Wine Spirit: concerto del 31 marzo 2006 a Capolago (VA) – Harley

Di Marcello Catozzi - 2 Maggio 2006 - 9:48
Wine Spirit: concerto del 31 marzo 2006 a Capolago (VA) – Harley

Venerdì sera, ore 21.30: quale può essere il modo migliore per superare la stanchezza derivante da una settimana lavorativa? Un bel concerto di sano Rock, ovviamente! Vincendo la pigrizia post-cena, indosso il mio fedele chiodo e salgo a bordo della mia Opel Ascona classe 1988, inserisco nel mangiacassette “Magica” e parto alla volta di Varese.
Quando arrivo all’Harley, trovo il locale già abbastanza gremito. Del resto, quando qui si esibiscono i Wine Spirit, il “sold out” è assicurato. Saluto alcuni amici aficionados, che non vedevo da tempo, come del resto anche la stessa band protagonista della serata, che regala sempre performances all’altezza delle attese…
Trascorro così una piacevole oretta con i miei amici metallari, tra una birra e l’altra, parlando dei prossimi concerti e dei festival estivi. A mezzanotte in punto i ragazzi prendono posto sul palco, accolti da urla, gesti delle corna con la mano e applausi:

– GRAZIANO DEMURTAS (IL CONTE): guitar
– ALBERTO BOLLATI (EL GUAPO): bass
– CORRADO CICERI (CC NAIL): drums

Si attacca subito in pompa magna, con THERE’S ONLY ONE WAY TO ROCK, la famosa cover dei Van Halen, in cui il Conte si segnala per un assolo di altissimo livello, deciso e lancinante nei suoi toni più acuti. Noto che la sua chitarra ha cambiato look: ruvida e grezza la cassa, essenziale e grintosa proprio come i suoni che si sprigionano dall’ampli.
Il livello non accenna a calare (e ci mancherebbe!) con ANOTHER THING COMING, dei Judas’ Priest, resa con eccellente compattezza e grande tiro, come pretende la più tosta tradizione metal.
Ora ci viene presentata I’VE GOT NO TIME, tratta dall’ultimo album “Fire in the Hole”, in puro stile Van Halen come gli splendidi assoli che ci regala il Conte nel corso del brano. Quanto basta per scaldare gli animi dei metallari presenti in sala, i quali dimostrano di essere veri fans per il trasporto con cui cantano.
A questo punto il Guapo, con la sua trama di basso inconfondibile, dalla timbrica volutamente metal, introduce WRATHCHILD, seguito a ruota dal Conte, con un suono veramente grezzo e cattivo. Il tutto sorretto dai veloci e precisi stacchi e dalle rullate di Corrado, in consueta tenuta ciclistica.

Sull’onda dell’entusiasmo si passa dagli Iron Maiden agli AC-DC con THUNDERSTRUCK, il cui ritornello viene scandito a piena voce da tutti i presenti. Una vera esplosione di energia!
Abbiamo appena finito di spellarci le mani con gli applausi, che subito arriva un’altra bomba, attesa a quanto pare da molti dei fans che gremiscono il locale: SYMPHONY OF DESTRUCTION, la cover dei Megadeth resa alla grande con assoli di chitarra all’altezza della situazione e cori bene impostati.
Dopo aver raccolto la più che meritata ovazione da parte dei più metallari, il Conte imbraccia la sua fedele acustica laccata di nero ed attacca con l’introduzione di SAILING SHIPS, suggestiva ballad dagli arpeggi così dolci e gustosi. Un grandissimo pezzo eseguito al meglio, al punto che riesce ad emozionare tantissimo.
Al finale rossiniano fa seguito la presentazione di HIDE AND KILL, di cui esiste anche un video ormai passato alla storia per gli affezionatissimi fans di questa inossidabile band sulle scene da un decennio. Il brano è assolutamente trascinante e si presta ad essere suonato dal vivo, talmente sprizza energia! Non per niente è stato scelto come colonna sonora dello spot della Birra Peroni associato al Motomondiale 2005!
Siccome i membri della band sono anche fans dei Motörhead, viene proposta BORN TO RAISE HELL, in cui Alberto si esprime al meglio, calandosi nei panni del vecchio immarcescibile Lemmy. Un’altra sferzata di puro metallo, che non guasta mai.
Segue KING OF THE MONSTERS, che non esiterei a definire come un’esibizione di pura tecnica che in pochi possono permettersi, in un trionfo di velocità e volume sparati all’unisono da chitarra e basso, con qualche simpatica ed apprezzabilissima concessione allo spettacolo.

Le note possenti delle tastiere, sparate dalla base, ci fanno capire che siamo in ambito Ozzy, con MR. CROWLEY, della quale apprezzo soprattutto gli assoli lancinanti e densi di pathos del Conte in straordinaria forma. In una parola: fantastico.
Lo stesso guitar-hero invita poi il pubblico (ormai totalmente coinvolto) ad accompagnare la band nella trascinante I WANNA BE SOMEBODY. Ed ovviamente nessuno si fa pregare, al punto che si canta tutti insieme, godendo dei suoni veramente tosti e dei riff di chitarra, indovinatissimi e graffianti al punto giusto.
E’ arrivato finalmente il momento del cosiddetto ACOUSTIC BREAK: mentre Corrado e Alberto si defilano con discrezione, detergendosi il sudore con gli asciugamani, il Conte imbraccia la sua nera chitarra acustica ed esordisce con un magico intreccio di arpeggi. Si tratta della dolcissima MIDNIGHT TOUCH, splendida creazione strumentale di Graziano tratta dal secondo album, a cui fa seguito una passionale interpretazione di SOLDIER OF FORTUNE, per finire poi – inframmezzata da stupefacenti scale vertiginose che si inseguono e da “voli del calabrone” che rappresentano il massimo della tecnica – con una specialissima e coinvolgente versione di CHILD IN TIME, fresca ed originale, nella quale tutti partecipano appassionatamente al coro.
Non c’è che dire: il Conte riesce sempre ad ammaliare, ad incantare con le sue incredibili doti di grande istrione, capace di emozionare e di trascinare come pochi altri artisti della sei corde!…
Gli altri rientrano, mentre non accennano a spegnersi l’entusiasmo e l’ammirazione per il break appena terminato. Si riattacca con SOLID BALLS OF ROCK, in omaggio agli inossidabili Saxon, di cui pure i nostri musicisti sono grandi fans. Anche qui la resa sonora è di alto livello e la presenza della chitarra del Conte è straordinaria quanto ad intensità. Lo stesso discorso vale per BURN, in cui la mancanza delle tastiere non si fa per nulla sentire, grazie alla bravura ed all’immenso mestiere dei nostri eroi.
Un altro tributo al Madman arriva con CRAZY TRAIN, che ci regala un bel tuffo nel glam degli anni 80 e che ci dà modo di apprezzare l’arte del Conte nel “condire il piatto” con degli assoli che ci ricordano il miglior (e mai abbastanza compianto) Randy Rhoads.
Si chiude con l’incalzante ROCK AND ROLL ALL NIGHT, di kissiana memoria, nella quale tutti ci scateniamo a cantare e saltare, uniti insieme nella celebrazione di questo inno al Rock and Roll.
Dopo i saluti e gli inchini, la gente non ne vuole sapere di congedare la band, cosicché si riprende quasi subito: restiamo in ambito Kiss con LICK IT UP, anch’essa molto trascinante, e successivamente si continua con un altro anthem di prima qualità come HIGHWAY TO HELL. Qui davvero la partecipazione è totale e la chiusura è semplicemente trionfale.

The show is over. Cosa dire a questo punto? I ragazzi hanno fornito un’altra prova all’altezza della loro fama, capace di scatenare l’entusiasmo più sfrenato grazie alla loro incredibile verve ed alla loro istintiva capacità di coinvolgere. Guardandoli durante uno show si può comprendere quanto si divertano a suonare. Il Guapo trasmette energia pura e sprizza simpatia per i suoi tipici gesti e per la sua mimica facciale: quando spalanca gli occhi sembra quasi un cartoon! Corrado è grintoso e potente come un locomotore inarrestabile. Il Conte, poi, a parte il capitolo sulla tecnica, è essenzialmente pathos, profondità; le sue interpretazioni sono curate, intense ed il suo sound ti entra dritto nello stomaco. I suoi assoli restano scolpiti nella mente proprio perché suonati col cuore (dote non comune) e, quindi, non risultano mai freddi e distaccati. Potrei quasi affermare che le sue sapienti dita siano una proiezione della sua grande anima.
In conclusione: giù il cappello davanti alla bravura ed alla spontaneità di questi artisti che, con coerenza e coraggio, da dieci anni tengono alta la bandiera dell’Hard & Heavy italiano!
Long Live Wine Spirit..!

Marcello Catozzi