Live Report: Bang Your Head!!! 2009 a Balingen (D) (parte II)

Di Redazione - 30 Luglio 2009 - 23:42
Live Report: Bang Your Head!!! 2009 a Balingen (D) (parte II)

Dal 1996, Bang Your Head!!! è sinonimo di Heavy Metal «loud as it can be», come insegnano i profeti di Auburn. Per l’undicesimo anno consecutivo, il festival ha scosso le fondamenta di Balingen, ridente cittadina del Baden-Württemberg a ottanta chilometri da Stoccarda. D’intorno, le meraviglie incontaminate della Schwarzwald (la Foresta Nera), vigilata da un cielo che scotta e annaffia in un batter d’occhio. La minaccia di un acquazzone ciclopico (poi mitigato dai venti della Baviera) non ha scoraggiato l’adunanza di metalheads, giunti da ogni dove, che hanno popolato i dintorni di voci e colori. Un fine settimana gioioso, variopinto, con tutto il corollario di topos che caratterizza ogni open-air made in Deutschland: fiumi di birra squisita, organizzazione meticolosa e la proverbiale affabilità del popolo tedesco, che perde il controllo di sé quando ha tracannato pinte su pinte. Tacendo della musica – per cui vi rimando ai paragrafi successivi – il Bang Your Head!!! vanta una reputazione decennale per logistica e servizi offerti: dalle proposte culinarie (carni grigliate di ogni foggia e dimensione, spuntini etnici e, naturalmente, bevande a prova di cirrosi) ai banchi stipati di merchandising, in testa l’ambita Metalbörse. Non mancano tendoni e ombrelloni per affrontare l’arsura pomeridiana, bagni chimici, un inedito servizio bancomat e un pronto soccorso. Un tour de force metallico a prova di qualsiasi pubblico: dai borchiati irriducibili delle prime file all’insospettabile headbanger in bermuda e cappello di paglia, più allegre famigliole al completo, adolescenti ruspanti, baby rocker in divisa e chi più ne ha, ne metta. Cartoline da Balingen.

Federico Mahmoud

 

Sabato 27 giugno 2009

CLOVEN HOOF

LÄÄZ ROCKIT

POWERWOLF

DRIVER

WARRIOR

PINK CREAM 69

HARDCORE SUPERSTAR

EXODUS

Y&T

W.A.S.P.

BLIND GUARDIAN

 

Lääz Rockit 

La nemesi di Giove Pluvio. Le temperature bollenti di venerdì hanno ceduto il passo, già in tarda serata, a un clima tipicamente autunnale. Pioggia battente, folate di vento, annessi e connessi. Ne fanno le spese Cloven Hoof (protagonisti di uno show egregio) e Lääz Rockit, la cui esibizione è applaudita da un manipolo di stoici. I bombardieri di Oakland, già protagonisti del Keep It True VIII, confezionano un set piacevole, elettrico, che affianca novità ai classici del repertorio. Se il primo quarto d’ora viaggia al piccolo trotto, con tre-brani-tre pescati da Left For Dead, la dirompente Chasin’ Charlie è pura dinamite che rompe il ghiaccio. Liar, quarta e ultima concessione al nuovo corso, è poco più di un interludio fra le bordate US Metal di Forced to Fight (City’s Gonna Burn, 1984) e Last Breath, micidiale opener di Know Your Enemy. Incurante di un acquazzone che non accenna a placarsi, Michael Coons aizza la folla a gran voce e intona Fire in the Hole, colonna sonora di un finale in crescendo.

 

 

Driver

Non è nemmeno mezzogiorno. Se i tedeschi Powerwolf, a dispetto del bizzarro make-up che ne cela i volti, timbrano il cartellino senza infamia e senza lode, Rob Rock e i Driver catechizzano gli astanti a fucilate di puro hard n’ heavy. Spalleggiato da un aitante Roy Z, l’ex-voce di Axel Rudi Pell, Joshua, Warrior (…) interpreta alcune canzoni di Sons of Thunder, un “debutto” rimandato per quasi vent’anni. Fly Away, Hearts on Fire (già incise sull’EP Driver, 1990) e la cavalcata Winds of March brillano di luce propria, ma il climax è raggiunto in occasione di Nations on Fire, macigno rovente che inaugurava Project: Driver (M.A.R.S.). Il finale è scoppiettante: Eagle, cover “metallizzata” degli ABBA, anticipa di qualche minuto la prode I’m A Warrior, degno commiato di un fuoriclasse del microfono.

  

 

Warrior

L’orologio segna l’una e mezzo, il vento ha spazzato lontano gli scampoli di nubifragio. Tocca a Warrior, da Los Angeles, formazione che i più ricorderanno per aver inciso Fighting for the Earth, ellepì di culto a stelle e strisce. Ventiquattro anni dopo, la tedesca NL Distribution ha resuscitato l’album e i guerrieri californiani, loro malgrado, vivono all’ombra del platter che li ha consacrati. La band ha pubblicato tre full-length a cavallo degli anni duemila (Tonight We Ride, con dedica ai bikers, è una rivendicazione d’intenti), ma il piatto forte è senza dubbio il capostipite, da Mind Over Matter alla granitica Defenders of Creation. Accanto ai veterani Parramore “Perry” McCarty (voce) e Joe Floyd (chitarra) sono della partita Ac Alexander (chitarra), Rob Farr (basso) e Dave Ducey (batteria, in sella dai tempi di Ancient Future); una line-up solida, coesa, brillante quando il gioco si fa duro (Ruler). L’anthem Fighting for the Earth, misconosciuta gemma US Metal, si fregia di un prolungato assolo di Roy Z (vecchio amico, nonché produttore della band). Fuochi d’artificio.

 

 

Pink Cream 69

Senza nulla togliere ai Pink Cream 69, beniamini locali (il gruppo è originario di Karlsruhe), l’improvviso forfait dei Tesla brucia ancora. La defezione – si giustificano dalla regia – è dovuta alla sopraggiunta impossibilità “logistica” di partecipare a due festival (Gods of Metal e, appunto, Bang Your Head!!!) nella stessa giornata. Qualcuno regali un’agenda ai cinque di Sacramento. La scelta di ripiegare sui Pinkies, già convocati nel 1999 e nel 2003, si dimostra peraltro azzeccata: Dennis Ward e co. sono protagonisti di un’esibizione piacevole, che accompagna melodie catchy al rifferama scintillante di Alfred Koffler. La ciliegina sulla torta è una spumeggiante versione di Keep Your Eye on the Twisted, a giudicare dai sorrisi a trentadue denti sparpagliati tra la folla. Germany rocks.

 

 

Hardcore Superstar

Adrenalina e folate rock n’ roll sono gli ingredienti di uno show pepato, esaltante, firmato Hardcore Superstar. Il sottoscritto ne approfitta per ricaricare le pile in vista del rush finale, non prima di aver immortalato le pose plastiche di Jocke Berg, indomito catalizzatore della platea. Il quartetto svedese, da poco riaffacciatosi con una formazione rimaneggiata e un platter nuovo di zecca (Beg For It), è protagonista di un’esibizione acclamata, che punta sullo charme del vocalist e refrain orecchiabili. Tra gli highlight spiccano Dreamin’ In A Casket, una roboante Shades of Grey e We Don’t Celebrate Sundays, hit del fortunato, omonimo album.

 

 

Exodus

Nessuno, dai paladini teutonici (Destruction, Sodom, Tankard…) ai più brutali combo thrash metal, aveva mai scatenato un wall of death di tali proporzioni. Data la proverbiale compostezza del pubblico, senz’altro più incline a massacrarsi di cervicale, non fa specie meravigliarsi di cotanta foga. Tutta “colpa” degli Exodus, autori di una prestazione maiuscola per quantità e litri di sudore profuso. Il gruppo è capitanato da un Rob Dukes formato “american pride”, con tanto di boxer a stelle e strisce e parlantina sconnessa (memorabile il «fuck the Middle East» che introduce Children Of A Worthless God); nonostante l’innegabile maturazione come frontman, l’ex-roadie si conferma anello debole della catena. Le raffiche di Lee Altus e Gary Holt, più taciturno del solito, massacrano la platea con violenza inusitata, ma il valore aggiunto della formazione è senza dubbio Tom Hunting: tirato a lucido da una vacanza rigenerante, il corpulento bombardiere degli Exodus devasta con grazia pachidermica il proprio drumkit. Come da copione, la scaletta mescola brani di recente gestazione (Iconoclasm, la sincopata War Is My Shepherd) e vecchi successi, per lo più estratti dal favoloso Bonded By Blood; The Toxic Waltz, unico accenno alla produzione ottantiana (con Zetro), spezza l’egemonia delle varie Piranha, A Lesson In Violence, Strike of the Beast. Micidiali.

Setlist: Bonded By Blood / Iconoclasm / A Lesson In Violence / Children Of A Worthless God / Piranha / Blacklist / War Is My Shepherd / The Toxic Waltz / Strike of the Beast / Shovel Headed Kill Machine

  

 

Y&T

Il compianto Brad Delp cantava «It’s more than a feeling, when I hear that old song they used to play…». Più di tremila miglia separano Boston da San Francisco, ma l’onnipotenza del rock n’ roll non ha confini. Quando il profeta Dave Meniketti imbraccia la Gibson Les Paul e apre il fuoco, solo un cuore di pietra può resistere a cotanto sfoggio di eleganza virile. Nulla ferma gli Y&T, nemmeno il polso malconcio di Mike Vanderhule, infortunatosi a pochi giorni dal Bang Your Head!!! e costretto a improvvisare con un braccio solo. Anche questo è Rock. Il four-piece californiano, al terzo gettone in sei anni, infiamma la platea con i pezzi pregiati del repertorio: cavalcate dirompenti (Black Tiger), ballad ora soffuse, ora vibranti (Rescue Me) e il piacere dell’improvvisazione che è, oramai, appannaggio di pochi. Un’ora abbondante di concerto non può rispolverare tutti i successi del gruppo, ma Lipstick And Leather (!), Eyes of a Stranger e la classe di I Believe In You bastano a procacciare un trionfo di applausi. In Rock We Trust, dal 1973.

Setlist: Open Fire / Lipstick And Leather / Dirty Girl / Don’t Stop Runnin’ / Mean Streak / Rescue Me / I’ll Cry For You / Eyes of a Stranger / Looks Like Trouble / Black Tiger / I Believe In You / Forever

  

 

W.A.S.P.

Buon sangue non mente. Calato nelle vesti di rock n’ roll idol, Steven Edward Duren (in arte Blackie Lawless) si fa lungamente desiderare – complice un microfono riluttante – prima di calcare le assi del palcoscenico. Nonostante qualche impaccio e un frontman in debito d’ossigeno, il divertimento è assicurato. W.A.S.P. è sinonimo di motociclette rombanti, adrenalina pura, hard n’ heavy allo stato brado: l’accoppiata On Your KneesInside The Electric Circus è un battesimo di fuoco. Hate to Love Me e la ruffiana Take Me Up (dal più recente, mirabile Dominator) si mescolano, senza peraltro sfigurare, a una parata di cavalli da battaglia: da L.O.V.E. Machine a I Wanna Be Somebody, da Blind In Texas alle scorribande di Chainsaw Charlie; menzione d’onore per The Idol, ballata soffusa e introspettiva, che magnifica il genio compositivo di Blackie Lawless. Ai posteri un’esibizione ruspante, gagliarda, pur considerando le numerose sbavature e l’indisposizione del vocalist, fiancheggiato a più riprese dai compagni.

Setlist: On Your Knees / Inside the Electric Circus / Hate to Love Me / L.O.V.E. Machine / Wild Child / Take Me Up / Chainsaw Charlie (Murders in the New Morgue) / The Idol / I Wanna Be Somebody / Blind In Texas

  

 

Blind Guardian

La “prima” dei Blind Guardian al Bang Your Head!!! ha tutti i crismi dell’appuntamento irrinunciabile, perché suggella un’edizione coi fiocchi e restituisce lustro a una formazione che, pur baciata dal successo planetario, incassa talvolta bocciature quando si esibisce. L’imputato principe, messere Hansi Kürsch, fuga immediatamente i dubbi circa la sua prestanza, spronando i Bardi nella cavalcata che prende il nome di Time Stands Still (At the Iron Hill). Il concerto, mozzafiato, ripercorre vent’anni di storia: una setlist che inanella Time What Is Time, Another Holy War, l’impetuosa Goodbye My Friend, per tacere delle onnipresenti Mirror Mirror e Imaginations From the Other Side, non abbisogna di ulteriori commenti. La supremazia del Guardiano è figlia di un repertorio formidabile, della precisione chirurgica di André Olbrich, del maniacale tempismo di Frederik Ehmke (che difetta, soltanto, del piglio barbarico che fu di Thomen Stauch). Nota di gossip a margine: come potete osservare dalle foto, il buon Hansi ha tenuto a battesimo un inedito look da quarantenne maturo, senza rinunciare alle movenze da orso Yoghi (i fanatici mi perdonino!).

Setlist: Time Stands Still (At the Iron Hill) / Another Holy War / Nightfall / Traveler In Time / Turn the Page / The Script For My Requiem / Blood Tears / Goodbye My Friend / This Will Never End / Valhalla / Sacred / Time What Is Time / Lord of the Rings / Punishment Divine / Imaginations From the Other Side / The Bard’s Song (In the Forest) / Mirror Mirror

   

 

Arrivederci a luglio 2010: si prospetta una due-giorni pirotecnica per festeggiare degnamente il quindicesimo anniversario del Bang Your Head!!!