Live report: Belphegor a Lucinico (GO)
11.09.2009: Belphegor e Azrath-11
Locale strapieno per la serata che vede headliner sul palco del Pieffe Factory di Lucinico (Go) i Belphegor, band estrema capace di attarre a se una sempre nutrita schiera di adepti. In attesa dei riscontri che a breve evidenzieranno pregi e difetti del nuovo disco “Walpurgis Rites – Hexenwahn”, Helmuth e compagni sembrano essersi divertiti parecchio questa sera, riuscendo a coinvolgere anche i presenti con la loro miscela fatta di black e death metal. Ad aprire la serata un’altra band interessante della scena underground nostrana: gli Azrath-11. Capitanata dal batterista Asmodeus Draco Dux (ex–Absentia Lunae, Melanconia Estatica, Entreat, Infernal Angels, Naer Mataron), ha offerto un antipasto di ottima qualità sopratutto per gli estimatori dei “gusti forti” e che si attendevano un gruppo di apertura di tutto rispetto considerando il piatto principale della serata. Non c’è che dire, i nostri hanno davvero fatto bene, a detta di qualcuno surclassando pure i Belphegor. Un doveroso punto di merito va anche all’acustica, davvero eccellente sia per quanto riguarda i volumi, sia per quando riguarda la pulizia dei suoni.
(foto a cura di Nicola Furlan)
Azrath-11
(a cura di Nicola Furlan)
Ferocia inaudita, guerra e caos fatti musica. Ecco cosa è stata l’esibizione degli Azrath-11, gruppo di apertura della serata; quattro ragazzi del nord-est che si sono dimostrati ben più che in grado di dissetare il desiderio di sangue dei presenti. A fine concerto i nostri, madidi di sudore per la violenza e l’intensità dell’esibizione, hanno anche ricevuto i sentiti complimenti dagli stessi headliner, impressionati da tanta potenza.
Ferocia inaudita dicevamo: queste le prime parole che tornano alla mente ripensando all’esibizione che gli Azrath-11 hanno tenuto nella data goriziana di supporto agli austriaci capitanati dal frontman Svarog. Senza nulla togliere alla teatrale e agghiacciante prestazione del cantante, alla tecnica, puntuale e martellante, del bassista, sono il chitarrista Absu T.D. e il batterista Asmodeus D.D. a evidenziare una tenuta e una presenza scenica da veri professionisti.
La band è dotata di un’attitudine marcia e oscura che si concretizza in un black metal old-schoold caratterizzato da sezioni ritmiche iperveloci che riportano alla mente i Behemoth più intransigenti, con un numero di battiti per minuto che arriva a sfiorare anche i 280 (di puro rullante non triggerato), a scandire le graffianti sei corde di Absu T.D., autore di un riffing dalla forte presa emotiva.
Non mancano nemmeno i momenti doom-oriented e qualche passaggio all’insegna della schizofrenia, che varca i confini della sperimentazione d’avanguardia. Ricca di contenuti quindi la proposta musicale che Asmodeus D.D. e compagni hanno offerto ai presenti, che dal canto loro hanno gratificato lo show con scroscianti applausi e la richiesta di un bis.Insomma un concerto che non ha lasciato indifferenti e che catapulta il quartetto verso orizzonti che lasciano intravedere grandi prospettive per il giovane combo goriziano.
Belphegor
(a cura di Pier Tomasinsig)
Dopo l’ottima esibizione degli Azrath-11 è tempo per gli headliner della serata, gli austriaci Belphegor, di salire sull’angusto palco del Pieffe Factory e dar fuoco alle proverbiali polveri. Helmut e soci appaiono sin dalle prime battute concentrati e in ottimo stato di forma riversando senza indugi sul pubblico, non troppo numeroso ma molto motivato, un concentrato di violenza degno di un assalto all’arma bianca. La resa sonora, già più che soddisfacente durante l’esibizione degli Azrath, si conferma davvero buona, frutto di
un soundcheck accurato: i volumi sono alti al punto giusto, i diversi strumenti ben bilanciati (a parte la voce, inizialmente un po’ in sordina) e i suoni discretamente puliti, nonchè potenti quanto basta per valorizzare la prestazione schiacciasassi dei nostri.
La scaletta è varia ed equilibrata, pur se praticamente tutta incentrata sugli album recenti (da “Lucifer’s Incestus” in poi), dai quali vengono proposti brani ormai classici quali Bleeding Salvation, Seyn Tod in Schwartz, Sepulture of Hypocrisy, Stigma Diabolicum, la sempre acclamata Belphegor: Hell’s Ambassador con una gradita anteprima dal nuovo “Walpurgis Rites” (la cui uscita nei negozi è ormai imminente), quella stessa title-track che ogni fan dei Belphegor avrà già avuto modo di ascoltate sul loro myspace. Il nuovo pezzo dal vivo risulta senz’altro convincente, estremamente diretto e aggressivo, con un refrain che concede qualcosa alla melodia, secondo lo stile cui gli austriaci ci hanno abituato nelle recenti produzioni. Un buon brano indubbiamente, anche se forse non brilla per originalità.
La prestazione collettiva è assolutamente convincente in tutti i reparti, in particolare per quanto riguarda la sezione ritmica, con una ulteriore nota di merito per il frontman Helmut, imponente e carismatico come sempre. Il pubblico risponde con grande entusiasmo, al punto che la zona antestante il palco ben presto diventa teatro di un pogo massiccio; la temperatura e l’umidità elevatissime nonchè le condizioni del pavimento -che litri e litri di birra sacrificata all’altare dello scontro fisico (anzichè a placare la sete degli astanti) hanno reso più appiccicoso della carta moschicida- contribuiscono a rendere il piccolo locale goriziano una sorta di bolgia infernale in miniatura: esattamente quello che ci si aspetta da un concerto dei Belphegor, del resto.
Si va verso la conclusione con l’attesissima Lucifer’s Incestus, seguita a ruota dalla drammatica e altisonante Justine: Soaked in Blood, in onore della quale Helmut si cosparge di sangue (probabilmente vero, almeno a giudicare dal lezzo che di lì a pochi minuti si diffonderà per la sala) in dose abbondante, per calare definitivamente il sipario sulle note di Bondage Goat Zombie, a parere di chi scrive uno dei momenti migliori di un concerto che, seppur contenuto nella durata, certamente non ha deluso i pochi (ma buoni) presenti.