Heavy

Live Report: Accept + White Skull @ Live Music Club Trezzo sull’Adda – 24/02/2023

Di Roberto Castellucci - 27 Febbraio 2023 - 14:00
Live Report: Accept + White Skull @ Live Music Club Trezzo sull’Adda – 24/02/2023

Crescere e ‘affinarsi’ come metallaro DOC in una piccola città di provincia, almeno fino a 20 o 25 anni fa, poteva essere difficile. In tempi più recenti l’onnipresenza di Internet ha ovviato al problema della reperibilità dei dischi; nonostante questo, però, i chilometri che dividono i locali di musica live dai fans rimangono più o meno invariati. Nel mio caso, la distanza da percorrere è sempre stata di circa 200 km: tanti sono, infatti, i chilometri che separano la mia cittadina da Milano e dintorni, zona da sempre ricca di ‘templi’ dedicati alla Nostra musica. Come da tradizione, anche in quest’occasione il contachilometri della mia automobile segnerà 200: l’obiettivo da raggiungere in questo 24 febbraio, infatti, è il Live Music Club di Trezzo sull’Adda, in una serata che si preannuncia con i controfiocchi. Il locale è pronto ad ospitare due gruppi storici del panorama Heavy internazionale e italiano, riuniti sul medesimo palco per la felicità di tutti i presenti. Headliner della serata sono i sempreverdi Accept, forti della pubblicazione nel 2021 del loro ultimo albumToo Mean To Die” (qui la nostra recensione). Il concerto di Trezzo sull’Adda, oltre ad essere l’unica data italiana, è l’ultimo appuntamento europeo per la band, che ad aprile riprenderà il tour mondiale calcando i migliori palchi sudamericani. Il compito di introdurre gli Accept tocca invece ai nostrani White Skull, autori di uno dei più gettonati album Heavy pubblicati nel 2022: “Metal Never Rusts” (qui la recensione). Ho già avuto la fortuna di poter ammirare live i White Skull e non vedo l’ora di poter ripetere l’esperienza. Devo confessare, però, che si tratta della prima volta in cui vedrò gli Accept dal vivo e la situazione mi emoziona non poco, alla faccia dei 43 anni suonati che mi ritrovo sul groppone. Una volta giunta l’ora di partire per il viaggetto, come succede ormai da molti anni, inizio le pratiche rituali di preparazione per il concerto: pieno di benzina, estrazione del chiodo d’ordinanza dall’armadio, fuga più o meno silenziosa da moglie e figlio. Arrivo sul posto con discreto anticipo, circa un’oretta prima dell’apertura ufficiale dei cancelli, in modo da poter trovare parcheggio il più vicino possibile al locale e risparmiare le forze per godermi appieno la serata. Scendendo dalla macchina percepisco, ovattate ma chiarissime, le note di “Ad Maiora Semper” dei White Skull, probabilmente impegnati nel soundcheck. Caso vuole che si tratti di una delle mie canzoni preferite di “Metal Never Rusts”…la serata inizia bene! Giusto il tempo di fare una capatina al vicino supermercato per rifocillarmi e mi metto in coda all’ingresso. Le pratiche di accesso al locale si svolgono rapidamente e di colpo mi trovo immerso nella penombra del Live Music Club. La data non è stata dichiarata sold-out e la cosa non mi stupisce, d’altronde la coda sotto al cartellone ‘PREVENDITE’ è piuttosto corta e gestibilissima. Dopo gli ultimi anni funestati dalle molte cancellazioni questa reazione preventiva da parte del pubblico è comprensibile. Nonostante questo il numero degli astanti inizia a farsi considerevole dopo l’apertura ufficiale dei cancelli. Buon segno: la voglia di concerti è ancora viva e vegeta. Approfitto del momento per avvicinarmi agli spillatori di birra, così da fare un aperitivo di riscaldamento capace di spegnere la sete accesa dall’autostrada. Il tendone dei White Skull fa bella mostra di sé sullo sfondo dell’alto palco e qualche schitarrata sale dalle retrovie. Tutti pronti per iniziare?

WHITE SKULL

Introduzione sinfonica, buio in sala. Vedo i ‘segni delle corna’ iniziare ad alzarsi dal pubblico mentre i Nostri prendono i loro posti davanti ad un gremito Live Club. Come è giusto che sia, la scaletta si apre con “Metal Never Rusts”, title track dell’ultimo disco: manco a dirlo, in un baleno l’ammirazione del pubblico è già in mano ai 5 guerrieri veneti. Il gruppo appare in gran forma e la voglia di consegnare ai posteri la memoria di un grande show è tangibilissima. Le note di “Tales from the North”, dall’omonimo album del 1999, seguono a ruota, con il Capitano Tony Fontò che incoraggia senza sosta la risposta degli astanti. Conclude l’iniziale tris d’assi la succitata “Ad Maiora Semper”, brano che si conferma estremamente coinvolgente e soprattutto meritevole di entrare a far parte degli irrinunciabili classici della band. Tony ‘Mad’ Fontò sembra aver perso un po’ di voce, come d’altronde è giusto che succeda quando l’entusiasmo prende il giusto e doveroso sopravvento. Lo scambio di emozioni tra pubblico e musicisti è infatti ai massimi livelli; sembra quasi palpabile il desiderio di far sapere al mondo intero che il nostro paese può contare su assolute eccellenze in campo Hard ‘n’ Heavy. La successiva “Red Devil”, pescata da “Under This Flag” del 2012, apre una finestra sul passato dei White Skull utile per dare il via ad un’incredibile serie di successi. La seconda parte dello spettacolo prosegue in pompa magna con la mitica “The Roman Empire”, canzone-simbolo dell’album Public Glory, Secret Agony”, e con il terzo estratto da “Metal Never Rusts”: “Skull in the Closet”. Il Capitano Tony, a questo punto, avvicinandosi alla cantante Federica De Boni pone a tutti i presenti una domanda retorica: ‘chi è la nostra Regina’? L’occasione è buona sia per scherzare un po’ con Federica ‘Sister’ che per introdurre il brano “I Am Your Queen” di “Will of the Strong”. La ‘vendetta’ di Federica non si fa attendere: approfittando di un momento di assenza del Capitano la cantante ‘ruba’ e indossa un tricorno da pirata, originariamente destinato al cranio di Tony Fontò. Il ‘ratto’ del copricapo, ovviamente, dura poco: l’oggetto viene subito restituito al legittimo proprietario perchè è il momento di “Black Ship”, altra grandissima traccia di “Metal Never Rusts” già ben radicata nei cuori dei fans. Il riff principale del brano, durante l’appropriazione indebita del tricorno da parte di Federica, viene delicatamente arpeggiato dalla chitarra di Valentino Francavilla a mo’ di introduzione: tanto basta perché il pubblico accompagni la melodia con un emozionante coro, prontamente filmato dal Capitano ancora privo del suo copricapo. Purtroppo per i presenti, dopo “Black Ship”, c’è spazio soltanto per un altro paio di canzoni: la battagliera “High Treason” esalta ulteriormente l’uditorio prima dell’ultimo, immancabile classico. Un’abbondante lancio di plettri dal palco anticipa di poco l’esecuzione di “Asgard”, grandioso inno che chiude degnamente un’ineccepibile esibizione dei White Skull. Stando al loro sito web, gli Accept sono stati accompagnati in giro per l’Europa in questo 2023 dalle Iron Maidens, apprezzata cover band degli Iron Maiden tutta al femminile. Massimo rispetto per loro, e ci mancherebbe altro, però noi fans italiani, con i White Skull, abbiamo fatto un terno al lotto, 13 e tombola in un colpo solo!

SCALETTA

Metal Never Rusts”

Tales from the North

Ad Maiora Semper

Red Devil

The Roman Empire

“Skull in the Closet”

I Am Your Queen

Black Ship

High Treason

Asgard

ACCEPT

La portata principale del menu di questa sera viene presentata da un enorme telo decorato con il serpente della copertina di “Too Mean To Die”. Il telo viene innalzato alle spalle della batteria di Cristopher Williams e non mostra l’illustrazione nella sua interezza: l’immagine è stata ‘spezzettata’ e diffusa su molti pannelli verticali sparsi per tutto il palco, producendo un effetto scenografico di tutto rispetto. L’attenzione verso gli aspetti scenici e coreografici rivestirà una certa importanza lungo tutto lo show: non vedremo nessuna trovata teatrale in stile Alice Cooper, intendiamoci; sarà però evidente una certa cura nell’organizzazione dello spazio in cui si muovono i membri della band. Questa scelta svolge sicuramente una duplice funzione. In primis, una distribuzione ragionata degli spazi sul palco risulta armonica e piacevole allo sguardo. In secundis, gli Accept sono ormai un sestetto: questo relativo affollamento, oltre a rendere ‘stretti’ anche i palchi più estesi, potrebbe aumentare il rischio che si verifichino indesiderate collisioni tra musicisti! L’ultimo andirivieni di alcuni membri della crew permette infine la verifica della microfonazione della batteria e del corretto funzionamento delle macchine del fumo. Pochi minuti dopo le luci si abbassano e l’impianto audio diffonde le note introduttive di “Zombie Apcalypse”, prima canzone di “Too Mean To Die”. Gli Accept fanno il loro ingresso sul palco mentre i primi passaggi della canzone si esauriscono, in modo da iniziare a suonare quando giunge il momento del riff portante. Inutile dirlo, l’impatto generato dalle tre chitarre è considerevole: il pubblico viene investito da un treno in corsa e l’unica reazione possibile è dare il via ai cori e alle danze. Inaspettatamente il gruppo non proporrà la title track del disco, preferendo altri brani di “Too Mean To Die” come “Symphony of Pain”, seconda in scaletta, e “Overnight Sensation”. “Symphony of Pain”, tra l’altro, ha il compito di introdurre già in terza posizione uno dei superclassici della band, “Restless and Wild”, la cui esecuzione a pochi minuti dall’apertura dello show lascia tutti quanti estasiati. Non appena l’uditorio riconosce il brano, infatti, fa esplodere un urlo che minaccia seriamente la stabilità del Live Club…tutto questo mentre i 3 chitarristi e il bassista si rivelano coordinatissimi: tutti si muovono all’unisono, orientando e facendo ondeggiare gli strumenti quasi sempre nello stesso momento e nella stessa direzione. Il veterano Wolf Hoffmann, sempre sorridente e positivo, guarda continuamente tutte le aree in cui il pubblico è presente, ostentando un’invidiabile tenuta del palcoscenico. I Nostri nel frattempo saltano di decennio in decennio, passando dal classico “Midnight Mover” alla più recente “The Abyss”. Quando arriva il turno della maestosa “Objection Overruled”, title track dell’omonimo, grandissimo disco del 1993, mi sento un po’ come una mosca bianca: sembro di essere uno dei pochi ad apprezzare e a conoscere a memoria il brano! Non a caso è stato il primissimo disco degli Accept che ho stretto tra le mani…e non sono io l’unico ad attraversare un momento amarcord. Il cantante Mark Tornillo annuncia infatti che è giunto il momento di salire su di una DeLorean (l’iconica auto di Ritorno al Futuro): gli Accept stanno per proporre una sorta di medley di brani pescati dai loro grandi album dei primi anni ’80 che si concluderà con “Breaker”. Possiamo riportare la DeLorean nel parcheggio: dopo aver pagato un primo e giusto tributo a dischi gloriosi come “Restless and Wild” e “Balls To The Wall” le pagine del calendario si riaggiornano agli anni più recenti. E’ il turno dell’intensa “The Best is Yet to Come”, presente in “Too Mean To Die”, e di “Shadow Soldiers” da “Stalingrad (Brothers in Death)”, con tanto di bandiera degli Accept sventolata dal cantante in giro per il palco. Si prosegue con “Princess of the Dawn”, altro storico brano apprezzatissimo dal pubblico: la canzone viene cantata per intero da tutti i presenti in un momento di call and response particolarmente entusiasmante. Dopo aver offerto un discreto numero di tracce abbastanza serie ed emozionanti è ora di tornare a scatenarsi come si deve. Cosa si può fare per abbassare la tensione?

1) Diffondere tramite l’impianto audio la giocosa melodia propedeutica all’immortale “Fast as a Shark”.

2) Presentarsi sul palco con uno squalo gonfiabile e lanciarlo ‘in pasto’ al pubblico in sala.

Il primo punto viene ovviamente affidato al service; l’esecuzione del secondo, invece, è piena responsabilità di Mark Tornillo. Il lancio di ‘Shark Tornillo’ (così viene battezzato lo squalo sulla pagina Facebook del gruppo) si rivela un successone e il pupazzo si ritrova a fare una lunga sessione di crowdsurfing prima di sparire dalla mia vista. L’allegria contagiosa di “Fast as a Shark” permette agli astanti di accogliere con piacere un altro evergreen anni ’80, l’epica “Metal Heart”. Dopo aver evocato un altro inno memorabile viene chiamato nuovamente in causa “Blood of the Nations”, l’ottimo disco del ‘nuovo corso’ degli Accept già scomodato con “The Abyss”. Da questo album vengono selezionate la marziale “Teutonic Terror” e “Pandemic”, con il cui ritornello si rende manifesta, se mai ce ne fosse bisogno, la ‘malattia metallica’ (Metal disease) da cui tutti sembriamo essere affetti in una serata come questa. Dopo “Pandemic” si giunge, purtroppo, al momento rituale dell’encore: tutte le belle feste, presto o tardi, debbono finire. Fortunatamente il rientro sul palco del gruppo coincide con un favoloso trittico di canzoni gelosamente conservate per un finale ‘col botto’. Un’altra grande hit di “Stalingrad”, “Hung, Drawn and Quartered”, spiana il terreno per l’indispensabile “Balls to the Wall” e per l’ormai leggendario Rock and Roll di “I’m a Rebel”; i tempi sono maturi per un po’ di ‘disordine’ sul palco e i membri della band si muovono con maggior libertà tra le aste dei microfoni e le pedane rialzate. I chitarristi Uwe Lulis e Philip Shouse si scambiano le postazioni sul palco, in modo da avvicinarsi il più possibile ai fans che fino a quel momento li hanno visti da lontano. Una canzone, mi si passi il termine, festaiola come “I’m a Rebel” è assolutamente ciò che ci vuole per concludere un grande spettacolo come quello che gli Accept ci hanno regalato. La band, nonostante questo concerto sia l’ultimo del tour europeo, è in gran forma: la macchina è evidentemente ben oliata e i musicisti ringraziano la profonda partecipazione dei presenti con inchini, saluti e lanci multipli di plettri e bacchette di batteria. Gli Accept dal vivo, sappiatelo, producono un effetto molto vicino a quello di una droga: una volta provati non se ne può più fare a meno. Promossi senza riserve! Occhio alle loro date nei prossimi anni: chi è presente questa sera non vede l’ora di ripetere l’esperienza al più presto, quindi accaparratevi i biglietti appena potete! Nel frattempo, per vedere una bella carrellata delle Nostre fotografie scattate durante la serata, potete cliccare su questo collegamento e godervi il Photo Report. Alla prossima!

SCALETTA

“Zombie Apocalypse”

“Symphony of Pain”

“Restless and Wild”

“Midnight Mover”

“The Abyss”

“Objection Overruled”

“Overnight Sensation”

“Demon’s Night / Starlight / Losers and Winners / Flash Rockin’ Man”

“Breaker”

“The Best is Yet to Come”

“Shadow Soldiers”

“Princess of the Dawn”

“Fast as a Shark”

“Metal Heart”

“Teutonic Terror”

“Pandemic”

“Hung, Drawn and Quartered”

“Balls to the Wall”

“I’m a Rebel”