Hard Rock

Wonderworld (Roberto Tiranti)

Di Stefano Ricetti - 21 Novembre 2015 - 12:30
Wonderworld (Roberto Tiranti)

Intervista a 360° con Roberto “Rob Tyrant” Tiranti, una fra le ugole migliori del panorama heavy metal nazionale e non.

Interprete di razza già conosciuto per i suoi trascorsi con Vanexa, Labyrinth e New Trolls – solo per citarne tre – attualmente è al lavoro sul successore del disco omonimo dei Wonderworld, uscito lo scorso anno.

Buona lettura.

Steven Rich

 

roby

Roberto Tiranti

 

Quand’è che hai deciso di divenire un cantante heavy metal?

Ciao grande Steven! Di fatto ho deciso che la musica sarebbe diventata il mio mestiere a prescindere dal genere. Sapevo che avrei fatto il cantante ed il musicista e l’heavy metal è stato uno degli elementi più importanti ma non l’unico, spesso non sei tu che scegli la musica ma è la musica stessa a scegliere te. Sono cresciuto a pane a buona musica grazie a mio padre. Lui ha sempre comprato dischi stupendi e la mia infanzia è stata segnata dalle uscite di album memorabili della storia del rock, dai Queen ai Deep Purple agli Uriah Heep passando per Judas Priest , Iron Maiden, Queensryche, Whitesnake etc. Nel 1988 sono entrato a far parte del mio primo gruppo, formato da amici del mio quartiere: eravamo giovanissimi ma con le idee molto chiare e cominciammo subito coverizzando Deep Purple, Led Zeppelin, Uriah Heep, Def Leppard, Twisted Sister, Motley Crue.

Quali i tuoi idoli, le influenze di gioventù?

Deep Purple, Uriah Heep, Led Zeppelin, Queen sono stati i miei primi grandi amori a cui aggiunsi successivamente Queensryche, Whitesnake ma anche altri artisti fanno parte del mio background e sono molto lontani dal rock duro: Stevie Wonder, Gino Vannelli, Beatles.

Com’è nato il progetto Wonderworld?

E’ nato dal feeling musicale ed umano scattato immediatamente fra me Ken Ingwersen (chitarra) e Tom Arne Fossheim (batteria); di fatto siamo anche la band di Ken Hensley nei Ken Hensley & Live Fire. I brani sono fluiti magicamente in pochissimo tempo in modo del tutto naturale, un solido rock di matrice settantiana con un occhio di riguardo per la modernità del suono.

 

WONDERWORLD COVER

La copertina del debutto dei Wonderworld, 2014

 

Che impressione ti ha fatto Ken Hensley una volta conosciuto di persona?

Ho conosciuto Ken nel 2009 mi contattò per il suo album solista “Love & Other Misteries”. Da allora siamo rimasti sempre in contatto finche il 31 Dicembre del 2012 mi chiese di entrare a far parte della sua band come bassista e cantante. Lui è un gentleman inglese che ha scritto brani per me immortali che sono fiero di eseguire con lui dal vivo.

A livello di Wonderworld, ci sarà un seguito al disco omonimo?               (Qui il link alla recensione di “Wonderworld”)

In questo momento sto registrando le voci per completare il secondo album che vedrà la luce a breve.

Com’è nata l’idea di un disco solista come il tuo ultimo Sapere Aspettare?

E’ stata ed è semplicemente la voglia di esprimere me stesso a 360 gradi senza essere costretto a fare il disco che tutti si aspettano. “Sapere Aspettare” racchiude in se la mia visione della musica e di questi 27 anni di musica on the road.

 

SAPERE ASPETTARE COPERTINA

La copertina di Sapere Aspettare, a firma Roberto Tiranti, 2015

 

In passato sei stato in contatto con realtà come i Ricchi e Poveri… che atteggiamento hanno nei confronti dell’HM?

Non saprei… gli andrebbe chiesto! Interpellarono me perché cantante che in quel momento potevo fare al caso loro e sono stato molto felice di poter seppur per breve tempo condividere il palco insieme… si ha a che fare con persone molto intelligenti che senza nessun pregiudizio riescono a capire il reale valore delle cose e quindi anche di generi musicali distanti dal loro.

Se ti dico New Trolls quali sono i pensieri che ti frullano in testa?

Sette anni di duro ma proficuo lavoro, due festival di Sanremo e circa 400 concerti. La collaborazione  si è protratta anche in questi anni in maniera saltuaria poiché io impegnato su altri fronti. Uno dei più importanti gruppi del panorama italiano degli anni Settanta/Ottanta, pionieri del Prog con il “Concerto Grosso” ed il binomio di dischi quali “Ut” e “Searching for a Land” altrettanto forti nel pop di lusso che li ha contraddistinti successivamente. A me hanno insegnato un mestiere e non glie ne sarò mai grato abbastanza.

Capitolo Vanexa: se non vado errato furono i primi che ti diedero una prima, vera possibilità. Cosa ricordi di quei momenti? Esiste la possibilità di un tuo rientro nella band in futuro?  

Avevo 17 anni è stato uno dei momenti più felici e spensierati della mia vita, le prime melodie ed i primi testi scritti. Una grande esperienza umana e musicale. Il mio rientro c’è stato nel 2009 e si è esaurito da lì a poco, nel frattempo mi sono portato Sergio Pagnacco nei Labyrinth ed è stata una delle scelte più felici della mia vita.

Una tua definizione di un dannato dell’HM come Massimo Gasperini della Black Widow Records di Genova…

Massimo è un vero appassionato esperto di rock metal prog e dintorni, un entusiasta che promuove buona musica con vera passione. Abbiamo bisogno di molti più Gasperini se vogliamo che la musica decolli.

 

fabio roberto morby 2012 1

I “Tre Tenori” dell’HM italiano: Morby, Rob Tyrant, Fabio Lione 

 

Sei pressoché a livello unanime riconosciuto come una fra le “canne” migliori che l’Italia hard’N’heavy ha saputo partorire negli ultimi decenni. Qui di seguito sono a chiederti una tua definizione o un tuo pensiero su due tuoi illustri colleghi tricolori:

Fabio Lione: la sua fama lo precede, ottimo timbro oserei dire un trademark davvero inconfondibile ed una persona che stimo.

Morby: un principe dal cuore d’oro e l’ugola d’acciaio, voglio bene a Morby e credo si sarebbe meritato molto di più.

 

Labyrinth: capitolo finito o v’è ancora qualche spiraglio per un prossimo disco insieme?

Non è al momento mia intenzione fare un album nuovo, di fatto sono uscito dal gruppo lo scorso anno, nonostante ciò lo scorso agosto abbiamo suonato a Città del Messico poiché richiesti. Vollero averci per proporre espressamente “Return to the Heaven Denied” internamente dal vivo: ovviamente non abbiamo potuto rifiutare. Se dopo molti anni quel disco e i Labyrinth sono nel cuore di molte persone il minimo che noi si possa fare è onorare e rispettare l’affetto e la stima di questi amici rendendoci disponibili. Non potevamo in nessun modo dire di no.

 

LABYRINTH RETURN COVER

Labyrinth: Return to Heaven Denied, 1998

 

Rimanendo in tema secondo te se un discone come Return to Heaven Denied fosse uscito con il moniker di una band tedesca o scandinava le cose avrebbero preso una piega diversa, negli anni successivi?

Il disco all’epoca fece tutto il possibile e pure di più. Vendite molto buone che portarono la band agli onori al  merito in tutto il mondo, gli errori da parte nostra vennero successivamente e a quelli aggiungo una crisi generalizzata nel settore ed uno spostamento dei gusti verso generi decisamente più estremi.

Quali le più grandi soddisfazioni, in carriera, sinora?

Molte! La calorosa accoglienza in Giappone ed in giro per il mondo coi Labyrinth, l’aver aperto agli Iron Maiden avendo avuto i loro complimenti e strette di mano, lo stesso accadde con Ozzy, gli Halloween, Malmsteen nel 1998. Abbiamo sempre lasciato un ottimo ricordo fra gli addetti ai lavori ed i grandi nomi, poiché hanno sempre potuto constatare la nostra serietà nell’aprire i loro concerti senza mai fiatare o creare problemi, facendo a volte neppure un line check ma suonando un ottimo concerto successivamente. Tutto ciò vale anche per me poiché conscio di aver maturato negli anni ottimi rapporti umani e professionali con figure di livello internazionale quali Ian Paice, Ken Hensley, Stef Burns e altri!

Quali le maggiori delusioni, invece?

La deriva culturale e musicale che non interessa solo l’Italia ma tutto il mondo fa si che la musica sia relegata all’essere una suppellettile di facile consumo, in molti generi. Nel rock forse c’è ancora un po’ di speranza ma se parliamo dell’Italia una delle delusioni maggiori è vedere come spesso il “se sei italiano sei sfigato” la faccia ancora in parte da padrone.

HM italiano, come si è evoluto – o involuto – negli ultimi vent’anni, secondo te?

In tutta sincerità non sto seguendo molto il genere, non per snobismo semmai perché nella nuova ondata metal non mi riconosco affatto, come dicevo prima, il genere ha virato verso  sonorità più estreme che sono molto lontane dai miei gusti, ottime bands ottimi musicisti senz’ombra di dubbio ma che non fanno per me.

 

Una tua definizione o un tuo pensiero riguardo le seguenti band:

Rhapsody of Fire –  basandomi sui loro album storici direi: coraggiosi e per certi versi innovatori.

Death SS – storici, irriducibili.

Domine: macchine da guerra con Capitan Morby sempre sugli scudi.

Sadist: amici, seri, intelligenti, molto preparati.

Necrodeath:  idem come sopra e poi liguri! 🙂

 

VANEXA AGAINST

Against the Sun, 1994, l’album in studio dei Vanexa con Roberto Tiranti alla voce

 

Riesci a vivere della sola musica in quest’Italia ove l’arte non mainstream, notoriamente, non paga? 

Vivo di musica poiché decisi che sarebbe stata la mia strada molto tempo fa, ovviamente per tenere la barca pari non posso certo affidarmi solo ai live, nonostante le mie molte partecipazioni. La didattica è una parte importante del mio vivere esattamente come lo è fare il turnista per molti differenti settori. La musica offre molti differenti possibilità senza necessariamente svilirsi o svendersi, basta saperle cogliere con impegno e professionalità. Di certo avere una band e pensare di poterci campare è pressoché utopico.

Quale il tuo sogno, Rob?

Alla soglia dei 42 anni, il mio unico sogno sarebbe quello di vivere in un paese in cui la figura del musicista non fosse sempre e solo vista come quella dello sfigato perdigiorno che si “diverte”. Sarebbe bello avere un albo che definisca la categoria, con regole e differenti livelli, purtroppo i mass media ci vogliono far credere che tutti possono fare musica tutti possono ambire al professionismo e così non è. L’immediata fruibilità del “digitale” consente a tutti di fare dischi, cosa che un tempo era impensabile. Ovviamente il digitale è un ottimo mezzo per noi professionisti ma essendo ovviamente alla portata di tutti ha creato una esercito di mostri del tutto inutili.

Com’è cambiata la stampa HM e come sono cambiati i metallari dagli anni Ottanta a oggi, secondo te?

La stampa purtroppo ha ceduto e sta cedendo sempre di più il passo ai portali in rete, nulla di male se non fosse che spesso ti veda recensire l’album da ragazzi molto giovani che parlano per sentito dire, non voglio generalizzare ma nella media è così, e dire “un tempo era diverso” mi fa sentire vecchio ma non credo sia così facile essere contraddetto. Un tempo il metallaro  era molto più feticista, cercava e trovava gruppi sconosciuti passando ore nel negozio di dischi di fiducia, facendosi arrivare dall’estero riviste specializzate, e tutto era più “romantico” ed emozionante. Oggi hai tutto a portata di click ma nella media (non tutti ovviamente e per fortuna) la gente è più pigra e si fa imboccare mangiando quello che gli viene propinato… triste, ma vero.

Come vedi la scena HM fra dieci anni?

Spero ci sia ancora, spero sia florida, spero si riscopra il gusto di stare insieme senza fare le solite stupide guerre fra generi diversi.

 

tiranti26 scelta

Roberto “Rob Tyrant” Tiranti

 

Da singer, un tuo pensiero riguardo:

Biff Byford: lo vidi al teatro Verdi di Sestri nel 1986, massimo rispetto pur non essendo il mio genere di cantante.

Geoff Tate:  per anni un mio punto di riferimento, non solo vocalmente ma anche artisticamente. Resta un gigante che a mio modesto parere ha però smarrito la strada di casa.

Steve Sylvester:  coraggioso cantante a cui tutti noi successori dobbiamo molto.

Rob Halford: un fottuto genio, Sad Wings of Destiny per resta uno dei più alti capolavori vocali di sempre assieme a ciò che ci hanno lasciato Gillan, Plant, Dio, Hughes.

David Coverdale: timbro incredibile, attitudine blues che io amo ed una capacità di scrittura fra le migliori mai sentite, felicissimo oltretutto che abbia nella sua band Michele Luppi… Italians do it Better! Eh,eh,he!

 

ROB e KEN

Roberto Tiranti e Ken Hensley (Uriah Heep)

 

Prossime mosse, Rob?

Il mio secondo album solista è in lavorazione vista la buona riuscita e relativa ottima accoglienza del primo. Wonderworld darà presto alla luce il secondo capitolo e molte altre idee stanno prendendo forma, chi si ferma è perduto e credo di avere ancora molte frecce al mio arco.

 

Chiudi come meglio credi, spazio a disposizione, Rob, grazie…

Sono io che ringrazio te e tutti quelli come te che ancora ci credono, si sbattono e rendono vivo un genere che fa fatica ma non è ancora morto e credo non morirà mai. Un caro saluto a tutti i lettori! Rob.

 

Stefano “Steven Rich “Ricetti