Heavy

Impressioni di settembre

Di Stefano Ricetti - 2 Ottobre 2024 - 9:11
Impressioni di settembre

Riflessioni non richieste sul Metalitalia Festival del 15.9.24

Quello che segue non ha la pretesa né vuole rappresentare un live report, né cita le varie band in ordine di esibizione.

Trattasi semplicemente di pensieri e sensazioni sparse tradotte su carta – si fa per dire, nel 2024… – successive alla seconda sessione, quella heavy epic, del Metalitalia Festival che si è svolto fra le mura del live Club di Trezzo sull’Adda (MI) domenica 15 settembre 2024.

Una giornata in predicato di divenire storica, stando bassi.

Per la prima volta a livello mondiale si esibivano all’interno dello stesso bill due dei campioni dell’epic metal di sempre. Metallo eroico sì ma non per tutti. Cirith Ungol e Warlord hanno sin dalla loro nascita costituito, ognuno a proprio modo, un unicum. Gruppi peculiari, punto. Magici, per molti.

E infatti entrambi non hanno deluso le attese, sfoderando due prove convincenti, possenti, suonando i pezzi che la gente si attendeva, senza divagazioni di sorta.

I problemi tecnici legati ai suoni, subito dimenticati e risolti nel breve, sono stati spazzati via dalla maestosità delle performance.

 

Mark Zonder, Warlord

 

Gli Warlord sono Mark Zonder, di più non si può fare per limiti oggettivi. Ad attorniarlo una formazione credibile, a partire dal cantante Giles Lavery, perfettamente calato nella parte, uno che ha dimostrato l’intelligenza di attenersi al copione senza voler strafare, tranello sempre in agguato nel momento in cui sei il cantante di una band di culto come gli Warlord. Inutile soffermarsi sui vari pezzi sciorinati, chi c’era conosce la scaletta a memoria. Particolarmente apprezzati i momenti progressive di alleggerimento, all’interno di una cannonata epic e l’altra.

 

Tim Baker, Cirith Ungol

 

A tenere alta la bandiera dei Cirith Ungol il cantante Tim Baker, unico nel suo genere, e il batterista Robert Garven. Privi del vecchio pard Greg Lindstrom, hanno colmato la lacuna con i compari dei Night Demon. Uno show devastante, il loro, persino animalesco in certuni passaggi. La voce di Baker, uno che se lo si incontra per strada dà l’idea di un pensionato che lavorava al Catasto – con tutto il rispetto, s’intende! – pare vomitata letteralmente dall’inferno. A rincarare la dose una scaletta killer, priva di momenti morti. Pura estasi eroica.

 

Brian Ross, Satan

 

Molti dei metallari convenuti in quel di Trezzo erano lì per loro: i Satan di Brian Ross e compagnia, forti di una line-up invincibile, disegnata direttamente negli anni Ottanta. A loro il compito di aprire per gli Warlord. La magia di una siffatta giornata risiede anche in questo: saper accontentare le diverse genie dei die hard defender. Non è detto che un mega fan dei Satan – e ce n’erano! – impazzisca per Cirith Ungol e Warlord. Molto probabilmente li rispetta tantissimo ma non è escluso che il tempo per una birra o un hamburger se lo sia ricavato proprio durante le loro performance. I Satan spesso sono stati accusati di non avere i pezzi. Grande, grandissimo complesso ma le canzoni, quelle vere, che ti si stampano nella capoccia, dove sono? Punti di vista, peraltro non campati del tutto per aria. Altre illustri compagini della Nwobhm hanno sempre sofferto dello stesso problema. La soluzione? E lo sanno bene gli ultras di Ross & Co. : i Satan vanno presi in blocco! E così è stato fatto al Metalitalia Festival, per la gioia degli aficionados. Brian Ross è stato una delle punte di diamante dell’heavy metal inglese degli anni Ottanta. Ancora oggi graffia a dovere e chissenefrega se parla un po’ troppo, dall’alto del palco.

 

Steve Sylvester, Death SS

 

Death SS. Qui si apre un capitolo a parte. In un festival italiano comprendente tale ben di Dio come illustrato sopra era l’unica band che poteva essere messa in cima, per peso specifico. La trovata di alternare uno show attuale seguito da una performance affondata nel passato remoto del gruppo si è rivelata vincente. Chiaro, ma lo sanno i Death SS per primi, che alcuni dei presenti – non moltissimi, invero – hanno preferito prendere al via di casa anzitempo, rinunciando al loro concerto. Da sempre divisivi, nonostante abbiamo negli ultimi anni fatto dei giganteschi passi avanti in termini di estensione del loro seguito, hanno radunato al capezzale moltissimi fan, giunti al festival appositamente per Sylvester & Co. Il cospicuo numero di T-Shirt col logo Death SS indossate dai presenti ”parlavano” chiaro, in questo senso…

 

Erik Landley, Death SS

 

Incredibile constatare che, nonostante fossero headliner, i suoni, seppur dignitosi, non fossero ai livelli del  “pugno nello stomaco” dei quali hanno beneficiato Ungols e Warlord. Cose che possono accadere nei  festival dai tempi serrati, nulla di particolarmente grave. Impeccabile il primo show, foriero di classici in sequenza. L’attesa era però tutta per la seconda performance, quella denominata “In Death of Steve Sylvester Show”, un momento unico e forse irripetibile che ha riportato al periodo cimiteriale dei Death SS, con la formazione a due chitarre. Ghiaccio secco fisso, luci basse, sei figuri avvolti dalle nebbie del passato che sciorinano pezzi riesumati dalla notte dei tempi, staticità diffusa a rendere ancor più marziale l’esibizione. Brividi lungo la schiena per tutti quanti, sia per chi già li aveva potuti gustare negli anni Ottanta sia per tutti gli altri, che fino a quel momento se li erano solo potuti immaginare.

 

Christian Wise, Death SS

 

Una performance profonda, la loro, particolarmente credibile e non di facciata, considerando il fatto che ben quattro quinti dei componenti – con Freddy Delirio alle tastiere in aggiunta – facevano parte della line-up originale del 1988: Ezio “Erik Landley” Lazzerini, la mummia, al basso, Mario “Christian Wise” Assennato, la morte, chitarra, Domenico “Boris Hunter” Palmiotta, batteria e Andy Panigada dei Bulldozer – uno che da una vita è artisticamente intrecciato con i Death SS – in sostituzione di Andy “Kurt Templar” Fois, l’unico indisponibile. Poi ovviamente Steve Sylvester alla voce, che non si è risparmiato per nulla, “tirando” alla grande in entrambe le performance.

In apertura di cotanta abbondanza metallica un terzetto di band americane degne della siffatta giornata: Hell Fire, Haunt, Night Demon.

 

 

 

15 settembre 2024

METALITALIA FESTIVAL

LIVE CLUB TREZZO SULL’ADDA (MI)   

UNA GIORNATA CHE RESTERA’ SCOLPITA

PER SEMPRE NELLA STORIA

DELL’HEAVY METAL ITALIANO

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti