Live Report: Arch Enemy e Mercenary a Roncade (TV)
Live report a cura di Daniele Peluso.
29 Maggio 2009 @ New Age Club – Roncade (TV)
Il New Age di Roncade (TV) è in ebollizione già un’ora prima dell’attesissimo concerto degli Arch Enemy e del gruppo di supporto, i danesi Mercenary.
Su quest’ultimi devo ammettere una certa ignoranza di fondo e per documentarmi prima del concerto, sono andato a sentire alcuni brani sul loro profilo myspace. Non mi sono dispiaciuti affatto e devo ammettere che la curiosità è stata davvero tanta; mai tanta attesa mi è stata così ben ripagata! Quando si parla di “gruppo di supporto” credo sia lecito pensare a un gruppo musicalmente competente, il più vicino possibile al genere proposto degli headliner (anche se non è un must, ma certo aiuta ad essere accettati da un pubblico che potrebbe essere fin troppo distante dal genere proposto), e in grado di scaldare e cuocere a puntino il pubblico assiepato e spremuto contro le transenne, in trepidante attesa del gruppo di punta. Ahimè però, in molti casi le “spalle” non sono proprio degni di tale compito.
I Mercenary invece hanno scosso il pubblico e lo hanno fatto saltare per aria con un suono potente e preciso, travolgente in certi frangenti, capace ad ogni buon conto di coinvolgere l’intero locale in una frazione di secondo. Un suono “quadrato” proposto in poco più di quaranta minuti di uno spettacolo live di tutto rispetto che ha toccato essenzialmente gli ultimi tre album della band, con un occhio di riguardo all’ultimo full length “Architect of Lies” datato dicembre 2007.
Il pubblico si accorge da subito di non essere al cospetto di quelle spocchiose inutili band riempi-buco e risponde colpo su colpo agli assalti sonori inferti da Mikkel Sandager e soci; il feeling è pressoché immediato.
Da menzionare l’estrema qualità del suono e dell’acustica del New Age, che rende ogni nota, ogni assolo, ogni urlo un esperienza davvero emozionante.
Apre “Black and Hollow” a cui seguono a velocità sostenute “Black & Endless Never” e “Soul Decision”: poco spazio ai tempi morti e tanta, tanta musica sparata dalle casse.
Qualità ed energia sono il trademark per tutta la durata dell’esibizione: le due voci che si alternano all’interpretazione dei pezzi rendono le canzoni molto interessanti e di facile assimilazione anche a chi come me, si è avvicinato al gruppo solo pochi giorni prima del concerto.
Man mano che l’esibizione si protrae, il feeling del pubblico con la band e con Sandager in particolare si fa molto più saldo e si instaura una vero e proprio canale di comunicazione parallelo a quello musicale: le braccia del pubblico lo cercano e lui non si tira indietro per niente, stringendole tutte dimostrazione di una grande volontà di comunicazione, anche fisica, non solo con le prime file.
Il suo stesso modo di cantare, quasi completamente protratto sul pubblico, fa si che chi sta sotto si senta completamente parte dell’evento, in un’empatia davvero notevole.
Ottimo il preludio dei Mercenary, una band che dal mio punto di vista sarà in grado di mietere successi in giro per il mondo proponendo il loro sound grintoso e raffinato, potente ed originale.
Voto? Nove e mezzo per non esagerare, comunque più che meritato!
Set list:
Black and hollow
Black & endless never
Soul decision
Isolation
The endless fall
Execution style
Firesoul
Un cambio palco lungo, forse pensato ad arte per aumentare l’attesa già ai massimi livelli, prepara la massa pulsante del New Age ad accogliere con un boato l’entrata sul palco degli Arch Enemy.
La spinta verso le transenne si fa tanto pressante e travolgente quanto il brano di apertura dell’esibizione “Blood on your hands” ha lo stesso impatto di un treno in corsa contro un muro di gomma piuma: degna apertura dell’ultimo lavoro “Rise of the Tyrant”, degna apertura di un concerto che si preannuncia una carneficina. Parte il pogo che coinvolge ben più delle prime file e che continuerà interrotto solamente delle esibizioni soliste dei musicisti per far rifiatare di volta in volta, il resto della band.
Angela attira gli sguardi come un ape sul miele, ma parlare di lei come fisicità sarebbe un errore madornale: credo che nessuno dei presenti sia venuto per vedere lei, e parlarne in termini estetici sarebbe davvero un insulto a lei e a quanti sono accorsi al concerto: capisco che possa essere fin troppo facile cadere in questo tranello, ma non siamo a una sfilata di moda bensì a un concerto metal, fottutamente metal direi!
Certo è che la cantante sa come muoversi e come accattivarsi il pubblico, anche se dal mio punto di vista non è affatto necessario; la potenza e l’energia sprigionata dal gruppo è talmente devastante da far perdere ogni velleità estetica.
“Ravenous”, “Taking back my soul”, “Burning Angel” tanto per citare alcuni titoli, continuano un lavoro chirurgico ai timpani da parte della band svedese: potenti growl, spesso supportati dal gigantesco bassista Sharlee D’Angelo, scream isterici e lancinanti segnano il ritmo al circle pit. Adrenalina pura!
Come riportato già in precedenza, gli unici momenti di “calma apparente” ci sono concessi dagli assoli: Daniel Erlandsson alla batteria pesta sulla sua Pearl con la violenza e furia cieca, mentre le chitarre dei fratelli Amott disegnano riff incantati che lasciano a bocca aperta.
La band conclude il concerto acclamati dal numeroso pubblico orami divenuto una massa pulsante bagnata fradicia; la temperatura nel locale è davvero insostenibile ma nessuno si è mosso di un millimetro, tutti hanno mantenuto le posizioni per assistere fino all’ultimo secondo a questo spettacolo fantastico.
Il manifesto dei Arch Enemy è stato presentato e spiegato in maniera piuttosto esauriente: suona, salta e non piegarti a nessuno!
Dieci e lode!
Set list:
Blood on your hands
Ravenous
Taking back my soul
Dead eyes see no future
My apocalypse
Revolution begins
Burning angel
Drum solo
The last enemy
I will live again
Guitar solo (Chris)
Guitar solo (Mike)
Dead bury their dead
We will rise
Snowbound
Nemesis
Fields of desolation
Peluso Daniele