Anathema Acoustic Show – Report

Di Redazione - 5 Gennaio 2005 - 0:00
Anathema Acoustic Show – Report

Evento: Anatema acoustic show
Report: Giorgio Vicentini
Foto: Veronica Mariani
Location: Transilvania Live – Milano

Succulentissima occasione questa data acustica dei fratelli Cavanagh che, in veste di unici rappresentanti degli Anathema, sono riusciti a farmi dimenticare i 400 km da coprire in una serata, i costi e quant’altro. Col senno di poi non potevo fare scelta migliore.

Man mano che l’atmosfera si scalda (in tutti i sensi) all’interno del Transilvania Live, il locale si riempie e finalmente il sipario si apre svelando la classica impronta scenica per uno show di queste fattezze: tre sedie, la pianola, i microfoni, le luci soffuse ed un’aria familiare.
Salgono sul palco gli attori dell’evento accolti da un’ovazione: Vincent, Danny Cavanagh ed il loro compare David Wesling, violoncellista in prestito dalla Liverpool Philarmonic Orchestra.

L’idea è semplice: arrangiare in chiave acustica i pezzi più adatti del catalogo, già predisposti a ciò per la loro natura e dimostratisi sul campo perfettamente valorizzati dalle scelte on stage. Un plauso particolare e più che dovuto all’ospite della serata che, sicuro e preciso, si sobbarca il compito di costruire e sorreggere tutte le melodie della maggior parte dei pezzi con corde ed archetto. Più in generale, perfetto il lato accorato dell’esecuzione, emozionanti le voci tra le quali preferisco quella più calda ed accattivante di Vicent (anche nelle sue tipiche imprecisioni), senza nulla togliere all’altra più sicura e forte del fratello, (non altrettanto toccante).

Tralasciando la scaletta molto azzeccata, a scaldare il cuore in questa serata è stata la simbiosi unica creatasi tra musicisti e pubblico, uniti nel voler rendere fuori dal comune un concerto già di per se importante; un fiume di emozioni difficilmente trasmettibili attraverso le parole, tanto personali per il sottoscritto e per ognuno dei convenuti da poter essere comprese solo se vissute direttamente. Bellissima la partecipazione costante e la voglia di cantare dei presenti, sfogate senza remore sui molti pezzi storici della band. Molti di essi, tratti in principal modo da Alternative 4 e Judgment ma non solo, si sono palesati piacevolmente rinvigoriti dalla nuova veste, che ha ridato peso anche ai brani più vecchi ripescati anche dal primo disco della “nuova era” del gruppo: Eternity.

Se già ero del tutto innamorato della band, ora più che mai li considero dei musicisti d’eccezione, non tanto per le capacità tecniche (con tutto l’amore possibile ammetto che quelle le cercherei da altre parti), ma per l’attitudine che hanno saputo donare dal palco: simpatia e partecipazione con presentazioni, parole sparse imbarazzate e battute. A tratti anche una atipica timidezza per dei musicisti scafati, oltre che divertimento e passione per il proprio ruolo, il tutto palpabile e senza un alcun filtro da rockstar. Stupendi i visi dei tre sul palco, in particolar modo di Vincent, quasi un bambino che gioca a fare l’artista e si diverte come la prima volta, dimostrandosi genuinamente felice e quasi sorpreso del riscontro ricevuto ad alla fine di ogni pezzo. A impreziosire lo show alcune covers ben eseguite di Fleetwood Mac (“Big love” più per voglia ed energia), Nirvana (“Something In The Way”), Beatles (“Eleanor Rigby”) e Pink Floyd (“Wish You Were Here”). Durante la serata è stato presentato anche uno ddei nuovi pezzi del prossimo lavoro in studio, che di primo acchito è sembrato interessante anche se alleggerito per l’occasione; all’uscita ufficiale sarà più elettrico e “duro” a detta degli stessi Anathema.

Per questa serie di motivi, passino pure gli intermittenti disturbi tecnici ad una delle due casse sul palco, si sorvoli soprattutto sul raffreddore enciclopedico di Vincent che gli ha compromesso la serata. Era tanta la voglia di rendere tutto bellissimo che è sembrato quasi superfluo, nella sua simpatica ovvietà, l’incitamento di Danny rivolto al pubblico per salvare il fratello pesantemente affaticato sul finale, invocando un supporto vocale per i pezzi conclusivi del concerto. Chiunque avrebbe risposto con entusiasmo ad un invito tanto sincero e così è stato.

Io sono vergognosamente di parte e mi è bastata “Flying” così proposta per farmi sollevare da terra, ma tutto è stato irripetibile, non solo la musica.

PS: Il gruppo ha paventato la volontà di tornare on stage durante i primi mesi del 2005. Lo scopo è quello di proporre un lotto di nuovi pezzi (da registrare successivamente) che verranno “aggiustati” col proseguire delle date, tenendo conto anche del responso live dimostrato dal pubblico di fronte alle varie vesti via-via scelte per essi.