FotoReport Venice Rock Festival 11/08 – 15/08
Parole e foto di Alessio Battaglia.
Prologo
Cari lettori,
un festival rock è (o almeno dovrebbe essere) una manifestazione che ospita artisti di fama mondiale nella quale confluiscono fan di più o meno tutte le età, dallo scalmanato diciottenne al più posato cinquantenne, ambedue desiderosi di musica energica e vitale, in un’atmosfera festosa, gioiosa e divertente.
Peccato che sotto molti aspetti semplicemente organizzativi, non è stato il caso del Venice Rock Festival dove per i più svariati motivi aleggiava una sorta di malumore generale; per questo motivo mi scuso per il netto ritardo con cui pubblico il report di seguito, poiché in tutta onestà non sono in grado di descrivere certe situazioni piuttosto pesanti che esulano dall’aspetto musicale e mi riservo in tal caso il diritto di mantenere il silenzio stampa.
11/08/2005
La giornata migliore per il sottoscritto inizia intorno alle 17.00 per la prima band Uriah Heep nell’area concerti di Fusina dove faccio conoscenza con i torinesi Wild Angels (tributo degli Uriah Heep ndr) in attesa dell’arrivo degli inglesi. Dopo le canoniche presentazioni e disquisizioni da vero heepster la nostra attenzione è concentrata sul soundcheck della band che ripete “Blood Red Roses” in continuazione.
Non possono mancare abbracci e strette di mano con Box e soci, i quali si ricordavano di me in quella famigerata quanto eccezionale ultima data di Pratteln dello scorso anno. Dopo una rapida autograph session la band si ritira nei suoi camerini per poi dirigersi in albergo.
L’inizio è affidato a “Blood Red Roses”; da notare che la qualità dei suoni e la preparazione della band si nota a vista d’occhio. Naturalmente la scaletta non subisce variazioni esattamente come in terra elvetica (a parte qualche brano in meno) e si prosegue con “Cry Freedom”, “So Tired” e “Words in a distance”.
Il pubblico reclama “Rainbow Demon “ (tagliata dalla scaletta per motivi di tempo ndr) ma l’intro di tastiere ricorda vagamente quell’incantevole “If I Had The Time”, suonata l’anno scorso per la prima volta dopo quasi 30 anni di assenza dalle setlist.
“Look At Yourself” ed “Easy Living” scatenano come sempre il finimondo, con i fan che ballano sotto il palco sul ritmo delle song in questione, l’immortale “Lady In Black” in chiusura non ha bisogno di presentazioni. Ottimo concerto per musica senza tempo eseguita da altrettanto ottimi musicisti.
13/08/2005
Nella serata del 13 agosto le cose vanno meno bene con i Tigertailz, band formata dai primi membri Pepsi Tate e Jay Pepper (attualmente esistono due band a nome Tigertailz ndr) non tanto per la splendida performance quanto per un’assenza di pubblico impressionante nell’enorme area concerti di Fusina.
E’ la prima volta che partecipo ad un loro concerto e ne sono rimasto davvero entusiasta a parte i problemi di cui sopra. Il singer sa interpretare bene i vecchi brani di Bezerk in particolare sulla famosa “Love Bomb Baby”. Sessanta minuti intensi e soprattutto pieni di carica. Finale a sorpresa con “Ace of spades” molto gradito da tutti.
Il Gods Of AOR è stato annullato per cause di forza maggiore non dipendenti dalla band. Tuttavia Darren Warthon assieme ai suoi colleghi sotto una pioggia mostruosa e con un pessimo umore piuttosto evidente si intrattiene volentieri con i fan sotto un tendone a firmare autografi e a scattare foto. Faccio notare che parecchie persone, venute apposta da tutta Italia sono state costrette a tornarsene a casa propria a causa dell’annullamento di questa data. Qualcuno è giunto direttamente da Roma.
Ai posteri l’ardua sentenza.
15/08/2005
Passiamo adesso alla giornata clou di questo festival. Di certo è stata la mano divina o il Dio Metallo a far salire i Motorhead su quel palco perché fino a mezzogiorno non si sa nulla sulla continuazione del festival a causa di uno spiegamento di forze dell’ordine non indifferente in zona mixer. Per buona sorte, specialmente perché il sottoscritto a seguito della sfumata giornata dedicata all’AOR si sta piuttosto scocciando e ha in mente di tagliare la corda, dopo mezzogiorno si ha la conferma ufficiale che i Motorhead possono suonare al Venice Rock Festival.
Naturalmente non posso esimermi dal far notare il problema principale di questa serata.
Al di là di ogni polemica, in un qualsiasi concerto di qualunque genere, dai REM ai Sepultura, dai Green Day agli Slayer, da Avril Lavigne agli Impaled Nazarene, quando un body surfer arriva oltre le transenne la security si limita a prenderlo sotto braccio per accompagnarlo all’uscita, che spesso i ragazzi raggiungono da soli senza storie e senza problemi di sorta..
A Fusina si sono visti alcuni ragazzi colpiti a freddo a suon di pugni in faccia, trattenuti alle spalle e malamente picchiati da due o tre membri della security per volta… in 10 anni di concerti è la prima volta che assisto ad una situazione così disonorevole per il servizio d’ordine.
Tornando alla musica, i Motorhead dell’attuale incarnazione sono una band rodatissima ed efficace, possono vantare una vera attitudine da palco, contando anche e soprattutto su un inesauribile serbatoio di grandi canzoni che non hanno davvero uguali nello scatenare energia, adrenalina e mazzate soniche inarrivabili!!
“Killed By Death”, ”Goin To Brazil”, ”Metropolis”, ”Love Me Like A Reptile”, ”R.A.M.O.N.E.S.” (quest’ultima dedicata da Lemmy agli scomparsi Johnny, Joey e Dee Dee Ramone), ”Sacrifice” sono solo alcuni dei grandi cavalli di battaglia che Ian Fraser Kilmister, Mikkey Dee e Phil Campbell hanno lanciato su di un pubblico caldissimo e giustamente entusiasta.
Il tutto fatto con una intensità ed una grinta che tante delle cosiddette nuove leve nemmeno riescono a sognarsi la notte, cosa che ahime dà molto da pensare…
Purtroppo la situazione contingente (si parla di una denuncia per rumori molesti) ha costretto i Motorhead ad un solo bis (“Ace Of Spades”, ovviamente!) e a salutare frettolosamente i fan acclamanti scusandosi per dover interromper così bruscamente dopo appena un’ora e un quarto di concerto (Lemmy che chiede scusa??? Questa la dice molto lunga su tutto quello che deve essere successo a livello organizzativo ed ancor più lunga la diceva la trasparente e ferocissima incazzatura che si leggeva sul volto del mio, vostro e nostro idolo assoluto mentre si congedava dal palco).
I Motorhead hanno comunque fatto furore… nonostante i recenti malanni fisici di Lemmy che tanto hanno fatto preoccupare i suoi fan (non è certo più un ragazzino e certi eccessi alla lunga si fanno sentire) la band incarna sempre e comunque l’archetipo del terremoto sonico a tutta birra in grado di scardinare mura e scacciare minacciose tempeste…
Un grande concerto che ha lasciato l’amaro in bocca e senza dubbio non è stato per colpa della band.
Epilogo
Che dire di questo Venice Rock Festival? A dire il vero qualcuno deve aver fatto male i calcoli prevedendo un afflusso di 3000 persone alla volta, tra sabato e lunedi si contavano a malapena 200 anime (stando anche fin troppo larghi).
Altra mossa sbagliata a mio modesto avviso è stata l’eccessiva durata dell’intera kermesse. Un mese di festival costa troppo e le spese di gestione security e service sono fuori dalla norma.
Naturalmente questo festival non è tutto da cestinare, per carità, soprattutto perché musicalmente parlando i gruppi giusti non sono venuti a mancare. Dal momento che sbagliando s’impara mi auguro che l’anno prossimo (semmai ci fosse la volontà di organizzare un altro VRF 2006) ci sia una migliore organizzazione globale e una durata ridotta a quindici giorni al massimo. Basterebbe concentrare 3-4 gruppi grossi in un giorno esattamente come al Tradate Iron Fest che a mio avviso è stato un esempio di massima professionalità ed organizzazione.