Heavy

Live Report: Avantasia @ Alcatraz, Milano, 31/03/2019

Di Carlo Passa - 4 Aprile 2019 - 16:00
Live Report: Avantasia @ Alcatraz, Milano, 31/03/2019

C’è una lunga coda fuori dall’Alcatraz stasera. Il circo degli Avantasia passa per Milano, con il suo carico di grandi nomi del metal e facili melodie su cui esaltarsi all’insegna del puro divertimento.
Pur mancando all’appello due pezzi da novanta quali Amanda Somerville e Michael Kiske, il piatto è decisamente ricco. Non potrebbe essere altrimenti se ci si prepara ad assistere all’alternarsi delle voci di gente come Jørn Lande, Ronnie Atkins, Geoff Tate, Bob Catley ed Eric Martin. Tutti convocati alla corte di quel gran giullare di Tobias Sammet, che certo non regge il confronto con le ugole sue ospiti, ma recita perfettamente il proprio ruolo di capocomico. Alle loro spalle, una band espertissima, nella quale spiccano Felix Bohnke alla batteria (adattissimo alla musica degli Avantasia) e una coppia di chitarre impressionante formata da  Oliver Hartmann (che si dimostrerà anche un ottimo cantante) e Sascha Paeth, ovvero il produttore per eccellenza del mondo metal, oltre che ascia dei mai troppo rimpianti Heaven’s Gate (una band della cui reunion si sente un gran bisogno).
L’Alcatraz è quasi al massimo della propria capienza quando Ghost in the Moon apre le danze. I suoni sono già buoni e Tobi inizia la propria serata da primadonna, dimostrando per l’ennesima volta di essere uno dei migliori front man in circolazione, nonostante i ben noti limiti della sua flebile voce. L’uscita sul palco di Ronnie Atkins in Starlight e nella ottima Book of Shallows evidenzia le carenze di Sammet, per fortuna mitigate da Adrienne Cowan, che pare una ragazzina timida timida ma poi regge benissimo il confronto con la parte che fu di tal Mille Petrozza su Moonglow. Ma è l’incedere lento e vichingo di un Jørn Lande dai capelli corti a rendere la differenza con il cantante degli Edguy un abisso. E le cose non vanno meglio all’arrivo di Geoff Tate, che si presta ad interpretare la buona Alchemy e quella Invincible che, se non fosse nobilitata da una delle migliori voci del metal, sarebbe in pesante odore di duetto sanremese.
Purtroppo Reach Out for the Light, seppur egregiamente interpretata da Hartmann (che affianca il solito folletto Tobi), risente notevolmente dell’assenza di Kiske; e ci si chiede se non sarebbe stato meglio cassarla dalla scaletta.
Moonglow vede il ritorno sugli scudi di Adrienne Cowan, che è bravissima e rende al meglio un pezzo altrimenti scialbo. Sarà lei una delle vincitrici a fine serata.
Purtroppo il grande Eric Martin viene costretto ad esibirsi nella triste cover di Maniac. Per carità, Eric è un vocalist meraviglioso capace di trasformare qualsiasi pezzo in una bella canzone dei Mr. Big, però Maniac è proprio leggera e non rende minimamente merito alle capacità di una delle più calde voci hard rock di sempre.
Per fortuna, l’arrivo di Bob Catley è una benedizione. The Story Ain’t Over è uno dei migliori momenti della serata, mentre la sempre allegra Avantasia proprio non è adatta alla profonda seriosità del timbro di Geoff Tate, che dà un po’ l’impressione di essere lì a fare il mercenario.
La setlist regolare si chiude con la simpatica Lost in Space, sempre apprezzata dal pubblico ottimamente coinvolto dall’istrionico ex ragazzo tedesco. La band torna sul palco con una bella esibizione di Farewell (e Adrienne si conferma brava) e con il finalone collettivo composto da un medley tra Sign of the Cross e The Seven Angels, che saranno anche delle grandi canzoni ma finiscono un poco depauperate dalla lunga teoria di cantani spalmati sul campo, che fa molto finale zuccheroso da musical.
Insomma, gli Avantasia si divertono e divertono, godono di pezzi di notevole fattura, di un front man strepitoso, oltre che di voci, musicisti e allestimenti che i più possono solo sognarsi. Le più di tre ore di concerto sono scorse veloci e all’uscita il pubblico sorride e commenta benevolmente la serata. Rimane in bocca il sapore di una certa forzatura, che ha costretto l’heavy metal nelle maglie del puro spettacolo e ridotto i cantanti ad attori che rappresentano più se stessi che non la musica. Il serioso recensore sorce il naso, mentre il suo gemello entusiasta sgomita allo stand del merchandising e canticchia il ritornello di Sign of the Cross.

Setlist
Ghost in the Moon
Starlight
Book of Shallows
The Raven Child
Lucifer
Alchemy
Invincible
Reach Out for the Light
Moonglow
Maniac
Dying for an Angel
Lavender
The Story Ain’t Over
The Scarecrow
Promised Land
Twisted Mind
Avantasia
Let the Storm Descend Upon You
Master of the Pendulum
Shelter from the Rain
Mystery of a Blood Red Rose
Lost in Space
Encore:
Farewell
Sign of the Cross / The Seven Angels