Live Report: Alexandrian Metal Assault @ Officina Concerti, Alessandria – 04/05/2024
Nella vita talvolta attraversiamo momenti difficili. Sappiamo benissimo che passeranno, la ruota dell’esistenza continua a girare e siamo consapevoli che i guai prima o poi scompariranno. La differenza sta nel modo in cui affrontiamo certi periodi: cercare nuove possibilità e aprirsi al mondo, abbandonando la cosiddetta ‘zona di comfort’, è forse il modo migliore per reagire. Nel frattempo, prima di gettarsi ottimisticamente in una società dalla quale in realtà vorremmo fuggire il più lontano possibile, può essere utile dedicarsi ad interessanti attività parallele: imprecare copiosamente, ad esempio, di sicuro aiuta, però non è sempre sufficiente…a volte ci vuole proprio un bel concerto, possibilmente animato da gente che urla nei microfoni e musicisti scapoccianti pronti a maltrattare i loro strumenti. La città di Alessandria ospiterà stasera un evento che, voglio ben sperare, garantirà la presenza di tutte queste caratteristiche…imprecazioni comprese! Parlo dell’Alexandrian Metal Assault, succulento festival a sua volta ospitato dall’Officina Concerti di Largo Catania 17.
Sul palco dell’Officina si alterneranno quattro delicatissime realtà dell’Underground nostrano: Evilizers, Darkhold, Infection Code e Browbeat. Risulta particolarmente stuzzicante la scelta delle band: spazieremo dal Metal priestiano degli Evilizers all’Hardcore dei Browbeat, prendendoci un gran quantità di mazzate sonore generosamente distribuite dal Thrash/Death degli Infection Code e dal Groove/Heavy dei Darkhold. Tutti gli astanti capaci di resistere all’assalto dei musicisti finiranno la serata in bellezza grazie al DJ set di Nyva Zarbano, mattatrice di Rock’n’Roll Radio e da sempre paladina del Metal di qualità. Sul piatto abbiamo tutti gli elementi tipici di una serata con i controfiocchi: mancano i proverbiali ‘puntini sulle i’ che solo qualche buon bicchiere di birra può contribuire a mettere al loro posto. Il primo obiettivo una volta entrato nel locale, infatti, è proprio il bancone del bar: se devo trascorrere qualche ora nell’Officina Concerti è meglio che io inizi fin da subito a fare il pieno…
Il mio ingresso nel locale viene accompagnato da alcuni brani evergreen che allietavano le mie serate nelle vecchie discoteche alternative degli anni ’90: inni dei Guano Apes, “Shotgun Blues” dei Guns’n’Roses,… una simile accoglienza musicale è adattissima a chi, come il sottoscritto, ha qualche decina di primavere sul groppone, fa ormai parte della vecchia guardia e necessita di sentirsi a casa anche in un posto nuovo. Non ho infatti mai messo piede prima di oggi nell’Officina Concerti, spazio polivalente ricavato nei locali di vecchi stabilimenti industriali posizionati a due passi dal fiume Tanaro. Dopo aver varcato i cancelli dell’Officina e aver visto e salutato esclusivamente i membri dei vari gruppi musicali temevo poca partecipazione da parte dei fedeli metallari alessandrini…subito dopo le 21, però, gli astanti si sono improvvisamente moltiplicati. Uno zoccolo duro di cultori della scena Underground sta per gustarsi uno show interessante…e sicuramente economico: 10 euro per 4 gruppi, consumazione inclusa. Robe d’altri tempi! Tra le varie conoscenze fatte prima dell’inizio delle danze è doveroso citare la fotografa/grafica Silvia Sangregorio, mente creatrice, occhio artistico e mano realizzatrice del progetto Left Hand Design, e la fotografa Anna Clara Casapollo. Silvia ha fotografato i primi tre gruppi, mentre Anna Clara ha contribuito alla causa con i suoi scatti dei Darkhold…scatti in cui potrete riconoscere anche il sottoscritto, impegnato a tirare fuori il meglio da un misero cellulare. Le fotografie mediocri che ammirerete nell’articolo sono infatti state scattate da me e dal mio povero, attempato smartphone; quelle belle, invece, sono state scattate da Silvia e Anna Clara. Chi volesse esaminare la loro produzione può approfittare di questi riferimenti dedicati alla loro attività ed eventualmente contattarle:
Silvia – Left Hand Design: lefthand.design0@gmail.com, 3534310449
Anna Clara: https://www.instagram.com/acc_socialmedia_cntentcreatr/
E ora…via alle danze!
Evilizers
Avevo già incontrato dal vivo gli Evilizers nel 2023, nella cornice del TMA Winter Fest di febbraio 2023: la formazione della band è rimasta invariata per i 4/5. Ho infatti avuto modo di conoscere il nuovo chitarrista ‘ufficiale’, Emanuele de Bernardi, che sostituisce in pianta stabile la precedente ‘ascia’, Davide Ruffa. Coloro che conoscono la musica degli Evilizers, me compreso, nutrono forti aspettative per il concerto di questa sera: la band sta per pubblicare il terzo album e presenterà al pubblico alcune canzoni del nuovo disco: brani spaccaossa come “No Return” e la futura title-track “Lord of the Lost Souls” fanno assolutamente ben sperare! La scaletta, ovviamente, non dimentica grandi classici come “Solar Quake“, “Survival” e il mitico brano autocelebrativo “Evilizers”, posizionato in chiusura dello show come tradizione vuole. Vecchie o nuove che siano, le canzoni mantengono inalterate le principali coordinate musicali del gruppo: la band propone un Heavy Metal elettrizzante e piuttosto ‘estremo’, in cui la scuola dei Judas Priest si fa sentire forte e chiara, con non pochi ‘scivoloni’ in territorio Thrash Metal. Per amor di precisione è doveroso ricordare come la prima incarnazione degli Evilizers, chiamata Priest Killers, sia nata per mano del chitarrista Fabio Novarese e del bassista Alessio Scoccati nel 2013 proprio come cover band dei Judas Priest. Spiace oggi vedere gli Evilizers privi degli abiti di scena a cui avevano abituato il loro pubblico, però si tratta di dettagli di poco conto: l’importante è divertirsi godendosi un po’ di buon, vecchio e sano Heavy Metal. Il pubblico apprezza con entusiasmo la proposta del gruppo e risponde volentieri ai ripetuti inviti al call and response invocati a più riprese dal cantante Fabio Attacco, presente all’Alexandrian Metal Assault in un’inedita versione con i capelli corti. La salvaguardia della chioma viene prima di tutto! Lo show degli Evilizers procede senza intoppo alcuno, anzi: i membri del gruppo sono visibilmente carichi e desiderosi di portare a casa un buon risultato, considerando le gustose anticipazioni dal prossimo disco. Il concerto di Alessandria ha rappresentato per la band una positiva ‘prova generale di gradimento’ per il nuovo materiale: forza ragazzi, attendiamo il release party di “Lord of the Lost Souls” per arricchire la nostra collezione di dischi!
Fotoracconto di Silvia:
Darkhold
Il quintetto lombardo, nato nel 2022, ha pubblicato uno dei migliori esordi discografici del 2023: l’album “Tales from Hell”. Ho apprezzato tantissimo il disco nel periodo in cui è stato pubblicato e non vedevo l’ora di incrociare la band dal vivo. Il loro stile poliedrico, situato in un’ipotetica ‘terra di mezzo’ in cui si incontrano Heavy, Speed, Thrash, Groove, Hard Rock e chi più ne ha più ne metta, mi è sembrato fin da subito particolarmente adatto alla dimensione live. La scaletta odierna prevede inoltre l’esecuzione di tutti i brani del disco riproponendone anche l’ordine: cosa potevo desiderare di più? L’introduzione strumentale minacciosa, in pieno stile horror anni ’80, getta tutti i presenti nel calderone infernale dei Darkhold, accogliendone ogni forma di peccato per poi trasformarla in (ottima) musica. Il pubblico fin da subito mostra di gradire particolarmente la proposta ibrida della band: le parole del cantante Claudio Facheris descrivono con semplicità ciò che sta accadendo nel pit: ‘Mi dicevano che la scena di Alessandria è morta…a me non sembra proprio!’. La piacevolissima, versatile e vagamente ‘testamentiana’ voce del cantante accompagna alla perfezione le capacità tecniche del resto della band. Questa riflessione vale per tutti i gruppi previsti dal bill odierno: il livello artistico e tecnico dei musicisti presenti stasera nell’Officina Concerti è altissimo. L’esperienza di ascolto non solo è paragonabile, ma forse è addirittura superiore a quella che potremmo vivere in un concerto di artisti ben più famosi e blasonati. Sentire la voce del cantante dei Darkhold potrebbe spingermi a scrivere affermazioni ardite come, ad esempio, ‘questa è la voce che i Megadeth non hanno mai avuto‘…tranquilli, si tratta di un esempio: non lo scriverò apertamente per evitare improvvisi problemi di cuore in una considerevole fetta di Lettori…La scaletta del gruppo procede spedita, grazie a brani tutti da pogare come “Heads Will Roll” e “Howlings” o canzoni quasi danzerecce come “The Child Within” e la divertente “Candy Brains” (‘la canzone che i Megadeth non scrivono più da decenni’…ok, la smetto, promesso). L’esibizione dei Darkhold racchiude tutto ciò che ci si aspetta da un concerto Metal, sia dal punto di vista dei membri del gruppo che da quello del pubblico. Accenni di pogo nel pit, scapocciamenti incontrollati per chi, a differenza del sottoscritto, ha ancora capelli da far roteare,…non è mancata nemmeno una scena da manuale in chiusura dello show. In occasione dell’ultimo brano, “Hypnotized by Evil”, il cantante chiede collaborazione ai presenti: tutti si devono avvicinare al palco e usare la voce per supportare l’esecuzione della canzone da parte della band. Ovviamente le indicazioni ricevute sono state eseguite senza esitare! I Darkhold ci lasciano con un’esibizione da ricordare: è doveroso a questo punto effettuare un paio di brevi soste, una al banco del merch per fare il mio dovere e una al bancone del bar per recuperare liquidi e sali minerali persi sotto al palco. Avanti un altro!
Fotoracconto di Silvia:
Il punto di vista di Anna Clara:
Infection Code
Organizzatori della serata, vecchia conoscenza di TrueMetal.it, protagonisti del sottobosco Underground sin dagli anni ’90,…serve altro? Gli Infection Code hanno esplorato molte declinazioni della musica estrema, sperimentando approcci e stili diversi per poi approdare, o per meglio dire ritornare, ad un mostruoso ibrido di Thrash, Industrial e Death Metal che dal terzultimo album “I.N.R.I.” non smette di tormentare le notti insonni dei molti appassionati. L’ultimo album, “Sulphur”, aggiunge taglienti sonorità Heavy/Thrash alla tipica devastazione sonora prodotta del gruppo, rendendo ancora più ricco e solido il fecondo rapporto tra il Metal e la tradizione letteraria del Fantastico a cui le canzoni di “Sulphur” si ispirano. Vedo per la prima volta dal vivo la nuova incarnazione della band: le due colonne portanti Ricky Porzio alla batteria e Gabriele Oltracqua alla voce sono affiancate dal chitarrista Chris Perosino, dal 2021 tra le fila del gruppo, e dal nuovo bassista Andrea Rasore, entrato negli Infection Code nel 2023. La scaletta del gruppo si concentra in particolar modo sulla tracklist dell’ultimo disco. Canzoni come “Evil Side of Mercy”, “The Colour out of Space”, “Deleted Error” e “Lurking Creepy Love” devastano i colli e le spalle di tutti gli scalmanati festanti in mezzo al pubblico, mentre il bassista compie numerose sortite nel pit grazie alla miracolosa tecnologia wireless, che gli consente di continuare a suonare mentre sfonda incontrastato la quarta parete del palcoscenico. Le operazioni di risalita sul palco rischiano di portare ad una lunga interruzione dello show, ma fortunatamente il bassista non ha incontrato troppa resistenza tra le fila del pubblico e riesce a riguadagnare la sua posizione senza difficoltà. L’esempio del bassista viene seguito subito dopo anche dal chitarrista, pronto a banchettare sulle rovine lasciate dall’attacco preventivo lanciato dal collega. Il pogo si scatena intorno ai musicisti, complici le note indiavolate delle ultime canzoni tra cui spicca una cover di “Blinded by Fear” degli At the Gates, anch’essa incastrata nella scaletta di “Sulphur”. Per annunciare adeguatamente l’esecuzione della canzone il cantante urla provocatoriamente ‘Chi la conosce deve pogare, chi non la conosce stia da parte‘. La conosco a memoria, mannaggia, esattamente come tutte le canzoni di quell’immortale album capolavoro che è “Slaughter of the Soul”, ma mi trovo costretto a rinunciare al pogo: l’età avanza, il ginocchio destro ultimamente mi sta chiedendo un po’ di tregua e il glorioso smartphone con cui sto realizzando le mie mediocri fotografie non reggerebbe! Gli arpeggi di chitarra iniziali di “Lurking Creepy Love” annunciano quella che sarà l’ultima canzone della band, mentre Gabriele Oltracqua ringrazia a più riprese tutti gli astanti per essere intervenuti numerosi al primo Alexandrian Metal Assault. Primo di una lunga serie, incrociando le dita…
Fotoracconto di Silvia:
Browbeat
Hardcore dal 1998, recitano alcune t-shirt del gruppo indossate dai suoi membri…e non li ho mai sentiti nominare, per la miseria, nonostante io frequenti da sempre il ‘mondo parallelo’ del Punk/Hardcore. Non c’è miglior occasione per un primo impatto con la band: un bel live e passa la paura! Lo show dei Browbeat inizia con una sirena antiaerea diffusa dall’impianto audio, scelta incredibilmente attuale in tempi di ‘guerra fredda riscaldata’ come quelli che stiamo vivendo. La sirena viene accompagnata da voci rappate che in qualche modo preparano i presenti al bombardamento in pieno stile Biohazard che l’indiavolato combo HC si appresta a lanciare. La band di Carpi sale sul palco ed iniziano subito le randellate: le prime canzoni, “The Misers” e “The Real Face”, appaiono nella tracklist dell’ultimo album del gruppo pubblicato nel 2024, “Unbreakable”. La scaletta prevista per l’Alexandrian Metal Assault, con i ringraziamenti di chi come me si trova ad avvicinare i Browbeat per la prima volta, pesca brani da tutti i lavori della band, eccezion fatta per l’album del 2003 “Audioviolence”. Ascolteremo infatti alcune tracce del primo disco “No Salvation” del 2000 (ad esempio “Whirl”, “Blood & Tears” o “Lake of Pain”), testimonianze prese dal recente “Remove the Control” del 2019 (“The Labor Blackmail”, “A Forgotten Number”, “Underpaid”) e concluderemo il massacro con “The Showdown”, title track dell’EP dato alle stampe nel 2022. Ho accennato poco fa agli storici Biohazard: l’eredità della band newyorkese si sente eccome, però non mancano qua e là accenni musicali che spostano l’ago della bilancia verso soluzioni ad un passo dal Thrash Metal e dal Groove dei primi Machine Head. Il cantante M.V. si mostra estremamente versatile, passando da strofe Rap a brutali linee vocali: tra un pezzo in growl e uno in scream, anche lui segue l’esempio dei colleghi Infection Code e si butta nel pit, incitando i presenti a circondarlo con amichevole e violenta partecipazione. Prima di eseguire “Underpaid” il cantante lancia un sondaggio, urlando ‘chi si sente sottopagato?’ e introducendo così uno dei temi che sembrano maggiormente cari alla band: la schiavitù lavorativa moderna, messa in opera e mantenuta da un sistema ricco di mentitori seriali e approfittatori di vario genere…personaggi che pretendono addirittura di decidere cosa la gente debba o non debba fare, e che ricevono una giusta dose di fuck you nel testo di “The Showdown”, in cui si cita espressamente il famosissimo verso dei Rage Against the Machine ‘fuck you I won’t do what you tell me’. La ritualità dei concerti Hardcore viene rispettata in pieno: il cantante chiede, sempre ottenendolo, sia l’avvicinamento del pubblico che l’attuazione di alcuni circle pit, seguendo, tanto per fare un esempio, le tradizioni live cementate da Roger Miret degli Agnostic Front. Durante il terzultimo pezzo, “Who’s the Beast”, estratto da “No Salvation” e per così dire ‘dedicato’ ai folli che maltrattano gli animali, il cantante offre il microfono ad un rappresentante del pubblico, pronto a cantare talmente bene il ritornello della canzone da meritarsi i complimenti dei Browbeat. Il pubblico, purtroppo, risulta decimato dall’ora tarda e dalla stanchezza ma i duri e puri che hanno resistito possono godere della professionalità della band, allenata e rodata da anni di concerti. In concomitanza con l’ultimo brano i Browbeat hanno preparato un gran finale con i fiocchi. Un altro dei temi affrontati dal gruppo è la contemporanea dipendenza dai dispositivi elettronici, causa di un’inedita e terribile alienazione tecnologica che affligge gran parte dell’umanità. Ebbene, i Nostri hanno una soluzione! Appare come per magia un vecchio monitor per PC, in rappresentanza dei milioni di schermi che opprimono le menti di grandi e piccini da almeno 50 anni a questa parte. Il cantante è pronto a spiegare cosa si debba fare: si prende una spranga, come lui ha appena fatto, e la si sbatte con violenza sull’oggetto portato in mezzo al pit. Se vi sembra una soluzione troppo drastica potete anche fare come consigliavano gli Accept nel 2017, con la canzone “Analog Man”: meno wi-fi, più HI-FI!
La serata, ottima sino a qui, si conclude con la ciliegina sulla torta rappresentata dal DJ set di Nyva. Mi limiterò a citare cinque brani presenti nella sua scaletta: “War for Territory” dei Sepultura, “Fucking Hostile” dei Pantera, “Replica” dei Fear Factory, “Wait and Bleed” dal primo, mitico album degli Slipnknot, “Blind” dei Korn…che ve lo dico a fare, la ‘vecchia guardia’ di cui parlavo nei primi paragrafi dell’articolo continua imperterrita a ruggire, dopo aver insegnato molto anche a tutti i musicisti che stasera hanno orgogliosamente messo piede sul palco dell’Officina Concerti.
Purtroppo non ho visto in mezzo all’uditorio molte nuove leve nel loro ‘tempo delle mele’, come invece mi è capitato di vedere in molti altri concerti dentro le mura di grandi città o di grandi locali. L’impressione di far parte di una pletora di ‘diversamente giovani’ si fa strada in me in modo sempre più pressante…continuerò tuttavia ad urlare a squarciagola uno degli insegnamenti più noti del Beato Richard Benson, un aforisma tra i più significativi mai prodotti dal Maestro: ‘avremo 18 anni per tutta la vita’. Per molti anni ancora ci troveremo a festeggiare con orgoglio i nostri diciottesimi compleanni, tra un concerto Metal, qualche birra e un DJ set, rincuorati e di nuovo pronti per gettarci tra le maglie di una società che, volente o nolente, dovrà per forza continuare a fare i conti con noi. Pronti per il prossimo concerto? A presto!