Vario

Wine Spirit

Di Marcello Catozzi - 29 Marzo 2006 - 13:59
Wine Spirit

Dieci anni di onorata carriera alle spalle, parecchie partecipazioni ad eventi di prestigio, centinaia di concerti in lungo e in largo sia in Italia che all’estero, due album, un video, colonne sonore utilizzate per videoclip e spot televisivi… Tutto questo e molto altro sono i Wine Spirit. La chiacchierata che segue con Graziano Demurtas (il Conte), Alberto Bollati (el Guapo) e Corrado Ciceri (CC Nail), all’insegna della pura spontaneità, abbraccia un decennio di lavoro tra sacrifici, soddisfazioni, legittime aspirazioni, sogni e realtà. Enjoy it..!

Ciao ragazzi. Come ci si sente dopo un concerto tirato come quello di stasera? Più stanchi o più soddisfatti?
CONTE: ampiamente soddisfatto…
GUAPO: abbastanza stanco e soddisfatto.
NAIL: stanchissimo e soddisfattissimo.

Ciascuno di voi si ricorda, per caso, considerata la sua età non più verde (sguardi torvi, ndr), la prima volta in cui è salito su un palco?
CONTE: quand’ero all’asilo! Ah ah ah! Ad ogni tipo di manifestazione oratoriale mi facevano sempre cantare…
GUAPO: alla festa del paese con la mia prima band: i Bulldog. All’epoca avevo 13 anni.
NAIL: all’oratorio femminile (!) della mia città, a dodici anni.

Già che siamo in tema: come sono stati i vostri rispettivi esordi musicali? Quando e come è nata la vostra passione per la musica e quando avete iniziato a suonare?
CONTE: ho iniziato come giovanissimo vocalist… Poi, all’età di 12 anni, ho ricevuto in regalo la mia prima chitarra. E da lì ho capito subito cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande.
GUAPO: ho iniziato a strimpellare il pianoforte a 9 anni, poi la chitarra di mio papà a 11, e a 12 c’è stato il primo incontro col basso elettrico, grazie ad un mio cugino che suonava in una rock band.
NAIL: a 11 anni ho preso la prima lezione di solfeggio, senza sapere quale strumento avrei suonato; la tromba sarebbe stata il mio primo strumento, ma da lì a poco la batteria avrebbe preso il suo posto definitivamente.

L’amore per l’Hard Rock o, più specificatamente, per l’Hard & Heavy, quando è nato esattamente? Da subito, oppure dopo qualche tempo?
CONTE: avevo 16 anni quando, per la prima volta, ho sentito il suono graffiante di una chitarra elettrica… Per quanto mi riguarda, è stato amore da subito.
GUAPO: il mio primo LP di rock assoluto è stato “American Graffiti”, una collection di Rock ‘n’ Roll anni ’50; ero un bambinetto, ma quella cosa mi piaceva da morire.
NAIL: avevo 12 anni quando “Alive!” dei Kiss mi ha sconvolto la vita, poi “Powerage” degli AC/DC, quindi siamo intorno al ’78… Accidenti, come vola il tempo!!!

Quali sono stati i musicisti che maggiormente vi hanno ispirato nella vostra formazione?
CONTE: sicuramente lo studio della musica classica e, poi, chiaramente coloro che hanno fatto la storia del Rock: Hendrix, Van Halen e Angus Young per primi… Ma la lista sarebbe veramente lunga.
GUAPO: Paul McCartney, Ted Nugent, Lancaster degli Status Quo e altri 5-6.000 che non sto a citare.
NAIL: Ian Paice, Peter Criss, Alex Van Halen, Pete Gill dei Saxon.

Qual è il concerto più emozionante al quale avete assistito?
CONTE: …mmhh… Fammi pensare… Senz’altro quello dei Kiss al Forum di Assago!
GUAPO: ogni volta che vedo un concerto suonato bene, mi emoziono allo stesso modo; l’ultimo che mi ha veramente impressionato è stato nel 2005, a Milano: Anthrax.
NAIL: il primo concerto dei Kiss nel 1980 al Vigorelli (con gli Iron Maiden di spalla) e poi i Metallica nel 1987 (il primo tour con Jason Newsted).

E qual è il concerto più emozionante di cui siete stati protagonisti?
CONTE: Il Gods Of Metal al Mazdapalace (Palavobis nel 2001).
GUAPO: idem.
NAIL: idem.

Ricordo che la produzione del vostro primo album, “Bombs Away”, non era andata molto bene. C’è stato un miglioramento con il vostro secondogenito “Fire in the Hole”?
Anche questa volta la distribuzione è stata carente. La delusione è stata comunque compensata da recensioni positive pervenute da tutto il mondo e questo rappresenta, senza dubbio, un grande sprone per il terzo album, che necessariamente dovrà avere maggiore visibilità.

Mi pare che il secondo CD evidenzi una maggiore maturità a livello compositivo. Siete soddisfatti del risultato che avete ottenuto?
Ovviamente sì, in quanto si delinea sempre di più lo stile Wine Spirit.

Come sono state le risposte da parte della critica e, soprattutto, dei vostri fans, a più di un anno dall’uscita del vostro ultimo CD?
Assolutamente entusiastiche; con l’occasione vorremmo dire un grazie sincero a tutti!

A proposito di sincerità: c’è qualcosa che rimpiangete o che vorreste modificare, nelle vostre scelte fatte fino ad oggi, alla luce di tutti gli eventi, positivi e negativi, che si sono succeduti in questi dieci anni?
Sì: l’aver qualche volta ingenuamente ascoltato degli squallidi venditori di fumo, che ci hanno notevolmente rallentato il lavoro facendoci perdere molto, ma molto tempo prezioso…

Mi spiegate com’è nata la storia della scelta di “Hide & Kill” come colonna sonora dello spot della Peroni nel Motomondiale 2005?
Un’agenzia pubblicitaria, che conosceva Wine Spirit, ci ha chiesto il nostro ultimo lavoro per un ascolto. A quel punto è stato poi scelto, dall’agenzia stessa, il brano che meglio si armonizzava alla birra ed alle impennate del mitico Dottore col numero 46!

Arrivati a questo punto della vostra carriera, quanto spazio date allo studio ed al miglioramento della tecnica, nell’arco delle vostre giornate?
Tutto il tempo che viene ritagliato dai nostri impegni professionali (fancazzismo escluso).

Vi sentireste di incoraggiare vostro figlio, qualora volesse intraprendere una carriera musicale?
Assolutamente sì!

Una domanda tecnica. Come avviene la suddivisione del lavoro tra di voi e come nascono le vostre canzoni?
Si parte da alcuni spunti musicali, che poi vengono sviluppati in studio, con un contributo da parte di ciascuno di noi. Poi si aggiungono i testi. Le nostre canzoni sono comunque il risultato delle nostre idee in uguale misura.

Com’è il vostro bilancio dal 1996 (data di formazione dei Wine Spirit) ad oggi?
Purtroppo il nostro autista è scappato con la nostra Rolls Royce, portandosi via il bilancio finanziario: circa 600.000,00 euro in contanti più la documentazione catastale della nostra mega-villa a Beverly Hills.

Ah ah! Che spiritosi. Ora vi faccio tornare seri con una domanda provocatoria. I vostri concerti sono davvero coinvolgenti e l’entusiasmo del pubblico è totale. La cosa simpatica, secondo me, è che questa spontaneità viene manifestata sia dai fans di vecchia data, sia da coloro che vi vedono per la prima volta. Provate a spiegarmi, allora, come mai i Wine Spirit non raccolgono la fama e il successo che meriterebbero in tutta l’Italia (non solo nel nord) e anche all’estero.
Una buona distribuzione dei nostri album è la chiave per avere grande visibilità e per suscitare interesse nei media e nei ragazzi. E’ chiaro che, se questo elemento fondamentale viene a mancare, diventa tutto molto più difficile.

Altra provocazione. Cosa rispondete alle critiche di chi afferma che i Wine Spirit “non propongono nulla di nuovo”?
La risposta alla tua domanda sta nel titolo di una nostra canzone, che è anche uno slogan riportato sulle nostre T-Shirt: “Proud to be loud”! Cioè: i Wine Spirit sono orgogliosi della loro coerenza e della fedeltà ad un genere musicale che non morirà mai, nonostante le flessioni. Se poi proporre qualcosa di nuovo significa suonare “nu metal”, “crossover” o altri generi di tendenza, ci sentiamo ancora più convinti della nostra scelta!

Restando a quello che è il panorama musicale, ditemi come giudicate la scena Hard and Heavy italiana attuale.
Il livello dei musicisti in generale è sicuramente cresciuto: ottime band hanno avuto grande riscontro anche all’estero, e questo fa certamente sperare in un futuro ancora più roseo in termini di crescita e di professionalità.

Spostando il discorso all’estero, come giudicate la scena Hard and Heavy mondiale? Ritenete che questo genere musicale abbia ormai esaurito il suo filone, oppure c’è ancora spazio per un po’ di ottimismo?
No, no! Il Rock è un genere musicale in costante evoluzione: 50 anni di storia sono troppo pochi per esaurire la vena creativa di chi, come noi, ancora ci crede fermamente, anche se qualche coglione pseudo-intellettuale, quando non sa cosa dire, afferma che il Rock è morto…
E poi, secondo noi, questo è un genere che ancora attira un sacco di gnocca!!!

Ah ah ah! Vedo con piacere che siete allineati con il pensiero di Lemmy! Scommetto che vi piacerebbe girare un bel video del tipo di quello dei Motley Crue, su una bella limousine dotata di piscina con tanto di groupies al seguito con le tette al vento.
GUAPO e NAIL: Davvero una bella idea! Si potrebbe, per il momento, adattare – con qualche modifica di carrozzeria – la vecchia Opel SW del Conte. Ah ah ah!

Già! Il problema è che, sulle strade del lodigiano o del milanese, rischiereste l’arresto!
Vedo che vi piace la fantascienza. Dunque… Con quali musicisti vi piacerebbe collaborare in studio, come “special guest” su un vostro album?
CONTE: ce ne sarebbero veramente tanti… Jeff Scott Soto, Ronnie James Dio…
GUAPO: Lemmy, Tony Iommi, Sammy Hagar, David Lee Roth
NAIL: Wow! Posso sbizzarrirmi, allora: Paul Stanley, Ozzy Osbourne e David Coverdale!

Continuiamo a giocare con la fantasia: con quale band vi piacerebbe partire per un tour in Europa o nel resto del mondo?
CONTE :AC-DC, Saxon, Whitesnake…
GUAPO: Motorhead, Van Halen
NAIL: Kiss, Black Sabbath.

Domanda intrigante. So che la vita del musicista professionista non è tutta rose e fiori, anzi, i sacrifici sono all’ordine del giorno… Non avete mai pensato di mollare per dedicarvi ad attività professionali più sicure oltre che più remunerative?
CONTE: mai !!!!
GUAPO: è l’unico mestiere che so fare, quindi non ho scelta.
NAIL: io invece avevo pensato di lavorare alla Parmalat, per un lavoro sicuro e ben remunerato.

Ritenete che oggi le maggiori case discografiche preferiscano investire solo sui grandi nomi, a scapito delle formazioni meno note, aumentando così il divario e la crisi del settore?
Sì, è proprio così, perché da sempre business, qualità e ricerca non vanno molto d’accordo.

Tuttavia non credete che la tecnologia avanzata rappresenti, oggi, un aiuto concreto – rispetto al passato – a vantaggio di chi non dispone di risorse, per produrre un album in proprio?
Sì, su questo hai ragione: infatti, grazie ai minori costi di produzione e grazie anche ad Internet, persino gli artisti non commerciali (o paraculati) possono trovare una ragione di esistere.

Quali programmi avete per il futuro?
Il terzo album in primis, poi suonare, continuando a divertirci come è sempre stato finora.

Per finire: un messaggio ai lettori di Truemetal.
Spegnete radio e TV,andate in un negozio di dischi anche usati e procuratevi musica di tutti i generi; c’è tanta bella roba là fuori da ascoltare! Basta un po’ di pazienza e apertura mentale…
Come sempre, un saluto e un ringraziamento a Truemetal e, last but not least, ai nostri fedelissimi fans.

Giunti questo punto, non mi resta che congedare questi incorreggibili ed inossidabili ragazzacci, ottimi musicisti ma soprattutto splendide persone, ringraziandoli per la cortesia e la disponibilità ancora una volta dimostrata (nonostante la più che giustificata stanchezza post concerto), ma soprattutto per l’amicizia che ci unisce da molti anni.

Marcello Catozzi