Death

Live Report: Amon Amarth + Arch Enemy + Hypocrisy @ Alcatraz, Milano, 20/11/2019

Di Katerina Paisoglou - 26 Novembre 2019 - 11:32
Live Report: Amon Amarth + Arch Enemy + Hypocrisy @ Alcatraz, Milano, 20/11/2019

LIVE REPORT AMON AMARTH + ARCH ENEMY + HYPOCRISY

ALCATRAZ, MILANO, 20/11/2019

 

AA Alcatraz

 

Il tour mondiale degli alfieri del melodic death metal Amon Amarth, in occasione della promozione del loro recente lavoro di studio, si ferma stasera all’Alcatraz. La famosa discoteca di Milano è assediata dal pubblico italiano sin dalle prime ore pomeridiane, nonostante la giornata lavorativa. Gli ospiti d’eccezione del “Berserker Tour” fanno parte dell’élite della scena metal svedese: gli Arch Enemy e gli Hypocrisy: due band del medesimo settore che non hanno bisogno di presentazioni. 
 

HYPOCRISY

A scaldare la gente che ha riempito il locale ad ogni angolo a disposizione subito dopo l’apertura delle porte, ci pensano gli Hypocrisy. Il gruppo scandinavo capitanato da Peter Tägtgren, alle prese con sonorità di death metal americano arricchito da elementi melodici nella loro discografia più recente, tornano a Milano un anno dopo la loro partecipazione al festival Infernal Forces. Gli Hypocrisy, anche se in assenza di nuovo materiale da sei anni, vengono accolti con grande entusiasmo dagli spettatori e presentano una breve selezione delle loro canzoni più famose. La loro semplice scenografia con design e colorazioni aliene è adatta alle loro liriche principalmente riferite a storie del paranormale. Quest’atmosfera in mood cinematografico domina la loro prestazione. Creare musica è sempre stato una vera avventura per il quartetto: una combinazione di tecnica e melodia con riff lenti ma ritmici che si alternano a composizioni più taglienti. L’intro con “Fractured MIllenium”, i seguenti “Fire in the Sky” e “Eraser” mettono in evidenza la maestria del frontman alle parti vocali, dagli scream più acuti ai growl più profondi. In questo modo, Peter Tägtgren lascia la sua impronta e personalità alle tracce e guida la propria squadra di musicisti esperti e con ottime abilità tecniche individuali, come un vero leader. Gli Hypocrisy chiudono la loro prestazione con “Roswell 47” ed anche se sono stati eccessivamente statici, colgono gli applausi e i complimenti della platea. 

Setlist:
01. Fractured Millennium
02. Adjusting the Sun
03. Fire in the Sky
04. Eraser
05. War-Path
06. The Final Chapter
Tape: The Gathering
07. Roswell 47

 

Photo report Hypocrisyhttps://www.truemetal.it/news/photo-report-hypocrisy-alcatraz-2019-113227

 

Hypocrisy

 

ARCH ENEMY

Si dice che il loro nome sia una garanzia dal vivo e anche questa volta gli Arch Enemy ne danno conferma: un gruppo che non tradisce mai con le proprie esibizioni. Il death metal diretto e incisivo fondato sul growl aggressivo, di imminente impatto di Angela Gossow – ma evoluto in uno stile più melodico dopo l’uscita di scena di essa – in combinazione con l’impeccabile tecnica dei musicisti, sono gli elementi di successo di questa squadra svedese. Le plurime alterazioni di ritmo, l’ingresso di pennellate thrash, power e progressive metal, abbinati al growl più riservato, discreto, come da sottofondo, della giovane Alissa dà un’immagine diversa al gruppo, ma ugualmente apprezzata dai fan. Gli Arch Enemy danno vita ad uno show di musica compatta ed altamente professionale dall’inizio alla fine. Il duetto di eccellenza alle chitarre composto da Jeff Loomis e Michael Amott si esibisce in un’abbondanza di potenti riff e magici assoli e Daniel Erlandsson li accompagna con il suo dinamico double-bass drumming. La carismatica Alissa White-Gluz, al centro di questa tempesta musicale, è in continuo movimento e si presta in una infinita serie di death growl. La giovane frontwoman è la dominatrice assoluta del palcoscenico, una incontenibile fonte di energia, e tiene le reazioni del pubblico nel palmo di una mano. Il pubblico si esalta, applaude e alza i pugni al cielo, accompagnando il nordico five piece nel loro viaggio dai brani più recenti a quelli più classici. Il melodico “War Eternal”, l’epico “The Eagle Flies Alone” e gli imponenti “My Apocalypse” e “Under Black Flags We March” sono perfettamente eseguiti di fronte ad un pubblico estasiato, in mood di continuo headbanging e con un grande circle pit formato in centro della platea. Il nome di Alissa viene acclamato più volte all’unisono dagli spettatori e lei, sempre sorridente e riconoscente, invita tutti i presenti a tenere il ritmo con le mani e a cantare a cappella e loro accolgono immediatamente la sua richiesta. Il finale esplosivo, come un pugno diretto in faccia, è affidato a “Nemesis”; la ciliegina sulla torta di una performance perfetta in tutti i settori. L’audience accompagna la band con infiniti applausi alla loro uscita dal palcoscenico, ma l’unanime speranza di un loro ritorno per suonare almeno un altro pezzo svanisce con l’inizio del cambio di scenografia.

Setlist:
Tape: Set Flame to the Night
01. The World Is Yours
02. War Eternal
03. My Apocalypse
04. Ravenous
05. Under Black Flags We March
06. The Eagle Flies Alone
07. First Day in Hell
Tape: Saturnine
08. As the Pages Burn
09. No Gods, No Masters
10. Dead Bury Their Dead
11. Nemesis
Tape: Enter the Machine

 

Photo Report Arch Enemyhttps://www.truemetal.it/news/photo-report-arch-enemy-alcatraz-2019-113230

 

Arch Enemy

 

AMON AMARTH

L’intera audience reduce dalle forti emozioni vissute finora, ha l’occasione di riprendere il fiato in attesa degli headliner di questo tour, mentre le preparazioni sul palcoscenico continuano dietro la tenda nera con il logo di Berserker in bianco. L’attesa termina alle ore 21.30 precise e gli Amon Amarth appaiono sul palco di fronte alla loro impressionante scenografia pronti per la loro prestazione. I fan italiani accolgono i leggendari metaller con un incontenibile entusiasmo. Il loro death metal melodico dal ritmo costante e travolgente, in combinazione con le forti liriche di referenza storica, rappresentate in modo reale e artistico sul palco sono gli elementi fondamentali della loro prestazione. La loro musica fornisce un costante elevato livello di energia pulsante e non necessita di particolari accelerazioni o rallentamenti, perché le potenti liriche sulla storia dei Vichinghi sono l’elemento caratteristico delle loro composizioni. La setlist di questo tour è composta da canzoni del loro undicesimo disco “Berserker” e una vasta selezione dei loro precedenti successi. La presenza di Johan Hegg – il robusto frontman con la personalità imponente e la voce rauca, profonda e facilmente riconoscibile – al centro del palco è fondamentale per le loro performance. Il duetto dei chitarristi Olavi Mikkonen e Johan Söderberg accompagnato da Ted Lundström al basso consistono in un importante sostegno del battagliero Hegg e si alternano in continuazione ai due lati del palcoscenico. Alle loro spalle e su un enorme soppalco a forma di elmetto di Vichingo, il dinamico batterista Jocke Wallgren ha il pieno comando della sessione ritmica. I quattro musicisti salgono e scendono periodicamente dalle scale ai bordi dell’enorme soppalco. Le icone in movimento degli elementi della natura, come il fuoco e l’oceano, si alternano sugli schermi presenti al posto degli occhi dell’elmetto: quest’ultimo si solleva verso il cielo a metà corsa e “osserva” la platea dall’alto, la quale si trova in stato di incontenibile entusiasmo. Dopo la doppietta iniziale “Raven’s Flight” e “Runes to My Memory”, Johan Hegg saluta i fan italiani e rende omaggio agli artisti che si sono esibiti in precedenza. I tre pezzi più vecchi a seguire, “Death in Fire”, “Deceiver of the Gods” e “First Kill” scatenano l’inferno nel locale: gli headbangers formano un grande circle pit come da abitudine, cantano e applaudono in continuazione. Il singolo più recente “Shield Wall” e “Guardians of the Asgard”, formano una doppietta di pura adrenalina, dando vita a uno dei momenti più energici dello show. La presenza di Loki a tratti sul palco e il famoso brindisi della band con gli enormi recipienti a forma di corno alzati verso il cielo, fanno parte degli highlight assoluti della serata. Il gruppo torna in scena dopo una breve pausa per l’esecuzione di “The Pursuit of Vikings” e “Twilight of the Thunder God” con un cambio di scenografia: le due gigantesche statue Vichinghe in lento e limitato movimento ai bordi del palco e l’enorme serpente in stato di “guerra” con Hegg armato di un grande martello (un piccolo slittamento del cantante durante la “battaglia” non scappa dagli occhi degli spettatori) portano al clou della serata. Gli Amon Amarth ringraziano della massiva partecipazione del popolo italiano e ricevono in cambio infiniti applausi.

La tripletta del melodic death proveniente dalla Svezia ha dato vita ad un impressionante e divertente spettacolo e i fan del genere abbandonano l’Alcatraz pienamente soddisfatti. Ci sono dei momenti, però, in cui lo spettatore più obiettivo è portato a riflettere sul fatto che forse gli effetti visivi predominano sulla musica stessa, in questi casi, ma poco importa. Anche l’occhio vuole la sua parte.

Setlist:
01. Raven’s Flight
02. Runes to My Memory
03. Death in Fire
04. Deceiver of the Gods
05. First Kill
06. Fafner’s Gold
07. Crack the Sky
08. The Way of Vikings
09. Prediction of Warfare
10. Shield Wall
11. Guardians Of Asgaard
12. Raise Your Horns
Encore:
13. The Pursuit of Vikings
14. Twilight Of the Thunder God

 

Photo report Amon Amarthhttps://www.truemetal.it/news/photo-report-amon-amarth-alcatraz-2019-113232

 

Amon Amarth