Live Report: Alestorm + BloodBound @ Circolo Colony (BS) 16/02/2016
ALESTORM + BLOODBOUND + SAILING TO NOWHERE
16/02/2016 @ Circolo Colony, Brescia | Live Report
La meta dista oltre 100 km. All’orizzonte nuvole ricolme di pioggia. Attraversare il centro di Milano appare complicato. Non rimane che tangere la città in cerca di fortune. La X sulla mappa coincide stavolta con il Circolo Colony di Brescia, mentre il tesoro sepolto non è altro che un potenzialmente bellissimo concerto di tre band: Sailing to Nowhere, BloodBound e gli headliner Alestorm. Compiuta l’attraversa, non senza aver affrontato i soliti mille ostacoli, mi ritrovo in coda a fare il biglietto. La coda in realtà parte da fuori del locale. Sono le ore 20 e fa piuttosto freddo. Tuttavia un manipolo di pirati cantano incuranti dell’intemperie impegnati nello svuotare anche l’ultima cassa di Grog. La coda comunque è dovuta al rinnovo/creazione delle tessere necessarie per accedere al Circolo Colony per il 2016. Nessun problema, si aspetta (del resto, via Facebook, la direzione del Colony aveva avvisato preventivamente dei possibili disagi). Nel frattempo però si sono esibiti gli italiani Sailing to Nowhere che hanno cominciato a suonare alle 20.15 come annunciato dalla programmazione della Hellfire Booking Agency. Termineranno poco prima che sia in grado di recuperare i biglietti e varcare le soglie del locale. Spiace perdermi una band al debutto discografico, infatti i Sailing to Nowhere hanno esordito il 16 ottobre 2015 con l’album intitolato “To the Unknow” rilasciato via Baker Team Records (al seguente LINK potrete ammirare il video del singolo intitolato “Sailing to Nowhere”) . Tempo di muoverci nella tana del bianconiglio…
Ore 21.00, i BloodBound, in the name of Satan!
…i BloodBound sono svedesi e adorano Satana, però quello in versione cartone animato. Il loro ultimo album “Stormborn” (la cui recensione è disponibile a seguente LINK) del 2014 propone una copertina con il diabolico soggetto ripreso mentre corre nelle eterne fiamme infernali. Il loro power metal è in grado di assimilare l’altrui essenza e donarle una vita propria o quasi, infatti Patrick “Pata” Johansson, voce del gruppo, deve essere sceso nella tana del bianconiglio e aver mangiato biscotti speciali, perché la sua voce spesso si mimetizza con quella di Sammet, altre volte ricorda i Judas Priest, infine rimbalza dalle parti degli Stratovarius. Il metal dei BloodBound è fatto di coroni epicheggianti e di maniera, ma si salvano dal girone infernale dei cloni, grazie alla grande energia che viene irradiata dalle loro composizioni e nelle melodie accattivanti che in qualche maniera risultano personali.
Quando i BloodBound fanno la loro comparsa il pubblico è in numero davvero esiguo. Pata si presenta con delle piccole corna apposte sul capo, segno del proprio dabiolico feticismo. Si parte, o meglio ci si cala nelle profondità di quella terra delle meraviglie svedese.
Un grido riverbera epicità nel cielo e anche gli antichi dei del power metal acoltano con attenzione. Il primo brano “Iron Throne” si espande in onde sonore verso il pubblico che non può fare a meno di cantarne a squarcia gola il ritornello formaggioso e di grande presa emotiva. Satanici questi BloodBound. Segue “When Demons Collide” che rallenta nei tempi, ma non smorza le melodie di ampio respiro. Se nella prima traccia i Judas facevano capolino, qui ci ritrovi gli Avantasia in versione ossianica. Eppure funziona. In realtà ciò che non funziona del tutto sono i suoni: i volumi della voce oscillano senza trovare un loro equilibrio, mentre le chitarre sono impastate e troppo leggere rispetto al resto. Possiamo farcene una ragione? Forse si, anche perché ci aspetta una corsa epica e metallosa in brani quali “In the Name of Metal” e “Metalheads”. Patrick Johansson esterna perplessità per la sporca dozzina sotto il palco, tuttavia il pubblico è vivo e si fa sentire. Riprende la giostra infernale dei nostri eroi svedesi fino a proporci la titletrack del loro ultimo album “Stormborn”. Lo spettro di Sammet, in versione Avantasia, ci accompagna contento fino all’ultima nota. Tuttavia per il gran finale ci attende ben altro. Il signor Satana in persona farà capolino sul palco per benedire i BloodBound nella loro ultima traccia “Nosferatu”. Un grande classico che in molti tra il pubblico hanno richiesto e cantato soddisfatti mentre Satana danzava gioioso (in realtà dentro al custome si celava niente meno che Chris Bowes il cantante degli Alestorm) sul palco. Buona la prestazione dei BloodBound sono riusciti a compensare i suoni non perfetti grazie a tanta energia e a brani saturi di melodia formaggiosa.
1. Iron Throne
2. When Demons Collide
3. In the Name Of Metal
4. Metalheads Unite
5. Moria
6. When the Kingdom Fall
7. When All Lights Fail
8. Stormborn
9. Nosferatu
Ore 22.30 (circa) Alestorm, let’s eat Lasagna!
Esaurite le casse di grog, indossati i cappelli d’ordinanza, apposto il pappagallo sulle spalle è tempo di… in pratica il pubblico va riempiendo metà circa del Colony…è quindi tempo di salpare verso tempeste alcoliche in un party piratesco all’ultimo nota. Gli Alestorm veleggiano nel loro tour europeo a supporto dei Sabaton (diversamente saranno co-headliner in Uk e Irlanda) iniziato il 12 febbraio, tuttavia qui a Brescia rivestono il loro ruolo di headliner. Si presentano sul palco forti del loro ultimo album rilasciato a metà del 2014 intitolato “Sunset on the Golden Age” e consapevoli che la ciurma italiana è pronta a qualsiasi arrembaggio possibilmente nelle peggiori locande mai varcate.
…note elettriche prima di fare sul serio (?): DJ Matt Bell Indahouse…
“My friends I stand before you…” le prime parole della traccia “Keelhauled” vengono urlate all’unisono dal pubblico. Quel folk esplosivo dialoga in un power metal che sfugge al controllo generando energia e ritmo. Si tratta certamente di musica che puoi ascoltare anche mentre sei in treno schiacciato dagli altri pendolari, ma la sua dimensione live è quella definitiva. E’ musica poi che risiede nelle locande più putride e sui galeoni più improbabili. Così sfioriamo la superfice dell’acqua in “Over the Seas” e dobbiamo essere ripetitivi quando diciamo che la macchina piratesca si muove senza indugi e la ciurma risponde con entusiasmo. Cerco di riavermi dall’adrenalina dei primi due brani. Osservo. Sul fondo del palco c’è una papera gonfiabile che paciosa minaccia vendette a base di lasagne e birra. Sulla batteria sono montati tre dispenser di alcool. Qualche lattina e bicchiere giaciono inerti e usurati nelle vicinanze. Tutto a posto. Non proprio. La chitarra di Máté Bodor non si sente bene (quasi per nulla) nelle parti ritmiche, mentre negli assoli i suoni risultano troppo acuti. Anche la voce risulta talvolta non in perfetto equilibrio con il resto dei suoni, perdendo di potenza. In ogni caso non è certo per via di questi inconvenienti che lo spettacolo si può fermare.
Così dopo aver punto verso il nord magnetico ci troviamo al cospetto di “Shipwreck” che è incidente voluto e cantanto a squarcia gola. Il dialogo tra Bowes e la sua ciurma è ricco di facezie e ad un certo punto diventa sboccato. Tutti gioiosi e festanti? Non solo, proprio il capitano inglese chiama a rapporto sul palco due giovani donzelle a cui affiderà il compito di danzare liberamente durante la messa in note di “Midget Saw”. Come non commuoversi quando gli Alestorm ci esortano a bere un’ultima birra giù in una taverna del Wisconsin? Così “The Sunk’n Norwegian” si materializza in tutta la sua energia. Continuando la narrazione per salti temporali, Bowes annuncia qualcosa di epico e serve agli avventori “1741 – Battle of Cartagena” dall’ultimo album e riesce a farsi piacere. Il culmine della celebrazione pagana si ha con “Hangover” (cover del brano di Taio Cruz ripresa dagli Alestorm e inclusa sul loro ultimo album intitolato “Sunset on the Golden Age”) che è epifania di gogliardia alcolica e acustica che richiede infatti la presenza di un altro chitarrista. Così il finale di concerto gli Alestorm evocano l’amico di ogni scorribanda nel brano “Rum” che nel finale vedrà il tastierista Elliot Vernon invertirsi nei ruoli con Bowes ora alla batteria. Il sipario cala sulle note elettrico paciose di “Mr Blobby”.
1.Keelhauled
2. Over the Seas
3. Magnetic North
4. Shipwreck
5. Back Trough Time
6. Mead From Hell
7. The Famous Ol’ Spiced
8. Nancy The Tavern Wench
9. Midget Saw
10. Walk the Plank
11. The Sunk’n Norwegian
12. Wenches & Mead
13. Drink
Encore
14. 1741 (The Battle of Cartagena)
15. Hangover
16. Captain Morgan’s Revenge
17. Rum
Ore 23.50, yo-yo ho!
Suoni a parte, è andata come mi aspettavo. I BloodBound hanno colmato il vuoto con energia e cori che si incollano alle sinapsi e lì dimorano per un’ora di formaggiosa esaltazione. Difficile poi non voler bene agli Alestorm in quel piratesco arrembaggio alcolico, in quella danza fatta di suoni folk, power metal e con una sorta di attitudine elettronica latente.
La speranza è che di ritrovarli tutti al più presto dalle nostre parti più cialtroni e pirateschi che mai…
…
« Quindici uomini sulla cassa del morto, yo-ho-ho! E una bottiglia di rum! Il vino e il diavolo hanno fatto il resto, yo-ho-ho! E una bottiglia di rum! »
Pagina ufficiale del circolo Colony: https://www.facebook.com/Circolo-Colony-306071276076837/?fref=ts
Pagina ufficiale degli Alestorm : https://www.facebook.com/alestormband/?fref=ts
Pagina ufficiale dei BloodBound: https://www.facebook.com/bloodboundmetal/?fref=ts
Pagina ufficiale dei Sailing to Nowhere: https://www.facebook.com/Sailing-To-Nowhere-654911297865936/?fref=ts
Live Report a cura di MARCO “Krefeld” GIONO
…Hey! you’re banjaxed! Hey! you’re screwed!
and death is coming for you!
trapped on an island lost at sea!
shipwrecked you’ll cease to be!…
…non riesco a togliermi dalla testa!!!