Live Report: BABYMETAL + Wargasm (UK) @Fabrique, Milano – 08/12/2023
BABYMETAL + Wargasm (UK)
@Fabrique, Milano – 08/12/2023
Le BABYMETAL sono il futuro del Metal. Queste le parole di Rob Halford, uno che il Metal ha contribuito a crearlo e definirlo, e non è l’unico che negli anni si è sprecato in lodi nei confronti del gruppo giapponese. Rob Zombie, Kerry King e altri ancora hanno in più occasioni lodato la band Idol.
Allo stesso tempo parlando con quasi qualunque “metallaro tradizionalista” le BABYMETAL sono considerate da più generosi poco più di un fenomeno da baraccone. Forse la giusta chiave di lettura sta proprio nel tradizionalismo, da cui ci si deve allontanare per capire meglio il fenomeno. Mettendo insieme musica Metal e il mondo Idol, mondo sconosciuto a molti in occidente, si viene a creare qualcosa di completamente diverso da quello a cui siamo tradizionalmente abituati, e non può essere semplicemente visto attraverso gli occhi della tradizione.
Con questo in mente ci avviamo al Fabrique non sapendo cosa aspettarci. Le BABYMETAL hanno suonato una volta sola in Italia ben 8 anni fa, ma oggi è un giorno di festa e tanti potrebbero essere partiti, e come dicevamo da sempre ci sono molte persone critiche nei confronti della band. Arrivati al locale con non poca sorpresa troviamo una coda che si estende per diverse centinaia di metri, una folla che francamente non ricordiamo di aver mai visto al locale milanese. Da una rapida occhiata alle persone in attesa arriva una prima conferma della nostra idea: pochi, almeno a prima vista, sono i fan che troveremmo ad un concerto Metal classico, mentre tantissime persone sembrano più abituate a frequentare Comicon e simili tra capelli colorati, maschere giapponesi e trucco pesante che ricorda quello dei personaggi di qualche anime. Il discorso può sembrare superficiale, ma è inevitabile fare un confronto con concerti Metal più classici dove lo stile estetico è piuttosto definito e riconoscibile, e che qua non riconosciamo nei più.
Ad aprire il concerto troviamo gli inglesi Wargasm, gruppo dedito ad una musica che generalmente possiamo identificare come Nu Metal, sicuramente molto debitrice di gruppi classici di quel genere. La band consiste in cinque membri, chitarra, batteria, consolle (scopriamo da una rapida ricerca su internet che questi sono solo membri live), e due cantanti che in certi momenti impugneranno una seconda chitarra e un basso. Per le prime due canzoni i cantanti, Sam Matlock e Milkie Way, ricoprono solo il ruolo vocale e questo si riflette nella musica che manca un po’ di mordente, quando l’aggiunta di un basso avrebbe potuto rendere più solida la proposta. I due però sono molto energici e galvanizzano il pubblico che sembra preso dalla musica. Non possiamo fare a meno di rilevare come Milkie sia sicuramente brava a caricare gli spettatori, ma la sua prestazione vocale è generalmente debole e poco incisiva, in particolare affiancata a Matlock la cui voce è molto più potente. Ad eccezione di alcuni passaggi di canzoni più calme in cui la voce della cantante è azzeccata, il più delle volte risulta piuttosto scarica. La band suona un totale di dieci canzoni per poco meno di un’ora, un tempo generoso per una band di apertura, che però molto efficacemente riscalda a dovere il pubblico, provocando anche un mosh pit in diversi momenti.
Il palco viene preparato e puntualmente alle 21.40 si spengono le luci nel boato del pubblico, che nel frattempo si è ulteriormente compattato in una folla fittissima sotto al palco.
Un video introduce il concerto con un’animazione e una voce narrante che racconta come il dio volpe, spirito del Metal, abbia scelto tre giovani per portare una nuova leggenda tra noi. Da un lato sembra di guardare un anime, dall’altro se eliminiamo gli elementi orientali non ci allontaniamo troppo dalle dichiarazioni che potremmo sentire ad un concerto dei Manowar, quindi tutto sommato che gli vogliamo dire? Sul palco salgono i musicisti, tutti coperti da maschere che sembrano l’incrocio tra quella di Mick Thomson degli Slipknot e quelle della tradizione giapponese, che cominciano a suonare una musica immediatamente potente e cazzuta. Svaniscono immediatamente tutti i preconcetti, questi qua ci sanno davvero fare.
Quando salgono le tre ragazze sul palco quei preconcetti tornano alla mente in un istante: l’introduzione in video si era conclusa con un esaltante, “Are you ready to headbang?”, ma l’ingresso delle tre smorza un po’ quell’entusiasmo. Le ragazze infatti si posizionano sul palco, allargano le braccia e, in un momento della musica energico e perfetto per scapocciare, fanno il “segno della volpe” (una variante delle corna in cui si uniscono la punta di pollice, dito medio e anulare ad imitare per l’appunto una volpe) e cominciano a sventolare le mani in aria. Ci ricordiamo immediatamente che, se la musica è assolutamente Metal, e possiamo dire anche piuttosto ben fatta, le tre cantanti rappresentano al 100% il lato Idol che con il Metal ha poco a che fare. Il pubblico è però molto preso da subito dalla performance e le ragazze vengono accolte da grida acute e tanti cominciano a cantare le canzoni.
Le BABYMETAL ormai non sono più tanto baby e, se all’esordio erano tutte giovanissime (all’epoca della formazione due erano undicenni), oggi le tre vanno dai 20 ai 25 anni, ma in un flash improvviso ci ricordiamo la nostra intervista di qualche anno fa in cui ci avevano raccontato che il nome BABYMETAL non si riferiva alla loro età ma invece indicava “la nascita di un nuovo tipo di Metal”. Dichiarazione ambiziosa, ma tutto sommato in linea con il nostro genere preferito dove non è infrequente sentire roboanti affermazioni simili. Guardando i loro costumi, e soprattutto i balletti ben coreografati, è evidente che stiamo assistendo a qualcosa di decisamente particolare e unico. Può piacere o meno, ma il gruppo giapponese fa uno spettacolo diverso da qualunque cosa siamo abituati a vedere ad un concerto Metal in occidente.
E Metal questo è, almeno a livello strumentale, ed è suonato in modo solido, preciso e potente. Vocalmente troviamo Su-metal, nome d’arte di Suzuka Nakamoto, che canta bene e con un buon controllo della voce (le altre due cantano solo nei cori, ma per il resto si occupano quasi esclusivamente di ballare). Nella maggior parte delle canzoni però il cantanto sembra abbastanza slegato dalla musica, e quindi questa prefissata unione tra Metal e musica Idol non ci sembra amalgamata nel migliore dei modi.
Lo stesso si può dire per i balletti che, pur essendo coreografati bene e ben eseguiti dalle tre ragazze, spesso non sembrano avere molto a che fare con la musica che sentiamo sotto.
Sicuramente ci sono eccezioni, come “PA PA YA!!”, che segue un approccio meno Metal e più tradizionalmente J-Rock e potrebbe essere la sigla di un anime, o BxMxC, canzone definita “Trap Metal” su Wikipedia, che con un cantato quasi Rap sposa bene la musica e risulta più efficace di altre canzoni.
Il pubblico sembra però non essere neanche sfiorato alla lontana dalle nostre perplessità e troviamo la maggior parte degli spettatori passare l’intero concerto a cantare parola per parola ogni canzone, saltare, e addirittura lanciarsi in un mosh pit piuttosto scatenato. Non mancano neanche persone che alzano sulla testa cartelli con scritte in giapponese, presumibilmente di apprezzamento.
Il concerto si conclude dopo poco più di un’ora per un totale di 12 canzoni, una durata veramente stringata e abbastanza deludente. Possiamo immaginare che balletti tanto energici pesino sulle tre performer, ma la scelta di un concerto appena più lungo di quello della band di apertura non può che lasciarci un po’ perplessi.
Usciti dal concerto siamo sicuri, le BABYMETAL hanno un pubblico fedele e appassionato che però generalmente ha poco a che fare con quello tradizionalmente Metal, perché loro tutto sono tranne che tradizionali. Se l’obiettivo era quello di creare un mix perfetto tra mondo Metal e Idol le ragazze – o forse sarebbe meglio parlare della Amusa, l’agenzia che ha creato la band – ci sono riuscite solo fino ad un certo punto: gli aspetti Metal e Idol coesistono, ognuno buono preso singolarmente, ma non riescono ad amalgamarsi alla perfezione come si erano prefissate.
Anche così, però, sembra essere stato sufficiente per conquistare la loro fetta di fan fedelissimi, e allora in fondo forse hanno vinto loro.