Live Report: Accept a Milano
ACCEPT
MAGAZZINI GENERALI – MILANO – giovedì 27 gennaio 2011
Report a cura di Stefano “Steven Rich” Ricetti
Dopo la mezzoretta scarsa dedicata al concerto dei giovani svedesi Steelwing – show intenso e di puro heavy metal con il climax raggiunto alla fine, sulle note della trascinante Roadkill (…Or Be Killed) – alle 21.10, sforando di soli dieci minuti da quasi perfetti teutonici, gli Accept si presentano sulle assi dei Magazzini Generali di Milano in gran spolvero. La forma fisica dei cinque protagonisti è davvero invidiabile, tenendo conto dell’età non più “verde” e soprattutto sua maestà Wolf Hoffmann sfodera un fisico da ragazzino. Quindi proponibili oggi come allora e si parla di ben trent’anni fa. La “macchina” Accept, costruita su meccanismi garantiti e perfettamente oliati romba che è un piacere fra gli stantuffi del bicilindrico Hoffmann/Frank, la possente distribuzione della coppia Baltes/Schwarzmann e le accelerate ben dosate del propulsore griffato Mark Tornillo.
La cascata di metallo 100% made in Germany inizia con un potenziale anthem come Teutonic Terror e si esaurisce con il vero inno dell’heavy metal tedesco tutto: l’immensa Balls To The Wall, alle 23.06.
Due ore scarse di assalto siderurgico con il sorriso sulle labbra e i giusti ammiccamenti a una fetta di quel pubblico italiano che ha permesso agli Accept di tornare a fare gli Accept, senza preconcetti di sorta ma viceversa dando supporto incondizionato all’ex TT Quick Mark Tornillo. Proprio lui, l’italoamericano che di lingua italiana non sa praticamente niente e quel poco l’ha dimenticato – gliel’ho chiesto dopo il concerto, nella massima tranquillità del pit semivuoto –, un uomo che per due ore è riuscito a darci dentro alla grande senza accusare cali sensibili. Non male per due braccia e un’ugola rubate all’impiantistica da parte della premiata ditta Baltes/Hoffmann solamente un po’ di mesi fa.
Durante lo show ce n’è un po’ per tutti e ognuno può godere di questo o quel brano sulla base dei ricordi e delle emozioni personali. La scaletta è ben strutturata anche se, per cercare il pelo nell’uovo, personalmente avrei gradito un classico come Flash Rockin’ Man al posto di altri pezzi di caratura inferiore, ma si tratta di gusti, come sempre.
Adrenalina a livelli di guardia durante l’esecuzione di Love Child, Restless & Wild, London Leatherboys, Metal Heart, Neon Nights, Aiming High, Princess Of The Dawn e Up To The Limit. Encore con le obbligatorie Fast As a Shark e Balls To The Wall, intervallate dalla anonima Pandemic.
Gli Accept puntano direttamente al cuore, sciorinando una prestazione fresca, sufficientemente spontanea e senza concedersi pausa alcuna. Basti pensare che fra Burning e Fast As a Shark si saranno assentati per un minuto scarso. HM, HM e ancora HM in mezzo ai denti, senza spocchia e con un rispetto profondo per i presenti, tanto che a fine show, prima che il locale si svuotasse, in tempi diversi Tornillo, Baltes e Hoffmann si sono concessi, per quanto possibile, ad autografi, strette di mano e fotografie. Una lezione di stile, senza ombra di dubbio, che per qualche breve istante è riuscita leggerissimamente a sovrapporsi al sempre vivido ricordo del mitico e inarrivabile concerto del 27 marzo 1986 al Teatro Tenda di Milano, con i Dokken in qualità di support act.
Stefano “Steven Rich” Ricetti