Live Report: Angra a Bologna
Poche luci e qualche ombra di troppo in quel di Bologna, in occasione della seconda data italiana degli Angra per questo “Aqua Tour 2011”. La formazione brasiliana, come ben vedremo più avanti, da una parte ha confermato di essere su livelli altissimi (e che tanti altri loro colleghi si sognano) se teniamo conto della prova di un Ricardo Confessori preciso al millimetro dietro le pelli, più ovviamente l’assoluta garanzia della coppia Loureiro/Bittencourt alle sei corde; d’altro canto invece, la preoccupazione maggiore è arrivata da un Edu Falaschi in affanno sui pezzi recenti e, onestamente, a dir poco imbarazzante sul repertorio più datato. Non è andata meglio con i connazionali Kattah, band che, esclusi i problemi audio iniziali, non ha esaltato più di tanto. Lodevole, in ogni caso, la prestazione del singer Roni Sauaf, bravo a farsi valere dietro al microfono, al contrario di una sezione ritmica che non convince tantissimo, per poi rovinare tutto sedendosi dietro le pelli in occasione di un brano interamente strumentale: se il cantante brasiliano con la voce ci sa fare, senza comunque far gridare al miracolo, con le bacchette in mano riesce solamente a rovinare uno show già poco entusiasmante di suo.
Angelo D’Acunto
Report a cura di Lorenzo Bacega
Foto a cura di Angelo D’Acunto
Ore 23 circa: con qualche minuto di ritardo sulla tabella di marcia, si spengono le luci dell’Estragon, parte l’intro Viderunt Te Aque e ha inizio il concerto degli Angra. Supportato da suoni tutto sommato all’altezza della situazione – solamente per metà dell’iniziale Arising Thunder la voce viene completamente sovrastata da tutti gli altri strumenti – il quintetto di San Paolo, reduce dalla pubblicazione del settimo studio album ufficiale (intitolato Aqua, dato alle stampe lo scorso settembre tramite SPV Records), si destreggia sul palco in maniera sicuramente ottimale, offrendo in pasto ai presenti una prova oltremodo solida, assolutamente precisa sotto il profilo esecutivo e più che convincente a livello di presenza scenica. Le note dolenti arrivano però dal cantante Edu Falaschi, incappato, per usare un eufemismo, in una vera e propria serata no: il frontman brasiliano, da sempre oggetto di aspre critiche da parte dei fan più conservatori, si rende infatti protagonista in questa occasione di una prestazione assolutamente scadente e costellata da una lunghissima serie di imprecisioni ed errori di sorta, risultando estremamente carente tanto sugli immancabili classici dell’era Matos, quanto, soprattutto, sui pezzi più recenti. La scaletta proposta nel corso dello spettacolo si concentra prevalentemente sull’ultima fatica del gruppo, dal quale vengono estratti brani del calibro di Arising Thunder, Awake from Darkness, Lease of Life e The Rage of the Waters; non viene tutta via tralasciato il resto della discografia, qui rappresentato dalle varie Spread your Fire (proveniente da Temple of Shadows, 2004), Angels Cry (estratta dall’omonimo album, 1993), Lisbon (direttamente da Fireworks, 1997) oppure dalla solita Nothing to Say (da Holy Land, 1995). Da sottolineare inoltre la strepitosa riproposizione di The Voice Commanding You (comparsa su Aurora Consurgens, 2006), in questa occasione davvero ben interpretata da Rafael Bittencourt al microfono e accolta in maniera molto positiva dal poco (ma ugualmente rumoroso) pubblico presente. Chiusura affidata all’accoppiata Carry On / Nova Era, che conclude uno show nel complesso abbastanza deludente e poco incisivo.
Lorenzo Bacega