Live Report: Abysmal Grief + Viscera///, Istanbul Cafè – Squinzano (Le) – 3 novembre 2018
Sabato 3 novembre i cantori dell’oltretomba giunsero in terra pugliese (grazie agli sforzi dei team Breaking Sound e S-Low) narrandoci le nenie di coloro che non son più tra noi, gente che un tempo camminava su questa Terra ma che di colpo il trapasso ha troncato di nesso l’esistenza: il tutto contornato da sinistri riti cimiteriali, adorazione del macabro e Sacre Figure dissacrate dalla potenza della Blasfemia. Signore e signori: gli Abysmal Grief resero quella notte ancor più tetra, accompagnati per l’occasione dai progressive post metallers Viscera///.
Ed è con questi ultimi che la serata cominciò a prender piede…
Visito solo ora per la prima volta il locale scelto per l’occasione, il piccolo ma popolare Istanbul Cafè: un posto confortevole che vanta le giuste luci, il giusto spazio per il pubblico e tutto quanto al posto giusto. Vorrei tanto esserci capitato prima ma la distanza e i costi della benzina (almeno nel caso della mia auto…) sono tiranni, ma meglio tardi che mai.
I classici saluti di rito, con la serata che parte leggermente in ritardo rispetto all’orario stabilito, per far sì che il locale si riempisse di una quantità sufficiente di gente…ed ecco, ci siamo, la Stratocaster del frontman dei Viscera comincia ad intravedersi da lontano, quindi…sì, è tempo di prelevare la mia basilare ( ed assai problematica…) macchina fotografica per cercare di catturare almeno qualche scatto decente.
Con i Viscera/// (…occhio alle tre strisce finali!) la serata comincia decisamente a pestare duro: partiti inizalmente come formazione Goregrind, il genere proposto si è oggi evoluto in un qualcosa che loro amano descrivere come Psychedelic/Drone/Groove Metal/Post-Hardcore. Insomma, un bel calderone di generi, sicuramente interessante dal punto di vista dell’innovazione e che tra ulteriore forza dalla buona carica on stage dei tre componenti: autoipnotizzati e allo stesso tempo divertiti, la formazione ripropone con un buonissimo tiro e movenze sempre sfrenate (su un palco di dimensioni oltretutto estremamente ridotte, nota al merito) quella che è la fase più recente della loro discografia ignorando del tutto il debutto “Cyclops” (su 3 dischi in studio in totale più un EP rilasciato proprio quest’anno), ma in fondo i pezzi sono lunghi e bisogna pur sempre tagliar fuori qualcosa.
La psichedelia è vita: Viscera/// live!
Nonostante non conoscessi affatto questo ensemble tricolore e che pertanto questa si è rivelata essere la mia prima in cui assisto ad una loro performance, appare subito chiaro che il punto di forza dei Viscera/// è proprio la loro ecletticità che si traduce in prestazioni dal vivo (o almeno nel caso di questa sera) sì asciutte scenograficamente parlando, ma sicuramente suggestive dal punto di vista del magma sonoro travolto sull’ascoltatore: il timbro di chitarra questa sera ne esce fuori molto impastato ma alla fine poco conta, perché è il ‘trip’ generale a guidare le danze, con linee di basso estremamente distorte e cariche di verve psichedelica e delle parti di batteria che spaziano tra i generi, esattamente come la stessa proposta musicale. Il trio ammalia, affascina e ne esce vincitore, anche se non nego che, parlando proprio da semplice spettatore, il sound di chitarra questa sera è uscito fuori veramente sin troppo confuso e poco amalgamato al resto, resto che appunto viaggiava ben più definito anche nei momenti più tirati e cacofonici, ma ciò è una colpa credo ben poco imputabile alla band, quanto più all’impianto del locale (per quanto mi pare di ricordare, almeno, mea culpa). Le parti di voce pulita, inoltre, questa sera non sono mai venute fuori al meglio ed è stato un vero peccato, perché così facendo almeno nel sottoscritto hanno creato il negativo effetto di interrompere l’effetto di ammaliante psichedelia che ha comunque contraddistinto l’intera esibizione (e ciò lo ricordo ancora bene, ma non fateci caso, son pignolo…).
Sospesa tra sogno e rabbia, l’allucinazione infetta anche tutti i presenti…
D’altro canto però, dato che (appunto) forse sono un ascoltatore sin troppo attento e capriccioso, bisogna ammettere che il resto del pubblico, in quantità discreta, ha smosso il capoccione dall’inizio alla fine dell’esibizione, che sicuramente è stata molto positiva. Dai, devo smetterla di essere così ‘rompi’, il bello dei live è che hanno anche dei difetti e sono il primo a dirlo. Insomma, me li rivedrei volentieri.
( Nda – …peccato che al loro banchetto del merch ci fossero solo t-shirt taglia S, io ho le spalle larghe! – )
Viscera setlist:
1. Über-Massive Melancholia
2. Martyrdom For The Finest People
3. They Feel Like CO2
4. Marauders
5. Anxiety Prevails
Bene, le luci del locale scendono d’intensità, lasciando spazio al tetro immaginario che gli Abysmal Grief si portano appresso: atmosfere cimiteriali, statue della Vergine ricoperte di sangue, addobbi funerari e, su tutto, un fortissimo odore d’incenso, dove solo le candele son le uniche luminarie adibite al portar un vago spiraglio di luce in questa nera esperienza sonora (…e io intanto bestemmio a iosa nella speranza che possa catturare almeno qualche scatto decente, dannato macinino fotografico!).
Il pubblico diventa più numeroso (…e questi da dove escono, tutta una volta?’ Siamo sul centinaio buono di presenti…), più di qualcuno si stringe le mani dove non batte il sole (…) data l’estrema allegria dell’atmosfera adottata, e di colpo l’odore diventa davvero insostenibile…solo una volta che le narici si saranno assuefatte del tutto, ecco che sul palco giungono i quattro becchini, cavalieri e portavoce dell’oscuro culto dell’oltretomba. Come sinistri incantatori di spettri, si lascian possedere dagli stessi per far sì che le cupe litanie dell’acclamatissima formazione tricolore possan raggiungere i presenti, e che il loro significato arcano possa così, penetrando nelle loro menti, esser più comprensibile. E’ ammaliante assistere ad uno show degli Abysmal Grief, chi li ha visti dal vivo lo sa bene e anche stasera i quattro corvi non si fanno certo intimorire da un pubblico che poteva sì essere più numeroso (ma l’affluenza era comunque buona, bisogna ammettere) oppure da un palco di dimensioni così ridotte: l’Istanbul Cafè è una garanzia dei live salentini ormai, e le numerosi formazioni accorse qui finora a tramandare il loro verbo lo sanno, e nemmeno i Doomsters italiani fanno eccezione.
E così il piccolo locale si tramuto in un raduno dei cultori del loculo…
In un set quantomai variegato, che pesca a più riprese dalla ormai buona discografia dei nostri becchini preferiti, e proponendo ‘The Necromass: Always They Answer’ pezzo di apertura tratto dal debutto omonimo del 2007, oppure ‘Crypt of Horror’ dal successivo “Misfortune” (mancano pezzi tratto da “Feretri” e “Strange Rites of Evil”, finora i miei album preferiti della formazione, ma fa nulla) e saccheggiando EP addirittura precedenti al debutto quale è stato “Hearse” (riproponendo così sia la title-track che ‘Borgo Pass’, pezzo presente sul lato B del vinile) e la title-track dell’EP “The Samhain Feast”. Non vengono dimenticati ovviamente i pezzi che fan parte dell’ultimo album “Blasphema Secta”, vero motivo di questa calata nelle terre pugliesi, proponendo ‘Ruthless Profaners’ e ‘Maleficence’, per poi chiudere con la riproposizione di ‘Chains of Death’, pezzo dei Death SS che si adagia sul loro sound gentile e delicato come un sudario di raffinatissima seta su un cadavere pronto per la sua celebrazione al trapasso.
Lord Alastair, onnipresente a livello di sound e di performance, questa sera.
Un set dove la formazione guidata da Labes C. Necrothytus e Regen Graves (impeccabili nella rispettive parti di voce/tastiera e chitarra) mostra di essere in stato di grazia, con un coinvolgimento di caratura sempre molto caratteristica, a tratti palesemente teatrale, a cui i restanti Lord Alastair (basso) e Lord of Fog (batteria) pongono una base decisa al tutto, grazie alla loro sezione ritmica anch’essa dotata di un nero e vibrante spirito da catacomba. Il live di questa sera, o meglio anche di questa sera, è una vera e propria celebrazione del lugubre (‘Cultus Lugubris’, come recita uno dei pezzi del loro disco di debutto, oserei dire) che ammalia a conquista, ipnotizzandoci fino alla chiusura. La dissacrazione (…o consacrazione? Con loro è tutto così ambiguo…) dei quattro corvi è giunta al termine, con un set che ha dimostrato sia come la band sia sempre al top della forma anche nelle più minimali situazioni in termini di spazio (e anche il sound si è dimostrato fedele allo spirito della band, con un basso bello in evidenza nel mix e una chitarra dal suono sì coerente ma forse un pelino bassa di volume rispetto al resto), sia di come sia attenta ad ogni proprio passo discografico, anche il più piccolo…bene, che ora voi presenti possiate riposare in pace.
Amen!
Abysmal Grief setlist:
1. Ruthless Profaners
2. Hearse
3. The Necromass: Always They Answer
4. Maleficence
5. Borgo Pass
6. Crypt of Horror
7. The Samhain Feast
8. Chains of Death
Una serata a poco prezzo (solo di 6€ il costo d’ingresso), divertente e dal mood azzeccatissimo: l’Istanbul Cafè si dimostra non solo una validissima macchina da live, ma anche un posto che questa sera si è adattato perfettamente alle esigenze dei macabri leaders della serata. Una grazie agli Staff delle rispettive organizzazioni del Breaking Sound, S-Low e dell’Istanbul Cafè stesso, oltre che a tutti i presenti salutati nel corso della serata.
E’ tempo di tornare a casa…