ma in generale avere una terza chitarra porta solo più riff alla band, più idee, che se no probabilmente non ci verrebbero in mente… credo che renda le cose più facili.

Sotto la recensione che abbiamo fatto di This is Exile alcuni nostri utenti hanno commentato che fate belle canzoni, ma rovinate tutto con i breakdown. Vuoi replicare?

Credo che le opinioni siano come i buchi del culo… ognuno ne ha una. (ride nda) E’ chiaro che quando fai qualcosa di particolare a qualcuno piacerà e ad altri no, ma a noi non è che interessi molto: noi amiamo suonare breakdown e penso che essi aggiungano della botta a quello che facciamo… non credo proprio che cambieremo il nostro stile musicale solo perchè qualcuno su qualche sito internet ha detto che non lo apprezza.

Pensate che la difficoltà di farsi piacere i breakdown sia un carattere tipico degli ascoltatori europei oppure anche negli Stati Uniti ci sono opinioni simili?

Penso che sia una cosa più legata all’età. Quando ci siamo sentiti dire cose simili di persona era da parte di “true death metal fans”, gente che si vantava di avere quarant’anni e di andare ancora ai concerti, di aver sempre supportato l’underground metal eccetera. I nostri supporter più giovani invece non si sono mai fatti simili problemi.

Ascoltando This is Exile ho notato che in esso le frequenze basse sembrano essere enfatizzate rispetto a The Somatic Defilement. Vuoi parlarci della produzione del vostro ultimo album?

The Somatic Defilement venne registrato da un nostro amico in casa sua, quindi era una produzione abbastanza amatoriale, in This is Exile tutto è migliore: è stato prodotto dall’ex chitarrista dei The Red Chord Johnny Fay che ha curato anche dischi per Hatebreed, Shadow’s Fall eccetera, quindi è naturale che le cose siano migliorate

E’ questo che poco fa ti ha fatto in pratica dire che consideri This is Exile come il primo vero disco dei Whitechapel?

Non lo so… personalmente sento che This is Exile sia un prodotto molto più professionale in tutto: dalla composizione alla produzione alla distribuzione, fino all’etichetta che sta dietro di esso. E’ per questo che lo considero come il nostro primo vero album.

Puoi svelarci qual’è l’idea che sta alla base delle illustrazioni sulle vostre copertine?Il filo spinato sembra essere una costante…

Sì, è una cosa oscura che ci piaceva mettere e mantenere come una costante, come d’altronde fanno anche molte altre band con personaggi e quant’altro. Si accosta anche bene con il concept dell’album, quindi…

Parliamo un po’ del vostro cantante ora… che tecnica vocale usa? Inala o esala?

Esala sempre.

E’ una scelta guidata anche dall’esigenza di essere comprensibile in quello che dice? Perchè nelle vostre canzoni ci sono parti anche molto rapide per quanto riguarda il cantato.

Naturalmente la comprensibilità delle parole aumenta, ma è anche una questione di potenza dura e pura: quando esali riesci ad avere molta più botta.

Un’altra caratteristica dello stile vocale del vostro cantante è quella di usare più registri, ossia growl, scream eccetera. Questa scelta è diventata uno dei tratti distintivi del deathcore, ma tu sei d’accordo che sia qualcosa di limitato a questo genere oppure al giorno d’oggi può considerarsi come un miglioramento generale dei cantanti che, al contrario del passato, sanno gestire diversi timbri?

E’ una domanda difficile… almeno per quanto ci riguarda credo che lo scream venga più dall’hardcore, nel quale spesso i cantanti sbraitano in una maniera abbastanza stridente che si discosta invece dallo stile dei vocalist death metal, i quali usano il growl. Credo che nella nostra band ci sia un po’ una fusione di entrambe queste influenze e che dunque sia per questo che si possono trovare entrambi i registri vocali.

Ci sono però anche delle band nate recentemente, come ad esempio i Beneath the Massacre, che utilizzano nel cantanto solo uno stile, in questo caso il growl. Pensi che sia una scelta giusta oppure che al giorno d’oggi sia obbligatorio per un cantante alternare più stili?

I Beneath the Massacre sono alcuni tra i nostri migliori amici, personalmente adoro Elliott ed il suo stile, credo che sia adattissimo per il loro genere di musica. E’ vero che non è molto vario, ma questa è una cosa che sulla loro musica funziona, per quanto riguarda noi invece il fatto è che abbiamo così tanti cambiamenti dinamici che è praticamente una necessità variare anche dal punto di vista del cantato.

Ho avuto occasione di parlare con Ben Orum degli All Shall Perish, il quale mi ha detto che secondo lui il Deathcore è ridondante e che dunque le band devono, se vogliono sopravvivere, cominciare a diversificare prepotentemente la loro proposta. Pensi che questa sia una necessità oppure che sia solo una scelta che se mai può essere adatta agli All Shall Perish, ma che voi non vi sentite di seguire?

Naturalmente non si può continuare a scrivere gli stessi riff e gli stessi breakdown ad ogni album, bisogna sempre cercare di salire un gradino ad ogni disco che si produce, mantenendosi i più creativi possibile.

E cosa avete fatto secondo te in This Is Exile per raggiungere l’obbiettivo che hai appena enunciato?

Penso che il riffing di This is Exile sia molto più complesso rispetto a quello di The Somatic Defilement, un disco nel quale spesso abbiamo aggiunto effetti come ad esempio del gran delay per dare interesse a parti che se mai senza non avrebbero suonato altrettanto originali.

E naturalmente i nostri sono cresciuti eccome dal loro primo album… il problema al massimo è che tutta questa originalità tra un pezzo e l’altro in This is Exile sinceramente il sottoscritto non l’ha trovata. Ma in fin dei conti… perchè farsi dei dubbi? I Whitechapel sono uno dei migliori gruppi deathcore oggi in circolazione, forse tra gli unici tre o quattro veramente validi, quindi piantiamola di essere critici e godiamoci la loro musica, ne vale la pena.