Dream Theater 05/02/2004: Report

Di Redazione - 21 Febbraio 2004 - 19:32
Dream Theater 05/02/2004: Report

Prologo:

Eccoci finalmente al Filaforum di Assago, per assistere nuovamente all’esibizione del quintetto americano più importante degli anni’ 90. Il concerto non prevede nessun co-headliner nonostante avrei apprezzato moltissimo un concerto sulla falsa riga di quelli svoltisi negli Stati Uniti (Dream Theater + Queensryche + Fates Warning). Dunque si tratta di una “serata Dream Theater” atta a presentare al pubblico il discusso album Train of trought, che ha un impatto completamente diverso dai suoi predecessori. Purtroppo questo ultimo lavoro mi ha stupito parecchio e non sono riuscito ad apprezzarlo a braccia aperte proprio per questo sound che a mio parere si allontana dai predecessori nei quali c’era un compromesso più che onesto tra tecnica e feeling.

Passiamo alla descrizione di quanto ho avuto modo di vedere ed ascoltare. Innanzitutto una nota di merito va alla coreografia, davvero bella. Alle spalle del palco tre megaschermi a inizio concerto hanno proiettato la storia dei Dream Theater attraverso un percorso che partiva dai primi lavori dell’era Collins – Dominici fino ai giorni nostri..

In seguito As I Am e This Dying Soul sono gli apripista della serata, brani che non ho elogiato nel disco, figuriamoci in sede live. Li ho trovati un po’ troppo noiosi, probabilmente per la struttura musicale, per i fraseggi e le ritmiche tendenti al NU, per l’allontanamento dal gusto melodico che costituisce il pilastro della musica Progressive, sia essa rock o metal. Mi sono detto “ma questi non possono essere gli stessi che hanno scritto Take The time”… Non ci siamo proprio. Tutto sommato LaBrie non risente di particolari problemi sulle linee vocali e il gruppo si mantiene su buoni livelli tranne per la presenza scenica di Myung come sempre semi-assente. Tecnicamente è più che valido, dal punto di vista di feeling e contatto col pubblico non arriva nemmeno alla sufficienza. In 7 anni che seguo i Dream Theater dal vivo è sempre lo stesso e non è cambiato di una virgola. Non si può certo dire la stessa cosa di LaBrie e Portnoy, carismatici e attivi riescono a tenere a bada il pubblico in maniera pulita senza risultare freddi e distaccati.

E’ il momento di Beyond this life da Scenes from a memory, brano molto grintoso che solleva il morale del pubblico che per quasi tutta la durata del concerto, come abbiamo avuto modo di vedere io e Keledan non era per nulla dinamico. Fatta eccezione per le prime file, prima del seguente brano non abbiamo intravisto alcuna energia all’interno delle tribune. Nel bel mezzo del brano viene eseguito un assolo che potevano tranquillamente trascurare. Non me ne vogliano i fans e gli stessi Dream Theater ma dal mio canto non è necessario che ogni dannata volta debbano ficcare in una canzone (per altro molto gradevole) fraseggi chitarristici a mille con tanto di scale a 200 di metronomo.

Non mi soffermo su Hollow Years perché dopo Beyond this life mi aspettavo almeno pietre miliari del calibro di Lie o The mirror. Avrebbero sicuramente rivalutato la scaletta di parecchi punti.

La prima parte del concerto si chiude con una Finally Free, canzone dotata di buon tiro e presa sul pubblico che comincia a cantare a gran voce.

Dopo 15 minuti di pausa i nostri rientrano con New Millenium e l’interessante Caught in a web.

Quando sostenevo la tesi secondo la quale Portnoy “emula” Neil Peart non mi sbagliavo assolutamente. A brano concluso l’assolo di batteria non era altro che una pseudo-rivisitazione di The Rhythm Method. Al di la dell’esecuzione e dell’ottima preparazione del singolo ho trascurato anche questa parte di concerto.

Finalmente le azioni di una scaletta poco invitante tornano a salire con la splendida suite A mind beside Itself suddivisa in Erotomania, Voices e The Silent Man. Errore semi-impercettibile di Petrucci a parte sul finale del primo brano strumentale, la canzone non ha risentito di grosse imperfezioni.

Gli encores della serata sono stati meritevoli. Hallowed be thy name degli storici Iron Maiden e Metropolis pt 1 sono state una gradevole sorpresa in chiusura di un concerto che a mente fredda ho definito insolito.

Epilogo:

Globalmente un concerto pieno di alti e bassi, sarà perché non mi piace l’ultima fatica della band nonostante i ripetuti ascolti?

La scaletta è stata poco trascinante. Spesso la noia non era stampata solo sul mio viso ma anche sul resto delle tribune e su zone disparate del parterre, dove generalmente c’è uno scatenamento e una turbolenza generale; per l’appunto una grossa parte di pubblico era molto disgiunto dal resto, specialmente quando al suo interno vi sono fans che annoverano tra i migliori dischi degli anni ’90 Images and words (me compreso).

Non ho commentato alcuni brani perché mi sono dannatamente annoiato in più momenti dello spettacolo specialmente sulle note di In The name of God che non riesco davvero ad ascoltare e a farmela piacere.

La sufficienza non si può certo negare, darei un voto molto più basso se non fosse per l’indiscutibile preparazione dei singoli, d’altra parte non mi permetterei MAI (e sottolineo MAI) di mettere in discussione la loro integrità artistica tralasciando deliberatamente “ispirazioni qua e la” dai loro stessi padri, i nostri sono liberissimi di suonare quel che vogliono però, al pari, da ormai vecchio appassionato ed affezionato debbo essere libero di manifestare quel che penso.

Note di Roberto “Keledan” Buonanno:

Gran bel concerto, complimenti a Petrucci & Co. A livello tecnico sono stati ottimi, LaBrie ha cantato benissimo tranne dei cali più che giustificati in Metropolis.

Un ringraziamento agli Italian Dreamers e a Marco Petrini per averci permesso di mettere in palio dei biglietti per i nostri lettori! Ciao e alla prossima.

1. As I Am

2. This Dying Soul

3. Beyond This Life

4. Hollow Years

5. War Inside My Head

6. The Test That Stumped Them All

7. Endless Sacrifice

8. Another Day

9. Only a Matter of Time

10. Finally Free

11. New Millennium

12. Caught in a Web

13. Drum solo/

14. Honor Thy Father

15. Keyboard solo/

A Mind Beside Itself:

16. I Erotomania

17. II Voices

18. III The Silent Man

19. In the Name of God

1st encore

20. Hallowed Be Thy Name (Iron Maiden)

2nd encore

21. Metropolis part 1